VILLA SELENE - VILLA SILIN (Libia)

PARTE DELLA VILLA SILIN
La villa romana di Silin si trova, come quella di Zliten, sulle coste del Mediterraneo in Tripolitania ed è un sito archeologico di primaria importanza per il patrimonio archeologico, storico e culturale della Libia. La villa si estende per circa 3600 mq ed è stata rinvenuta in uno stato di conservazione eccezionale.

La maggior parte degli ambienti, per una superficie complessiva di 900 mq, è arricchita da pavimenti a mosaico a soggetto geometrico e figurato e da una ricca decorazione parietale costituita da pitture e stucchi per un’estensione complessiva di circa 300 mq.

LA VILLA, INTERNI ED ESTERNI
Edificata nel II secolo d.c., è unica nel Mediterraneo per l’estensione e l’articolazione degli spazi, la ricchezza degli apparati decorativi e l’eccezionale stato di conservazione. Il complesso residenziale, che sorge a pochi metri dal mare sulla riva sinistra dell’uadi Yala, è inserita nel territorio della cabila di Silin, a 10 km a ovest di Leptis Magna.
Da molti anni la Missione Archeologica Roma Tre è impegnata nell’elaborazione di un adeguato piano di ripristino della villa marittima di Silin, scavata tra la fine gli anni Settanta e i primi anni del decennio successivo e contestualmente sottoposta a restauro.

Il merito di questa impresa, senza la quale l’integrità del monumento sarebbe andata definitivamente perduta, va all’allora Controllore di Leptis Magna, Omar Mahjub, che si è potuto avvalere della consulenza delle missioni archeologiche operanti sul posto (in particolare la Missione ‘Tempio Flavio’, diretta dall’arch. Enrica Fiandra).

PARTE DELLA VILLA
L’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR) del MIBACT - che ha fornito le immagini e la documentazione - collabora dal 1999 con la missione archeologica dell’Università Roma Tre diretta dalla professoressa Luisa Musso per lo studio delle ville costiere del territorio di Silin (Libia) e per la redazione di una Carta Archeologica costiera e dei siti sommersi.

Nel dicembre 2011, alla fine del conflitto armato, una missione congiunta composta dall’ISCR, dall’Università di Roma Tre e dall’Unesco ha effettuato un sopralluogo sul sito e ha denunciato le gravi condizioni delle strutture e degli apparati decorativi della villa.

A seguito di questo sopralluogo, l’ISCR, il Department of Archaeology, National Transitional Council of Libya e l’Università degli Studi di Roma Tre hanno firmato a Roma, il 23 aprile 2012, una Convenzione che vede le tre Istituzioni impegnate nell’attività di studio e restauro della Villa romana di Silin.

I fondi fino ad ora stanziati dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per la realizzazione di questo progetto ammontano a 432.790,40 euro.
In collaborazione con L’ISCR, il DoA e l’Università di Ferrara la Fondazione ha avviato la messa in sicurezza delle coperture della villa romana di Silin, Leptis Magna, Libia. Le operazioni prevedono la sostituzione delle coperture, il ripristino delle dotazioni di sicurezza e dell’area circostante.
Nella primavera 2014 era previsto di realizzare il riposizionamento del mosaico A1 del peristilio e il restauro dell’ambiente decorato con mosaico con scena di damnatio ad bestias. Le attività sono state sospese a causa dell’instabilità del Paese. 
Nell’attesa di completare il lavoro sul campo, è prevista la realizzazione di un volume in tre lingue (italiano, arabo e inglese) dedicato alla Villa, ai lavori e alle sperimentazioni svolte fino ad ora, che sarà pubblicato a cura dell’ISCR, del DoA e dell’Università Roma Tre. Barbara Davidde è il direttore dei lavori e Responsabile scientifico del progetto di restauro della Villa romana di Silin per l’ISCR.
SCENE NILOTICHE

GLI INSEDIAMENTI
Dal I secolo d.c. quando il territorio dell' Africa Proconsolare risulta interessato da forme abitative con caratteristiche riconducibili a:

- Ville,
- Piccole fattorie, di numero variabile, raggruppate per formare un'unica unità insediativa e provviste
costante dal I al VI secolo d.c. 
La villa nelle ricerche relative alle zone indagate ha evidenziato che tale complesso mostra caratteristiche strutturali e architettoniche differenti in relazione all 'area di insediamento, ma quasi sempre collegato ad un latifondo, sul quale sono installati gli impianti produttivi.
Ville situate lungo la Costa della Tripolitania presentano una tipologia specifica e ne sono esempio le ville di Silin che contemplano un'architettura di genere paesaggistico: la collocazione dei diversi settori serve anzitutto a far godere il più possibile del paesaggio circostante, determinando uno sviluppo longitudinale dei complessi, parallelo alla spiaggia.
Di conseguenza comporta l'esistenza di corridoi o criptoportici che separano i vari corpi dell'edificio, utilizzati come aree di comunicazione e disimpegno tra i vari ambienti.

L'analisi delle ricerche relative alle zone indagate ha evidenziato caratteristiche strutturali e architettoniche differenti a seconda dell 'area di insediamento, ma risulta quasi sempre collegato ad un latifondo, sul quale sono installati gli impianti produttivi. 
La villa romana di Silin fa parte di una serie di insediamenti residenziali distanti tra loro meno di 1 km e posti come baluardi sul mare di ricche proprietà terriere che si estendevano nell’immediato retroterra, caratterizzato dalla presenza di oasi e di numerose tracce di oleifici antichi.
Non dimentichiamo che la Tripolitania pagava a Cesare un enorme tributo in olio, e le anfore di questo luogo le abbiamo ritrovate anche a Ostia, Pompei, Pozzuoli ecc. Erano anfore cilindriche con collo molto corto e abbastanza larghe, destinate certamente al trasporto dell’olio.

DAMNATIO AD BESTIAS
L‘elevato stato di conservazione delle strutture dovuto soprattutto al clima piuttosto secco e arido, consente di ricostruire, attraverso le scelte decorative dei committenti, e quindi dei padroni di casa, quale fossero gli stili di vita della società romana o romanizzata tra la seconda metà del II secolo d.c. e gli inizi del III secolo d.c. 
Cosa amassero, in cosa credessero e come si divertissero in queste zone fertili dove prosperano e prosperavano le spezie e i “widian” (essenze di profumi). Ma pure quali fossero il loro gusti sugli spettacoli e l'importanza che davano al loro corpo, alla sua igiene e ai suoi piaceri.
In questa residenza la decorazione parietale svolge un ruolo minore, a confronto con l’eccezionale e vario repertorio musivo, secondo una tendenza comune ad altre ville di età medio e tardo-imperiale, note soprattutto dalla province occidentali.
Il centro di riferimento di queste ville è Leptis Magna dove però non sono state scavate le case, ma solo solo i monumenti. Della cultura di Leptis di questo momento noi non sappiamo nulla, quindi è difficile mettere in parallelo le ville; siamo privi della possibilità di confrontare i livelli abitativi della città con quello che succede fuori dalla città.


La planimetria si riferisce alla parte messa in luce della villa, in cui la lettura degli ambienti non è difficile: 
- portico a mare in cui è caduto il quarto lato (siamo su un mare ventosissimo e molto mosso);
- elemento centrale con l’esedra distila (con due colonne sulla facciata) i cui capitelli sono identici a quelli del foro di Leptis Magna (di età severiana);
- portico colonnato indicato come atrio;
- una biblioteca con nicchie angolari;
- infine vediamo due ambienti vicini aperti in direzioni opposte.

La villa ha accesso interno ed esterno (doppio accesso agli ambienti termali). All’interno della villa di Silin la scena non è affidata tanto alle pitture quanto ai mosaici.

Si tratta di una struttura molto complessa che si compone di aree funzionali diverse che prendono luce dall’ambiente principale e altre che hanno il cuore negli ambienti termali.
La villa non è ancora molto studiata. Come abbiamo detto la missione archeologica italiana ha dovuto momentaneamente sospendere le ricerche e i restauri a causa dell'instabilità del paese.
Il rapporto fra la decorazione parietale e pavimentale è decisamente a favore della pavimentale, dat che le pitture sono molto più neutre. Parte dei temi di questa villa saranno riproposti anche a piazza Armerina (325-350).

Il repertorio nilotico infatti non è esclusivo di questi luoghi africani, ma qui ci sono una serie di esempi che manifestano il permanere di questo particolare repertorio in cui confluiscono gli animali di questi paesaggi e anche i pigmei in quanto esseri la cui caratteristica è di essere sempre ingaggiati in scene caricaturali (contro animali giganti ecc).


I pigmei per gli antichi romani erano esseri della natura che stavano tra l'umano e il livello più accessibile del divino, esserini della natura, un po' come gli eroti che giocano e si divertono, ma pure eseguono lavori impegnativi e non semplici con molta determinazione.
La decorazione pittorica e musiva rispondono alla funzione degli ambienti, le pitture figurate sono limitate a tre soli esempi in tutta la villa, per gli ambienti destinati ad accogliere il visitatore, amico o cliente del dominus:

- l’atrio, con temi di giardino e di caccia alle fiere,
- il vano di collegamento
- il vestibolo del complesso termale, con coppia di Vittorie e fregio con scene di palestra.

Negli ambienti più rappresentativi della villa, come il triclinio, l’oecus, e i cubicoli diurni, gli ornati geometrici dei mosaici sono di grande bellezza, fantasiosi e accurati, che inquadrano scene di grande finezza compositiva, mentre le pitture parietali presentano partizioni architettoniche e modulari che, con vivi toni di giallo, di rosso, e di blu, non uguagliano la bellezza dei mosaici pavimentali. 
L'accorgimento è di usare scene figurate sulle pareti piuttosto complesse con un semplice tappeto geometrico musivo, oppure il contrario: un pavimento complesso e colorato con scene impegnative e una pittura piuttosto neutra alle pareti.
Ci si è chiesti se la scelta la fa il dominus o il pittore di valore coi suoi lavoranti di bottega e i suoi mosaicisti. I romani erano abituati alla ricchezza e all'arte raffinata, per cui sicuramente decideva il dominus, a cui il valente pittore poteva dare dei suggerimenti.


Naturalmente non possono mancare le scene con le bighe e le quadrighe, agli ospiti piacciono moltissimo le gare, specie delle quadrighe, così difficili da guidare, e pure così pericolose per i fantini. Ma più c'è pericolo e più ci si diverte, naturalmente il pubblico non i fantini. Ma questi più rischiano e più guadagnano, così c'è un equilibrio.

Compaiono anche varie scene di venatio, ossia la caccia del dominus nel territorio di campagna del dominus, che si svolge come piacere del signore e dei suoi ospiti e che termina con cattura ed uccisione degli animali commestibili. Invece gli animali feroci o particolarmente esotici catturati venivano poi mandati nel teatro per raffigurare le finte cacce.

Come sempre le scene sono violente, alcuni studiosi ritengono che la violenza sia da interpretare come valvola di sfogo nella società; in realtà era la vecchia legge per cui il più forte domina e il più debole soccombe. Una legge cara ai romani che erano quasi sempre dalla parte del più forte, ma che osarono spesso imprese più grandi di loro rischiando di soccombere di fronte a un nemico più forte.

Le immagini però più che violenza esprimono la natura dove la vita è in lotta per la vita, e dove il dominus è padrone assoluto dei suoi uomini e dei suoi animali nel suo territorio, per cui può offrire lo stesso spettacolo di dominio a favore dei suoi ospiti, che per un lasso di tempo usufruiscono della ricchezza e del dominio di quella parte di territorio.


Il dominus è in grado di offrire ai suoi cittadini lo spettacolo della caccia divertendo i suoi ospiti e aumentando il rispetto che essi hanno di lui, cosa che politicamente fa buon gioco.

La venatio è la caccia nell’anfiteatro, sono cacce finte date da elementi finti vegetali che sono parte della sceneggiatura dell’anfiteatro. Questa scena noi la troviamo nell’atrio, nell’ambiente dove si distribuiscono le persone nella villa. Oltre alla lotta tra uomini e fiere c’è ancora la lotta fra animali buoni e cattivi (paradeisos) immagini ambientate in finta natura (gioco anfiterale).

Nelle scene di caccia non possono mancare i leoni, ma pure i leopardi e i cervi, talvolta che si azzannano tra loro. Nelle scene nilotiche i piccoli pigmei devono difendersi pure dalle oche, o da grossi uccelli che tentano di infilzarli col lungo becco. Sono buffi e goffi.

Ma la scena cambia e ci si avvia in biblioteca dove le pareti hanno rivestimenti in marmo, le statue si elevano sui piedistalli e al muro numerosi armadi mostrano i loro contenuti di libri e di papiri. Nel tablino c’è invece un mosaico, da notare che è stesso soggetto di piazza Armerina, che però ha 150 anni in più di questo. Ma non pensiamo che nessuno abbia copiato nessuno, l'arte si trasmette e si propaga come la moda.

Qui come a piazza Armerina, gli elementi che compongono l’ambientazione sono molto vicini a quelli del Circo Massimo, come dire che il modello è sempre il circo romano. Il tema è ancora quello dei giochi offerti ma pure quello delle gare e della vittoria.

Vedi le corse con quadrighe, dove chi vince viene considerato tema della vittoria vero e proprio; partenza tipo palio di Siena, poi c’è chi arriva, chi vince, chi cade, e chi ci lascia la pelle. La spina è uguale a quella di piazza Armerina. Anche qui c’è la Magna Mater che ricorda l’ambientazione romana.


La scena da circo occupa la scena centrale nel pavimento, mentre tutto il resto funge da composizione geometrica, complessa, fantasiosa e fantastica. Alle pareti compaiono le pitture del finto opus sectile, in Africa il marmo scarseggia e ogni tanto occorre imitarlo.

Molti sostengono però che non si tratti di un problema economico, ma della condizione sociale: chi può ottenere questi marmi pregiati e chi no perchè non tutto si compra sul mercato,  dipende se hanno accesso oppure no alle grandi cave di marmo, un po' come il porfido rosso a Roma spettava solo all'imperatore.

Ma forse il problema era un altro, la decorazione marmorea dipinta in parete andava di moda, per giunta i marmi scarseggiavano in Africa. Peraltro non mancava la selvaggina e le pietre anche colorate per i mosaici, che infatti diventano soprattutto colorati.

Oppure si segue un altro sistema: si pongono in alto i marmi più pregiati e in basso quelli di più scarso valore. Evidentemente quelli in basso sono più facili da deteriorarsi. Oppure si ponevano in alto i marmi veri e sotto quelli dipinti, ma non è chiaro il motivo.

Vediamo quindi gli ambienti che si aprono sul lato di fondo del peristilio prospicienti al mare.
Qui c'è un oecus che sembra un larario (questa casa ha un larario nella cucina; ci sono dei casi, come a Pompei, in cui c’è un doppio larario, uno di rappresentanza nell’atrio e poi in cucina, probabilmente poiché esisteva una religione ufficiale ed una domestica, cioè i Lari.

Vi è una presenza costante di elementi del culto familiare nei luoghi dove stanno i servi: è la testimonianza dell’interagire dei servi nella villa familiare della casa e del penetrare nella casa familiare attraverso il culto domestico delle divinità della domus.

I pigmei, che abbondano anche nelle pitture del suolo italico, talvolta sono armati, o indossano scudi, hanno buffi cappelli, combattono con gli animali per ucciderli o addirittura catturarli.


GLI AMBIENTI TERMALI

Infine vediamo le decorazioni degli ambienti di accesso agli ambienti termali, uno è un accesso interno alla casa e un altro è all'esterno. Molto spesso gli ambienti termali hanno anche un accesso più esterno che consente di accedere alle terme senza passare dall’interno della casa.

Nella villa di Zliten c’era l’immagine della Vittoria nel passaggio termale, qui abbiamo vittorie alate che reggono la palma e la corona.

Lo stesso tema è anche qui, la presenza di questi temi di vittoria negli ambienti termali ricollega alle palestre e al ginnasio più che ad una raffigurazione normale nell’ambiente termale e anche qui sono molto mal conservati ma legati al tema dei giochi e delle gare.
Nella villa di Zliten c’era l’immagine della Vittoria nel passaggio termale, qui abbiamo vittorie alate che reggono la palma e la corona.
Lo stesso tema è anche qui, la presenza di questi temi di vittoria negli ambienti termali ricollega alle palestre e al ginnasio più che ad una raffigurazione normale nell’ambiente termale e anche qui sono molto mal conservati ma legati al tema dei giochi e delle gare.


Qui sotto vediamo una vasca per l'acqua calda rivestita di marmo con il pavimento in mosaico. Le vasche fornivano acque a diverse temperature, dalla calda alla tiepida ed alla fredda. ma nelle ville più prestigiose, e questa sicuramente lo era, poteva esserci il laconicum, cioè la sauna anche se con il clima così caldo della regione forse non era consigliabile.

Ambienti termali decorati in questo modo suggeriscono che questi ambienti siano aperti ad invitati del dominus che però non entrano dall’interno della casa e questi temi agonistici dovevano essere all’interno di strutture riservate al dominus e ai suoi ospiti.

Non era raro che pure all'interno della sua casa il padrone offrisse gare di pugilato, come dimostra questa pittura parietale ricavata in una nicchia.
I temi di ginnasio (ginnastica), vittoria o giochi atletici è una caratteristica che segnala la villa di Silin (temi non sono comunissimi in questo periodo).

Il fatto che l'immagine avesse un buco in basso forse significava che lasciasse cadere un rivolo d'acqua che faceva da fontanella.


BIBLIO

- Luisa Musso - Missione Archeologica in Libia dell’Università Roma Tre - messa in sicurezza del sito archeologico della Villa di Silin - 2017 -
- Anna Dolciotti - Una residenza marittima in Tripolitania (Libia). Il programma decorativo della Villa di Silin - 2017 -
- Paul Zanker - Arte romana - Bari - Economica Laterza - 2008 -
- G. Bejor, M.T. Grassi, S. Maggi, F. Slavazzi - Arte e archeologia delle Province romane - Milano 2011 -


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