VIA TRAIANA-FRENTANA

VIA TRAIANA

IL MOLISE

La regione del Molise fu abitata dai Sanniti, organizzati nelle due entità etnico-politiche dei Pentri (concentrati intorno al massiccio del Matese) e dei Frentani (insediati nella zona costiera). Il territorio molisano passò definitivamente sotto il dominio romano agli inizi del sec. III a.c., in seguito alla sconfitta subita dalla coalizione italica, di cui i Sanniti erano parte, nella decisiva battaglia di Sentino (295 a.c.).

Nel sec. I a.c., la riorganizzazione amministrativa augustea incluse il Molise nella IV regione (Samnium), a eccezione della parte costiera a Sud del fiume Biferno, inglobata nella II regione (Apulia).



I FRENTANI IN ABRUZZO E MOLISE

I Frentani (o Ferentani) erano un antico popolo italico di lingua osca insediato sulla regione costiera adriatica centrale, tra le foci dei fiumi Sangro e Biferno, negli attuali Abruzzo sud-orientale e nel basso Molise. Entrati in conflitto con Roma alla fine del IV sec. a.c., dovettero entrare in alleanza con Roma, conservando però un'autonomia interna.

A differenza di altri popoli osco-umbri, dopo la sottomissione rimasero fedeli a Roma in occasione delle Guerre pirriche, ( 280 - 275 a.c.) nelle quali cadde il generale romano di origine frentana Oplacus, che si battè nella battaglia presso Eraclea (Policoro) e Pandosia nel Golfo di Taranto contro i Greci di Pirro.

Uomini illustri, condottieri, esponenti della cultura, amministratori dell'Erario pubblico, fiorirono in Histonium, città della Frentania, scrivendo spesso nel grande libro della storia della civiltà di Roma capitoli illustri di cui si ha indelebile traccia negli annali.

Fra i tanti condottieri della gente Hosidia, di stirpe Histoniense, spicca il nome del guerriero Oplaco Hosidio, protagonista di un epico avvenimento durante la guerra fra Roma e il re Pirro, nella battaglia di Eraclea.

Pirro sbarcò a Taranto nella primavera dell'anno 280 a.c., forte di un esercito di 25 mila uomini e 20 elefanti. I Romani opponevano due legioni con 20 mila armati, di cui faceva parte un contingente frentano, al comando di Publio Valerio Levino.

DENARIO IN ARGENTO RITRAENTE TRAIANO E LA VIA TRAIANA ( 98-117 D.C.)
Lo scontro avvenne presso Eraclea, e i romani ressero all'urto delle falangi epirote, quando, improvvisamente comparvero gli elefanti bardati di pesanti armature su cui erano posti nuclei di arcieri che presero a flagellare le schiere romane. A questo punto l'esercito di P. Valerio Levino cominciò a sbandare perché, prima di allora, non aveva visto gli elefanti corazzati, ed anche perché la cavalleria tessala ne approfittò per travolgere l'esercito romano più che mai terrorizzato.

La sconfitta costò a Roma la perdita di 10 mila uomini. In questo cruento scontro si innesta l'episodio che ha per protagonista l'histoniense Oplaco Hosidio. Questo era Prefetto delle milizie di una delle due legioni romane. Durante una furibonda mischia Oplaco Hosidio riconobbe Pirro e lo inseguì a cavallo del suo destriero nero dai garretti bianchi.

Appena a tiro scagliò contro il re epirota la sua lancia che, invece di centrare Pirro, colpì al collo il suo cavallo. Frattanto i cavalieri tessali, sgomenti, avevano assistito alla scena, sorpresi per il coraggio dimostrato dal guerriero frentano e, appena ripresisi, intervennero in gran numero circondando il prode Hosidio.

Un cavaliere tessalo, di nome Leonato, fu pronto a trafiggerlo, prima che avesse il tempo di impugnare un'altra lancia per colpire Pirro che, frattanto, era stato disarcionato a causa della caduta del suo cavallo ferito.

ACROPOLI DI FERENTINO

OPLACUS HOSIDIUS

Narra Plutarco in Vite Parallele - Pirro, che il macedone Leonnato si era accorto di un italico che aveva preso di mira Pirro, indirizzava il proprio cavallo contro di lui, ne seguiva i movimenti e disse: "Vedi lì quel barbaro, mio re, in sella a quel cavallo con le zampe bianche? Ha l'aspetto di uno che ha in mente un progetto grande e pericoloso. Ti guarda, ti ha preso di mira è pieno di coraggio e di fuoco e non si preoccupa di nessun altro. Stai attento a quell'uomo."

Pirro rispose: "Leonnato è impossibile sfuggire al proprio destino. Tuttavia né questo, né altro italico avrà a che fare con me senza rimanere impunito!
Mentre i due così parlavano, l'italico Oplacus afferrò la sua lancia, spronò il suo cavallo e si scagliò contro Pirro. Trafisse con la lancia il cavallo del re, contemporaneamente Leonnato accorso trafisse con la propria il suo. I due cavalli caddero, Pirro fu circondato dai suoi che lo portarono via ed uccisero l'italico che si difese con coraggio.

I Frentani combatterono poi al fianco di Roma alla II Guerra Punica partecipando nel 225 a.c. a un contingente di 4000 cavalieri insieme a Marrucini, Marsi e Vestini.
Nel I sec. a.c., l'estensione a tutti gli Italici della cittadinanza romana, decisa in seguito alla Guerra sociale (91 - 88 a.c.) alla quale avevano preso parte anche i Frentani, accelerò la romanizzazione del popolo frentano, da un punto di vista sia architettonico che culturale e politico.

AFFIORA LA VIA TRAIANA A BARI

LA RETE STRADALE ABRUZZESE

La rete stradale nasce, in Abruzzo come nel resto d'Italia, con i Romani, per scopi militari e commerciali. Ai tempi di Diocleziano, ben trenta strade consolari si diramano da Roma e circa altre quattrocento costituiscono l’intera rete dell’Impero. Roma è la caput mundi, ed il perfezionamento della rete stradale è fondamentale per il controllo dei territori. 

Ma i romani prestano la massima attenzione anche alla manutenzione delle strade, tanto che i realizzatori, siano essi, a seconda dell’epoca, consoli o imperatori, riscuotono popolarità più grazie alla restitutio che alla realizzazione ex novo (non dimentichiamo che il giovane Giulio Cesare, che da grande diverrà imperatore, è all’inizio sovrintendente alla via Appia). Le strade consolari sono cosiddette in quanto la loro costruzione viene decisa dai consoli, che ben conoscono le esigenze della guerra oltre che della pace.

La fitta rete stradale romana favorisce lungo i tragitti la nascita di nuove strutture, urbane, rurali o luoghi di culto che siano. In Abruzzo, prima dell’avvento dei romani, già esisteva una rete viaria: quella dei tratturi, e i romani ne utilizzano alcuni dei calles oviariaes per costruire una rete stradale primaria (viae publicae) che collega praefecturae, municipia, villae e templi, e che, nei secoli successivi, collegherà castelli, monasteri e mercati.



CASTRUM TRUENTINUM (ATERNUM)

Truentum, l'antica Martinsicuro, in epoca romana era un importante porto del Piceno meridionale, snodo cruciale per gli scambi commerciali sia dell'attuale territorio teramano che di quello ascolano.

Qui confluivano inoltre due delle principali vie consolari: la Salaria (strada di collegamento tra la costa adriatica e la Capitale) e la Traiana (che invece univa la Flaminia alla Tiburtina).

E fu proprio la posizione strategica della cittadina a spingere i romani a fortificare, nel III secolo a. c., la zona portuale che prese il nome di Castrum Truentinum.

Il tratto da Castrum Truentinum fino ad Aternum prenderà il nome, in epoca successiva, di via Frentana e, ancora più tardi, all’epoca di Traiano, di via Traiana-Frentana, quando cioè l’imperatore Traiano la porterà (transitando per Anxanum-Lanciano) fino al Fortore ed oltre, verso l’Apulia, tracciando così il percorso della futura odierna statale Adriatica.



LA VIA FRENTANA ODIERNA

DA NON CONFONDERSI CON LA VIA FERENTANA LAZIALE

La strada statale 84 Frentana (SS 84) ha oggi un percorso interamente abruzzese, nato dal vecchio tracciato della Strada nazionale del Regno d'Italia 76 Frentana. Essa parte dalla S.S. 17 Appulo-Sannitica (L'Aquila-Foggia, che nacque come diramazione della via Salaria, probabilmente con il nome di via Cecilia), nel territorio di Roccaraso.

Traversati l'Altopiano delle Cinquemiglia, l'Altopiano del Quarto Grande e l'Altopiano di Quarto Santa Chiara, con a sud-est i Monti Pizzi, passato il valico della Forchetta, percorre la valle del fiume Aventino, sul versante meridionale della Majella.

Trascorsi circa 47 km, presso Casoli (prov. di Chieti), si dirama nella S.S. 81 Piceno-Aprutina (già via Viscerale) e, dopo altri 7 km, arriva nei pressi dello svincolo della S.S. 652 "Fondovalle Sangro", vicino Selva di Altino (fondata nel 452 da profughi veneti sfuggiti ad Attila), che collega l'interno del Molise, abitato dai Sanniti alla costa adriatica.

Da qui prosegue attraversando i territori di Casoli (loc. Guarenna) quindi Sant'Eusanio del Sangro, Castel Frentano, Lanciano, Treglio e San Vito Chietino, fino alla SS 16 Adriatica.
La via Frentana attraversa oggi i comuni di Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo (provi. dell'Aquila), Palena, Lama dei Peligni, Taranta Peligna, Civitella Messer Raimondo, Gessopalena, Casoli, Altino, Sant'Eusanio del Sangro, Castel Frentano, Lanciano, Treglio, San Vito Chietino (prov. Chieti).



"STORIA DI VASTO, CITTA' IN ABRUZZO CITERIORE - Luigi Marchesani"

"Sfuggi la città nostra alla memoria ed al sapere del greco geografo Strabone pervenuto a gran fama circa gli  anni trenta avanti Gesù Cristo?
Ei scrisse stare in Frentania Orzio, scoglio di pirati, i quali acconciano i loro abituri con gli avanzi de’naufragii, e vivono vita .bestiale, A qual città fra quelle marine della Frentania si dovesse applicare la umiliante epigrafe di Strabone, fu ciò di acre contesa argomento. 

RESTI CASTRUM TRUENTINUM
Ortona e Vasto ebbero a difensore il Romanelli, che conchiuse esser Tremiti l’Orzio di Strabone. Ben volentieri la città nostra avrebbe rinunziato all'onore della Straboniana menzione per evitare una macchia nella riputazione. Se fede meritano i codici manoscritti osservali in  Parigi da Du Theil, Strabone non ci trascurò: in essi non Orzion, ma Histonion sta grecamente scritto nel riferito testo di Strabone. 

Che un lontano geografo, nativo di altra nazione, errato avesse sulle usanze, su i costumi e sulla civilizzazione di città da lui giammai visitata, non è da meravigliarsene assai; ma che il Romanelli (vissuto tra noi lungamente qual Canonico di S. Pietro, e conoscitore anche delle viscere della patria nostra ) cangiando parere, si uniformasse alla sentenza di Strabone, ciò ne dee sorprendere. Egli, che la giustizia della storia coltivava, risponder doveva a Strabone o che lo scoglio di Pirati non era Istonio, o che gl’Istoniesi erano ben altra gente che Pirati. 

Come chiamar pirati, selvaggi quegl'lstoniesi, i quali, mentre Strabone la sua geografia componeva, viveano sotto civile amministrazione modellata su quella di Roma, godevano privilegi di romani municipi, albergavano le nobili legioni gravi Magistrati romani, ad insigni uomini statue innalzavano, marmi onorifici iscrivevano? 

Di naufraghi avanzi non abbisognava città adorna di Campidoglio, di Tempii, di Naumachia, di vaste cisterne, di consolare strada e di quanti altri edifizii servono alla vita ed al lusso. Scoglio questa città, di cui il fida spianato, aperto, grandeggiava per fabbriche della più ricercata costruzione! Tante cose ben conobbe, anzi descrisse il Romanelli nelle citate opere sue." 

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