PETRA (Giordania)


Petra ( roccia in greco) è un sito archeologico della Giordania che sorge a 800 a 1396 metri s.l.m., posto a circa 250 km a sud della capitale Amman, in un bacino tra le montagne ad Est del Wadi Araba, la grande valle che va dal Mar Morto al Golfo di Aqaba del mar Rosso.

Nell'antichità fu prima una città edomita, abitata cioè dai nomadi razziatori discendenti ebrei di Esaù, e poi divenne capitale dei Nabatei. Diodoro Siculo li descrive potenti guerrieri, in grado di dominare i nomadi dell'Arabia, senza agricoltura, senza fisse dimore e senza uso del vino, ma allevatori e soprattutto commercianti di incensi provenienti dall'Arabia Felix, (Yemen), e di bitume del Mar Morto con l'Egitto.

Le loro contrade, aride, erano la miglior difesa per la loro amata libertà, grazie alle ampie cisterne che raccoglievano l'acqua piovana, scavate nella roccia o nell'argilla, nascoste agli invasori.Verso l'VIII sec. fu abbandonata in seguito alla decadenza dei commerci e a catastrofi naturali e, benché le antiche cavità abbiano ospitato famiglie beduine fino ad anni recenti, fu in un certo senso dimenticata fino all'epoca moderna.



LE RISORSE ACQUIFERE

Il territorio non aveva grandi risorse naturali di acqua, ma possedeva un ingegnoso sistema per catturarle, che permisero alla città un sorprendente sviluppo. In questa regione semidesertica i Nabatei crearono un sistema di regole per la cattura e per ripartizione del consumo d'acqua affinchè divenisse un bene pubblico e non per pochi privilegiati.

Inoltre, essendo Petra posta nel fondo di una valle rocciosa, e con rocce piuttosto impermeabili, si potevano recuperare acque pluviali da un bacino di ben 92 km². Sono infatti ancora visibili gli impianti per la raccolta e la distribuzione dell'acqua superando i forti dislivelli del terreno, con sbarramenti e cisterne a cielo aperto.

(INGRANDIBILE)
Ma esisteva anche un'estesa rete di cisterne sotterranee. A nordest e a sudest di Petra, le acque del Sîq scorrevano in gallerie scavate nella roccia e intonacate con gesso impermeabile, o in una rete idrica in leggera pendenza, fatta di tubi di terracotta o di ceramica. Questa rete alimentava l'acquedotto, le 200 cisterne (molte delle quali situate sul monte Umm al-Beira, che vuol dire "Madre delle cisterne"), bacini di raccolta ed un ninfeo, che terminava in una fontana pubblica.

Un'altra rete, di maggiore portata, raccoglieva l'acqua di sorgenti più lontane e riforniva quartieri più in alto. L'insieme di queste reti idriche portava a Petra circa 40 milioni di litri d'acqua al giorno. Crearono così una vera e propria oasi artificiale, delle cui installazione oggi rimangono i resti archeologici.

Per l'avanzata tecnologia, il sistema di distribuzione dell'acqua a Petra è stato paragonato a quello di Roma nello stesso periodo, ed era certamente sufficiente a coprire i bisogni della città. Infatti i Romani tagliarono l'acquedotto per assetare gli abitanti durante l'assedio della città.

Qualcuno si chiede come mai Petra, oggi sito di inaudita bellezza e importanza e da tanti visitato, non abbia mai ripristinato le vecchie installazioni idriche, ricostituendo così l'oasi e creando un cento turistico che darebbe lavoro a molti.

Rispondiamo che i romani trasformarono la zona predesertica dell'Africa romana in un'oasi che produceva datteri, olio e grano in tale abbondanza da esportarlo anche in Italia, creando numerose cisterne e canali. Come cadde il limes romano le terre continuarono a produrre difendendosi anche dai predoni. Ma con l'avvento islamico tutto venne abbattuto e mai ricostituito, lì come altrove, perchè un popolo povero e ignorante è molto più facile da governare e da plagiare.

TEATRO ROMANO

GLI STANZIAMENTI PIU' ANTICHI

- Ritrovamenti nei Wadi e sulle colline nei dintorni di Petra, hanno rivelato insediamenti umani tra il X e l'VIII millennio. I resti del più famoso ritrovamento, si possono vedere nel sito di Beidha, ad alcuni Km da Petra; il sito fu abitato per circa un millennio e poi abbandonato e, nell'area non si stabilirono altre civiltà; questo spiega perché il sito, pur difficile da decifrare, sia rimasto intatto.

- Secondo Léon de Laborde le prime tracce di insediamenti stabili edomiti a Petra sono collocabili tra la fine dell'VIII e l'inizio del VII secolo a.c. Costruttori in pietra, Gli Edomiti edificavano in pietra ed erano abili nell'arte fittile, e giunsero a conquistare tutta la regione.

- I Nabatei, popolazione nomade araba, proveniente dalla penisola araba occidentale, cominciarono a insediarsi a Petra dal VI sec. a.c., quando gli Edomiti, sotto la pressione dei Nabatei, l'abbandonarono per installarsi nella regione di Hebron. I Nabatei vi si stanziarono stabilmente, e, con le ricchezze dei lauti commerci, costruirono la città di Petra e l'adornarono.

- Nel 647 a.c Petra venne conquistata dagli Assiri di Assurbanipal che sconfisse i nomadi arabi da cui derivano i Nabatei.

- Nel 612 a.c. Petra diventò tributaria del regno dei Caldei di Babilonia, col re Nabucodonosor.

- Nel 538 a.c. passò sotto il controllo di Ciro il Grande, imperatore di Persia.

- Durante il IV sec. a.c. la città occupava 10 km², producendo ceramiche di alta qualità.

- Nel 312 a.c. il generale macedone Antigono Monoftalmo mise a sacco la città anche se non riuscì a conquistarla.

- Tra la fine del IV e l'inizio del II sec. a.c. i Nabatei restarono indipendenti, malgrado i Tolomei dominassero su tutta la regione.

- Verso la fine del III secolo a.c. i Nabatei sostennero Antioco III, che respinse i Tolomei verso sud.

- Tra la prima metà del II sec. a.c. e la conquista romana, del 106 d.c., i Nabatei si costituirono in regno.

- Obodas I (96 - 85 a.c.), re dei Nabatei, venne divinizzato alla sua morte, creando un culto e costruendo il Deir in suo onore.

- Col declino dei Seleucidi ad opera di Roma, i Nabatei si estesero a nord fino a Carchemish sull'Eufrate e Palmira, ed a sud fino a Al-Hijr. Il figlio di Obodas I, Areta III, estese il potere dei Nabatei fino a Damasco. E quando arrivarono i Romani, guidati da Pompeo, riuscì a corromperli con un favoloso tributo in argento (62 a.c.), mantenendo l'indipendenza formale del regno, pur subendo l'influsso culturale, i costumi e la religione dei nuovi dominatori della regione, come si vede dagli edifici, dalle statue e dalle monete di stile greco-romano.

- Sotto il regno di Malichus I, nel 41 a.c., il regno nabateo appoggiò i Parti contro Roma. - Ma dopo la sconfitta e la morte di Quinto Labieno (39 a.c.) Malichus I divenne tributario di Roma e di Erode, che, per il tardato pagamento del tributo, prima invasero il regno nabateo e, nel 31 a.c., ne occuparono buona parte.

- Durante il regno di Obodas III (30 - 9 a.c.), successore di Malichus I, il regno nabateo divenne vassallo del re di Giudea, Erode il Grande, mentre, conquistato l'Egitto, i Romani tentarono di scoprire la fonte delle spezie e dei profumi che i Nabatei commerciavano, ma le spedizioni romane verso l'Arabia Felix furono messe in scacco dal re di Petra, tra cui quella del prefetto d'Egitto Gaio Elio Gallo del 24 a.c. Ritornata la pace, venne il periodo della costruzione delle tombe e dei templi di Petra.

- Col successore di Obodas III, Areta IV, che regnò dal 9 a.c. al 40 d.c. la città raggiunse 30.000 abitanti, con scribi e ingegneri idraulici (per dighe, cisterne, canali e tubazioni per raccogliere e e conservare l'acqua). La città si era sviluppata soprattutto grazie al commercio sulla via dell'incenso, in un tracciato carovaniero storico che partiva dallo Yemen, lungo la costa occidentale della Penisola araba, e a Petra si biforcava in una via nord-occidentale che portava a Gaza, e in una nord-orientale verso Damasco. La disponibilità d'acqua e la sicurezza fecero di Petra la sosta all'incrocio di varie vie carovaniere che collegavano l'Egitto alla Siria e l'Arabia del sud al Mediterraneo, lungo le quali si svolgeva il commercio di spezie e seta provenienti dall'India, perle del Mar Rosso e incenso dal sud dell'Arabia.

- Col successore di Aretas IV, Malichus II (40 -70), l'importanza di Petra cominciò a diminuire in quanto i Romani erano riusciti a spostare il commercio delle spezie e dei profumi verso l'Egitto. - Con l'ultimo re, Rabbel II (70-106), Petra perse il suo potere commerciale a scapito di Palmira, che deteneva tutti i commerci della via della seta, del golfo persico e dei traffici marittimi del mar Rosso che si collegavano con l'Egitto ed il mar Mediterraneo, senza transitare da Petra.

CAPITELLO NABATEO


IL PERIODO ROMANO 

Attorno a Petra era sorta una decapoli che Roma conquistò, alla morte di Rabbel II nel 106 annettendola all'impero per ordine di Traiano che porrà la capitale a Bosra, rinominata Nova Traiana Bostra, capitale della nuova provincia dell'Arabia Petraea, mentre Petra riceverà il titolo onorifico di metropoli.

Il fatto che i Romani prendessero possesso delle vie commerciali diede un colpo fatale a Petra e ai Nabatei, in quanto le vie commerciali non passavano più per la città. Dopo l'occupazione romana ci furono ancora carovane che sostavano a Petra, ma divennero sempre più rare, malgrado la costruzione di una strada di 400 km che collegava Bosra, Petra e il Golfo di Aqaba.

L'imperatore Adriano visitò Petra nel 131, e la città fu rinominata, in suo onore, Petra Hadriana. Tuttavia lo sviluppo urbanistico della città rivela che la Pax Romana tutto sommato le portò un periodo prospero.

Con la riorganizzazione dell'impero voluta da Diocleziano Petra divenne capitale di una delle tre parti in cui era divisa la Provincia di Palestina, che fu detta Palaestina salutaris e in seguito detta Palaestina taertia.



LA RELIGIONE NABATEA

I Nabatei adoravano le divinità presenti in Arabia prima dell'Islam, e anche alcuni dei loro re, deificati. All'epoca la principale divinità maschile era Dushara, subentrato alla triade femminile più arcaica composta da Al-'Uzza ("la Potentissima"), Allat et Manat. Molte statue scolpite nella roccia riproducono queste divinità, che tuttavia avevano mantenuto un ruolo seppure minore.


AL - UZZA  

DEA ALLATU
Le divinità di al-ʿUzzā e di Allāt erano a Mecca chiamate al-Gharānīq, che letteralmente significava "gru, cicogne", considerate simbolo di assoluta bellezza. Al-ʿUzzā, era venerata sotto forma di sorgente e di tre alberi di acacia nella valle di Ḥurāḍ, nell'oasi di Nakhla al-Shāmiyya (Il Palmeto siriano), distinto da Nakhla al-Yamaniyya (Il Palmeto yemenita), in cui, durante uno dei tanti fatti d'arme s'erano rifugiati alcuni coreisciti che temevano per la propria vita e che, sfruttando la sacralità del posto, sfuggirono a una fine pressoché certa.


MANAT

Manat era invece identificata con Nemesi e poteva rappresentare il Destino, cui tutto soggiace. Il luogo di culto della dea - raffigurata sotto forma di un masso di pietra bianca - era nella località di Quḍayḍ, presso Mushallal, a 15 Km da Yathrib (Medina), nella fascia costiera che corre lungo il Mar Rosso.

Il suo santuario fu fatto distruggere dal profeta Maometto dopo la conquista della Mecca nel gennaio 630 d.c. Si narra che quando fu alla distanza di quattro o cinque giornate di viaggio da Medina, Maometto avesse mandato suo cugino e genero Alī a distruggere l'idolo.

Egli provvide secondo gli ordini, razziò il tesoro conservato nel santuario e lo portò al Profeta.


ALLAT

Allat infine era la Dea degli inferi e della guerra. Con il nome Allatu presso i Babilonesi, Allatum tra gli Accadi ed Elat per i fenici e i cartaginesi. Erodoto (V secolo a.c.) considera Allāt l'equivalente di Afrodite.

Nel periodo ellenico e romano la divinità femminile più venerata è Allāt (al-Lāt significa "la dea") che viene identifica come Atena e accomunata con la Dea siriana Atargatis.

Nella città-stato di Palmira, in Siria, riscontriamo assomiglianza con la Dea Venere Urania e la Dea Artemide e si ricorda come il tempio della Dea a Palmira, venisse distrutto dai cristiani tra gli anni 378 e 386.

I Nabatei inneggiavano alla Dea dicendo: "Al mare, al sale e ad Allat, che è la più grande di tutto." Elemento tipico del culto della Dea sembra fosse il ricorso consistente all'incenso e che come animale sacro alla Dea fosse il leone, raffigurato in effetti nel tempio di Palmira. Un particolare importante di quest'ultima raffigurazione è il grande rilievo del leone, che tiene e protegge, tra le sue zampe un'antilope. Su questo rilievo è stata rinvenuta la seguente iscrizione: "Allat benedice chi non versa sangue nel tempio". La Dea non ama sacrifici cruenti.

SIQ INTERNO

IL CRISTIANESIMO 

Il Cristianesimo giunse a Petra verso il IV secolo, dopo che Costantino I ebbe fatto di Costantinopoli la sua nuova capitale, e cominciato a diffondere la nuova religione. Gli abitanti della città rimasero fedeli ai propri Dei per molto tempo, ma ciononostante nel 350 la città divenne sede vescovile. Un forte terremoto colpì Petra nel 363, danneggiando i monumenti - tra cui il teatro - e gli acquedotti. La città, già impoverita, non si sollevò più, e andò lentamente svuotandosi. Nel V sec. a Petra sorsero chiese: risalgono a questo periodo l'utilizzo come chiesa del Deir, che venne quindi risparmiato dalla devastazione cristiana.

Un secondo terremoto, nel 551, danneggiò definitivamente la città. I nomadi iniziarono a considerare la città infestata dai demoni, tanto che l'arco di pietra sito all'entrata della gola rocciosa, crollato nel 1896 veniva chiamato "Il ponte del diavolo". In tutti luoghi cristiani dove c'è un ponte questo diventa opera del diavolo, sono decine e decine i ponti chiamati "ponte del diavolo", anche perchè con la decadenza il nuovo potere non sapeva quasi più edificare e le vecchie opere divennero malefiche.



LA SCOPERTA

Petra venne scoperta dall'occidente per merito dell'esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt nel 1812. Le prime vere missioni archeologiche cominciarono dal 1828, e dopo il 1830 Petra divenne un luogo di visita, tappa di pellegrinaggi religiosi, e fonte di guadagni per i capi delle tribù dei dintorni.

Tra i tanti poeti ed artisti che si recarono a Petra vi fu, nel 1839, anche il celebre pittore britannico, David Roberts. La prima missione archeologica inglese arrivò nel 1929, e tuttora sono in corso importanti scavi.

Le numerose facciate intagliate nella roccia, riferibili soprattutto a sepolcri, ne fanno un sito molto importante e particolare, che è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1985.

Anche la zona circostante è dal 1993 parco nazionale archeologico. Ancora nel 1992 (i mosaici della chiesa di Petra) e nel 2003 (il complesso funerario nascosto sotto il tesoro) sono state fatte importanti scoperte.

Nel 1998, venne scoperto un gruppo di statue, nel corso di scavi realizzati per abbassare il livello della strada di circa due metri.

Anche se la parte superiore è fortemente erosa, è ancora possibile riconoscere le figure di due commercianti, ognuno dei quali tiene per le redini due cammelli.

Le figure sono quasi il doppio delle dimensioni naturali. Nel 2007, inoltre, Petra è stata dichiarata una delle sette meraviglie del mondo moderno.

La rappresentazione di carovane lungo il Siq sembra abbia solo una funzione di ringraziamento e di rappresentanza perché il Siq di ingresso a Petra non era percorsa dalle carovane che invece accedevano alla città da altri ingressi.

Il Siq costituiva dunque l’accesso religioso al centro, quello riservato per le funzioni e non per il commercio. Esso veniva percorso tranquillamente in quanto le acque tumultuose venivano regolate dalla grande diga e dai suoi numerosi canali sotterranei e non. Oggi purtroppo la zona è inondata con grave rischio anche dei turisti.

IL SIQ CON LE IMMAGINI VOTIVE

IL SIQ

L'accesso al sito è a nord-ovest, per uno stretto sentiero di montagna, e da est attraverso un canyon lungo circa 1,5 km e profondo fino a 200 m, il Sîq, che costituiva la principale strada di accesso. Il Siq è una buia e stretta gola (in alcuni punti non vi sono più di 2 metri fra una parete e l'altra) che si snoda per circa 1.600 metri per giungere in uno slargo dove troneggia il monumento più noto di Petra, El Khasneh.

Il Siq è una faglia geologica naturale prodotta da forze tettoniche e levigata dall'erosione dell'acqua, ma sembra non venne utilizzato come ingresso carovaniero alla città di Petra. Le muraglie che racchiudono il Siq sono alte fra 91 e 182 metri.

Al suo ingresso vi è quel che resta di una enorme diga, ricostruita nel 1963 e poi ancora nel 1991, progettata per sbarrare la foce del Siq e reindirizzare le acque del Wadi Musa ("Valle di Mosè" in arabo). Diga oggi praticamente in disuso, tanto che il sito soffre spesso di piene devastanti. La leggenda narra che Mosè attraversò la valle e colpì l'acqua dalla roccia per i suoi seguaci sul sito di Ain Musa ("La sorgente d'acqua di Mosè" o "Pozzo di Mosè"). 

La gola (Siq) è adorna di alcune edicole religiose e betili dedicati alle divinità locali. Dushara in particolare, la principale tra le divinità nabatee, è rappresentato in un betile. Più avanti, sempre sulla sinistra, un bassorilievo riproduce due carovane che si incrociano, una diretta verso la città, l’altra che se ne allontana.

Lungo entrambe le pareti della gola sono scavate una serie di nicchie votive che indicano il Siq come sacro ai Nabatei, e lungo la gola è stato riportato alla luce il tracciato della Strada Romana, oltre alle canalizzazioni (una scavata nella roccia, l’altra di terracotta) che servivano per approvvigionare d’acqua la città.



LA DIGA

La diga di oggi dovrebbe essere una ricostruzione di quella realizzata dai Nabatei per controllare il Wadi Musa, ma in realtà è in disuso per mancanza di manutenzione. L'ingresso contiene anche i resti di un arco monumentale, del quale solo i due pilastri e alcune pietre dell'arco stesso sono sopravvissute. L'arco è crollato nel 1896 a seguito di un terremoto e nessuno, come per la diga, ha creduto bene di rimetterlo in sesto.

I nabatei, a partire dal II secolo a.c., avevano creato un sistema di dighe e canali per proteggere l'insediamento e conservare l'acqua, ma oggi l'incuria e gli insediamenti urbani selvaggi hanno stravolto questa protezione. Oggi non vi sono dighe a controllo dell'acqua perchè a Petra e le inondazioni sono la minaccia principale alla conservazione dei monumenti. 

Da anni una missione di geologi e tecnici italiani lavora con finanziamenti dell'Unesco proprio per mettere in sicurezza il Siq, il lungo e stretto canyon che porta al cuore di Petra: è anche merito loro se l'alluvione non ha provocato vittime.

Giusto quest'anno la pioggia, invadendo gli alvei trasformati in strade si è diretta verso Petra, dove 3700 turisti stavano ammirando la città scavata nella roccia, e solo la prontezza di guide e venditori di souvenir ha impedito la strage. Urlando, hanno spinto i visitatori fuori dal Siq, la lunga gola e li hanno fatti arrampicare sui percorsi che dominano la tomba del Tesoro. Una corsa contro il tempo, prima che l'acqua travolgesse tutto.

Lungo il Siq vi è un certo numero di locali sotterranei la cui funzione non è chiara. Non sono tombe e non sono abitazioni, forse sono i rifugi delle guardie che difendevano l'ingresso principale di Petra.



LE TOMBE

Le tombe di Petra sono scavate nei canaloni e sui fronti rocciosi delle montagne, mentre l'area urbana, per mancanza di vegetazione, è diventato un ammasso di pietrame e pezzi di roccia per il crollo degli edifici.

Le costruzioni funerarie sono scavate nell'arenaria policroma del paleozoico, roccia prodotta dalla sedimentazione e dall'accumulo di granelli di sabbia, quindi una roccia resistente ma facile da scavare, con variazioni del colore, che vanno dal giallo ocra al rosso fuoco al bianco.

Nei dintorni di Petra si trovano anche rocce contenenti silice, che i Nabatei sfruttavano per produrre un cemento impermeabile. L'ingresso della città è un antico letto fluviale, una profonda gola tagliata nelle alte pareti di arenaria che venne trasformata in trincea viaria deviando altrove il corso del torrente.



I TERREMOTI

L'area di Petra è molto vicina al sistema Mar Morto-Valle del Giordano, caratterizzato da un'intensa attività tettonica, come dimostrarono i terremoti del 19 maggio 363, del 419, del 551 e del 747, che danneggiarono la città e i suoi monumenti.

EL KHASNEH

.:: I MONUMENTI ::.

Nel sito archeologico di Petra ci sono più di 800 monumenti classificati di cui 500 sono tombe. La città si estende su una vasta area di montagne e wadi (letto di un torrente che diventa un canyon), ma ha un unico punto di accesso, al centro visitatori di Wadi Musa, come viene chiamato oggi il centro abitato di Petra.

EL KHASNEH (AL-KHAZNEH)

EL KHASNEH AL FAROUN

El Khasneh ("Il Tesoro",o Khasneh al Faroun, "il Tesoro del Faraone") è il monumento più importante, più suggestivo e meglio conservato (ma si potrebbe fare di meglio) di Petra. La sua scoperta si deve all'intuizione di un archeologo giordano, che, vedendo la strada, la quale conduce alla costruzione, inabissarsi nella sabbia, formulò l'ipotesi che la via di comunicazione con la struttura con il tempo fosse stata ricoperta dalla sabbia, ipotizzando quindi che il livello base del monumento attualmente fosse coperto dalla sabbia.

Fu grazie a questa intuizione che furono scoperte quattro camere di sepoltura con 11 scheletri all'interno (probabilmente della famiglia del re), il che ne rese evidente la funzione di Monumento funerario.Esso è stato scavato nella parete rocciosa di fronte allo sbocco della stretta gola di Siq, e dotato di una facciata monumentale.

La data della costruzione spazia dal 100 a.c. al 200 d.c.. Probabilmente si tratta della tomba del re nabateo Areta III (87-62 a.c.), detto "Filelleno", forse sotto Areta IV o sotto i suoi successori.
L'architettura del monumento è ellenistica e romana.

EL KHASNEH
Il nome deriva dalla leggenda che vuole vi fosse un tesoro fosse nascosto, infatti l'urna intagliata alla sommità del secondo ordine, fu per questo oggetto di spari, nel tentativo di romperla.

La facciata, larga circa 28 m e alta 39,6 m, è suddivisa in due ordini: quello inferiore riprende la facciata di un tempio, con quattro colonne, la relativa trabeazione e il basso frontone con al centro il timpano con testa di Gorgone, circondata dalla vegetazione, ai lati degli acroteri.

A questa si aggiungono due colonne laterali addossate alla parete di roccia, sulle quali prosegue la trabeazione dopo aver formato una rientranza.

Nei comparti laterali sono rappresentati dei cavalli con figure umane, identificate con i Dioscuri.

Nel 2003 vennero scoperte, alla base del lato destro dell'edificio, altre tombe, probabilmente appartenenti alla famiglia di Areta.

Al di sopra di questo sorge il secondo ordine, poggiato su un podio che consente lo sviluppo del frontone sottostante, le cui colonne formano due avancorpi laterali e al centro si spostano sul fondo, formando una specie di finto porticato intorno ad uno spazio centrale.

Qui sorge una una thòlos, o tempietto circolare, coperta da un tetto a cono e sormontata da un'urna sorretta da un capitello.

I RESTI DEI DIOSCURI
Gli avancorpi laterali sono sormontati da mezzi frontoni spezzati, che contribuiscono ad inquadrare la tholos centrale, mentre sugli avancorpi laterali vi sono delle statue su piedistalli, tra cui due vittorie alate ed altre quattro figure di cui non si conosce il significato.

Sulla tholos vi è la statua della Dea Iside al centro. In cima alla facciata sono raffigurate due aquile, erose dalle intemperie.

I capitelli sono grosso modo di ordine corinzio, ma con una ricca decorazione vegetale, molto simili ai locali "capitelli nabatei".

All' interno del primo piano, scavato nella roccia, c'è un profondo porticato, che dà accesso a due ambienti laterali con portali riccamente decorati e ad un'ampia camera centrale con una stanzetta più piccola aperta sul fondo, alle quali si accede mediante alcuni gradini.

I fori ricavati nella parete di roccia interna indicano che in origine questi ambienti erano decorati con un rivestimento in stucco.

Ai lati della porta dell'ambiente centrale sono ricavati sulla facciata della camera due ampi bacini per abluzioni, quindi probabilmente un tempio, dedicato ad una divinità o ad un sovrano defunto divinizzato, e non una tomba.

Lo scavo della facciata monumentale, molto approfondita rispetto alla superficie esterna, ha permesso la sua ottima conservazione, nonostante la perdita dei rilievi che un tempo l'adornavano. Una delle colonne del portico, mancante, è stata ricostruita nel 1960 dal dipartimento delle antichità giordano.

Ai lati della facciata sono presenti file di gradini scavati nella roccia, che dovevano permettere di raggiungerne la sommità. Quando la città era in pieno sviluppo, l'acqua serviva essenzialmente al consumo degli abitanti e degli animali, e successivamente anche per usi agricoli. Vi si coltivavano orzo, grano, alberi da frutta e viti. Sono stati ritrovati dei torchi, probabilmente della dominazione romana, quando il vino aveva largo uso.

Oggi sono visibili, attorno al sito, impianti agricoli su terrazzamenti nel settore di Zurrabeh, creati per difendere i terreni dall'erosione del suolo e per avere rendimenti più elevati. Dopo l'abbandono della città, la mancanza di manutenzione ha portato alla distruzione di quasi tutte le dighe.  Ne rimangono visibili solo alcuni resti e il nome dato ad un particolare tipo di opera per la distribuzione dell'acqua, detta "giardini romani". Attorno a Petra si aggirano anche mandrie di capre nere, specie addomesticata fin dal neolitico.

AL DEIR
AL DEIR

Al Deir (in arabo «il monastero ») è l'edificio più noto di Petra dopo il Khazneh, a cui somiglia molto, anche se la sua facciata ha meno ornamenti. Edificato dai nabatei nel III secolo a.c. come tomba, forse per re Obodas I, re divinizzato, che regnò dal 96 all'86 a.c..

Il Monastero deve il nome alla presenza di croci scolpite sulle pareti dei suoi ambienti interni, evidentemente utilizzato come chiesa in epoca bizantina. Il cortile davanti al Monastero era un tempo circondato da colonne e probabilmente utilizzato per le cerimonie sacre.

La facciata del monumento è larga 45 metri ed è alta 42 metri. Si tratta di una tomba o un edificio legato a un rito funerario, infatti un'imponente urna funeraria alta ben 9 metri è alla sua sommità ed è accessibile solo da una scala.

L'interno è composto da una grande stanza nella parte inferiore della quale vi è un podio accessibile da una piccola scala. L'arrivo di fronte al monumento avviene tramite un sentiero con scale di 800 gradini scavate nella roccia. Questo monumento è protetto poiché dal 6 dicembre 1985, il sito di Petra è iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO.

LA TOMBA DEL PALAZZO

La tomba del palazzo, fa parte del complesso delle tombe reali. Essa è stata scavata ai piedi del pendio della montagna di al-Kubtha, e si distingue dalle altre per le sue dimensioni imponenti.
Il nome: Palazzo le fu attribuito dagli studiosi del XIX secolo in quanto sembra ricordare i palazzi di epoca ellenistica. per la sua grandezza e splendore è stata paragonata alla Domus Aurea dell’imperatore Nerone, rimane però evidente che tutte le decorazioni della facciata siano uniche. 
E’ unica anche a Petra in quanto molti aspetti della facciata li presenta solamente questo edificio. Questa tomba a forma di palazzo contiene diverse stanze e sembra sia appartenuta a un re, ma non sono state ritrovate iscrizioni che possano indicare il re a cui appartenesse.
CASE DEL DJINN

CASE DEL DJINN

Subito dopo l'ingresso, vi sono tre grandi e rustici monumenti chiamati Case del Djinn o Case dello Spirito. Queste strutture che sorgono accanto al sentiero prendono il nome dalla radice del termine "genio". Gli edifici vennero costruiti dai nabatei nel I secolo d.c., ma non se ne conosce la funzione.

Forse si trattava di tombe o di monumenti funerari, o forse erano legati al culto dell'acqua e della fertilità. Il fatto è che in queste grotte non sono stati reperiti manufatti che ne potessero giustificare l'uso.

QASR AL-BINT

QASR AL-BINT

Questo monumento venne eretto dai Nabatei, per le loro divinità, attorno al 30 a.c., i blocchi di arenaria gialla venivano per lo più trasportati da una cava situata a poche centinaia di metri a valle nel Wadi es-Siyagh. Il nome completo del tempio è "Qasr al-Bint al-Pharaun", cioè "castello della figlia del Faraone", nome che gli fu dato dai beduini e costituiva il principale luogo di culto della città nabatea.

Eretto sul cardo maximus poteva essere stato dedicato al Dio Dushara, oppure alla dea Al-Uzza. I romani non abbattevano mai gli Dei delle altre culture, semmai li assimilavano ai loro Dei attribuendogli un nome romano accanto a quello originario. Dopo l'occupazione romana vi venne aggiunto forse il culto degli imperatori romani, secondo altri quello di Apollo. Infine fu distrutto, nel III secolo, con l'avvento della nuova religione cristiana che mal sopportava gli antichi Dei pagani.

Originariamente il tempio era alto 23 metri e aveva scalinate di marmo, e imponenti colonne con capitelli dotati di decorazioni floreali. L'Adyton o Sancta sanctorum del tempio, sicuramente conteneva un simulacro della divinità ed era il più grande luogo di culto della città.

Il tempio, probabilmente già interdetto e danneggiato verso la fine del III secolo, è stato quasi completamente distrutto dal terremoto del 363 prima di essere presumibilmente abbandonato. È stato ampiamente restaurato nel XX secolo.

TOMBA DELL'OBELISCO

TOMBA DELL'OBELISCO

La costruzione, del I secolo d.c., è un monumento funerario al cui centro è rappresentata una figura antropomorfa, oggi erosa dalle intemperie, attorniata da quattro obelischi, che nell'insieme rappresenterebbero le cinque persone sepolte nella tomba.

La tomba fu costruita su una struttura molto più antica, dalla facciata decorata con colonne doriche, che è conosciuta col nome di "triclinio" o sala da pranzo, ed è uno dei numerosi edifici di questo tipo in cui ogni anno si tenevano i banchetti per commemorare i defunti, da cui si comprende l'origine del nome.

STRADE DELLE FACCIATE

STRADA DELLE FACCIATE

Dopo il Siq, il canyon che conduce al Tesoro, Petra prosegue con la via delle Facciate, nota anche come Siq esterno, che conduce alla seconda monumentale tappa della leggendaria città, il teatro. Lungo questa strada si succedono una serie di tombe in cui la commistione degli stili accolti nell’architettura nabatea (greco, romano, egizio, assiro..) si esprime con decorazioni singolari, in un totale di 44 facciate. 

Sulla sinistra, dopo una prima parte crollata a seguito degli agenti atmosferici, si levano le facciate di tombe con decorazioni di influenza assira. Sul tetto delle costruzioni, infatti il celebre motivo a scale che salgono e che scendono evoca lo zigurat, di sette gradini corrispondenti ai sette livelli per raggiungere il paradiso.

Superate le tombe con decorazione assira, sul lato destro del canyon si trova la necropoli patrizia, mentre sul sinistro ha inizio la salita che conduce al Sacrificio (circa 45 minut), l’altare sacrificale da cui si gode un panorama incantevole sulla città di Petra.

IL TEATRO ROMANO

IL TEATRO ROMANO

Il Teatro Romano di Petra fu edificato in origine dai Nabatei oltre due millenni fa, nel classico intaglio in pietra, ma dopo la conquista romana, nel 106 a.c, il teatro venne ampliato e adornato all'uso romano per un’accoglienza di circa 8000 spettatori. Caratteristico l'edificio per il suo forte colore rosa.

Questo ha comportato la distruzione delle tombe preesistenti su cui era stato edificata l’opera, probabilmente come teatro sacro con spettacoli dedicati ai defunti. I romani, di spirito molto pratico, si dedicavano più ai vivi che ai morti, per cui credettero bene di sacrificare le tombe per ampliare il luogo dei divertimenti.

PASSAGGIO COPERTO DEL TEATRO ROMANO

Per comprendere la bellezza e lo stile romano del teatro che venne ricostruito praticamente dalla base, basta osservare il porticato coperto che serviva agli attori ma soprattutto ai gladiatori per raggiungere la scena. Le volte erano tutte a blocchi tagliati nella pietra rosata, ed ogni particolare pilastro o colonna era levigato e lavorato.

Le gradinate seguono il pendio naturale, mentre la scena è una costruzione aggiunta dai costruttori. Le discordanze relative al numero di posti che poteva contenere (3000 per alcuni e 7000 per altri) erano dovute allo stato delle ricerche e dei lavori di restauro. Alla luce delle ultime scoperte sembra che il Teatro potesse accogliere circa 8000 posti a sedere. I posti sono suddivisi in 33 emicicli concentrici.

L'ARCO DELLA STRADA COLONNATA

La via centrale di Petra, detta strada colonnata, fu costruita, dopo la conquista romana, del 106, su una vecchia strada nabatea, e costituisce, secondo il modello urbanistico romano, il decumano massimo romano, in direzione est-ovest, tuttavia mancante del cardo che avrebbe dovuto essere in direzione nord-sud. La strada era larga 6 metri, delimitata da imponenti colonne di arenaria rivestite di marmo, e su entrambi i lati si affacciavano i portici che davano accesso alle botteghe.

All'inizio della strada colonnata vi era il ninfeo, una fontana pubblica dedicata alle ninfe, costruita nel II secolo, probabilmente per raccogliere le acque provenienti dal Siq. Della fontana è rimasto molto poco, e solo un gigantesco albero di pistacchio individua il sito del ninfeo. Ugualmente del Palazzo reale sono rimasti solo pochi ruderi. Molto è stato spoliato per edificare le diverse chiese.

La porta di Traiano o del Temenos segnava il passaggio dall'area commerciale della città dall'area destinata al culto del Qasr al-Bint. La porta, dotata di tre arcate, con enormi porte in legno e torri laterali fu costruita dai romani nel II secolo ed era ricoperta di fregi con decorazioni floreali e di figure armate.

LA CITTA' ROMANA

CITTA' ROMANA

L’arrivo dei Romani a Petra portò un rinnovato slancio artistico e architettonico, i dignitari romani edificarono splendide ville con teatro e terme, purtroppo quasi tutto distrutto e comunque solo parzialmente identificato.

Successivamente avvenne il declino dovuto all’affermarsi di Palmira, nel deserto siriano. L’imperatore Adriano visitò Petra nel 130 d.c. ribattezzandola Petra Adriana. In epoca bizantina Petra si trasformò e tornò a essere ricostruita, pur senza raggiungere i successi del passato. In epoca successiva venne distrutta da vari terremoti e minacciata da tribù di predoni del deserto.

TOMBA DI ARONNE

TOMBA DI ARONNE

Aronne, fratello di Mosè e di Miriam, morì in Giordania e fu seppellito sul Monte Hor a Petra, oggi chiamato Jabal Harun (Monte Aronne) in arabo. Sulla sommità venne costruita una chiesa bizantina e, più tardi, un santuario islamico che ancora oggi attrae pellegrini da tutto il mondo.

Si tratta di un modesto edificio del XIII secolo voluto da un sultano mamelucco che si trova sul Jabal Harun (il Monte di Aronne), nella catena di Shara. Si raggiunge dalla fine della città bassa di Petra. Passando dietro al Palazzo della Figlia del Faraone, si prosegue dritto fino all’inizio della salita tenendo sempre d’occhio, fin quando possibile, la posizione della tomba.
Alla tomba si veniva per fare sacrifici di ringraziamento per un voto soddisfatto o per essere andati alla Mecca; una volta arrivati, si sacrificavano animali (pecore, capre).



CHIESA DI PETRA

L'edificio, di origine Nabatea, doveva essere pertinente a un tempio pagano.

Lo prova lo splendido mosaico pluricromatico pagano che raffigura la Dea Atargatis raffigurata con due piante (una è una palma), quindi simbolo di fecondità e con un seno nudo, quindi nell'immagine della Natura Madre che nutre tutte le creature.

L'edificio venne già rimaneggiato ed ampliato dai bizantini verso il 530 e per questo venne chiamata anche chiesa bizantina.

La chiesa, attualmente in fase di restauro, presenta alcuni pavimenti a mosaico, di epoca bizantina, molto ben conservati, e molto probabilmente anche le pareti erano rivestite di mosaici.

La cosa straordinaria però è che le siano rimasti dei mosaici di epoca romana, molto belli e molto pagani.

Fa un certo effetto vedere la bella Atargatis a fianco  ad esempio della velatissima Madonna.



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