ANICHI DEI DEL LATIUM VETUS |
Caenina fu una città del Latium vetus, una tra le più antiche e tra le prime scomparse. Secondo Dionigi di Alicarnasso era di origine greca, secondo altri venne fondata dagli Aborigeni (i più antichi abitanti dell'Italia Centrale). I suoi abitanti erano detti Caeninenses.
La sua distruzione è attribuita allo stesso Romolo (LiY, 1, 10, 4. Pint. Ro) e a questa leggenda si riferiscono dei monumenti epigrafici. Primariamente l'elogio scoperto a Pompei (C. I el. XXn p. 283 =X 809):
La sua distruzione è attribuita allo stesso Romolo (LiY, 1, 10, 4. Pint. Ro) e a questa leggenda si riferiscono dei monumenti epigrafici. Primariamente l'elogio scoperto a Pompei (C. I el. XXn p. 283 =X 809):
"Romulus Martis filius urbem Romam
condidit et regnavit annos duodequadraginta.
Jusque primus dux duce hostium Acrone rege Caeninensium
interfecto spolia opimna lovi Feretrio consecravit
receptusque in deorum numerum Quirinufs appellatus est"
(cf. Liv. 4, 19. Propert. 1. c. Val. Max. 3, 2, 3. Fest. p. 189).
Inoltre, un frammento di tavola trionfale scoperto nel 1872 nel foro Romano riportava (EE. 1 p. 157):
"Romulus Martis filius rex ann. , . , de Caeninemihus Kalendas Afar .... etc. "
A questo trionfo di Romolo accenna Solino (1, 20 p. 9 Momm.) cf. Henzen, EE. 1. c. Non si sa quando avvenne la distruzione della città, ma i suoi culti ebbero la medesima sorte di quelli di altre città latine conquistate (cf. Albani, Cabenaes, Lanavini, Lanrentes Lavinates, Sncinfani, Tuscalani saoerdotes), furono cioè dichiarati culti pubblici o dello Stato (sacra publica populi Romani), costituendosi un collegio sacro per essi, composto di sacerdotes Caeninenses (C. V 4059. 5128.— X 3704. — XI 3108. — Xn 671; cf sacerdos Caeninensium C. XI 2699 ; sacerdotium Caeniniense C. VI 1598) o semplicemente Caeniaensis (C. IX 4885).
Oggi, dopo alcuni scavi effettuati, gli studiosi sono concordi nel situare la scomparsa Caenina sulla sponda sinistra del fiume Aniene, 10 km prima della sua foce nel Tevere.
Due lapidi greche (CIA. m 623. 624) ricordano un sacerdote di nome Quintus Trebellius Bufus. Questi sacerdoti, come in genere quelli di altre città latine, nell'lmpero dovevano appartenere all'ordine equestre, ciò che è provato dalle lapidi sopravvissute, ed erano nominati dal pontefice massimo, da cui dipendevano, da cui l'indicazione per uno di essi (C. XI 3108): "a pontifex creatus", e, per un altro (C. VI 1598): "a divo Antonino equo publico et sacerdotio Caeniniensi .... exomatus" (Cf. Mommsen, Staatsr. 2» p. 26; 8 p. 567. 580).
Questi sacerdoti, come in genere quelli di altre città latine, nell'lmpero dovevano appartenere all'ordine equestre, ciò che è provato dalle lapidi citate, ed erano nominati dal pontefice massimo, alla cui vigilanza eran posti, donde l'indieazione per uno di essi (C. XI 3108): "a pontifex creatus", e, per un altro (C. VI 1598): "a divo Antonino equo publico et sacerdotio Caeniniensi .... exomatus" (Cf. Mommsen, Staatsr. 2» p. 26; 8 p. 567. 580).
Sia Plutarco che Dionigi di Alicarnasso, che attingono entrambi a Quinto Fabio Pittore, riportano due miti sulla città di Caenina.
Il I MITO - o la storia -
In questo mito Romolo e Remo all'età di 18 anni si scontrarono coi pastori di Numitore per il controllo dei pascoli, riuscirono a difendersi ma poi Remo fu catturato in un'imboscata mentre Romolo si trovava a Caenina per celebrare un rito sacrificale.
IL II MITO - o la storia -
Dopo il quarto mese dalla fondazione di Roma, in agosto, Romolo trovò sottoterra nel Circo Massimo una statua del Dio Conso, lo considerò un dono divino e organizzò una festa per il Dio detta Consualia. Alla festa vennero invitati gli abitanti di Caenina, Antemnae, Crustumerium, e della Sabina. Durante la festa i romani inscenarono una rissa e profittando della mischia rapirono le donne straniere.
condidit et regnavit annos duodequadraginta.
Jusque primus dux duce hostium Acrone rege Caeninensium
interfecto spolia opimna lovi Feretrio consecravit
receptusque in deorum numerum Quirinufs appellatus est"
(cf. Liv. 4, 19. Propert. 1. c. Val. Max. 3, 2, 3. Fest. p. 189).
Inoltre, un frammento di tavola trionfale scoperto nel 1872 nel foro Romano riportava (EE. 1 p. 157):
"Romulus Martis filius rex ann. , . , de Caeninemihus Kalendas Afar .... etc. "
A questo trionfo di Romolo accenna Solino (1, 20 p. 9 Momm.) cf. Henzen, EE. 1. c. Non si sa quando avvenne la distruzione della città, ma i suoi culti ebbero la medesima sorte di quelli di altre città latine conquistate (cf. Albani, Cabenaes, Lanavini, Lanrentes Lavinates, Sncinfani, Tuscalani saoerdotes), furono cioè dichiarati culti pubblici o dello Stato (sacra publica populi Romani), costituendosi un collegio sacro per essi, composto di sacerdotes Caeninenses (C. V 4059. 5128.— X 3704. — XI 3108. — Xn 671; cf sacerdos Caeninensium C. XI 2699 ; sacerdotium Caeniniense C. VI 1598) o semplicemente Caeniaensis (C. IX 4885).
Due lapidi greche (CIA. m 623. 624) ricordano un sacerdote di nome Quintus Trebellius Bufus. Questi sacerdoti, come in genere quelli di altre città latine, nell'lmpero dovevano appartenere all'ordine equestre, ciò che è provato dalle lapidi sopravvissute, ed erano nominati dal pontefice massimo, da cui dipendevano, da cui l'indicazione per uno di essi (C. XI 3108): "a pontifex creatus", e, per un altro (C. VI 1598): "a divo Antonino equo publico et sacerdotio Caeniniensi .... exomatus" (Cf. Mommsen, Staatsr. 2» p. 26; 8 p. 567. 580).
Questi sacerdoti, come in genere quelli di altre città latine, nell'lmpero dovevano appartenere all'ordine equestre, ciò che è provato dalle lapidi citate, ed erano nominati dal pontefice massimo, alla cui vigilanza eran posti, donde l'indieazione per uno di essi (C. XI 3108): "a pontifex creatus", e, per un altro (C. VI 1598): "a divo Antonino equo publico et sacerdotio Caeniniensi .... exomatus" (Cf. Mommsen, Staatsr. 2» p. 26; 8 p. 567. 580).
Sia Plutarco che Dionigi di Alicarnasso, che attingono entrambi a Quinto Fabio Pittore, riportano due miti sulla città di Caenina.
POSIZIONE DI CAENINA |
Il I MITO - o la storia -
In questo mito Romolo e Remo all'età di 18 anni si scontrarono coi pastori di Numitore per il controllo dei pascoli, riuscirono a difendersi ma poi Remo fu catturato in un'imboscata mentre Romolo si trovava a Caenina per celebrare un rito sacrificale.
IL II MITO - o la storia -
Dopo il quarto mese dalla fondazione di Roma, in agosto, Romolo trovò sottoterra nel Circo Massimo una statua del Dio Conso, lo considerò un dono divino e organizzò una festa per il Dio detta Consualia. Alla festa vennero invitati gli abitanti di Caenina, Antemnae, Crustumerium, e della Sabina. Durante la festa i romani inscenarono una rissa e profittando della mischia rapirono le donne straniere.
Per vendicarsi Caenina, Antemnae, Crustumerium e i Sabini si allearono contro i romani, ma il re di Caenina, Acrone ansioso di combattere, sfidò Romolo in duello e ne rimase ucciso. Dopodiché Romolo, conduce i Romani all'assalto di Caenina, che viene subito conquistata. Questo avvenne tra il 753 ed il 751 a.c..
Quindi Romolo, in veste purpurea su una quadriga, portò in trionfo le spoglie di Acrone sul Campidoglio e le appese sulla quercia sacra di Giove Feretrius a cui dedicò un tempio. Da qui nacque il trionfo e il corteo trionfale, però difficilmente fornita di "spolia opima", cioè le vesti e le armi del re nemico ucciso in battaglia.
La dedicazione della "spolia opima" (cioè quando un generale uccide in duello o "in singolar tenzone" il re o il capo nemico, fu un onore concesso solo tre volte: a Romolo uccisore di Acrone, ad Aulo Cornelio Cosso vincitore dell'etrusco Tolumnio re di Veio e a Marco Claudio Marcello che uccise Viridomaro, re dei Galli Gesati.
Sconfitti anche gli altri nemici il Senato romano decretò che gli abitanti delle città vinte Antemnae e Caenina si trasferissero a Roma e le due città fossero trasformate in colonie.mentre per altri i romani vi stabilirono una colonia di 300 uomini, cui furono cedute terre dei Ceninesi estratte a sorte. Il resto del territorio venne annesso all'Ager Romanus e destinato alla tribù rustica Menenia.
Abbandonare la propria città depredata deve essere tragico, e il dolore si carica di apparizioni e di spettri. Si tramanda che un sacerdote caeniniense, ovvero il suo fantasma, apparisse a Roma per molti anni dopo che la città era scomparsa.
ETTORE DE RUGGIERO
Caeniba è una delle antichissime città del Lazio scomparse di buon'ora, e la cui distruzione è anzi della leggenda attribuita allo stesso Romolo (LÌY. 1, 10, 4. Plut. Rom. 16. Propert. 5, 10, 7 cf. Dionys. 1, 79; 2, 35. Plin. nat, hist. 3, 68. Victor de vir. ili. 2. Eutrop. 1, 2 etc). A questa leggenda si riferiscono due monumenti epigrafici. Primamente l'elogio scoperto a Pom-pei (C. I el. XXn p. 283 =X 809): Romulus Martis filius urbem Romam condidit et regnavit annos duodequadraginta. Isque primus dux duce hostium Acrone rege Caeninensium interfecto spolia opima Iovi Feretrio consecravit receptusque in deorum numerum Quirins appellatus est\ . . . . cf. Liv. 4, 19. Propert. 1. e. Val. Max. 3, 2, 3. Fest. p. 189.
Inoltre un frammento di tavola trionfale scoperto nel 1872 nel foro Romano (E£. 1 p. 157): Romulus Martis filius rex ann. , . , de Caeninemibus Kalendas Mar .... etc. A questo trionfo di Romolo accenna Solino (1, 20 p. 9 Momm.) cf. Henzen, EE. 1. e. Qnando che sia avvenuta la distinzione della città, certo è che dei suoi culti avvenne lo stesso che di quelli di altre città latine che ebbero la stessa sorte (cf. Alba, Cabenaes, Lanavini, Lanrentes Lavinates, Sncinfani, Tuscalani sacerdote»), furono cioè dichiarati culti pubblici o dello Stato (sacra puhlica populi Romani), costituendosi un collegio sacro per essi, composto di Sacerdote» Caenìnenses (C. V 4059. 5128.— X 3704. — XI 3108. — Xn 671; cf sacerdos Caeninensium C. XI 2699; sacerdotium Caeniniense C. VI 1598) o semplicemente Caeniaensis (C. IX 4885).
Due lapidi greche (CIA. m 623. 624) ricordano un Q. Trebellius Bufus, traduce summus Caeninensi aggiungendo: qui quanquam in paucis, quae extant, sacerdotum Caeninensium inscriptionibus .... non invenitur, tamen non minus recto se habere videtur, quam summtis hàruspex (Cic. de div. 2, 24, 55), summus sacerdos summus pontifex, summus magister et quae huius generis plura collegit Marini, Arv. p. 55.
Questi sacerdoti, come in genere quelli testé citati di altre città latine, nell'lmpero dovevano appartenere all'ordine equestre, ciò che è provato dalle lapidi che abbiamo citate, ed erano nominati dal pontefice massimo, sotto la cui vigilanza eran posti, donde l'indieaxione per uno dì essi (C. XI 3108): a pontifex creatus, e, per un altro (C. VI 1598): a divo Antonino equo publico et sacerdotio Caeniniensi .... exomatus (Cf. Mommsen, Staatsr. 2» p. 26; 3 p. 567. 580).
(Ettore De Ruggiero)
BIBLIO
- Livio - Ab Urbe condita libri - I -
- Plinio il Vecchio - Naturalis historia - III -
- Plutarco - Vita di Romolo -
- Plinio il Vecchio - Naturalis historia - III -
- Plutarco - Vita di Romolo -
- Theodor Mommsen - Storia di Roma, Vol. I, Cap. IV - La città Palatina ed i Sette colli - Milano - Dall'Oglio - 1961 -
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