MAGNO MASSIMO |
Nome: Magnus Clemens Maximus
Nascita: Hispania, 335 circa
Morte: Aquileia, 28 agosto 388
Figli: Sevira Maxima, Flavio Vittore
Regno: 383-388
Magno Massimo, o Magno Clemente Massimo e Massimiano (Hispania, 335 circa – Aquileia, 28 agosto 388), fu un usurpatore dell'Impero romano dal 383 al 388. Sconfitto, venne condannato a morte dall'imperatore Teodosio I.
In seguito alla sconfitta di Adrianopoli del 378 contro i Goti che avevano sterminato due terzi dell'esercito romano e in cui era morto l'imperatore Valente, il diciannovenne imperatore s'Occidente Graziano, piuttosto smarrito, nominò nel 379 Teodosio I imperatore d'oriente e nel 381 spostò la capitale da Treviri a Milano.
Sembra che le legioni fossero piuttosto malcontente per l'ammissione nell'esercito romano di contingenti di barbari, in particolare Alani (iranici sarmati), assunti per giunta con paghe elevate, e che ricevevano molti doni, mentre fino ad allora gli ausiliari venivano pagati circa la metà dei legionari. Inoltre arruolare contingenti fra le popolazioni barbare e farli combattere contro altri barbari, spesso etnicamente affini non era una buona idea e le diserzioni erano frequenti.
Secondo altri Andragazio avrebbe invece portato a termine il suo compito a Lugdunum, il 25 agosto di quello stesso anno, con uno stratagemma: impossessatosi di una carrozza imperiale, mise in giro la voce che la moglie di Graziano, che l'imperatore aveva da poco sposato, era tornata dalla Bretagna, ma quando l'imperatore raggiunse la carrozza e l'aprì, dentro trovò Andragazio che lo uccise.
Massimo pose la propria capitale ad Augusta Treverorum (Treviri) e propose a Teodosio, imperatore in Oriente, un trattato di amicizia. Teodosio che stava badando ad altri fronti, pur volendo vendicare Graziano, accettò di riconoscere Massimo imperatore, confermandogli la sovranità sulla prefettura gallica e riconoscendolo console per il 384, ma solo in Occidente.
Massimo, che riteneva i suoi domini inferiori al suo merito, governando solo quella parte dell’Impero già governata da Graziano, progettava di detronizzare il giovane Valentiniano II, in modo da impadronirsi anche dell’Italia e degli altri territori da lui governati. Così si preparò ad attraversare le Alpi per invadere l’Italia, ma avrebbe dovuto passare per passi stretti ben guardati e monti impervii per cui rimandò l’impresa.
Valentiniano II, tuttavia, da Aquileia, gli aveva inviato degli ambasciatori per ratificare la continuazione della pace. L’ambasciatore di Valentiniano II, Domnino, fu ricevuto con molta gentilezza e rispetto da Massimo, che lo ricoprì di doni ed onori, in modo da guadagnarsi la sua fiducia.
Massimo si mostrò disposto a inviare parte del suo esercito in Pannonia, territorio di giurisdizione di Valentiniano II, con il pretesto di assistere Valentiniano contro i Barbari che l’avevano invasa e Domnino gli credette. Così, attraversando le Alpi, rese il passaggio più praticabile per Massimo, che lo seguì con tutte le sue forze, con un esercito ben più numeroso di quanto pattuito, senza destare sospetti e si presentò sotto le mura di Milano.
Così, nel 386, Massimo invase l’Italia senza incontrare resistenza, e atterrì Valentiniano, e la situazione era tanto disperata che i cortigiani già presagivano la possibile cattura ed esecuzione del loro Imperatore ad opera di Massimo. Valentiniano, la sorella Galla e la madre, finalmente consci di quanto accadeva, furono costretti a fuggire ed a rifugiarsi prima ad Aquileia e poi a Tessalonica presso Teodosio.
FUGA DI VALENTINIANO II A TESSALONICA
Valentiniano, con la madre Giustina e la sorella Galla, si imbarcò per Tessalonica e da qui inviarono messaggeri all’Imperatore Teodosio, chiedendogli di allestire una spedizione militare per rovesciare Massimo e ristabilire Valentiniano II sul trono d’Occidente. In questo modo avrebbe vendicato anche l’assassinio di Graziano, a cui Teodosio doveva il trono.
Teodosio però era consapevole dei danni possibili di una guerra civile, e che lo stato avrebbe subito perdite fatali da entrambe le parti. Egli propose di inviare prima un’ambasceria presso Massimo, in cui gli si intimava di restituire a Valentiniano la sua quota di Impero, in modo che tutto l’Impero fosse diviso tra i tre. Nel caso Massimo avesse rifiutato, Teodosio gli avrebbe dichiarato guerra.
Nel frattempo, Giustina, dopo averlo supplicato di non lasciare impunita l’uccisione di Graziano, a cui tra l’altro doveva il trono, gli presentò sua figlia in lacrime, che era di una bellezza straordinaria. Teodosio ascoltò queste suppliche, ed essendo rimasto ammaliato dalla sua bellezza, richiese a Giustina di promettergli in sposa sua figlia. L'altra rispose che non avrebbe dato l’assenso al matrimonio, finché Teodosio non avrebbe dichiarato guerra a Massimo per vendicare l’uccisione di Graziano.
Quando tutti i preparativi erano ultimati per la spedizione, l’Imperatore Teodosio fu informato che i Barbari, che combattevano a fianco delle legioni romane, erano state sobillate da Massimo a tradire l’esercito di Teodosio con la promessa di grandi ricompense. Quando ricevettero il sentore che il loro piano era stato scoperto, i Barbari fuggirono in Macedonia, dove si nascosero nelle foreste. Essendo cercati con grande diligenza, molti di loro furono uccisi.
MORTE DI MAGNO MASSIMO
Mentre Teodosio era in marcia, Massimo, avendo appreso che la madre di Valentiniano e i suoi figli stavano procedendo ad attraversare il Mar Ionio, allestì numerose imbarcazioni, e mise al comando di esse Andragazio, per intercettare le imbarcazioni che trasportavano la famiglia di Valentiniano e catturarli.
Ma Andragazio, anche se cercò in tutte le direzioni, fallì nel suo scopo. infatti, la famiglia di Valentiniano aveva già attraversato lo stretto ionico. Allestendo una marina consistente, allora, navigò per le coste adiacenti, aspettandosi che Teodosio lo avrebbe attaccato con la sua flotta.
Teodosio vinse nella battaglia della Sava e nella battaglia di Poetovio contro Massimo che si rifugiò ad Aquileia, ma venne catturato e portato a Teodosio, che lo fece uccidere dal boia. In Gallia Vittore fu sconfitto e ucciso da Arbogaste, mentre la flotta teodosiana distruggeva quella di Massimo, al cui comando era Andragazio, l'assassinio di Graziano, che si suicidò gettandosi in mare.
BIBLIO
- Lendering, Jona - Magnus Maximus - Livius.org - (usurpatore) -
- Zosimo - Storia nuova IV - Milano - BUR - 1977 -
Magno Massimo era nato in Hispania come l'imperatore Teodosio I (379-395), e aveva combattuto con lui nella campagna in Britannia (probabilmente nel 368-369, quando Teodosio sconfisse i Sassoni e altre popolazioni giunte dalla Scozia e dall'Irlanda), dove si era fatto notare per le sue abilità militari e il suo coraggio contro i terribili Pitti.
Sembra che le legioni fossero piuttosto malcontente per l'ammissione nell'esercito romano di contingenti di barbari, in particolare Alani (iranici sarmati), assunti per giunta con paghe elevate, e che ricevevano molti doni, mentre fino ad allora gli ausiliari venivano pagati circa la metà dei legionari. Inoltre arruolare contingenti fra le popolazioni barbare e farli combattere contro altri barbari, spesso etnicamente affini non era una buona idea e le diserzioni erano frequenti.
SCONFITTA E UCCISIONE DI GRAZIANO (383)
L’esercito di Massimo salpò per la Gallia, l’appoggio delle truppe di stanza sulla frontiera del Reno. Graziano, con le truppe rimastegli fedeli, si scontrò in battaglia con Massimo nei pressi di Parigi.
La battaglia durò per ben cinque giorni: ma Graziano, in seguito alla diserzione della cavalleria mauritana e della quasi totalità delle sue truppe che defezionarono in favore dell’usurpatore, abbandonò tutte le speranze e tentò la fuga verso le Alpi con un piccolo seguito di trecento cavalieri, gli unici fedeli.
Quando Massimo fu informato della fuga, incaricò Andragazio, comandante della cavalleria, di inseguire Graziano e ucciderlo. Questo ufficiale lo inseguì, lo raggiunse a Lione, e lo uccise. (25 agosto 383), confermando l’autorità di Massimo sulle Gallie.
L’esercito di Massimo salpò per la Gallia, l’appoggio delle truppe di stanza sulla frontiera del Reno. Graziano, con le truppe rimastegli fedeli, si scontrò in battaglia con Massimo nei pressi di Parigi.
La battaglia durò per ben cinque giorni: ma Graziano, in seguito alla diserzione della cavalleria mauritana e della quasi totalità delle sue truppe che defezionarono in favore dell’usurpatore, abbandonò tutte le speranze e tentò la fuga verso le Alpi con un piccolo seguito di trecento cavalieri, gli unici fedeli.
Quando Massimo fu informato della fuga, incaricò Andragazio, comandante della cavalleria, di inseguire Graziano e ucciderlo. Questo ufficiale lo inseguì, lo raggiunse a Lione, e lo uccise. (25 agosto 383), confermando l’autorità di Massimo sulle Gallie.
Narra invece lo storico Zosimo che Graziano, quando si accorse che le sue truppe stavano disertando per passare a Massimo, decise di scappare verso la Rezia, il Norico e la Pannonia, ma fu raggiunto e ucciso da Andragazio a Singidunum nella Mesia.
Naturalmente dopo la morte Graziano fu divinizzato, poichè l'usanza della divinizzazione degli imperatori stranamente non cessò con la religione di stato cristiana. Massimo venne proclamato imperatore nella primavera del 383 dalle legioni di stanza in Britannia, ma non a Roma.
BAUTONE
Dunque Magno Massimo dominava sulla Gallia, sulla Britannia e sulla Hispania, ma non osò muovere guerra al giovane imperatore Valentiniano II (371-392), fratellastro di Graziano e signore dell'Italia e dell'Africa, perché questi era amato dalle legioni e protetto dal generale Bautone.
Così morto Graziano venne nominato imperatore il fratellastro Valentiniano II, che però si trovò ad affrontare un avversario molto forte come Massimo che era benvoluto e che sapeva combattere. Bautone fu allora inviato in occidente ad aiutare il nuovo imperatore e intelligentemente pose i soldati a difesa dei valichi alpini, impedendo altri attacchi da parte dell'usurpatore.
Dunque Magno Massimo dominava sulla Gallia, sulla Britannia e sulla Hispania, ma non osò muovere guerra al giovane imperatore Valentiniano II (371-392), fratellastro di Graziano e signore dell'Italia e dell'Africa, perché questi era amato dalle legioni e protetto dal generale Bautone.
Così morto Graziano venne nominato imperatore il fratellastro Valentiniano II, che però si trovò ad affrontare un avversario molto forte come Massimo che era benvoluto e che sapeva combattere. Bautone fu allora inviato in occidente ad aiutare il nuovo imperatore e intelligentemente pose i soldati a difesa dei valichi alpini, impedendo altri attacchi da parte dell'usurpatore.
Poiché l'imperatore era molto giovane (Valentiniano era salito al trono a soli quattro anni), Bautone con la sua esperienza e con la sua abilità riuscì ad essere molto influente a corte, divenendo in pratica capo dell'impero d'occidente a nome di Valentiniano.
Fu questa l'accusa che gli fece Massimo invidioso di un potere che avrebbe voluto per sè. Nel 385 venne nominato console, ma morì prima del 388, quando è attestato un nuovo magister militum, e cioè Arbogaste.
MAGNO MASSIMO E LA DEA VIRTUS |
ARBOGASTE
Massimo pose la propria capitale ad Augusta Treverorum (Treviri) e propose a Teodosio, imperatore in Oriente, un trattato di amicizia. Teodosio che stava badando ad altri fronti, pur volendo vendicare Graziano, accettò di riconoscere Massimo imperatore, confermandogli la sovranità sulla prefettura gallica e riconoscendolo console per il 384, ma solo in Occidente.
Teodosio diede così ordine a Cinegio, prefetto del pretorio, di innalzare ad Alessandria una statua di Massimo, dichiarando alla popolazione che l’usurpatore era stato riconosciuto e associato all’Impero. Magno Massimo fu nel frattempo riconosciuto anche dall’Imperatore Valentiniano II, che governava l’Italia e l’Illirico sotto la reggenza della madre Giustina.
MAGNO MASSIMO INVADE L’ITALIA (386)
MAGNO MASSIMO INVADE L’ITALIA (386)
Massimo, che riteneva i suoi domini inferiori al suo merito, governando solo quella parte dell’Impero già governata da Graziano, progettava di detronizzare il giovane Valentiniano II, in modo da impadronirsi anche dell’Italia e degli altri territori da lui governati. Così si preparò ad attraversare le Alpi per invadere l’Italia, ma avrebbe dovuto passare per passi stretti ben guardati e monti impervii per cui rimandò l’impresa.
Valentiniano II, tuttavia, da Aquileia, gli aveva inviato degli ambasciatori per ratificare la continuazione della pace. L’ambasciatore di Valentiniano II, Domnino, fu ricevuto con molta gentilezza e rispetto da Massimo, che lo ricoprì di doni ed onori, in modo da guadagnarsi la sua fiducia.
Massimo si mostrò disposto a inviare parte del suo esercito in Pannonia, territorio di giurisdizione di Valentiniano II, con il pretesto di assistere Valentiniano contro i Barbari che l’avevano invasa e Domnino gli credette. Così, attraversando le Alpi, rese il passaggio più praticabile per Massimo, che lo seguì con tutte le sue forze, con un esercito ben più numeroso di quanto pattuito, senza destare sospetti e si presentò sotto le mura di Milano.
Così, nel 386, Massimo invase l’Italia senza incontrare resistenza, e atterrì Valentiniano, e la situazione era tanto disperata che i cortigiani già presagivano la possibile cattura ed esecuzione del loro Imperatore ad opera di Massimo. Valentiniano, la sorella Galla e la madre, finalmente consci di quanto accadeva, furono costretti a fuggire ed a rifugiarsi prima ad Aquileia e poi a Tessalonica presso Teodosio.
VALENTINIANO II |
Valentiniano, con la madre Giustina e la sorella Galla, si imbarcò per Tessalonica e da qui inviarono messaggeri all’Imperatore Teodosio, chiedendogli di allestire una spedizione militare per rovesciare Massimo e ristabilire Valentiniano II sul trono d’Occidente. In questo modo avrebbe vendicato anche l’assassinio di Graziano, a cui Teodosio doveva il trono.
TEODOSIO I |
Nel frattempo, Giustina, dopo averlo supplicato di non lasciare impunita l’uccisione di Graziano, a cui tra l’altro doveva il trono, gli presentò sua figlia in lacrime, che era di una bellezza straordinaria. Teodosio ascoltò queste suppliche, ed essendo rimasto ammaliato dalla sua bellezza, richiese a Giustina di promettergli in sposa sua figlia. L'altra rispose che non avrebbe dato l’assenso al matrimonio, finché Teodosio non avrebbe dichiarato guerra a Massimo per vendicare l’uccisione di Graziano.
Quando tutti i preparativi erano ultimati per la spedizione, l’Imperatore Teodosio fu informato che i Barbari, che combattevano a fianco delle legioni romane, erano state sobillate da Massimo a tradire l’esercito di Teodosio con la promessa di grandi ricompense. Quando ricevettero il sentore che il loro piano era stato scoperto, i Barbari fuggirono in Macedonia, dove si nascosero nelle foreste. Essendo cercati con grande diligenza, molti di loro furono uccisi.
MORTE DI MAGNO MASSIMO
Mentre Teodosio era in marcia, Massimo, avendo appreso che la madre di Valentiniano e i suoi figli stavano procedendo ad attraversare il Mar Ionio, allestì numerose imbarcazioni, e mise al comando di esse Andragazio, per intercettare le imbarcazioni che trasportavano la famiglia di Valentiniano e catturarli.
Ma Andragazio, anche se cercò in tutte le direzioni, fallì nel suo scopo. infatti, la famiglia di Valentiniano aveva già attraversato lo stretto ionico. Allestendo una marina consistente, allora, navigò per le coste adiacenti, aspettandosi che Teodosio lo avrebbe attaccato con la sua flotta.
Teodosio vinse nella battaglia della Sava e nella battaglia di Poetovio contro Massimo che si rifugiò ad Aquileia, ma venne catturato e portato a Teodosio, che lo fece uccidere dal boia. In Gallia Vittore fu sconfitto e ucciso da Arbogaste, mentre la flotta teodosiana distruggeva quella di Massimo, al cui comando era Andragazio, l'assassinio di Graziano, che si suicidò gettandosi in mare.
BIBLIO
- Lendering, Jona - Magnus Maximus - Livius.org - (usurpatore) -
- Zosimo - Storia nuova IV - Milano - BUR - 1977 -
- Arthur Auguste Beugnot.- Histoire de la Destruction du Paganisme en Occidente - 1832 -
- Hartmut Leppin - Teodosio il Grande - Salerno editrice - 2008 -
- Valentiniano II - Dizionario di storia - Istituto dell'Enciclopedia Italiana - 2010 -
- Paolo Orosio - in Dizionario di storia - Istituto dell'Enciclopedia Italiana - 2010 -
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