Pindaro:
Una è degli uomini
Una la stirpe dei Numi.
Da sola una madre
Entrambi traiamo il respiro.
Una è degli uomini
Una la stirpe dei Numi.
Da sola una madre
Entrambi traiamo il respiro.
La vergine non era colei che si asteneva dall'accoppiamento, ma colei che non era sottoposta all'uomo, che non aveva marito. Infatti già tra i Romani la vergine nel senso odierno era chiamata "virgo intacta". Così la Dea partorì un figlio, Attis, addirittura senza il concorso del maschio. Questi crebbe e da adulto divenne il suo paredro, a lei sottoposto.
RICOSTRUZIONE DEL TEMPLUM MATRIX MAGNAE |
In un altro mito, forse successivo, Cibele amò il giovane Atys nei boschi della Frigia (oggi Turchia). Quando lui non resistette poi alla ninfa Songaride, Cibele lo fece impazzire; Atys si fece male e alla fine si gettò da una rupe. A quel punto Cibele lo salvò afferrandolo per i capelli: che si trasformarono in chioma, il suo corpo in tronco, e i suoi piedi toccarono la terra come radici formando il pino.
Molti sono i miti in cui la Dea Vergine mette al mondo un figlio che muore e risorge ogni anno, si tratta della vegetazione annuale che permette il nutrimento agli animali erbivori e all'uomo, in particolare tramite la coltura degli orti. Ma per chi sapeva andare oltre, nei Misteri Sacri, era l'uomo, si dice, che moriva e ritornava nelle successive reincarnazioni.
"Cessi l'indugio nella mente tarda: andiamo insieme, seguitemi
alla casa frigia di Cibele, ai boschi frigi della dea,
dove risuona la voce dei cembali, dove rimbombano i timpani,
dove il flautista frigio canta gravemente con flauto ricurvo,
dove le Menadi, che portan l'edera, scuotono con forza il capo,
dove celebrano i santi riti con acuti ululati,
dove è solita quell'errante schiera della dea danzare,
là è bene che noi corriamo con canti gioiosi."
(Catullo - carmen)
VICTIMARI CONDUCONO LA GIOVENCA AL TEMPIO DELLA MAGNA MATER IN PALATINO |
LA CERIMONIA
I Ludi Megalenses si svolgevano dal 4 al 10 aprile in onore della Dea Cybele, Magna Mater, e la ricorrenza del Tempio Magna Matris in Palatino si svolgeva l'11 aprile, il giorno dopo la celebrazione dei Ludi Megalensi, praticamente chiudevano le feste solenni.
Per l'occasione si sacrificava nuovamente una giovenca la cui carne veniva poi cotta mentre la processione coi sacerdoti galli scendeva dal Palatino danzando e cantando alla Madre degli Dei, mentre la Statua veniva portata fin sulla rive del Tevere dove veniva bagnata e coperta di fiori e ghirlande.
Per l'occasione veniva liberato sul greto del Tevere un serpente acquatico ornato da un nastro dorato a ricordo del serpente che accompagnò la nave della Dea da Pessinunte a Roma, serpente ancora scolpito su un fianco dell'Isola Tiberina.
Al loro ritorno la Statua della Dea veniva risposta nel tempio aperto e la Dea veniva avvolta con un manto dorato, mentre a i suoi piedi i fedeli riversavano monete. gioielli ed ex voto in argento, bronzo e terracotta.
Intanto la carne della giovenca era stata tagliata e cotta, e veniva offerta ai fedeli insieme vino sgorgante dalle botti. Al tramonto si chiudevano le porte del tempio e si spegnevano le fiaccole tra le ultime danze e canti dei sacerdoti galli più o meno ebbri.
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