CATACOMBE DI S. CALLISTO

CATACOMBE DI SAN CALLISTO
L'etimologia della parola latina "catacumba", da cui in italiano "catacomba", è incerta; oggi si predilige la sua derivazione greca di "cata" "cumba", cioè presso una grotta. Le catacombe furono usate da vari popoli fenici, etruschi ed ebrei usavano seppellire i loro morti in camere sotterranee.

Ma soprattutto ne fecero uso i pagani, delle cui tombe tuttavia quasi nulla è rimasto perchè con l'avvento del cristianesimo vennero svuotate le tombe pagane per sostituirle con quelle cristiane. I cristiani, al contrario dei pagani che in parte inumavano e in parte cremavano i morti, seguirono la pratica inumativa per la fede nella resurrezione dei corpi. 

C'era infatti la credenza che sebbene in ambedue i midi di seppellimento i corpi fossero destinati a scomparire, la resurrezione dei morti potesse effettuarsi solo se il corpo non fosse stato bruciato. Ancora oggi non è previsto dalla liturgia della Chiesa un funerale alla presenza delle ceneri racchiuse in un'urna.

CRIPTA DI SAN CORNELIO ALLE CATACOMBE DI SAN CALLISTO

LE ORIGINI

Le catacombe di S. Callisto, che si estendono per circa 20 km di gallerie, distribuite su quattro livelli, ebbero il primo nucleo delle sepolture risalenti alla metà del II secolo, del tutto pagane, situate in un'area di proprietà, secondo l'archeologo G.B.De Rossi, della famiglia dei "Caecili", dopo il rinvenimento dei numerosi frammenti di sarcofagi nei quali ricorreva frequentemente il nome della famiglia. 

La familia in questione faceva parte della gens Caecilia, un'antichissima famiglia romana plebea ma importante e ricca. I membri di questa gens vennero citati nella storia fin dal V secolo a.c., ma il primo dei Caecilia ad ottenere il titolo di console fu Lucio Cecilio Metello Denter, nel 284 a.c.

Le sepolture vennero trovate frammentate per l'abitudine cristiana di demolire i cimiteri pagani onde sostituirli con quelli cristiani. Se invece si rinvenivano tombe cristiane spesso venivano aperte per traslarne i corpi (evidentemente miracolosamente intatti) per farne delle reliquie distribuendoli nelle chiese alla devozione dei fedeli. Era un addetto del Vaticano a stabilire su sua ispirazione chi mosse morto martire e chi no.

DIPINTI PAGANI DELLA CATACOMBA

G. B. DE ROSSI

Giovan Battista De Rossi, appassionato fin da giovanissimo di archeologia, venne fatto santo dalla Chiesa cattolica. Fin dal 1842 in compagnia del padre gesuita Giuseppe Marchi (notevolissimo archeologo) aveva cominciato a visitare le catacombe romane e nel 1850 riuscì a scoprire le catacombe di San Callisto, presso la via Appia Antica, insieme con Alexandre Panon de Richmont. 

Responsabile della costituzione del "Museo cristiano lateranense", oggi parte dei Musei Vaticani, nel 1854 collaborò con Wilhelm Henzen e Theodor Mommsen alla compilazione del Corpus Inscriptionum Latinarum.

Dopo l'acquisto del terreno, deciso da papa Pio IX, G.B.De Rossi iniziò gli scavi e, nel giro di pochi anni, arrivò a scoperte entusiasmanti: nel 1849 il ritrovamento di una lastra spezzata gli consentì di risalire alla tomba di papa Cornelio, che venne alla luce nel 1852, mentre nel 1854 ritrovò la "Cripta dei papi" e l'annesso "cubicolo di S.Cecilia".


SAN CALLISTO

Quasi tutte le notizie di questo santo si devono a sant'Ippolito, che qualcuno pensa troppo malevolo rispetto alla figura del santo. Strano a dirsi perchè anche colui che scrive, Ippolito, è santo, però fu antipapa per cui qualche "santa" ragione di adombrare un compagno di fede avrebbe potuto averla. 

DIPINTO CRISTIANO DELLA CATACOMBA
Inoltre per quante ne facesse il santo doveva avere un certo charme sulla gente perchè, nonostante il comportamento poco cristiano, se la cavò sempre egregiamente. Alla fine gli venne pure intestata la catacomba, pur non essendo nè martire nè cristiano esemplare. 

Comunque secondo lo scrittore San Callisto sarebbe stato schiavo di Carpoforo un cristiano della famiglia imperiale. Costui affidò grandi somme di denaro a Callisto, che creò una banca in cui orfani e vedove potevano portare i loro soldi. Callisto, però, perse tutto e scappò. . Fuggì, venne ripreso e condannato alla macina. Tuttavia venne graziato ma poco dopo provocò dei disordini in una sinagoga, finendo per essere condannato alle miniere in Sardegna nel 186-189 circa.

Venne liberato dopo il 190-192 e da liberto aprì un banco (di prestiti, ma con quali soldi?) nella III regio di Roma, popolata quasi esclusivamente da cristiani, che fallì travolta dalla crisi inflazionistica del II secolo. 

Venne nominato diacono (un servizio amministrativo e assistenziale subordinato al vescovo) da Zefirino (15º vescovo di Roma e Papa dal 199 alla sua morte, della Chiesa cattolica, che lo venera come santo), che gli affidò la direzione di un cimitero sulla via Appia (appunto le catacombe di San Callisto).

CUBICOLO DEI CINQUE SANTI
Callisto ebbe grande influenza sull'ignorante, analfabeta ed avido Zefirino, ma non si capisce come se ne potè parlare così male visto che anche lui fu fatto santo. Comunque secondo la tradizione, l'imperatore Alessandro Severo, benevolente coi cristiani, addirittura gli tributò onori divini.

Anzi l'imperatore avrebbe conservato la sua immagine in un piccolo tempio nel suo palazzo e avrebbe ordinato la costruzione di un tempio per il Dio dei cristiani, causando l'indignazione dei pagani. In assenza dell'imperatore, egli poté essere catturato, percosso con verghe e defenestrato con un sasso legato al collo, ma poichè come tutti i santi era lento a morire venne infine annegato in un pozzo.

PITTURA PAGANA

CRIPTA DI LUCINA

Da questo primo nucleo, conosciuto con il nome di "Cripta di Lucina" e costituito da un cubicolo doppio ornato di pitture, si sviluppò la grande necropoli, una delle più vaste della Roma sotterranea. All'inizio del III secolo la proprietà dell'intera area vene acquisita dalla comunità cristiana e papa Zefirino (199-217) ne affidò l'amministrazione al primo dei suoi diaconi, Callisto.

Contrariamente all'uso di denominare una necropoli cristiana dal nome del martire o da quello del donatore o dal toponimo della località, le catacombe di S. Callisto presero il nome dal suo amministratore e custode. Divenuto papa nel 217, Callisto, martire della persecuzione di Alessandro Severo, fu sepolto, avendo subìto il martirio in Trastevere, in un cimitero detto "di Calepodio" sulla "via Aurelia".

Nel V secolo le Catacombe di S.Callisto erano uno dei santuari più frequentati dai pellegrini, i quali percorrevano le buie gallerie secondo gli "itinera" obbligati creati da papa Damaso per celebrare il culto dei martiri e santi lì deposti.



In esse furono sepolti circa mezzo milioni di cristiani, tra cui decine di martiri e sedici pontefici. Prendono il nome dal diacono San Callisto che, all’inizio del III secolo, fu preposto da Papa Zeffirino all'amministrazione del cimitero.

Esse riguardano un'area di ben 30 ettari compresa tra la via Appia Antica, la via Ardeatina e la via delle Sette Chiese, a Roma, che ospita diverse aree funerarie e catacombali. Le gallerie, che ospitano più di cinquanta martiri e sedici pontefici, occupano circa quindici ettari e raggiungono una lunghezza di quasi 20 km.

I sepolcri cristiani più antichi sono le cripte di Lucina e la regione detta dei Papi e di Santa Cecilia, dove si conservano tra l'altro le cripte dei Papi e di Santa Cecilia, e i cubicoli dei Sacramenti; le altre regioni sono denominate di San Gaio e di Sant'Eusebio e risalgono alla fine del III secolo, mentre la zona catacombale Occidentale, della prima metà del IV secolo, e la Liberiana, della seconda metà del IV secolo, sono del tutto sotterranee.

RICOSTRUZ. DELLA CRIPTA DEI PAPI

CRIPTA DEI PAPI

Una scala moderna, che ha sostituito quella originale di papa Damaso I (305 - 384), conduce alla regione dei Papi con l'omonima cripta, dove furono sepolti nove pontefici e, si presume, anche otto esponenti della gerarchia ecclesiastica: lungo le pareti sono le iscrizioni originali in greco dei pontefici Ponziano (... - 235), Antero (... - 236), Fabiano (...250), Lucio I (... - 254) e Eutichiano (228 - 283). 

Nella parete di fondo fu deposto anche papa Sisto II (... - 258), ucciso durante la persecuzione di Valeriano. Valeriano emanò due editti, nel 257 e nel 258, che prevedevano la confisca dei terreni religiosi e la condanna non dei fedeli del Cristianesimo, ma della sua gerarchia ecclesiastica, anche perchè detentrice di molte ricchezze.

Tra le vittime vi furono infatti papa Stefano I (... - 257), papa Sisto II, il vescovo di Cartagine Cipriano di Cartagine (210 - 258), Dionisio di Alessandria (190 - 265, strano perchè le persecuzioni finirono con Valeriano), san Lorenzo martire (225 - 258). 

A questi l'agiografia cristiana aggiunge martirii dubbi o impossibili, come quelli di papa Lucio I (... - 254), (secondo il Liber Pontificalis questo papa fu decapitato sotto Valeriano, ma le persecuzioni di Valeriano iniziarono più tardi del marzo 254), Novaziano (tuttavia antipapa 220 - 258), Rufina e Seconda, Gervasio e Protasio, Colomba di Sens, Rustico, Mercurio di Cesarea.

Dal Martirologio Romano del venerabile Pio XII (1876 - 1958)
«14 ottobre - A Roma, sulla via Aurelia, il natale del beato Callisto primo, Papa e Martire, il quale per ordine dell'Imperatore Alessandro, dopo essere stato lungamente tormentato nel carcere colla fame, ed ogni giorno percosso con bastoni, finalmente fu precipitato da una finestra della casa in cui era custodito, e sommerso in un pozzo, e così meritò il trionfo della vittoria

Ma Alessandro Severo (222-235) non perseguitò mai i cristiani, anzi ne liberò il culto e ne fece scrivere su edifici pubblici massime morali cristiane come: “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Nè mai ci furono rivolte pagane contro i cristiani a Roma.

SANTA CECILIA

SANTA CECILIA

Nelle Catacombe di San Callisto venne rinvenuto, nel IX secolo, il corpo di santa Cecilia, avvolto in una trapunta d'oro e miracolosamente intatto, come vuole la tradizione. Oggi nella nicchia c'è la copia della famosa statua di Stefano Maderno, nella stessa posizione, si dice, in cui fu trovata la Santa.

Cecilia era di nobile famiglia romana e, scoperta cristiana, fu decapitata, tuttavia visse ancora tre giorni e, parlando ai fedeli che venivano a visitarla, fra i quali Urbano vescovo, chiese di costruire una chiesa sulla sua casa in Trastevere.

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