GIULIO CESARE
Nel 45 a.c., i Romani costruirono, su ordine di Giulio Cesare, una strada che congiungeva Milano a Vienne. È questa la via, chiamata Alpis Graia, che sarà utilizzata fino al 1858, quando verrà rimpiazzata dalle attuali strade statali SS26 e RN90. Sembra che in precedenza lo stesso passo sia stato utilizzato nel 218 a.c. dall'armata di Annibale per attraversare le Alpi con i suoi elefanti.
Su questa strada i Romani costruirono anche una mansio, destinata ad ospitare i viaggiatori e a fornire un servizio di posta con cavalli freschi. Le sue fondamenta sono ancora visibili sul versante italiano del passo. Sulla cima vi venne anche edificato un tempio dedicato a Giove, simile a quello del colle del Gran San Bernardo. Questo tempio sarebbe stato ornato da una statua del Dio posta sulla sommità di una colonna, la Columna Jovis, localmente in francese Colonne de Joux. Il sistema viario veniva più comunemente chiamato Via delle Gallie.
OTTAVIANO AUGUSTO
Ottaviano Augusto aveva una autentica venerazione per lo zio tragicamente assassinato, per cui tentò di compire o di proseguire tutte le opere che Cesare aveva intrapreso, convinto che se suo zio la riteneva una buona opera, così doveva essere.
Pertanto Augusto fece prolungare la via delle Gallie (via Publica o strata Publica), da lui voluta in qualità di console a partire dall'Alpis Graia cesariana, sulla traccia di sentieri preesistenti per facilitare l'espansione militare e politica romana verso le Alpi collegando la Pianura Padana con la Gallia, da cui il nome della strada, e fu la prima opera pubblica realizzata dai Romani in Valle d'Aosta, e attraversava in parte le moderne Italia, Francia e la Svizzera.
La via delle Gallie iniziava da Mediolanum (la moderna Milano) e passava per Augusta Eporedia (Ivrea) biforcandosi in due rami all'altezza di Augusta Praetoria (Aosta), ed era conosciuta all'epoca come "via Publica" o come "strata Publica".
I RAMO
Esso andava da Augusta Praetoria e si dirigeva verso il passo del colle del Piccolo San Bernardo (Columna Iovis) fino a Lugdunum (Lione), città fondata nel 43 a.c., dal luogotenente di Giulio Cesare. Lucio Munazio Planco, incaricato dal Senato romano, che ne tracciò i confini con un aratro, sulla collina di Fourvière (Forum Vetus).
Fu Munazio a darle il nome di Lugdunum, "fortezza del dio Lug", la suprema divinità dei Galli, per il sacro rispetto che avevano i romani per le altri divinità, che consideravano degne di esistere quanto le loro. La città venne eretta probabilmente su di un precedente accampamento militare di base alla spedizione gallica di Cesare. L'evento fu commemorato con il conio di una moneta.
II RAMO
In epoca medievale vi si sovrapporrà il tracciato della via Francigena, mentre nel XX secolo, per lunghi tratti, coinciderà con la strada statale 26 della Valle d'Aosta e la strada statale 27 del Gran San Bernardo.
LE MULATTIERE
Un tempo le vie della Valle d'Aosta avevano un tracciato obbligato lungo il crinale dei monti per evitare gli straripamenti della Dora Baltea a valle, percorribile solo a dorso di mulo. All'epoca dei Salassi, popolazione di origine celtica, esistevano infatti varie mulattiere che collegavano tra loro i centri abitati situati a mezza costa o lungo le pendici dei monti.
Un tempo le vie della Valle d'Aosta avevano un tracciato obbligato lungo il crinale dei monti per evitare gli straripamenti della Dora Baltea a valle, percorribile solo a dorso di mulo. All'epoca dei Salassi, popolazione di origine celtica, esistevano infatti varie mulattiere che collegavano tra loro i centri abitati situati a mezza costa o lungo le pendici dei monti.
Un tratto di mulattiera preromana, costituito da un corridoio di dieci gradini scalpellati a mano tra strette rocce, venne ritrovato anche nei pressi di Avise (lat. Avisio), nella zona di Pierre Taillée
Nell'Ottocento Pierre-Louis Vescoz individuò i resti di un'antica strada preromana tra Pont-Saint-Martin (Pons Heliae) e Donnas (Donasium), detta chemin des Salasses, oggi ancora visibili a tratti, sebbene estremamente ridotti:
«Si incontrano ancora ai giorni nostri, sparsi qua e là, cinque o sei pezzi visibili di questa antica strada, tracciata in parte sulla roccia e in parte sul terreno, e la cui larghezza in genere è di due metri e trenta centimetri.»
«Per il viaggiatore che valica la catena delle montagne venendo dall'Italia, la strada segue dapprima questa valle. In seguito, essa si divide in due tronchi, uno dei quali passa per quello che è detto il Pennino, impraticabile ai carri verso la cresta delle Alpi, l'altro che passa più a ovest, per il territorio dei Ceutroni... l'uno è praticabile ai carri sulla maggior parte del percorso, l'altro, per il Pennino, stretto e ripido, ma corto.»
PONTE ROMANO DI CHATILLON (CASTELLUM AUGUSTENSIUM PRAETORIANORUM) - VALLE D'AOSTA - SUL TORRENTE MARMORE |
Ipotesi sull'epoca della costruzione
- Secondo l'ipotesi dell'archeologo Carlo Promis, che cita un passo di Polibio, esisteva in Valle d'Aosta, già in epoca repubblicana, quindi prima della conquista romana, che è avvenuta durante il principato di Augusto, primo imperatore romano, una strada di fondovalle regolare, quindi più che un sentiero, la cui costruzione si sarebbe conclusa tra il 121 a.c. e il 120 a.c."
- Ma Pietro Barocelli, archeologo e soprintendente di Piemonte e Liguria, ha messo in dubbio le conclusioni di Carlo Promis: «esse appaiono troppo assolute anche solo se si pensa alla grandiosità dei lavori e allo stato di guerra durante i quali sarebbero stati fatti, inframmezzato da malfide paci».
- Almeno parte della strada, in particolare il tratto che da Augusta Praetoria si diramava verso le Alpi Pennine, deve essere stato contemporaneo, oppure posteriore, alla fondazione della città. Alcuni storici svizzeri concordano che il tratto del colle del Gran San Bernardo (Mons Iovis) risalga all'epoca dell'imperatore Claudio (41-54), al quale sono dedicati alcune pietre miliari: Claudio elevò infatti l'antico oppidum celtico di Octodurus (oggi Martigny) a municipium, essendo uno dei punti terminali della via delle Gallie.
- La strada, secondo Andrè Zanotto, sarebbe stata quindi costruita prima dai militari romani coadiuvati dalla popolazione locale, mentre dopo la sottomissione dei Salassi la forza lavoro degli schiavi sarebbe divenuta preponderante.
- Secondo Letizia Gianni, autrice di numerose guide sulla successiva e medievale via Francigena,la via delle Gallie fu fatta costruire intorno al 12 a.c., e quindi lastricata durante il principato dell'imperatore Augusto nel 47 d.c.."
LA VIA DELLE GALLIE SUL SITO DELLA REGIONE AUTONOMA VALLE D'AOSTA
(Fonte)
Da Eporedia ad Augusta Prætoria
- La via delle Gallie procedeva da Eporedia (Ivrea) alla Bassa Valle verso Augusta Prætoria (Aosta) con una sede stradale, larga fra i 3,5 ed i 5 m, realizzata ad un livello più alto del corso della Dora, onde evitare i danni delle tracimazioni. Il percorso non aveva curve ma procedeva per segmenti rettilinei come tutte le strade romane. Nel tratto fra Donnas e Bard si riconoscono sostruzioni, tagli nella roccia, archi e ponti.
A Pont-Saint-Martin vi è l’imponente arcata del ponte gettato sul torrente Lys, nel centro storico del paese, uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati di tutto il nord-Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno.
(Fonte)
Da Eporedia ad Augusta Prætoria
- La via delle Gallie procedeva da Eporedia (Ivrea) alla Bassa Valle verso Augusta Prætoria (Aosta) con una sede stradale, larga fra i 3,5 ed i 5 m, realizzata ad un livello più alto del corso della Dora, onde evitare i danni delle tracimazioni. Il percorso non aveva curve ma procedeva per segmenti rettilinei come tutte le strade romane. Nel tratto fra Donnas e Bard si riconoscono sostruzioni, tagli nella roccia, archi e ponti.
A Donnas la strada è tagliata nella roccia per un tratto di 221 m, con una parete alta fino a 12 m; vi si scorge un arco, volto a impedire lo sfaldamento della roccia, e la colonna miliare con l'indicazione di XXXVI miglia da Augusta Prætoria. poi il ponte sul torrente Lys a Pont-Saint-Martin, i resti della strada a Montjovet, le sostruzioni ciclopiche a Bard e i resti dei ponti di Saint-Vincent e Châtillon.
Pont-Saint-Martin
PONT SAINT MARTIN |
Pont-Saint-Martin
A Pont-Saint-Martin vi è l’imponente arcata del ponte gettato sul torrente Lys, nel centro storico del paese, uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati di tutto il nord-Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno.
In connessione con il tratto di sostruzioni in grossi blocchi poligonali, conservate sulla sponda sinistra, il ponte è costituito da un solo arco a sesto ribassato di ben 31,55 m di luce. L’arcata, composta da 87 cunei radiali, è formata da 5 anelli di cunei paralleli e indipendenti, distanti tra loro 32 cm, il cui intervallo è riempito con opera a sacco (schegge di pietra e malta). Le spalle sono in grossi blocchi di pietra senza malta.
La carreggiata soprastante, larga 5 m esclusi i parapetti, si presenta per lo più in ciottoli, ma nella parte sinistra si conservano ancora alcune lastre poligonali, con incisioni orizzontali per evitare lo scivolamento degli zoccoli degli animali.
Donnas
La carreggiata soprastante, larga 5 m esclusi i parapetti, si presenta per lo più in ciottoli, ma nella parte sinistra si conservano ancora alcune lastre poligonali, con incisioni orizzontali per evitare lo scivolamento degli zoccoli degli animali.
ARCO DI DONNAS |
Donnas
A Donnas, nella parte ovest del borgo, a monte della SS 26 e della ferrovia, venne effettuata una tagliata di roccia per il passaggio della strada in un tratto di 222 m e un’altezza fino ai 13 m. Sempre nella roccia vennero ricavati il fondo stradale, la colonna miliare che indica i XXXVI milia passuum da Aosta (circa 53,29 Km) e un passaggio archivoltato.
Il piano stradale, largo 4,75 m, presenta solchi di carri e i resti del parapetto, alti 1,20 m. Colpisce la precisione assoluta delle tagliate che sembrano addirittura levigate anzichè spicconate.
Bard
Il piano stradale, largo 4,75 m, presenta solchi di carri e i resti del parapetto, alti 1,20 m. Colpisce la precisione assoluta delle tagliate che sembrano addirittura levigate anzichè spicconate.
PONTE DI BARD |
A Bard vi sono diversi tratti di basolato e partendo da nord verso Donnas si incontra, lungo la SS 26, un'imponente tagliata di roccia sulla sponda destra di un piccolo torrente, cavalcato da un arco in blocchi lapidei appartenente a un ponte romano.
Verso il promontorio del Forte si incontrano altre tagliate di roccia per il passaggio della via romana, sostruiti a valle da strutture murarie. Sopra il parcheggio interrato del Forte: enormi blocchi di pietra squadrati, perfettamente sagomati e accostati gli uni agli altri, sorreggono la strada per un’altezza di 16 m e una lunghezza di 58 m.
Nel tratto tra il Municipio di Bard e Donnas, infine, la strada attuale presenta tratti di roccia tagliata a monte e imponenti muraglioni di sostegno in grossi massi poligonali a valle.
Montjovet
Vi sono ancora dei tratti visibili di basolato della Via delle Gallie nel comune di Montjovet, di cui due in buono stato di conservazione. Il primo si trova tra Balmes e Toffo, lungo un agevole sentiero che corre a mezza costa sulla collina, a monte della SS 26.
Sono perfettamente riconoscibili diversi tratti di sede stradale romana, con un fondo in roccia scalpellata, in cui sono visibili i solchi lasciati dai carri, e da una banchina laterale ai piedi della roccia verticale perfettamente scalpellata. La sede viaria in questo punto è larga più di 4,5 m, il che consentiva l’incrocio di due carri.
Vervaz
L’altro tratto conservato si trova al margine meridionale del comune, in località Vervaz, a monte della SS 26, alle spalle di una grande cascina: si riconosce un lungo tratto di sostruzioni della sede viaria, realizzate in opera cementizia (pietre e malta di calce) con facciavista regolarizzata. Sulla sede stradale, purtroppo mal conservata, si notano ancora i solchi carrai.
Saint-Vincent
Del ponte romano sul torrente Cillian, crollato, forse in seguito a un terremoto, l’8 giugno 1839, restano visibili un cospicuo tratto di strada e la spalla sinistra e una piccola porzione di quella destra.
Il ponte constava di tre parti, lungo oltre 49 m.
Verso il promontorio del Forte si incontrano altre tagliate di roccia per il passaggio della via romana, sostruiti a valle da strutture murarie. Sopra il parcheggio interrato del Forte: enormi blocchi di pietra squadrati, perfettamente sagomati e accostati gli uni agli altri, sorreggono la strada per un’altezza di 16 m e una lunghezza di 58 m.
Nel tratto tra il Municipio di Bard e Donnas, infine, la strada attuale presenta tratti di roccia tagliata a monte e imponenti muraglioni di sostegno in grossi massi poligonali a valle.
Montjovet
Vi sono ancora dei tratti visibili di basolato della Via delle Gallie nel comune di Montjovet, di cui due in buono stato di conservazione. Il primo si trova tra Balmes e Toffo, lungo un agevole sentiero che corre a mezza costa sulla collina, a monte della SS 26.
Sono perfettamente riconoscibili diversi tratti di sede stradale romana, con un fondo in roccia scalpellata, in cui sono visibili i solchi lasciati dai carri, e da una banchina laterale ai piedi della roccia verticale perfettamente scalpellata. La sede viaria in questo punto è larga più di 4,5 m, il che consentiva l’incrocio di due carri.
Vervaz
L’altro tratto conservato si trova al margine meridionale del comune, in località Vervaz, a monte della SS 26, alle spalle di una grande cascina: si riconosce un lungo tratto di sostruzioni della sede viaria, realizzate in opera cementizia (pietre e malta di calce) con facciavista regolarizzata. Sulla sede stradale, purtroppo mal conservata, si notano ancora i solchi carrai.
Saint-Vincent
Del ponte romano sul torrente Cillian, crollato, forse in seguito a un terremoto, l’8 giugno 1839, restano visibili un cospicuo tratto di strada e la spalla sinistra e una piccola porzione di quella destra.
Il ponte constava di tre parti, lungo oltre 49 m.
La prima era costituita da un’ampia arcata a tutto sesto, di 9,71 m di luce, sostenuta da possenti spalle, in grossi blocchi squadrati, fondate direttamente sulla roccia; le due parti laterali e simmetriche si saldavano al tracciato della strada formando un angolo ottuso e presentavano, sulla fronte a valle, un’arcatella cieca. L’arcata centrale e le arcatelle minori erano inquadrate da robusti contrafforti.
I muri superiori alternano nel paramento lastre di pietra a fasce di schegge lapidee di prevalente colore verde, ravvivando la fronte del monumento. Le murature sono in opera a sacco, con schegge di pietra legate da malta di calce. La parte superiore del ponte comprendeva originariamente la sede stradale, larga 4,64 m, protetta da alti parapetti.
Châtillon
I muri superiori alternano nel paramento lastre di pietra a fasce di schegge lapidee di prevalente colore verde, ravvivando la fronte del monumento. Le murature sono in opera a sacco, con schegge di pietra legate da malta di calce. La parte superiore del ponte comprendeva originariamente la sede stradale, larga 4,64 m, protetta da alti parapetti.
Châtillon
Il ponte romano di Châtillon cavalcava il torrente Marmore, con un’unica arcata a tutto sesto di circa 15 m di luce, sostenuta da robuste spalle che, ancora utilizzate dal ponte moderno, poggiano solidamente sulle alte sponde rocciose del corso d’acqua.
Il ponte era formato, nello spessore, da nove archi, che si saldavano gli uni con gli altri: i cinque composti da cunei di pietra si alternavano ai quattro realizzati in muratura “a sacco”, ovvero con schegge di pietra unite da una malta di calce assai tenace.Nella parte superiore del ponte, che non si è conservata, la sede stradale doveva avere una larghezza di 4,60 m.
BIBLIO
- Carlo Promis - Le antichità di Aosta - 1864 -
- Antonio Nibby - Delle vie degli antichi, aggiunta a Roma Antica di Famiano Nardini -
- Silvano Pirotta - "Le vie romane nella provincia di Milano: dagli antichi miliari stradali ai toponimi numerali delle località moderne", in "Storia in Martesana" -
- Le strade dell'Italia romana - DEA Store - Milano - 2004 -
Bello, un utilissimo aiuto per capire e apprezzare il territorio. Ben fatto Renato
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