TITO POMPONIO ATTICO - TITUS POMPONIUS ATTICUS

TITO POMPONIO ATTICO

Nome: Titus Pomponius Atticus
Nascita: Roma, 110 a.c.
Morte: Roma, 31 marzo del 32 a.c.
Moglie: Caecilia Pilea
Figli: Pomponia Cecilia Attica, Titus Pomponius Atticus
Madre: Caecilia Metella
Padre: Tito Pomponio
Professione: Scrittore


Tito Pomponio Attico (110 a.c. – Roma, 31 marzo 32 a.c.) fu cavaliere romano, ma pure finanziere, promotore culturale e scrittore, confidente e consigliere dei potenti dell'epoca. Le notizie sulla sua vita emergono dalla Vita di Attico di Cornelio Nepote e dalle Lettere ad Attico di Cicerone (queste ritrovate da Petrarca).

Di «stirpe romana di antichissima origine, conservò per tutta la vita la dignità equestre, retaggio degli antenati». Fin da ragazzo, Pomponio rivelò la sua brillante natura nella filosofia e nella retorica, conquistandosi le simpatie di Lucio Manlio Torquato (console nel 65 a.c.), Gaio Mario il Giovane (figlio del famoso omonimo) e Marco Tullio Cicerone.



L'EPICUREO

Fu alunno del filosofo epicureo Fedro, su cui orientò le sue scelte di vita. Fu lui a far conoscere Lucrezio a Cicerone, e qualcuno ha ipotizzato che potesse essere lui il vero autore del De rerum natura, di Lucrezio, evidentemente poco sensibile alla personalità di quest'ultimo.

Rimasto orfano di padre si trasferì nell'autunno dell’86 a.c. ad Atene, dove visse un ventennio guadagnandosi il soprannome di “Attico”, per approfondire i suoi studi ma soprattutto per evitare la guerra civile dell’88 a.c., essendo parente del tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo, sostenitore di Mario contro Silla. Seppur fuggiasco aiutò Mario il giovane, dichiarato nemico pubblico, donandogli denaro durante il suo esilio.

T. POMPONIO ATTICO


VITA ATENIESE

Trasferito il suo ingente patrimonio ad Atene, Tito Pomponio si guadagnò la simpatia e la stima degli ateniesi distribuendo gratuitamente frumento e prestando denaro al le finanze pubbliche, sempre pronto ad elargire un nuovo prestito, se il vecchio non poteva essere onorato, a onesti interessi. 

Per questo più volte gli venne offerta la cittadinanza che lui declinò per non perdere la cittadinanza romana.
Silla, comprendendo il suo valore, espugnata Atene il primo marzo dell’86 a.c., voleva portarselo a Roma, ma Pomponio lo dissuase: 

Ti prego, non portarmi contro coloro dai quali mi sono allontanato, lasciando l’Italia per non essere loro compagno contro di te”. 



L'EPISTOLARIO CON CICERONE

Quando poi Cicerone, nel 79 a.c., trascorse sei mesi ad Atene, la loro amicizia si rinsaldò, si da dar luogo a un fittissimo e duraturo scambio di lettere, a partire dal novembre del 68 a.c.. Il tutto ampliato dal matrimonio tra suo fratello Q.Tullio e la sorella di Attico. Inoltre Pomponio fu grande amico del grande oratore Q. Ortensio, uno dei massimi esperti di eloquenza. 

Tornò più volte a Roma ma solo per sostenere i suoi amici durante le elezioni, senza peraltro esserne coinvolto. Secondo il principio epicureo per cui «Tra i beni che la saggezza si procura per raggiungere la felicità, nell'intero corso della vita, l’acquisto dell’amicizia è di gran lunga il più grande».
Scrive Attico a Cicerone: «Per me una certa voglia di brigare ha fatto da guida nella scalata ansiosa alle cariche pubbliche, invece a te un orientamento spirituale tutto diverso, che non è affatto da biasimarsi, ha aperto la strada verso il ritiro tranquillo e onorato nella vita privata».
Infatti Attico, aveva scelto un onestum otium, all'attività militare e politica di Cicerone, che in fondo esecra chi si astiene dalle lotte politiche, tuttavia riconoscendo all'amico, colpevole di essere epicureo, notevoli virtù, come la liberalità, l'onestà, la continenza. 


LA RES PUBLICA IN PERICOLO

Le lettere di Cicerone ad Attico, raccolte in sedici volumi, rivelano comunque i suoi forti timori per la salus rei publicae, cioè che qualcuno per la sua ambizione faccia cadere, come poi fu, la repubblica.

TITO LUCREZIO CARO
Nel 65 a.c. Attico tornò definitivamente a Roma, restò fuori dalla vita pubblica, pur tenendo per gli Ottimati.

Conservò un atteggiamento di assoluta neutralità anche durante la guerra civile romana di Cesare (49-45 a.c.), che, difatti, non importunò Attico, sebbene questi avesse elargito denaro ai suoi amici in partenza per raggiungere Pompeo. 
Dopo l'uccisione di Cesare (Idi di marzo del 44 a.c.), ebbe rapporti amichevoli con Bruto, ma rifiutò l'alleanza politica, pur offrendo
loro denaro.

Aiutò poi i familiari di Antonio quando, dopo la guerra di Modena del 43 a.c., venne dichiarato nemico pubblico e Antonio, divenuto triumviro nell'ottobre dello stesso anno, non solo non pose Attico nelle liste di proscrizione, nonostante fosse amico di Bruto e Cicerone, ma combinò il matrimonio della figlia di Attico, Pomponia Cecilia Attica, con un intimo amico di Ottaviano, Marco Vipsanio Agrippa.


OTTAVIANO

Ottaviano ebbe grande stima di Attico, che frequentò e spesso consultò anche attraverso una corrispondenza epistolare: inoltre fece sposare la figlia di Attico, al suo figliastro Tiberio una nipote di Attico, la figlia di Agrippa, Vipsania Agrippina, anche se il futuro imperatore l'avrebbe, poi, dovuta ripudiare per ragione di Stato. Attico fu in grado di ottenere la benevolenza sia di Ottaviano che di Antonio, pure essendo nemici tra loro.


L'IMPRENDITORE E LO SCRITTORE

Ormai ricco Attico aveva acquistato nel 68 a.c. una vasta tenuta in Epiro, nella regione di Buthrotum (Butrinto) che fu addetta alla vendita di prodotti agricoli e di bestiame, inoltre ereditò un ricco patrimonio da uno zio materno, Quinto Cecilio di dieci milioni di sesterzi oltre alla domus Tanfiliana sul colle Quirinale. Si circondò di schiavi eruditissimi, lettori ottimi e moltissimi copisti. In più guadagnava dai prestiti bancari e da scuole di addestramento dei gladiatori. 

Nella sua enorme ricchezza Pomponio non cambiò mai il suo stile di vita di vita, creando poi nella villa Tanfiliana un notevole centro culturale con «eccellenti lettori e numerosi copisti». Attico stesso fu scrittore prolifico, anche se dei suoi scritti non ci è pervenuto nulla a causa delle devastazioni barbare e religiose.

Seguì puntualmente la storia antica, con il Liber Annalis, dove registrò le magistrature, le leggi, le guerre e altre vicende importanti. Scrisse, poi, ispirandosi a Varrone, le Imagines, schede pinacografiche (rassegna di composizioni erudite greche e romane) di uomini illustri accompagnati da un epigramma (iscrizione poetica encomiastica o dedicatoria). 

Infine, su commissione, scrisse genealogie di prestigiose famiglie romane, e un libro in greco sul consolato di Cicerone.
Attico pubblicò la corrispondenza con Cicerone ma senza la parte scritta da lui, ligio al principio di rimanere nell'ombra.

RESTI DI BUTRINTO

LA MORTE


Pomponio godette costantemente di buona salute, ma all'età di settantasette anni contrasse una violenta malattia intestinale che lo indusse in breve tempo alla morte. Si astenne dal cibo il più possibile dal cibo per evitare di aggravare la malattia, ma dopo quattro giorni dacché aveva preso la decisione di morire e morì pacificamente.

Ciò dimostra che il suo epicureismo non fu una soluzione mentale  per darsi un certo equilibrio, ma qualcosa di vero e sentito interiormente raggiunto. Come da lui predisposto, il suo funerale fu all'insegna della sobrietà senza pompe funebri, ma accompagnato da un’immensa folla popolare.


BIBLIO

- Pierre Grimal - Les mémoires de Titus Pomponius Atticus - Belles Lettres - 1976 -
- M. T. Cicerone - Epistole ad Attico - a cura di C. Di Spigno - Torino - UTET - 1998 -
- Cornelio Nepote - Gli uomini illustri - a cura di L. Canali - Roma-Bari - Laterza - 1983 - 
- Cornelio Nepote - Vita di Attico -  trad. a cura di L. Canali: alere morbum -
- M. Pani - Sul rapporto cittadino, politica a Roma fra repubblica e principato - in Politica Antica - Pisa - Carocci editore - 2011 -

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