La Legio III Parthica fu una legione creata, come indica il nome, per combattere contro l'impero dei Parti e sembra fu l'ultima legione usata per questo scopo. Secondo una moneta ritrovata ad Orange, l'emblema di questa legione era un centauro ma è noto anche quello del toro.
La legione venne fondata nel 197 dall'imperatore Lucius Septimius Severus (r. 193 - 211), insieme ad altre due legioni sorelle, la I Parthica e la II Parthica. Severus progettò di usarle contro l'Impero Partico.
La spedizione fu un successo e culminò col sacco della sua capitale Ctesifone (Ctesiphon). Secondo quanto scrive Cassius Dio, nelle sue "Storie Romane" la I e la III partica rimasero in questa regione, poichè Severus annesse la Mesopotamia (nord dell'Iraq) e convertì quest'area in provincia romana. Invece la II Parthica venne trasferita sui Colli Albani presso Roma, come riserva strategica dell'Impero.
La Mesopotamia non era una comune provincia, perché i suoi governatori erano prefetti dell'ordine equestre e non governatori senatoriali. Di conseguenza, il comandante della III Parthica non era un senatore, ma un cavaliere romano.
Secondo la Notitia Dignitatum (Est, 35), scritta all'inizio del V secolo, la III legione partica si trovava ad Apadna, a Osrhoene, vicino alla confluenza dei fiumi Chaboras ed Eufrate. La III Parthica venne stazionata in effetti in una fortezza chiamata Rhesaena sui Chaboras superiori (oggi Khabur).
IL SACCO DI CTESIFONTE |
A Rhesaena, che è molto arretrata rispetto alla frontiera attuale, la III Parthica controllava la strada tra gli ex principati arabi Edessa e Nisibis, e difendeva l'impero contro i Parti o, dopo la caduta del loro impero, i persiani sasanidi.
PREFETTO DELLA MESOPOTAMIA |
I sasanidi avevano invaso l'impero romano nel 230 e avevano insediato un imperatore ad Emessa, ma Alessandro Severo riuscì a ristabilire l'ordine e invase l'Iraq. Nel 243 questa guerra fu rinnovata e a Rhesaena la Terza legione, senza dubbio rafforzata, sconfisse l'esercito persiano.
Le monete con la leggenda L III PIA possono riferirsi a questa vittoria, dimostrando pure che l'unità aveva ricevuto il cognome Pia, "pio", per la virtù dimostrata nel combattimento e nei rituali dovuti. Tuttavia monete simili sono state coniate da Decio (249-251), che non è noto per una campagna orientale, per cui qualche dubbio rimane. Altre monete, provenienti da Sidone, suggeriscono che i veterani della III Parthica si stabilirono in quella città.
Nel 244 i Romani invasero nuovamente l'Iraq, ma il loro imperatore Gordiano III morì e gli successe Filippo l'Arabo, che doveva il suo trono al re sasanide Shapur I. La fortuna voltò le spalle all'Impero Romano e nel 256 Shapur catturò Satala (la fortezza di XV Apollinaris), e due anni dopo raggiunse il Mar Nero e saccheggiò Trapezio.
Quando l'imperatore romano Valeriano cercò di ristabilire l'ordine e invase l'Iraq, fu sconfitto, catturato, maltrattato e ucciso. Ai soldati romani prigionieri fu ordinato di costruire un ponte nel moderno Shushtar. Queste sconfitte romane sono ricordate su diversi rilievi rupestri sasanidi.
E' stato ritrovato un pezzo d'oro nel teatro romano di Orange, coniato dall'imperatore gallico Vittorio Vittorino nel 271, e che cita la LEG III PARTHICA, ma forse si trattava di una vessillazione.
Comunque Roma non tardò a risorgere, soprattutto sotto gli imperatori Odaenato di Palmira (261-267) e Diocleziano (284-305), dove vinsero ripetutamente i persiani che nel 298 dovettero firmare un trattato di pace in cui rinunciavano ai territori della Mesopotamia settentrionale. Anche se non si hanno notizie, la III Parthica ha sicuramente partecipato a tali battaglie e con successo.
BIBLIO
- Catherine Wolff - Legio III Parthica - ed. Yann Le Bohec - in "Les Légions de Rome sous le Haut-Empire" tome I - 2000 -
- Joanne Berry, Nigel Pollard - The Complete Roman Legions - ed. Thames Hudson - 2012 -
- Stephen Dando-Collins - Legions of Rome: The Definitive History of Every Imperial Roman Legion - Quercus - London - 2010 -
1 comment:
Peccato che a quei tempi di sconoscevs l'uso del petrolio di cui l'Iraq è ricco.
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