PORTICO DI FILIPPO - PORTICUS PHILIPPI

PLASTICO DEL PORTICO DI FILIPPO AL CENTRO

Il portico di Filippo (in latino: Porticus Philippi) era un portico collocato nella Regio IX Circus Flaminius. Di questo portico nulla è rimasto. Nel 29 a.c., Lucio Marcio Filippo, il patrigno di Augusto, restaurò il tempio di Ercole delle Muse e costruì attorno ad esso un quadriportico. È rappresentato sulla Forma Urbis Severiana (frammento 33). 

Le fonti riportano che vi si conservavano famose opere pittoriche e vi si trovavano numerose botteghe di parrucchieri. Questo quadriportico, situato lungo il lato NE del Circus Flaminius tra il Porticus Octaviae e la Petronia Amnis, racchiudeva il Tempio di Ercole Musarum (ad esempio, Plinio, NH 35.66: in Philippi porticibus; indice n. 31 a). 

M. Fulvius Nobilior potrebbe averlo costruito tra il 187 e il 179 a.c. (Eumen., Pan. 5.7.3; Coarelli 466-67), ma secondo Ovidio (Fast. 6.801-2) e Svetonio (Aug. 29.5), Lucius Marcius Philippus, che trionfò nel 34 o 33 a.c., restaurò il tempio di Hercules Musarum e costruì il portico intorno ad esso. 

Vicino al tempio si trovava il luogo di riunione formale del collegium poetarum (Val. Max. 3.7.11; Plinio, NH 34.19), che potrebbe essere stato istituito a Roma nel periodo in cui fu costruito il tempio (Coarelli 472, Tamm).



LUCIO MARCO FILIPPO

Filippo fu eletto console nel 56 a.c. e in seguito si legò alle fortune della famiglia di Cesare si che dopo la morte di Gaio Ottavio sposò Azia, figlia di Giulia, a sua volta sorella di Cesare. In questo modo Filippo divenne padre adottivo di Ottaviano, il futuro imperatore Augusto.

Nonostante la stretta relazione con Cesare, durante la guerra civile Filippo restò neutrale e quando il Senato nel 49 a.c. prese misure contro Cesare, restò a Roma, ma poi fu volutamente ignorato quando vennero assegnate le cariche delle province tra i membri più in vista del Senato. Era il minimo che gli potesse capitare.

Successivamente però, grazie alla proverbiale clemenza di Cesare, ottenne il permesso da Cesare stesso di astenersi dal conflitto e ciò gli permise di rimanersene indisturbato in Italia per tutto il periodo della guerra con Pompeo.

Anche se Filippo aveva mostrato una certa freddezza verso la causa cesariana, Cesare continuò a manifestargli la propria stima e amicizia, perchè da quell'uomo superiore che era valutava gli uomini non per quanto gli fossero favorevoli ma da dalle qualità del loro carattere.

Filippo, dopo l'assassinio di Cesare, cercò di dissuadere il giovane Ottaviano, suo figliastro, dall'accettarne l'eredità per paura che il suo figliastro potesse correre seri pericoli ma non aveva fatto conto dei sogni e delle ambizioni di Ottaviano.

PORTICO DI FILIPPO

FABIANO NARDINI

"Del Portico di Filippo fà mentione Plinio nel libro 35, più volte dicendo nel capitolo essere in quel Portico una Elena di Zeusi, un Libero, un Alessandro putto, un Hippolito d'Antifilo e nel capitolo II esservi la guerra Trojana dipinta in più tavole da Teodoro. 

Rufo e Vittore il pongono in questa Regione e da Martiale nell'epigramma 50 del quinto libro presso al Tempio d Ercole e si dimostra 'Vites censco Porticum Philippi Si te viderit Hercules peristi' et essendo in quell'epigramma concetto di Martiale che Labieno ancorchè vecchio sembrava fanciullo, forse l'Ercole custode era figurato in atto scacciante i ragazzi dalla folla del Circo. 

Et essendo quel Tempio presso all'Olmo il Portico, o se però gli era a lato, fu facilmente tra l'Olmo e la piazza de Cavalieri incontro all'altro d'Ottavio. Così tra il Circo Flaminio e il Teatro Pompejano si chiudeva all'intorno tutto lo spazio come Foro in cui forse la Curia di Pompeo rispondeva e decentemente tra quel Teatro e il Portico di Filippo."

(Roma Antica - Fabiano Nardini)

POSIZIONE DEL PORTICO

RIDOLFINO VENUTI CORTONESE

"Non è da tralasciarsi dopo veduti questi superbi avanzi di osservare altri su la sinistra della facciata della Chiesa di S Maria in Cacaberis che devono essere avanzi del portico di Filippo I moderni Scrittori lo suppongono il Portico di Gneo Ottavio.

Ma nel riportare un passo di Plinio dove si nota che il portico d'Ottavio aveva le Colonne con capitelli di bronzo smentisce la loro supposizione poiché le Colonne che in oggi rimangono del Portico hanno i capitelli dorici di travertino. Che poi un tal Portico sia di Filippo viene dimostrato dal Signor Piranesi nella sua Iconografia di Roma antica."

(Ridolfino Venuti Cortonese - 1803)



RODOLFO LANCIANI

PORTICVS PHILIPPI. "Restauro e ingrandimento del monastero di s. Ambrogio alla Massima. L'atto assai importante, relativo a questi lavori, si trova nel prot. di Ponziano de Ponziani a e. 63, A. S. Autonio Nibby cosi scriveva di questo edificio nel 1838. 
« Del portico di Filippo avanzi sopra terra non rimangono. Ma io che sono nato sulle sue rovine, e che vi ho abitato per ben quattro lustri, posso accertare che dentro le cantine di tutte le case comprese fra la piazza delle Tartarughe, il monastero di s. Ambrogio, etc. e qua e la dentro i muri delle case appariscono tali indizi, che se un giorno si sgombrasse il suolo e si demolissero i fabbricati, come si fece al Foro Traiano, si avrebbero risultati importanti per la topografia e per le arti ». (R. A. tomo II, p. 609). 
Il piedistallo di una delle muse di Ambraeia, portate in Roma da M. Fulvio Nobiliore in occasione del trionfo etolico dell'anno 565 (CIL. VI, 1307) fu scoperto l'anno 1868, quasi di fronte al portone maggiore del monistero di s. Ambrogio. Vedi de Rossi in Bull. Inst. 1869, p. 9."
(Rodolfo Lanciani)
RESTI DEL PORTICO DI FILIPPO (PIRANESI)

ANTONIO NIBBY

1520. PORTICVS PHILIPPI. Restauro e ingrandimento del monastero di s. Ambrogio alla Massima. Autonio Nibby cosi scriveva di questo edificio nel 1838. « Del portico di Filippo avanzi sopra terra non rimangono. Ma io che sono nato sulle sue rovine, e che vi ho abitato per ben quattro lustri, posso accertare che dentro le cantine di tutte le case comprese fra la piazza delle Tartarughe, il monastero di s. Ambrogio, etc. e qua e la dentro i muri delle case appariscono tali indizi, che se un giorno si sgombrasse il suolo e si demolissero i fabbricati, come si fece al Foro Traiano, si avrebbero risultati importanti per la topografia e per le arti » (R. A. tomo II, p. 609). 
(Antonio Nibby)



IL PORTICUS

Nell'immagine qui sotto possiamo osservare il prospetto del tempio di Ercole, anzi l'Aedes Herculis Musarum, con la sua esedra, la sua cella, il suo recinto e la sua ara, circondata dal Porticus Philippi.

L'Aedes Herculis Musarum era un tempio dedicato a Ercole e alle Muse, ovvero ad Ercole difensore delle Muse, eretto da Marco Fulvio Nobiliore dopo la conquista di Ambracia contro Pirro nel 189 a.c., a seguito, si ritiene, della celebrazione del suo trionfo nel 187 a.c..

Secondo le antiche fonti Fulvio Nobiliore dedicò questo tempio in quanto aveva appreso in Grecia che Ercole era un difensore delle muse (musagete), ma più ragionevolmente che volesse ingraziarsi Ercole e pure le Muse, a cui aveva derubato i tesori nei templi, durante il saccheggio della città.

In questo novello tempio romano infatti Fulvio Nobiliore pose una copia dei Fasti, con annotazioni supplementari, e le statue delle nove Muse, opera di ignoto, e di Ercole che suona la lira, che aveva preso ad Ambracia. Desiderando evitare la collera di Ercole e delle Muse per aver violato la città che essi proteggevano, credette bene di trasferirle ed offrire loro una città ben più degna e una sede templare più degna.

SEZIONI DEL PORTICO

Per impreziosire il nuovo tempio vi venne collocato anche un sacello bronzeo dedicato alle Muse, che risaliva addirittura all'epoca di Numa Pompilio e che era stato conservato fino ad allora nel tempio di Onore e Virtù. Evidentemente il senato approvò, altrimenti il trasferimento non sarebbe stato ammesso. Anzi fece rappresentare sul denario coniato da Quinto Pomponio Musa attorno al 64 a.c.
la statua di Ercole e quelle delle nove Muse.

Come già scritto, nel 29 a.c., il console Lucio Marcio Filippo fece costruire il portico attorno al tempio, e cioè il Porticus Philippi, dopo aver fatto accuratamente restaurare il tempio di Ercole, ridedicandolo al 30 giugno. 

La forma prevalentemente utilizzata del nome del tempio era Herculis Musarum aedes, ma Servio e Plutarco utilizzano la forma Herculis et Musarum. Il portico, situato nella Regio IX Circus Flaminius occupava la parte del Campo Marzio a ovest della Via Lata, nella parte nord occidentale di Roma.

L'autore del Portico fu dunque Lucius Marcius Philippus, della gens Marcia, console nel 56 a.c. con Gneo Cornelio Lentulo Marcellino e sposo di Azia, figlia di Giulia, colei che fu testimone e accusatrice, nel caso del sacrilegio di Publio Clodio Pulcro nel 62 a.c.

Comunque fu lui, nel 29 a.c., a restaurare il tempio di Ercole delle Muse, detto "Herculis Musarum aedes"e costruì attorno ad esso un quadriportico che è rappresentato sulla Forma Urbis Severiana (frammento 33). 

Nell'immagine qui sotto riportata, la presupposta chiesa di Santa Maria in Cacaberis, posta appunto in Via dei Calderari, che trae la sua denominazione dai caccabarii, cioè dai ‘calderari’ che numerosi svolgevano la loro attività nella zona. Le due colonne, indubbiamente romane, apparterrebbero al Portico di Filippo, e in effetti sono doriche e in travertino, come fa notare il Ridolfino.

PRESUPPOSTA EX CHIESA S MARIA IN CACABERIS 

LA FORMA URBIS

Un frammento della pianta marmorea severiana (Rodríguez Almeida, Forma) raffigura una parte del recinto; la sua facciata Sud è una diretta continuazione del muro Sud del Porticus Octaviae. Il perimetro esterno del porticus potrebbe essere stato costituito da un muro con una sola fila di colonne, dal momento che Castagnoli (1983, 99) interpreta la seconda fila di punti sulla pianta marmorea severiana come alberi (contrariamente a Richardson 359, che avanza la teoria di un doppio colonnato). 

Sembra inoltre che, a differenza della Porticus Octaviae, il tempio fosse completamente chiuso dal colonnato e privo di un ingresso monumentale (Viscogliosi 146). All'interno del portico è raffigurato:
- un podio orientato a Sud (circa 48 x 21 m, H. 3,5 m; Coarelli 476) con un'esedra (diam. 11 m) sul lato nord. 
- Sui lati lunghi del podio sono raffigurate 12 nicchie (largh. 3,5 m), forse per la collocazione dei fasti (Macrob., Sat. 1.12.16; Coarelli 480-82). 
- Sulla sommità del podio sono rappresentate due strutture circolari, identificate rispettivamente come il tempio e l'altare di Hercules Musarum. 
- A nord del podio si trova una fila di 9 basi rettangolari, forse per le statue delle Muse (Coarelli 483), poiché a un certo punto l'edicola delle *Camene fu spostata dal tempio di *Honos e Virtus all'aedes Herculis et Musarum (Servio, ad Aen. 1.8).

Se tale identificazione corrisponde alla realtà, allora l'esedra sul retro del podio deve essere l'auditorium dove si riuniva il collegium poetarum (Coarelli 483-84). Le strutture pubbliche, forse i servizi igienici, appartenenti al Teatro di Balbus potevano trovarsi a N del portico (Coarelli 475).

La pianta marmorea severiana deve aver raffigurato l'impianto originario del portico, poiché corrisponde ai resti frammentari delle sue mura in cappellaccio di tufo della prima età repubblicana (Castagnoli 1983, 100; Gianfrotta). Il dislivello (circa 3 m) tra la porticus e l'area circostante era probabilmente voluto e finalizzato a evitare danni da inondazione (come nella *Porticus Octaviae e nel Tempio di *Apollo Sosianus; Castagnoli 1983, 100).

PIANTA DEL PORTICO

LE OPERE PITTORICHE

Le fonti riportano che nel portico di Filippo si conservavano famose opere pittoriche e vi si trovavano numerose botteghe di parrucchiere. Fra le opere vengono citate:
Elena di Zeusi, sicuramente una copia del grande pittore greco Zeusi, vissuto nel V - IV secolo a.c. del quale Plinio racconta nella sua Storia Naturale, la novella secondo la quale volendo egli raffigurare Elena di Troia, talmente era famoso per la sua bravura, che avrebbe indotto le cinque più belle vergini della città (Crotone o Agrigento nelle fonti) a permettere ch'egli copiasse di ciascuna ciò che aveva di più bello.
- Libero, ovvero un'immagine di Liber, un antico Dio italico della fecondità, del vino e della sfrenatezza, molto simile a Dioniso.
un Alessandro putto, cioè una pittura di Alessandro Magno da bambino.
un Hippolito d'Antifilo; Antifilo, pittore egizio è giudicato da Quintiliano fra i sette più eccellenti pittori del tempo di Alessandro Magno, con una grande facilità nel dipingere (Inst. Orat., XII, 10, 6), sia quadri grandi che piccoli, e sia a tempera che ad encausto (Plinio, Nat. Hist., XXXV, 114); dipinse Ippolito spaventato da un toro uscito dal mare. Evidentemente era una copia romana.
- diverse immagini della guerra troiana.



BIBLIO

- Samuel Ball Platner - Porticus Philippi- A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Oxford University Press - 1929 -
- Fabiano Nardini - Roma Antica - Stamperia Lorenzo Capponi - Palazzo di Firenze Firenze - 1771 -
- Ridolfino Venuti Cortonese - Accurata, e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma - 1763 -
- Svetonio - Vitae cesaris - Augustus - 29 -
- Appiano di Alessandria - Storia romana - 
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia -XXXV -
- Gaio Giulio Cesare - De bello civili -
- Cicerone - Epistulae ad Atticum - IX -

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