LEGIO I MAXIMIANA




La Legio I Maximiana era una legione romana comitatense (soldati di fanteria pesante del tardo esercito imperiale romano), probabilmente fondata nel 296 o 297 dall'imperatore Diocleziano, insieme alla II Flavia Constantia, per difendere la parte meridionale dell'Egitto, la nuova provincia della Tebaide, dalle tribù vicine. Le unità gemelle erano di stanza nel quartiere di Tebe. La legione prende il nome da Massimiano, collega di Diocleziano come imperatore.

La legione è anche conosciuta come Maximiana Thebanorum o Thebeorum ("dei tebani"): poiché nessuna I Massimiana è attestata a Tebe (Egitto) nella Notitia dignitatum, tale nome viene interpretato come un riferimento alla Tebaide. Il cognomen Maximiana è un riferimento all'imperatore Massimiano, collega tetrarchico di Diocleziano.

Nel 354 la I Maximiana era in Tracia, nelle vicinanze di Adrianopoli (oggi Edirne), ed all'inizio del V secolo era stanziata ancora lì. Probabilmente venne coinvolta nella grande battaglia di Adrianopoli (378), in cui i Tervingi di re Fritigern (Goti) sconfissero e uccisero l'imperatore Valente. 

LEGIONARIO DELLA I MAXIMIANA
La Notitia dignitatum (documento dell'inizio del V secolo) riporta la I Maximiana Thebanorum ancora in Tracia, sotto il comando del magister militum per Thracias, mentre la I Maximiana è posta dallo stesso documento a Filae (Egitto, a sud di Assuan), sotto il dux Thebaidos.

Secondo Eucherio, vescovo di Lione del V secolo, questa legione era composta interamente da cristiani e venne spostata da Tebe alla Gallia agli ordini di Massimiano. Quando questi ordinò di reprimere alcuni galli cristiani la legione si rifiutò e venne decimata (ucciso un legionario su dieci). 

Seguirono altri ordini che la legione rifiutò ancora di eseguire, ad opera di san Maurizio che ne era il comandante (ma non era il comandante il responsabile degli ordini? I legionari erano tenuti all'obbedienza!).

Venne quindi ordinata una seconda decimazione ed infine l'intera legione venne sterminata (6600 uomini). Il luogo del massacro fu Agaunum oggi San Maurizio in Vallese (Saint Morriz), sede dell'omonima abbazia e della stazione sciistica.

Eucherio, che la Chiesa fece santo, scrisse la "Passio Acaunensium martyrum": redatto in base alle informazioni fornitegli dal vescovo di Sion, Teodoro, e dal vescovo di Ginevra, Isaac, è il più antico documento sul martirio della Legione Tebea guidata da San Maurizio. Compose inoltre degli opuscoli, fra cui "Lode all'eremo" e "Sul disprezzo del mondo". 

L'esistenza di una Legio I Maximiana, anche nota come Maximiana Thebaeorum è riportata nella Notitia Dignitatum. Denis Van Bercham, della università di Ginevra, ha messo in dubbio la veridicità della leggenda della legione Tebea, notando che la decimazione era un anacronismo e che il servizio di cristiani in una legione prima di Costantino I era  raro. 

Secondo David Woods, professore alla University College Cork, i racconti di Eucherio di Lione sono una completa finzione



LA LEGIONE TEBEA
(Prima Maximiana Thebanorum)


Da: Avvenire.it - Roberto Beretta - 23 luglio 2010
EMBLEMA DELLA I MAXIMIANA


"Non è stato solo Voltaire a definire una "fola" la storia della falange di 6600 soldati romani, tutti di Tebe e tutti cristiani, che alla fine del III o all’inizio del IV secolo sarebbero stati martirizzati nel cantone svizzero del Vallese per aver rifiutato di sacrificare all’imperatore.

La storia viene riportata da Eucherio, vescovo di Lione circa un secolo e mezzo dopo i fatti, autore della Passio acaunensium martyrum: uno scritto per uso liturgico che da una parte attesta l’esistenza di un radicato culto dei tebani, dall’altra rimanda come fonte storica a Teodoro, vescovo di Martigny che nel 386 aveva rinvenuto i corpi di due sconosciuti che poi attraverso alcuni prodigi gli si erano rivelati come martiri: Gervaso e Protaso. 

 I saggi archeologici sotto l’abbazia hanno rivelato l’esistenza di sei tombe e qualche storico suppone anzi che vi si trovasse la fossa comune in cui vennero inumati i soldati romani morti in una battaglia del 56 a.c., se non addirittura alcuni cartaginesi di Annibale incappati in un’imboscata. 

Dunque: la scoperta di tombe militari avrebbe indotto il vescovo Teodoro a "inventare" la leggenda dei martiri, che gli poteva servire per evangelizzare una zona ancora pagana. Ma che bisogno c’era di aggiungere che quei martiri erano tebei, africani, insomma neri?

EMBLEMA DELLA I MAXIMIANA THEBAEORUM
Una legio thebaea nell’ordinamento militare romano esisteva davvero e fu di stanza in Italia verso la fine del IV secolo, allorché l’imperatore Teodosio venne in due riprese a contrastare due usurpatori con le sue truppe orientali. 

La data è contemporanea al vescovo di Martigny Teodoro: potrebbe essere che costui abbia retrodatato di un secolo una realtà a lui nota personalmente, immaginando che i "martiri" scoperti a Agaunum fossero tebani?

Uno studioso, David Woods vi aggiunge che il vescovo voleva invitare i soldati del Nord Italia ad appoggiare il vero imperatore (cristiano) e a non alzare le armi sui civili.

Nello stesso tempo esortava i barbari ad abbracciare la fede cristiana, grazie alla quale i loro predecessori erano stati risparmiati. Un’"invenzione" a scopo teologico-politico.



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