PONTE SUL RUBICONE (Emilia-Romagna)



PONTE SUL RUBICONE
Il ponte sul Rubicone è un antico ponte in pietra d'Istria costruito in epoca romana lungo il fiume Rubicone ed è locato a Savignano sul Rubicone, in Emilia-Romagna, già antico centro romano di Compitum, sorto all'incrocio con la via Regina che da Sarsina (municipio romano di Sassina) portava a Ravenna (Municipio romano dell’89 a.c.) e la via Emilia, fatta costruire dal console Marco Emilio Lepido nel 187 a.c..
 
Il ponte romano è costituito da tre grandi arcate di pietra, poggianti su due pilastri centrali. Il tutto è formato da grandi blocchi di pietra d'Istria, una pietra calcare e cristallina compatta e molto resistente che non esiste nella zona, e che proviene appunto dalla penisola istriana.

Pertanto Augusto, che, nella sua riorganizzazione delle regioni romane (italiche), aveva inglobato in parte l'Istria nella Regio X Venetia et Histria onde proteggere i confini orientali dell'Italia romana dai barbari, dovette far importare la pietra di costruzione via di mare.


VEDUTA DEL RUBICONE E DEL PONTE
Il ponte romano di Savignano è il più noto monumento della città di cui è divenuto il suo simbolo, di coraggio e innovazione. La data esatta di costruzione è sconosciuta, da alcuni storici fu definito "consolare" , mentre secondo altri andrebbe collocato all'epoca di Augusto.

Conoscendo l'adorazione di Augusto per Cesare, non è difficile pensare che avesse voluto onorare il ricordo del grande condottiero anche con un ponte sul luogo di "non ritorno" che una volta traversato fece di lui prima il nemico pubblico e poi il dittatore di roma.

Si pensa dunque sia stato fatto erigere da Augusto intorno al I secolo d.c., sul fiume Rubicone traversato da Cesare e dalla sua Legio XIII Gemina nel 49 a.c.

SULLE RIVE DEL RUBICONE

GIULIO CESARE

Svetonio racconta che Cesare vagò per una notte intera prima di recarsi sulle rive del Rubicone, perse l'orientamento e sbagliò la strada, per ritrovare la località dove era accampata la XIIIª legione. Sarà stato un caso o la consapevolezza della gravità della su decisione?

Arrivato sulle rive di quel fiumiciattolo, all'alba del 12 gennaio del 49 a.c., rivolgendosi agli uomini più vicini a lui, cioè i suoi generali, disse:

"Siamo ancora in tempo a tornarcene indietro, ma quando avremo superato quel ponticello tutto dovrà essere regolato con la spada".

Ma coloro che erano intorno a Cesare erano votati a lui, e decisi a seguirlo nel suo e nel loro destino fino alla morte.

Appiano riferisce un'altra frase di Cesare prima di varcare il fatidico fiume:

"E' venuto il momento di rimanere per mia disgrazia al di qua del Rubicone, o di passarlo per la disgrazia del mondo."

Ordinò a cinque coorti di marciare fino alla riva del fiume, ed il giorno successivo lo traversò, pronunciando la storica frase:

 "Alea iacta est", il dado è stato lanciato (o il dado è tratto).

Come dire che non si poteva più tornare indietro.

Secondo quanto narra un testimone oculare, Asinio Pollione, e riportato anche da Svetonio, sappiamo che Cesare non la pronunciò in latino («Alea iacta est») come dicono numerose fonti posteriori, ma in greco, che parlava correntemente, che sicuramente pochi soldati capivano, ma i suoi generali lo capivano benissimo.

Anzi sembra che la frase intera fu:
"Andiamo là, dove i prodigi del cielo e l'ira dei miei nemici mi chiamano: il dado è tratto".

Tito Livio commenta il gran passo con le seguenti parole rimaste famose:
"Alla testa di cinquemila uomini e trecento cavalli Cesare mosse contro l'universo".
Effettivamente combattere Roma era mettersi contro il più grande potere al mondo in quell'epoca.



DESCRIZIONE

Il ponte è lungo complessivamente, da sponda a sponda, 24,20 m; gli archi hanno una larghezza massima interna di 6,50 m, mentre la loro altezza massima è di 8,25 m. Il ponte, complessivamente, è largo 7 m e alto 10 m. La carreggiata è solo una, che è divisa in due corsie.

STAMPA DEL PONTE ORIGINALE

DISTRUZIONE E RICOSTRUZIONE DEL PONTE

Il ponte romano fu fatto saltare con l'impiego di cariche di esplosivo dall'esercito tedesco in ritirata nel settembre del 1944. I blocchi di pietra furono però successivamente quasi tutti recuperati, numerati e infine ricollocati al loro posto per la ricostruzione, che fu realizzata tra il 1963 e il 1965.

Nella ricostruzione venne eliminata ogni sovrastruttura successiva all'epoca romana; perciò non furono ricostruiti né il rivestimento medievale di mattoni intorno ai pilastro centrali, né le due spalline laterali pure in mattoni (che erano invece romane anche se di epoca più tarda), sostituite da una semplice ringhiera in ferro. 

Un ulteriore restauro, concluso nel 2005, ha portato al rifacimento del manto stradale, alla giusta eliminazione delle ringhiere in ferro e al ripristino delle spalline laterali in mattoni, come era in antico.

FOTOGRAFIA DEL PONTE ORIGINALE PRIMA DELLA DISTRUZIONE E LA RICOSTRUZIONE

NON PLUS ULTRA

Il fiume Rubicone nel I secolo a.c. segnava il confine fra l’Italia e la Gallia Cisalpina. Quella Gallia tanto temuta dai Romani, quella stessa del sacco di Roma del 18 luglio del 387 a.c., avvenuto per opera dei Galli Senoni guidati da Brenno, uno degli episodi più traumatici della storia di Roma, che portò alla distruzione di opere d'arte, persone barbaramente trucidate, comprese donne, anziani e bambini, incendio di ville, templi e monumenti, riportata negli annali con il nome di Clades Gallica, ossia sconfitta gallica. 

Ma il timore dei Romani verso i Galli aveva pur esso un nome: il Metus Gallicus, il Terrore Gallico. Giulio Cesare spense quella paura attraverso 9 anni di guerra. Ora nessun magistrato poteva varcare il Rubicone a capo di un esercito senza il consenso del Senato, e quel consenso Cesare, che aveva sottomesso tutta la Gallia raccogliendo un ricchissimo bottino, non lo ebbe mai, ma il suo gesto di attraversare il Rubicone cambiò per sempre la storia del mondo.

"Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente unico imperatore"
(Theodor Mommsen, Storia di Roma antica - Libro V .. XI)



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