L'ARRINGATORE |
Nome: Marcus Caelius Rufus
Nascita: 82 a.C., Interamnia Praetuttiorum
Morte: 48 a.C., Thurii
Professione: Politico, avvocato ed oratore
L'AVVOCATO
Marco Celio Rufo (Interamnia Praetuttiorum, 82 a.c. – Thurii, 48 a.c.) è stato un politico e oratore romano. Nacque probabilmente a Interamnia Praetuttiorum, (oggi Teramo) nell'82 a.c. da una famiglia di ceto equestre; apprese l'arte retorica da Marco Licinio Crasso ( 115 a.c. – 53 a.c.), politico e generale romano ma soprattutto da Marco Tullio Cicerone, con il quale instaurò una profonda amicizia. Grazie alle sue doti di oratore, tentò di intraprendere come homo novus la carriera politica.
Allievo e amico di Marco Tullio Cicerone, che gli fu maestro nell'arte oratoria, viene ricordato per il suo coraggio e le sue abilità, per aver intentato, ancorchè giovane, alcuni processi contro importanti esponenti dell'aristocrazia senatoria.
FORSE CONGIURATO
Vi sono seri dubbi sul suo comportamento rispetto alla congiura di Catilina del 63 a.c., a cui probabilmente aveva preso parte; tuttavia egli abbandonò i congiurati prima che avvenisse il misfatto, partendo per l'Africa con la spedizione di Q. Pompeo Rufo.
CAUSA CONTRO IBRIDA
Nel 59 a.c., quando, ancora molto giovane, su indicazione di Gaio Giulio Cesare e di Gneo Pompeo Magno, Celio accusò di concussione e di lesa maestà Gaio Antonio Ibrida, che era appena rientrato a Roma dalla provincia di Macedonia, che aveva governato come proconsole dal 62 al 61 a.c.
Probabilmente l'accusa secondaria di partecipazione alla congiura di Catilina fu determinante per la vittoria della causa da parte di Celio, anche se i catilinarii esultarono per la condanna poiché Antonio li avrebbe traditi, assumendo, nel 62 a.c., il comando dell'esercito nella battaglia di Pistoia.
Antonio Ibrida, fratello minore di Marco Antonio Cretico, proconsole, governatore della Macedonia (62/61 a.c.) e console con Cicerone nel 63 a.c., venne accusato nel 59 a.c. di lesa maestà e concussione da Celio Rufo che vinse la causa. Da questo processo ottenne una grande fama, in quanto il difensore dell'accusato era il grande Cicerone.
CLODIA - LESBIA
In quegli anni Celio Rufo abitò presso il Palatino nella casa di Publio Clodio Pulcro e intraprese una breve relazione amorosa con Clodia, sorella di Clodio Pulcro. La donna, più grande di Celio di circa dieci anni, fu la famosa Lesbia cantata da Catullo nel suo Liber Catullianus.
Al principio del 56 a.c. Celio accusò Lucio Calpurnio Bestia (console nel 111 a.c.) "de ambitu", ovvero per i brogli elettorali che questi avrebbe compiuto nella campagna elettorale per l'edilità del 57 a.c., ma stavolta fu la difesa di Cicerone a vincere.
DE VI
Nello stesso anno Celio venne accusato, da Clodia, ora ex amante, di aver partecipato ad atti di violenza compiuti ai danni degli ambasciatori di Tolomeo XII Aulete, (un faraone egizio del periodo tolemaico, regnante dall'80 al 58 a.c. e dal 55 a.c. alla sua morte), ma venne difeso da Cicerone, che pronunciò la brillante orazione Pro Caelio, e che lo fece assolvere.
L'AVVOCATO
Marco Celio Rufo (Interamnia Praetuttiorum, 82 a.c. – Thurii, 48 a.c.) è stato un politico e oratore romano. Nacque probabilmente a Interamnia Praetuttiorum, (oggi Teramo) nell'82 a.c. da una famiglia di ceto equestre; apprese l'arte retorica da Marco Licinio Crasso ( 115 a.c. – 53 a.c.), politico e generale romano ma soprattutto da Marco Tullio Cicerone, con il quale instaurò una profonda amicizia. Grazie alle sue doti di oratore, tentò di intraprendere come homo novus la carriera politica.
Allievo e amico di Marco Tullio Cicerone, che gli fu maestro nell'arte oratoria, viene ricordato per il suo coraggio e le sue abilità, per aver intentato, ancorchè giovane, alcuni processi contro importanti esponenti dell'aristocrazia senatoria.
CATILINA |
FORSE CONGIURATO
Vi sono seri dubbi sul suo comportamento rispetto alla congiura di Catilina del 63 a.c., a cui probabilmente aveva preso parte; tuttavia egli abbandonò i congiurati prima che avvenisse il misfatto, partendo per l'Africa con la spedizione di Q. Pompeo Rufo.
CAUSA CONTRO IBRIDA
Nel 59 a.c., quando, ancora molto giovane, su indicazione di Gaio Giulio Cesare e di Gneo Pompeo Magno, Celio accusò di concussione e di lesa maestà Gaio Antonio Ibrida, che era appena rientrato a Roma dalla provincia di Macedonia, che aveva governato come proconsole dal 62 al 61 a.c.
Probabilmente l'accusa secondaria di partecipazione alla congiura di Catilina fu determinante per la vittoria della causa da parte di Celio, anche se i catilinarii esultarono per la condanna poiché Antonio li avrebbe traditi, assumendo, nel 62 a.c., il comando dell'esercito nella battaglia di Pistoia.
Antonio Ibrida, fratello minore di Marco Antonio Cretico, proconsole, governatore della Macedonia (62/61 a.c.) e console con Cicerone nel 63 a.c., venne accusato nel 59 a.c. di lesa maestà e concussione da Celio Rufo che vinse la causa. Da questo processo ottenne una grande fama, in quanto il difensore dell'accusato era il grande Cicerone.
LESBIA |
CLODIA - LESBIA
In quegli anni Celio Rufo abitò presso il Palatino nella casa di Publio Clodio Pulcro e intraprese una breve relazione amorosa con Clodia, sorella di Clodio Pulcro. La donna, più grande di Celio di circa dieci anni, fu la famosa Lesbia cantata da Catullo nel suo Liber Catullianus.
Al principio del 56 a.c. Celio accusò Lucio Calpurnio Bestia (console nel 111 a.c.) "de ambitu", ovvero per i brogli elettorali che questi avrebbe compiuto nella campagna elettorale per l'edilità del 57 a.c., ma stavolta fu la difesa di Cicerone a vincere.
DE VI
Nello stesso anno Celio venne accusato, da Clodia, ora ex amante, di aver partecipato ad atti di violenza compiuti ai danni degli ambasciatori di Tolomeo XII Aulete, (un faraone egizio del periodo tolemaico, regnante dall'80 al 58 a.c. e dal 55 a.c. alla sua morte), ma venne difeso da Cicerone, che pronunciò la brillante orazione Pro Caelio, e che lo fece assolvere.
Celio accusò di nuovo, nel 56 a.c., Calpurnio Bestia, di brogli elettorali nella campagna elettorale dello stesso 56 a.c., ma il processo non si fece perchè il figlio di Calpurnio, Lucio Sempronio Atrantino, insieme a L. Erennio Balbo e Publio Clodio, accusò Celio di aver partecipato agli atti di violenza contro gli ambasciatori alessandrini giunti a Roma per impedire che il re di Alessandria, Tolomeo XII Aulete, appena destituito, fosse ricondotto al potere grazie a Pompeo.
L'accusa "de vi" (di violenza su persone inviolabili) era molto grave si che ebbe la precedenza e si tenne durante i ludi Megalenses. Al processo partecipò anche Clodia che accusò Celio di averle sottratto denaro e gioielli, e che avesse tentato di avvelenarla. Celio venne difeso da se stesso, poi da Crasso e infine da Cicerone, che lo fece assolvere con la famosa orazione Pro Caelio, in cui diffamò pesantemente Clodia.
IL TRIBUNO DELLA PLEBE
Finalmente libero, Celio nel 52 a.c. divenne tribuno della plebe ma presto venne coinvolto nell'uccisione di Clodio per mano di Tito Annio Milone, difese Milone di fronte al popolo facendo apparire Clodio come provocatore dello scontro in cui rimase ucciso dagli uomini di Milone. Per l'occasione sostenne i senatori contro Pompeo.
Nel 51 a.c., partendo per il proconsolato in Cilicia, Cicerone chiese a Celio di tenerlo informato sugli avvenimenti dell'Urbe; le diciassette lettere che Celio inviò a Cicerone vennero raccolte nell'VIII libro delle "Epistulae ad familiares", narrando la vita di Celio fino al febbraio del 48 a.c.
L'EDILE CURULE
Nel 51 a.c. fu inoltre eletto edile curule per l'anno successivo per cui organizzò pubblici giochi, per i quali richiese a Cicerone l'invio dalla provincia di alcune pantere, e si impegnò a risolvere gli abusi relativi all'erogazione delle acque pubbliche. Fu inoltre coinvolto in un reciproco scambio di accuse con il censore Appio Claudio Pulcro (97 a.c. - 49 a.c.) che aveva in un primo momento appoggiato.
PRO CESARE
Sebbene nelle lettere inviate a Cicerone avesse manifestato simpatia per l'aristocrazia senatoria e avversione per Cesare, Celio mutò con grande franchezza e cinismo i suoi orientamenti alla vigilia dello scoppio della guerra civile: il 1º gennaio del 49 a.c. in senato si propose di deliberare che Cesare dovesse lasciare il comando del suo esercito per non essere dichiarato nemico della patria, ma Celio si oppose al decreto, e in seguito al "senatusconsultum ultimum" del 7 gennaio lasciò Roma per raggiungere Cesare a Ravenna.
Celio confessò a Cicerone di essere passato dalla parte dei Cesariani per via del risentimento verso l'aristocratico Appio Claudio Pulcro e per l'amicizia che invece lo univa al cesariano Gaio Scribonio Curione (90 a.c. - 49 a.c.). Ma dopo un anno già manifestò un profondo disprezzo per i nuovi compagni.
PRETORE PEREGRINO
Tornato a Roma nel 48 a.c., venne nominato pretore peregrino, ma ne restò deluso e con la morte di Curione e Appio Claudio Pulcro, abdicò al partito cesariano e si oppose al pretore urbano Gaio Trebonio che tentava di applicare i provvedimenti economici a favore della plebe emanati da Cesare l'anno precedente.
Alora Celio propose una legge per il condono di un anno di pigione per i locatari, fino ad arrivare a chiedere la totale cancellazione dei debiti; come risultato Trebonio fu scacciato dal suo tribunale, ma il console Publio Servilio Vatia Isaurico radunò delle truppe a Roma e fece pressioni sul senato, circondando la curia, perché approvasse un senatusconsultum ultimum che gli affidasse la difesa della città.
Celio fu dunque deposto dalla carica ed espulso dal senato. Le leggi che egli aveva fatto approvare furono abrogate, e, mentre tentava di difendersi nel Foro, fu scaraventato giù dai rostri mentre la sua sella curule veniva distrutta.
Celio lasciò Roma e andò nel Sud Italia, dove aveva chiesto a Milone, in esilio a Marsiglia per l'uccisione di Clodio, di raggiungerlo. Milone aveva organizzato ludi gladiatori nella zona, e vi possedeva ancora un certo numero di combattenti; Celio lo inviò a Thurii (presso Sibari in Sicilia) per sollevare le popolazioni afflitte da recessione economica contro Cesare.
Egli cercò intanto di rientrare a Roma, ma i suoi uomini, che stavano tentando di prendere Napoli, furono scoperti e Celio fu dichiarato nemico di Roma e dovette fuggire. Milone inviò lettere ai municipi vicini a Thurii invitando chi era oppresso dai debiti a sollevarsi, e liberò gli schiavi dagli ergastula e attaccò la città di Compsa.
Venne però attaccato dal pretore Quinto Pedio, nipote di Giulio Cesare, sotto cui servì durante le campagne militari di conquista della Gallia (58 51/50 a.c.). con la sua legione e Milone fu colpito da un sasso scagliato dalle mura della città e ucciso; segno che la gente non fosse proprio a suo favore.
CLODIA - LESBIA
Si ritiene che Clodia sia stata la Lesbia catulliana e qualcuno ipotizza che Celio Rufo, suo amante dal 59 al 56 a.c., sia il Rufo di cui parlano i carmina 69 e 77 del Liber di Catullo; ma il solo cognomen non prova si tratti del Rufo catulliano, e si ha certezza che il Celio dei carmina 58 e 100 non fosse Celio Rufo. Questi potrebbe invece essere il personaggio amico di Catullo, definito «flos Veronensum iuvenum» («fiore dei giovani veronesi»)..
Che vi sia stato un legame amoroso tra Celio e Clodia è notificato solo da Cicerone nella Pro Caelio, ma potrebbe trattarsi di un'invenzione di Cicerone per screditarla nel processo contro Celio.
CELIO ORATORE
L'abilità oratoria di Celio è testimoniata da Cicerone, Quintiliano e Tacito. Cicerone lo definì «lectissimus adulescens», ovvero «giovane eccellente», perfettamente padrone dell'ars rethorica. Marco Fabio Quintiliano (il primo maestro di retorica stipendiato dal fiscus imperiale) informa che Celio nei suoi discorsi era spesso sarcastico e pure umoristico ridicolizzando gli avversari, rinforzando le sue orazioni con aneddoti divertenti, di modo che il pubblico lo ascoltasse con piacere e simpatia.
Secondo Lucio Anneo Seneca invece fu un tipo molto iracondo, che attaccava briga con chiunque, mentre per Ambrogio Teodosio Macrobio fu uno che tendeva a fomentare disordini tra la folla. Sicuramente c'era del vero, vista la perseveranza con cui si scagliò contro Cesare quando ormai si trattava di una battaglia persa.
BIBLIO
- Luca Canali - Una giovinezza piena di speranze. Autobiografia di Marco Celio Rufo - Milano -Bompiani - 2001 -
- Cicerone - Pro Caelio -
- Quintiliano - Institutio oratoria - VI -
- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma - Newton Compton editori - 2001 -
- Alberto Cavarzere - Introduzione al libro VIII - in Cicerone, Lettere ai familiari - BUR - 2009 -
- Catullo - Carmina -
- Cesare - De bello civili -
L'accusa "de vi" (di violenza su persone inviolabili) era molto grave si che ebbe la precedenza e si tenne durante i ludi Megalenses. Al processo partecipò anche Clodia che accusò Celio di averle sottratto denaro e gioielli, e che avesse tentato di avvelenarla. Celio venne difeso da se stesso, poi da Crasso e infine da Cicerone, che lo fece assolvere con la famosa orazione Pro Caelio, in cui diffamò pesantemente Clodia.
CICERONE |
IL TRIBUNO DELLA PLEBE
Finalmente libero, Celio nel 52 a.c. divenne tribuno della plebe ma presto venne coinvolto nell'uccisione di Clodio per mano di Tito Annio Milone, difese Milone di fronte al popolo facendo apparire Clodio come provocatore dello scontro in cui rimase ucciso dagli uomini di Milone. Per l'occasione sostenne i senatori contro Pompeo.
Nel 51 a.c., partendo per il proconsolato in Cilicia, Cicerone chiese a Celio di tenerlo informato sugli avvenimenti dell'Urbe; le diciassette lettere che Celio inviò a Cicerone vennero raccolte nell'VIII libro delle "Epistulae ad familiares", narrando la vita di Celio fino al febbraio del 48 a.c.
L'EDILE CURULE
Nel 51 a.c. fu inoltre eletto edile curule per l'anno successivo per cui organizzò pubblici giochi, per i quali richiese a Cicerone l'invio dalla provincia di alcune pantere, e si impegnò a risolvere gli abusi relativi all'erogazione delle acque pubbliche. Fu inoltre coinvolto in un reciproco scambio di accuse con il censore Appio Claudio Pulcro (97 a.c. - 49 a.c.) che aveva in un primo momento appoggiato.
GIULIO CESARE |
PRO CESARE
Sebbene nelle lettere inviate a Cicerone avesse manifestato simpatia per l'aristocrazia senatoria e avversione per Cesare, Celio mutò con grande franchezza e cinismo i suoi orientamenti alla vigilia dello scoppio della guerra civile: il 1º gennaio del 49 a.c. in senato si propose di deliberare che Cesare dovesse lasciare il comando del suo esercito per non essere dichiarato nemico della patria, ma Celio si oppose al decreto, e in seguito al "senatusconsultum ultimum" del 7 gennaio lasciò Roma per raggiungere Cesare a Ravenna.
Celio confessò a Cicerone di essere passato dalla parte dei Cesariani per via del risentimento verso l'aristocratico Appio Claudio Pulcro e per l'amicizia che invece lo univa al cesariano Gaio Scribonio Curione (90 a.c. - 49 a.c.). Ma dopo un anno già manifestò un profondo disprezzo per i nuovi compagni.
PRETORE PEREGRINO
Tornato a Roma nel 48 a.c., venne nominato pretore peregrino, ma ne restò deluso e con la morte di Curione e Appio Claudio Pulcro, abdicò al partito cesariano e si oppose al pretore urbano Gaio Trebonio che tentava di applicare i provvedimenti economici a favore della plebe emanati da Cesare l'anno precedente.
Alora Celio propose una legge per il condono di un anno di pigione per i locatari, fino ad arrivare a chiedere la totale cancellazione dei debiti; come risultato Trebonio fu scacciato dal suo tribunale, ma il console Publio Servilio Vatia Isaurico radunò delle truppe a Roma e fece pressioni sul senato, circondando la curia, perché approvasse un senatusconsultum ultimum che gli affidasse la difesa della città.
Celio fu dunque deposto dalla carica ed espulso dal senato. Le leggi che egli aveva fatto approvare furono abrogate, e, mentre tentava di difendersi nel Foro, fu scaraventato giù dai rostri mentre la sua sella curule veniva distrutta.
Celio lasciò Roma e andò nel Sud Italia, dove aveva chiesto a Milone, in esilio a Marsiglia per l'uccisione di Clodio, di raggiungerlo. Milone aveva organizzato ludi gladiatori nella zona, e vi possedeva ancora un certo numero di combattenti; Celio lo inviò a Thurii (presso Sibari in Sicilia) per sollevare le popolazioni afflitte da recessione economica contro Cesare.
Egli cercò intanto di rientrare a Roma, ma i suoi uomini, che stavano tentando di prendere Napoli, furono scoperti e Celio fu dichiarato nemico di Roma e dovette fuggire. Milone inviò lettere ai municipi vicini a Thurii invitando chi era oppresso dai debiti a sollevarsi, e liberò gli schiavi dagli ergastula e attaccò la città di Compsa.
L'ANTICA COMPSA |
Non appena gli giunse la notizia della morte di Milone, Celio, senza far tesoro degli accadimenti, si recò presso i Bruzi per convincerli a rivoltarsi, ma, giunto a Thurii, fu trucidato dalla popolazione oltre che dai militari.
Della capacità oratoria di Celio ci restano solo alcuni frammenti, e il suo personaggio venne apprezzato da alcuni e criticato da altri.
Della capacità oratoria di Celio ci restano solo alcuni frammenti, e il suo personaggio venne apprezzato da alcuni e criticato da altri.
CLODIA - LESBIA
Si ritiene che Clodia sia stata la Lesbia catulliana e qualcuno ipotizza che Celio Rufo, suo amante dal 59 al 56 a.c., sia il Rufo di cui parlano i carmina 69 e 77 del Liber di Catullo; ma il solo cognomen non prova si tratti del Rufo catulliano, e si ha certezza che il Celio dei carmina 58 e 100 non fosse Celio Rufo. Questi potrebbe invece essere il personaggio amico di Catullo, definito «flos Veronensum iuvenum» («fiore dei giovani veronesi»)..
Che vi sia stato un legame amoroso tra Celio e Clodia è notificato solo da Cicerone nella Pro Caelio, ma potrebbe trattarsi di un'invenzione di Cicerone per screditarla nel processo contro Celio.
CELIO ORATORE
L'abilità oratoria di Celio è testimoniata da Cicerone, Quintiliano e Tacito. Cicerone lo definì «lectissimus adulescens», ovvero «giovane eccellente», perfettamente padrone dell'ars rethorica. Marco Fabio Quintiliano (il primo maestro di retorica stipendiato dal fiscus imperiale) informa che Celio nei suoi discorsi era spesso sarcastico e pure umoristico ridicolizzando gli avversari, rinforzando le sue orazioni con aneddoti divertenti, di modo che il pubblico lo ascoltasse con piacere e simpatia.
Secondo Lucio Anneo Seneca invece fu un tipo molto iracondo, che attaccava briga con chiunque, mentre per Ambrogio Teodosio Macrobio fu uno che tendeva a fomentare disordini tra la folla. Sicuramente c'era del vero, vista la perseveranza con cui si scagliò contro Cesare quando ormai si trattava di una battaglia persa.
BIBLIO
- Cicerone - Pro Caelio -
- Quintiliano - Institutio oratoria - VI -
- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma - Newton Compton editori - 2001 -
- Alberto Cavarzere - Introduzione al libro VIII - in Cicerone, Lettere ai familiari - BUR - 2009 -
- Catullo - Carmina -
- Cesare - De bello civili -
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