MACROBIO AMBROGIO TEODOSIO - MACROBIUS A. THEODOSIUS



Nome: Macrobius Ambrosius Theodosius
Nascita: 385, Le Kef, Tunisia (forse)
Morte: 430 (forse)
Professione: scrittore, filosofo, grammatico e studioso di astronomia


"Una prima Venere nacque dal Cielo e dalla dea del giorno e a lei consacrato
il tempio che avemmo occasione di vedere in Elide; una seconda sorse dalla
spuma del mare e dalla sua unione con Mercurio sappiamo che nacque il
secondo Cupido; la term, figlia di Giove e di Dione, andb sposa a Vulcano,
ma sappiamo che da lei e da Marte nacque Anteros; la quarta nacque da Siria e
da Cipro, prende il nome di Astarte e si tramanda che abbia sposato Adone"

(Macrobio - Saturnali)

Della vita di Macrobio non si sa molto e quel poco che è stato tramandato dai suoi contemporanei non è del tutto affidabile. Così è stato in dubbio se andasse identificato con il Macrobio che fu proconsole d'Africa nel 410 o col Teodosio prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico nel 430, identificazione oggi condivisa dalla maggior parte degli studiosi.

Macrobio Ambrogio Teodosio, noto anche semplicemente come Teodosio, era dunque un provinciale romano, probabilmente del Nord Africa, che visse all'inizio del V secolo, nell'ambiente pagano di Simmaco, e nel passaggio dell'Impero romano a quello bizantino, in un tempo in cui il latino era diffuso come il greco tra le élite.

Ambrosius Theodosius Macrobius (385 circa – 430 circa) fu scrittore, grammatico, astronomo, e funzionario romano del V secolo. Però come astronomo sostenne la teoria geocentrica il che non gli fa molto onore perchè all'epoca gli astronomi e fisici più evoluti credevano alla terra tonda e l'eliocentrismo.

L'eliocentrismo ipotizza che il Sole sia al centro del sistema solare e dell'universo (la distinzione fra sistema solare ed universo non è stata chiara fino a tempi recenti) mentre il geocentrismo pone la terra al centro dell'universo.

GEOCENTRISMO

Ebbe almeno un figlio Eustatio, a cui dedicò il Commento al Sogno di Scipione ed i Saturnali, ed alcuni lo identificano con Plotino Eustatio, prefetto di Roma nel 462.

In base a varie considerazioni sul contenuto delle sue opere si può concludere che Macrobio fosse senz'altro pagano, tuttavia lo scrittore non prese mai posizioni combattive contro il Cristianesimo, che anzi sembrava ignorare, forse per accortezza ed amore di tranquillità.



LE IDENTIFICAZIONI

- Il Codice Teodosiano registra un praepositus sacri cubiculi, un alto funzionario della corte dell'Impero romano, responsabile capo degli assistenti personali dell'imperatore, i cubicularii, istituito in età tetrarchica, denominato Macrobio nel 422 che però di norma era un eunuco mentre Macrobio ebbe moglie e figli.

- Secondo altri si identificherebbe con il Teodosio dedicatario delle Fabulae di Aviano (IV-Vsecolo).

- Secondo altri ancora ricoprì una carica pubblica che gli conferiva l'appellativo di Vir Illustris e si tende a identificarlo con un prefetto d'Italia in carica nel 483.

- Altri studiosi l'hanno identificato con un Macrobio menzionato nel "Codex Theodosianus" come prefetto del pretorio in Spagna (399-400) ma che si chiamava "Flavio Macrobius Maximianus".

- Secondo alcuni è infine da identificarsi con un Macrobio che nel 410 d.c. fu proconsole d'Africa, e questa sembra la tesi più attendibile.



IL NOME

L'ordine corretto dei suoi nomi è "Macrobio Ambrogio Teodosio", che è il modo in cui appare nei primi manoscritti dei Saturnali, e pure come è dichiarato negli estratti dal suo "De Differentiis" perduto. 

Invece nei manoscritti successivi i suoi nomi furono invertiti in "Ambrosius Theodosius Macrobius", che James Willis adottò per la sua edizione del Commentario. Alan Cameron nota che sia Cassiodoro che Boezio lo chiamarono "Macrobio Teodosio", mentre era conosciuto durante la sua vita come "Teodosio": la dedica al "De Differentis" è rivolta a "Teodosio Symmacho suo" (Teodosio al suo Simmaco), e per l'epistola dedicatoria a Flavio Aviano "Favole", dove è citato come "Theodosi optime".

Nella sua filisofia prevale il neoplatonismo con Plotino (205-266 d.c.), Porfirio (234-305) e Giamblico (280-330), una corrente di pensiero che tendeva a superare le differenze di credo per riconoscere un concetto universale di spiritualità. 

Insomma due cose appaiono certe agli storici moderni: che Macrobio nacque nell'Africa romana e che non professasse il Cristianesimo (come creduto nel Medioevo, e forse è per questo che le sue opere si sono salvate), ma fosse invece pagano.

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ELIOCENTRISMO
LE OPERE

- Commentarii

Nei "Commentarii in Somnium Scipionis", partendo dal "Somnium Scipionis" di Cicerone, scrisse un commentario in due libri, dedicato al figlio Eustazio, in cui emerge il pensiero filosofico neoplatonico: « Dio, che è origine di tutto ciò che esiste, crea la mente, che crea l'«anima del mondo; a sua volta l'anima del mondo, a poco a poco, volgendo indietro lo sguardo, essa stessa, incorporea, degenera fino a diventare matrice dei corpi ».

Ampiamente copiato dal "Commentario sul sogno di Scipione", una delle più importanti fonti per il platonismo nell'Occidente latino durante il Medioevo, il Somnium Scipionis è una parte del sesto e ultimo libro del "De re publica" di Cicerone, su cui Macrobio scrisse un commento neoplatonico. Nel Medioevo, il Somnium Scipionis divenne così popolare che fu inquinato da più copie, e oggi è impossibile stabilirne una autentica. 

Al suo arrivo in Africa, ospite alla corte di Massinissa, Scipione Aemilianus viene visitato dal defunto nonno (adottante), Scipione Africanus, eroe della II Guerra Punica, e si ritrova a guardare Cartagine "da un luogo alto, pieno di stelle, splendente e splendido". I

Il nonno gli annuncia che come ricompensa dopo la morte "abiterà... quel cerchio che risplende tra le stelle..  la Via Lattea", e gli spiega la costituzione dell'universo da un punto di vista stoico e neoplatonico, e così Macrobio disquisisce sulla natura del cosmo e sostiene che il diametro del Sole sia il doppio del diametro della Terra. Tuttavia, Scipione Emiliano vede che Roma è una parte insignificante della terra, e che l'universo è composto da nove sfere celesti. 

IL SIMPOSIO

I SATURNALIA
Gli argomenti sono molto vari: dal nome e dall'origine dei Saturnali si passa a discutere degli antichissimi culti italici (libro I), poi di motti e sentenze celebri (libro II), uno dei quali sposterà la conversazione su Publio Virgilio Marone. 

Questa festa si celebrava ogni anno, dal 17 al 23 dicembre, in onore di Saturno. Si favoleggiava che questi era stato il Dio dell’età dell’oro, quando gli uomini vivevano felici, nell’abbondanza di tutte le cose; e tali condizioni di quel tempo fortunato si volevano rievocare proprio in quei giorni, durante i quali si festeggiava con conviti e banchetti: sia quello pubblico, alla fine del quale i convenuti si scambiavano il saluto augurale, “Io, Saturnalia”; sia quelli privati, dove s’invitavano parenti ed amici per crapulare, giocare ai dadi e scambiarsi doni.

Nel libro dodici personaggi dell'aristocrazia romana ed esponenti della classe senatoria della fine del IV secolo dialogano un po' all'uso greco e con serena intimità conviviale di vari argomenti. L'autore immagina dunque che durante le feste di Saturno alcuni fra i più autorevoli eruditi del tempo, tra i quali vi è il giovane Servio Mario Onorato, grammatico e commentatore romano, conversino su questioni dotte.

Essi si riuniscono a Roma il primo giorno in casa di Vettio Agorio Pretestato, esponenti di rilievo della religione romana, che cercò di proteggere e custodire dall'avanzata del Cristianesimo; fu sacerdote e iniziato di molti culti, oltre che studioso di letteratura e filosofia.

Il giorno successivo si riuniscono in casa rispettivamente del nobile Virio Nicomaco Flaviano, grammatico, storico romano e pagano, che collaborò con Eugenio nell'ultimo tentativo di restaurare l'antica religione romana. 

Il terzo e ultimo giorno si riuniscono presso il senatore e scrittore romano Quinto Aurelio Simmaco, il più grande oratore latino della sua epoca, paragonato dai contemporanei a Cicerone; la sua famosa relazione sulla controversia riguardante l'altare della Vittoria. 

Il libro è anche un compendio di antiche tradizioni religiose romane e antiquarie. In latino: "Saturnaliorum Libri Septem", "Sette libri dei Saturnali ", e consiste in un resoconto delle discussioni tenute nella casa di Vettius Agorius Praetestatus, nobile romano e sacerdote pagano, uomo colto e forbito durante la festa dei Saturnali. Contiene una grande varietà di curiose discussioni storiche, mitologiche, critiche, antiquarie e grammaticali, che si verificano tra gli uomini dotti in un banchetto immaginario.

- Il I libro è dedicato a un'inchiesta sull'origine dei Saturnali e delle feste di Giano, che conduce a una storia e alla discussione del calendario romano, e a un tentativo di derivare tutte le forme di culto da quella del Sole.

- Il II libro inizia con una raccolta di detti, a cui tutti i presenti danno il loro contributo, molti dei quali attribuiti a Cicerone e Augusto; una discussione di vari piaceri, specialmente dei sensi, sembra quindi aver avuto luogo, ma quasi tutto questo è perduto.

- Il III, il IV, il V e il VI libro sono dedicati a Virgilio, sulla sua cultura in materia religiosa, in retorica, sul quanto deve del suo stile ad Omero (con un confronto tra l'arte dei due) o ad altri scrittori greci, o a poeti latini. L'ultima parte del III libro è ripresa con una dissertazione sul lusso e le leggi suntuarie intese a controllarlo.

Dal nome e dall'origine dei Saturnali si passa a discutere degli antichissimi culti italici (libro I), poi di motti e sentenze celebri (libro II), uno dei quali sposterà la conversazione su Publio Virgilio Marone. che è in realtà il fulcro del libro (libro III-VI) dove si discorre di passi difficili e controversi, nonchè della superiorità rispetto ad Omero e dei rapporti fra Eneide e poesia latina arcaica. 

Infine si conclude con discussioni sugli insulti e su risposte a vari quesiti quale il famoso: è nato prima l'uovo o la gallina? (libro VII però incompleto). 

«"Ovumne prius extiterit an gallina?"... ovum prius a natura factum iure aestimabitur. Semper enim quod incipit inperfectum adhuc et informe est et ad perfectionem sui per procedentis artis et temporis additamenta formatur: ergo natura fabricans avem ab informi rudimento coepit, et ovum, in quo necdum est species animalis, effecit: ex hoc perfectae avis species extitit procedente paulatim maturitatis effectu. »

« "È nato prima l'uovo o la gallina?" ...si ritiene, a ragione, che l’uovo sia stato creato per primo dalla natura. Infatti per primo ha origine ciò che è imperfetto e per giunta informe e attraverso qualità e tappe progressive prendono forma le aggiunte (intese come le caratteristiche dell’individuo adulto): dunque la natura cominciò a formare l’uccello da materia informe e produsse l'uovo, nel quale non vi è ancora la specie di animale: da questo a poco a poco ha origine una specie perfetta di uccello in seguito a un progressivo effetto di maturazione. »

(Ambrogio Teodosio Macrobio, Saturnalia VII,16) 

- Il VII libro consiste principalmente nella discussione di varie questioni fisiologiche.

La forma della Saturnalia viene copiato dal Simposio di Platone e dalle Noctes Atticae di Gellio; le autorità principali (i cui nomi, tuttavia, non sono citati) sono Gellio, Seneca, Plutarco ( Quaestiones conviviales ), Ateneo di Naucratita e i commenti di Servio Onorato e altri su Virgilio.

Macrobio recupera un mondo passato per far sopravvivere un'identità culturale in un mondo sconvolto da eventi storici epocali. La salita al potere di Teodosio I, l'obbligatorietà della conversione al cristianesimo e lo spostamento della corte da Milano a Ravenna del 402, poi il sacco di Roma nel 410, segnano la fine di un mondo epico e glorioso a cui Macrobio oppone valori ed ideali di un mondo pagano degno di essere tramandato.

"E" A FORMA D'UOMO CHE SCRIVE, PROBABILMENTE LO STESSO MACROBIO

Sette libri dei Saturnalia

Questo codice della Collezione Plutei della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze contiene il testo completo dei Saturnalia del IV-V secolo dell'autore latino Macrobio. E' una serie di dialoghi tra dotti in un banchetto immaginario in cui si discute di antichità, storia, letteratura, mitologia e altri argomenti. 

Il manoscritto potrebbe essere stato copiato da uno scriba della cerchia di copisti di Bernardo Nuzzi a Firenze. Organizza i sette libri originali di Macrobio in cinque libri. L'iscrizione sul recto del foglio 117 afferma: 
" Questo libro apparteneva al re Mattia di Ungheria; acquistato a Costantinopoli dall'oratore e inviato francese Sir Antonio Bruciolo nella forma che mi fu inviato da Pier Francesco Riccio il 29 febbraio 1544. "

Mattia Corvino d'Ungheria (1443-90) creò la Bibliotheca Corviniana, ai suoi tempi uno delle migliori biblioteche d'Europa. Dopo la sua morte, e soprattutto dopo la conquista di Buda da parte dei Turchi nel 1541, la biblioteca fu dispersa e gran parte della collezione fu distrutta, con i volumi sopravvissuti sparsi in tutta Europa. 

La Collezione Plutei, che contiene un numero di volumi della Biblioteca Corvinus, è composta dai circa 3.000 manoscritti e libri delle proprietà private della famiglia Medici, che, rilegati in pelle rossa con lo stemma dei Medici, erano disposti sulle panchine della Laurenziana quando la biblioteca aprì per la prima volta al pubblico nel 1571. 

Cosimo de 'Medici (1389-1464) è noto per aver posseduto 63 libri nel 1417-18, che crebbe a 150 dal momento della sua morte. I suoi figli Piero (1416-69) e Giovanni (1421-1463) si contesero l'un l'altro nel commissionare manoscritti miniati. 

Lorenzo il Magnifico (1449-92), figlio di Piero, acquisì un gran numero di codici greci e, a partire dal 1480, copie ordinate di tutti i testi mancanti nella biblioteca con l'obiettivo di trasformare la biblioteca mediceo in un importante centro di ricerca. 

Dopo l'espulsione dei Medici da Firenze nel 1494, i libri furono presi dalla famiglia. Giovanni de 'Medici, eletto papa Leone X nel 1513, restaurò la collezione ai Medici, e un altro papa mediceo, Clemente VII (Giulio de' Medici), organizzò la fondazione della Laurenziana.


- De differentiis et societatibus graeci latinique verbi -

cioè " Sulle differenze e le somiglianze del verbo greco e latino ", che è andato perduto. Di questo terzo lavoro sulle differenze e le somiglianze del verbo greco e latino, in effetti possediamo solo un riassunto di un certo Johannes, dubbio identificato con Johannes Scoto Eriugena (IX secolo).

MACROBIO DA' IL LIBRO AL FIGLIO EUSTACHIO (DA COPIA DEL 1100 DEL SOGNO DI SCIPIONE

LE ORIGINI

Si sa poco su Macrobio, di se stesso egli dichiara all'inizio dei Saturnali che era "nato sotto un cielo straniero" ( sub alio ortos caelo ), ed entrambe le sue opere maggiori sono dedicate a suo figlio, Eustachius. Dalle sue opere si presuppone che fosse pagano.

Secondo il latinista Terrot Glover, Macrobius è un greco o nato in una terra di lingua greca, visto la sua profonda conoscenza della letteratura greca. 
Secondo JE Sandys Macrobius è nato in una provincia greca, ma secondo altri Macrobio conosceva molto più il latino che il greco, per cui si presuppone la provincia del Nord Africa, dove si parlava latino.


EUSTAZIO

Macrobio Plotino Eustazio, ovvero Macrobius Plotinus Eustathius, fu un politico romano, praefectus urbi di Roma nel 461/5, probabilmente figlio dello scrittore Ambrogio Teodosio Macrobio.

Delle tessere bronzee quadrate con iscrizioni in argento e di provenienza ignota attestano l'esistenza di un praefectus urbi di nome Plotinus Eustathius nel periodo in cui Ricimero tenne il rango di patricius, ovvero tra il 457 (anno in cui gli fu conferito) e il 472 (anno in cui morì).

È stata spesso proposta la sua identificazione con l'Eustazio figlio di Macrobio, a cui l'autore dedicò sia i Saturnalia sia i Commentarii in Somnium Scipionis; il fatto che Macrobio considerasse Plotino il più grande filosofo insieme a Platone rende verosimile che suo figlio avesse ricevuto il nome di Plotino.

La scoperta di una nuova iscrizione proveniente da Roma, in cui il nome del praefectus è dato come Macrobio Plotino Eustazio, ha dato nuova forza a questa ipotesi; se la dedica di Macrobio padre fosse stata vergata negli anni 430 per un figlio ancora bambino, il Macrobio praefectus urbi avrebbe potuto avere quarant'anni negli anni 460 e dunque essere dell'età giusta per tenere quella magistratura.

Inoltre avrebbe potuto avere un figlio, Macrobio Plotino Eudossio, che negli anni 480 fosse ventenne e amico di quel Quinto Aurelio Memmio Simmaco console del 485 con cui Plotino Eudossio revisionò il testo del Commentarium del nonno Ambrogio Teodosio. La nuova iscrizione attesta che Macrobio Plotino Eustazio si occupò di spostare a proprie spese delle statue antiche da luoghi ormai desolati e nascosti in zone più in evidenza.


LE ALTRE OPERE

Macrobio compose anche un'opera grammaticale dedicata al verbo greco e latino, "De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus", titolo molto migliore rispetto al più diffuso "De differentiis vel societatibus graeci latinique verbi", basato sia su fonti grammaticali greche, soprattutto Apollonio Discolo, che latine (Gellio e una fonte anonima utilizzata anche da Carisio e Diomede).

L'opera nella sua forma originale è andata distrutta ma ne restano molti estratti, i più importanti dei quali sono quelli realizzati nel IX secolo molto probabilmente ad opera di Giovanni Scoto Eriugena, monaco cristiano, teologo, filosofo e traduttore irlandese, filosofo altomedievale e traduttore dell'opera dello Pseudo-Dionigi.

Un altro gruppo di estratti, più limitato ma molto valido, è conservato in alcuni fogli di un manoscritto compilato fra il VII e l'VIII secolo dello Scriptorium di Bobbio, un importante centro scrittorio e biblioteca fondato dall'abate Attala nel VII secolo presso l'Abbazia di San Colombano a Bobbio, che fu per tutto il Medioevo uno dei più importanti centri monastici europei. Nel 982, custodiva oltre 700 codici e tra il VII e il IX secolo fu il maggior centro di produzione libraria in Italia, uno dei maggiori in Europa. 

L'operetta macrobiana è stata poi largamente utilizzata da un trattato grammaticale sul verbo latino, composto forse in area orientale e tramandato anch'esso da un codice proveniente dallo Scriptorium di Bobbio. 

A questo punto è evidente che la perduta trattazione macrobiana fosse destinata, più che ad una utilizzazione scolastica, a spiegazioni e discussioni erudite delle analogie fra il sistema verbale greco e quello latino, utile solo a un lettore colto, che avesse buona formazione linguistica sia in greco che in latino. VInoltre questa trattazione è l'unica opera latina, di cui abbiamo conoscenza fino ad oggi, mirata ad un'analisi sistematica delle somiglianze linguistiche fra greco e latino, che trova qualche analogia solo in alcune sezioni della grammatica di Prisciano.



LA CRITICA

Durante il Medioevo Macrobio fu identificato come un autore cristiano e per questo poté godere di una buona reputazione, che gli permise di essere letto, studiato e citato dai più illustri filosofi come Pietro Abelardo (filosofo, teologo, studioso scientifico e compositore francese). Ciò derivò soprattutto dal fatto che asserì la teoria geocentrica tanto cara ai cattolici perchè non smentiva le sacre scritture.

Le sue opere furono copiate dagli amanuensi nei monasteri e pertanto non venne dimenticato, ma, terminato il Medioevo, forse per la ragione opposta, e cioè in quanto ritenuto cristiano, in un primo tempo non venne considerato dagli umanisti, che poi invece lo ripresero.

L'appartenere ad un periodo così tardo della storia antica non gli ha mai giovato e solo oggi si sta riprendendo lo studio delle sue opere in modo più approfondito, pur con meno intensità rispetto al Medioevo.

In effetti gli studiosi oggi non analizzano tanto l'opera di Macrobio per conoscerne e apprezzarne il pensiero, ma cercano più che altro di dargli una datazione e un'identità. Del resto la sua opera non fornisce spunti storici che è ciò che più preme ai contemporanei.


Edizioni e traduzioni 

- Robert A. Kaster - Macrobius: Saturnalia - Biblioteca classica Loeb - Cambridge - Londra - Harvard University Press - 2011 -
- Percival Vaughan Davies - Macrobius: Saturnalia - New York - Columbia University Press - 1969 -
- William Harris Stahl - Macrobius: commento al sogno di Scipione - New York - Columbia University Press - 1952 - 1966 -
- Macrobius, Ambrosius Aurelius Theodosius (1400s) - Sette libri dei Saturnali: Codice della Collezione Plutei della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze - World Digital Library - Estratto il 28-02-2014 .


BIBLIO

- Ambrogio Teodosio Macrobio - In Somnium Scipionis - (Venetiis..., Per Augustinum de Zannis de Portesio: ad instantia Do. Lucam Antonium de Giunta, 1513 Die xv. Iunii) -
- Macrobio - Commento al sogno di Scipione - Saggio introduttivo di Ilaria Ramelli - traduzione, bibliografia, note e apparati di Moreno Neri - Milano - Bompiani - 2007 -
- Priscien - Grammaire - Livre XIV - XV - XVI - XVII  Syntaxe I - XVIII Syntaxe II - Paris - Vrin - 2010 - 2018 -
- Glover, T. R. (Terrot Reaveley) - The conflict of religions in the early Roman empire. 3d ed. London: Methuen e co. - 1909 -

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