La Legio I Parthica era una legione romana così chiamata per la sua gloriosa vittoria contro i temibili Parti che le guadagnò il nome, la gloria e una discreta somma per ogni soldato. La legio fu creata nel 197 dall'Imperatore Settimio Severo (146 - 211). La presenza della legione nel Medio Oriente è accertata sino agli inizi del V secolo. Sembra che il suo simbolo fosse un sagittario.
La legio venne riunita alle sue legioni sorelle, la II Parthica e la III Parthica, nel 197, dall'imperatore Settimio Severo (Lucius Septimius Severus), che le adoperò per combattere l'Impero dei Parti. La I e la III furono formate con i coscritti siriani che avevano fatto parte dell'esercito di Pescennio Nigro (140 - 194) e che erano rimasti senza unità dopo la sua sconfitta nel 194.
Probabilmente il nome completo della I Legio Parthica era I Parthica Severiana Antoniniana. Severo, che era giunto al potere mediante una guerra civile, sosteneva di essere stato adottato dall'imperatore Marco Aurelio Antonino. Questa falsa adozione potrebbe essere stata commemorata in nome della nuova legione.
La spedizione di Settimio Severo ebbe un grande successo e culminò con il sacco della capitale partica Ctesiphon. Dopo il successo di questa campagna, le legioni I e III Parthica rimasero nella regione, nel campo di Singara (Sinjar, odierno Iraq), in Mesopotamia, per prevenire ribellioni o attacchi dall'Impero dei Parti.
Sotto il regno di Filippo l'Arabo la legione ricevette il titolo onorifico di Philippiana per la fedeltà dimostrata al loro imperatore. I legionari della I Parthica erano di solito mandati in altre province, cioè Licia, Cilicia e Cirenaica, però, nel 360, non riuscì a difendere il proprio accampamento contro un attacco dei Sasanidi, pertanto venne sostituita e inviata a Constantina (attuale Turchia), dove se ne fa menzione fino al V secolo.
La Legio I Parthica venne poi spostata a Nisibis (moderna Turchia), dove rimase finché la città non venne ceduta dal'imperatore Gioviano con una ignominiosa resa ai Sasanidi Persiani nel 363. Secondo Cassius Dio (Storia Romana) la I e la III legione rimasero invece nella regione, perchè Severo annettè la Mesopotamia (nord dell' Iraq) e la trasformò in una provincia. La II legione partica venne invece trasferita ai Monti Albani vicino Roma, dove servì come riserva strategica dell'impero.
La I Parthica stazionava in una fortezza chiamata Singara (oggi Balat Sinjar), dove rimase per secoli, difendendo l'Impero contro i Parti e, dopo la caduta dell'Impero Partico, contro i Persiani Sasanidi.
SETTIMIO SEVERO |
La I Partica dovette probabilmente il nome alle spedizioni del III secolo, come quella condotta dal figlio di Severo, cioè Caracalla, nel 217, e pure alla guerra condotta da Severo Alessandro contro il nuovo Impero Persiano Sasanide.
ISCRIZIONE DELLA I PARTHICA |
Nel 256 Shapur catturò Satala (la fortezza di XV Apollinare), e due anni dopo saccheggiò Trapezus. Quando l'imperatore romano Valeriano cercò di ristabilire l'ordine e invase l'Iraq, fu sconfitto e catturato. Queste sconfitte romane sono ricordate su diversi monumenti sasanidi. Ai soldati romani prigionieri fu ordinato di costruire un ponte nel moderno Shushtar.
Tuttavia, sotto gli imperatori Odaenato di Palmira (r.261-267) e Diocleziano (r.284-305), i romani restaurarono le loro fortune e nel 298 fu concluso un trattato di pace in cui i persiani dovettero rinunciare ai territori della Mesopotamia settentrionale. La I Legione Parthica deve aver avuto un ruolo in queste campagne, ma non abbiamo quasi nessuna informazione al riguardo.
Non era raro che le vessillazioni di una legione fossero inviate in altre parti dell'impero. Dalle iscrizioni, sappiamo che i soldati della I legione Parthica servirono in Licia e in Cirenaica. Il soldato che seppellì il figlio in Cilicia non era probabilmente in missione all'estero, perché la Cilicia è vicina alla Mesopotamia e perchè magari questo soldato apparteneva alla III Parthica.
Nel 360, la I legione Parthica era ancora a Singara, perché viene citata come una delle unità che cercò di difendere la città da un attacco persiano. Purtroppo non ci riuscirono e la I Parthica venne trasferita a Costantina, dove viene menzionata all'inizio del V secolo.
BIBLIO
- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana, LV, 24 -
- C. Wolff - Legio I Parthica - (Yann Le Bohec, Les légions de Rome sous le Haut-Empire) - Lyon - 2000 -
- Stephen Dando-Collins - Legions of Rome - Quercus - London - 2010 -
- Joanne Berry, Nigel Pollard - The Complete Roman Legions - ed. Thames Hudson - 2012 -
- Y. Er, A. Lewin, G. Capecchi - Diversità e interazione culturale in Cilicia Tracheia. I monumenti funerari - Ed. Il Mulino - Bologna - 1991 -
Tuttavia, sotto gli imperatori Odaenato di Palmira (r.261-267) e Diocleziano (r.284-305), i romani restaurarono le loro fortune e nel 298 fu concluso un trattato di pace in cui i persiani dovettero rinunciare ai territori della Mesopotamia settentrionale. La I Legione Parthica deve aver avuto un ruolo in queste campagne, ma non abbiamo quasi nessuna informazione al riguardo.
Non era raro che le vessillazioni di una legione fossero inviate in altre parti dell'impero. Dalle iscrizioni, sappiamo che i soldati della I legione Parthica servirono in Licia e in Cirenaica. Il soldato che seppellì il figlio in Cilicia non era probabilmente in missione all'estero, perché la Cilicia è vicina alla Mesopotamia e perchè magari questo soldato apparteneva alla III Parthica.
Nel 360, la I legione Parthica era ancora a Singara, perché viene citata come una delle unità che cercò di difendere la città da un attacco persiano. Purtroppo non ci riuscirono e la I Parthica venne trasferita a Costantina, dove viene menzionata all'inizio del V secolo.
BIBLIO
- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana, LV, 24 -
- C. Wolff - Legio I Parthica - (Yann Le Bohec, Les légions de Rome sous le Haut-Empire) - Lyon - 2000 -
- Stephen Dando-Collins - Legions of Rome - Quercus - London - 2010 -
- Joanne Berry, Nigel Pollard - The Complete Roman Legions - ed. Thames Hudson - 2012 -
- Y. Er, A. Lewin, G. Capecchi - Diversità e interazione culturale in Cilicia Tracheia. I monumenti funerari - Ed. Il Mulino - Bologna - 1991 -
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