MERCATO OLITORIO CON TEATRO MARCELLO E COLONNA LATTARIA |
ANTONIO NIBBY - Le Mura di roma
« Ma di più vi sono testimonianze di antichi Scrittori, che chiaramente pongono il Foro Olitorio come noi dicemmo extra muros, o per meglio esprimersi fuori della porta Carmentale: Asconio Pediano nelle sue note alla Orazione di Cicerone detta Toga Candìda e siccome della posizione del teatro di Marcello non resta dubbio ed il foro Olitorio è posto concordemente dalli antiquari a S. Nicola in Carcere, di maniera, che i tre tempi, sopra i quali quella chiesa è fondata, probabilmente sono quelli della Pietà, della quale solo pochi frammenti rimangono, dichiara la porta Carmeutale fra il Foro Olitorio, ed il Circo Flaminio, lasciandoli però fuori:
"Ne tamen erretis quod his temporibus Acdes Apollinis in Palatio sit nobilissiini ad nolendi estis,
non hanc a Cicerone significari ut puto, quam post mortem etiam Ciceronis multis anni; Inperator Caesar, que nunc Dìvum Augustum dicimus, post Actianam victoriam fccerit: sed illam demonstrari, quae est extra portam Carme sunt dem inter Forum Olitorium et Circun Flaminium. Eu entra sola tuin demum Romae Apollinis aedes.»
ELEPHAS HERBARIUS
Lasciato il foro Boario dirigendosi verso il foro Olitorio, si incontrava, appena prima di passare la porta Carmenta, un piccolo insieme di templi, con una piazza ed altari. A sinistra, il tempio della Fortuna ed a destra, il tempio di Mater Matuta. Tra i due si ergeva una porta trionfale sormontata da un tempietto.
Qui di fianco al foro olitorio, si elevava il famoso Elephas herbarius, un piedistallo sormontato da una grande statua di elefante, così chiamato, si suppone, in quanto stava mangiando erba. Se il Foro Boario aveva come emblema un bue, il Foro Olitorio aveva un elefante.
COLONNA LATTARIA (Columna Lactaria)
Nel Foro si ergeva anche la Colonna Lattaria, un locale di modeste dimensioni, sormontato da una colonna, dove si ponevano i bambini abbandonati che qualcuno desiderasse prendere o allattare. All'interno del Foro si trovava anche un'area sacra comprendente i tre tempietti dedicati a Speranza, a Giunone Sospita e a Giano.
IL FORO OLITORIO EVIDENZIATO DALLA FRECCIA |
AREA SACRA
Un quarto tempio, costruito da Manio Acilio Glabrione, console nel 191 a.c.e dedicato a Pietas ma pure a Diana, era situato di fianco al tempio di Giano, venne fatto abbattere da Cesare durante i lavori di costruzione del Teatro di Marcello (poi completati da Augusto). Scarsi resti strutturali di questo tempio sono recentemente stati portati alla luce a nord dei tre templi conservati.
Nel corso di recenti scavi condotti in Piazza di Monte Savello sono stati rinvenuti una base di marmo bianco di grandi dimensioni scolpita con scene relative al mito di Ercole ed i resti del piccolo porticato dei templi di Apollo e Bellona. Del Foro Olitorio se ne ebbero le prime notizie nell'XI secolo nel Liber Pontificalis.
Del secondo tempio, quello centrale e più il grande, restano il muro di fondazione, la sottofondazione in travertino della gradinata frontale con la platea (in travertino) dove era situato l'altare, tre colonne con capitelli ionici del pronao; tratti di muro della cella e resti del podio con basi di colonne.
Il tempio, dedicato a Giunone Sospita di metri 30 x 15, doveva avere tre file di colonne sul lato anteriore e due su quello posteriore; fu costruito tra il 197 e il 194 a.c. e restaurato nel 20 a.c.
Del terzo tempio, dedicato a Giano, restano il podio in opera cementizia già rivestito il travertino (ripristinato parzialmente) con due colonne e tre basi di colonne del lato settentrionale, mentre nel muro della chiesa sono inserite altre sette colonne oltre a un pilastro d'anta del lato meridionale con la trabeazione.
Di metri 26 x 15, vi si accedeva tramite una
gradinata frontale, aveva la cella preceduta da un pronao con
due file di sei colonne ioniche in peperino, scanalate e stuccate in stile finto marmo, e fiancheggiata da una fila di colonne sui lati lunghi. Venne costruito da Caio Duilio durante la I guerra punica e poi restaurato da Tiberio nel 17 a.c.
I santuari vennero tutti distrutti nel I sec. a.c. per far posto al teatro di Marcello ma furono rifatti spostandoli a sudest, con ornamenti e statue, ad eccezione del tempio della Pietà per il quale non c’era lo spazio sufficiente e non fu più ricostruito.
Era una piccola piazza compresa tra le pendici del Campidoglio il Teatro di Marcello e l’antico Porto Tiberino, dove oggi sorge il Palazzo dell'Anagrafe. Risale all'età repubblicana (esattamente tra le due guerre puniche) l'edificazione dell'area sacra del foro, con tre templi rivolti al Campidoglio successivamente sottoposti a rifacimenti nel I secolo a.c., oggi ai lati e all'interno della Chiesa di San Nicola in Carcere.
Un quarto tempio, costruito da Manio Acilio Glabrione, console nel 191 a.c.e dedicato a Pietas ma pure a Diana, era situato di fianco al tempio di Giano, venne fatto abbattere da Cesare durante i lavori di costruzione del Teatro di Marcello (poi completati da Augusto). Scarsi resti strutturali di questo tempio sono recentemente stati portati alla luce a nord dei tre templi conservati.
Nel corso di recenti scavi condotti in Piazza di Monte Savello sono stati rinvenuti una base di marmo bianco di grandi dimensioni scolpita con scene relative al mito di Ercole ed i resti del piccolo porticato dei templi di Apollo e Bellona. Del Foro Olitorio se ne ebbero le prime notizie nell'XI secolo nel Liber Pontificalis.
I tre templi, con le facciate rivolte al Campidoglio, e restaurati o rifatti agli inizi del I secolo a.c., sono della Speranza, di Giunone Sospita e di Giano.
Il tempio della Speranza o Spes, costruito da Aulo Atilio Calatino durante la I guerra punica, è il più piccolo e più meridionale dei templi, di cui restano la trabeazione) sei delle undici colonne doriche in travertino originariamente rivestite di stucco a finto marmo, con una cella di metri 25 x 11 con sei colonne sulla fronte e una gradinata. Venne restaurato nel 212 a.c. e poi nel 17 a.c. da Germanico.
TEATRO MARCELLO COL FORO OLITORIO OGGI |
Il tempio, dedicato a Giunone Sospita di metri 30 x 15, doveva avere tre file di colonne sul lato anteriore e due su quello posteriore; fu costruito tra il 197 e il 194 a.c. e restaurato nel 20 a.c.
Del terzo tempio, dedicato a Giano, restano il podio in opera cementizia già rivestito il travertino (ripristinato parzialmente) con due colonne e tre basi di colonne del lato settentrionale, mentre nel muro della chiesa sono inserite altre sette colonne oltre a un pilastro d'anta del lato meridionale con la trabeazione.
SAN NICOLA IN CARCERE |
I tre templi sono tuttora parzialmente visibili essendo stati inglobati nella chiesa di S. Nicola in Carcere, mentre il quarto è stato individuato scavando nell’area limitrofa. Nella zona immediatamente adiacente, lungo il fiume si sviluppava il Porto Tiberino con i suoi magazzini, dai quali si attingevano le merci da portare al mercato.
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