SOLDATO ROMANO DELL' VIII SECOLO A.C. |
EQUIPAGGIAMENTO DELL'VIII SECOLO A.C.
Il soldato romano dell'VIII secolo a.c. era soprattutto un pastore-soldato e in misura minore un contadino soldato. Pascolava le pecore e coltivava il farro, non possedeva un'armatura ma aveva un pettorale piuttosto ampio in bronzo spesso decorato.
In realtà aveva preso in parte il costume dalla civiltà villanoviana della vicina Etruria, quindi non indossavano calzari, combattevano prevalentemente a piedi, muniti di lance o giavellotti, spade, pugnali ed asce. Era usata anche un'armatura più vasta ma molto pesante perchè raramente potevano permettersi armi o corsetti in ferro, più leggeri e taglienti.
ELMO VILLANOVIANO |
Poi aveva una lancia da urto con manico in legno e punta con alette in bronzo, lunga da un metro e mezzo a due metri, una spada con lama in bronzo, lunga circa 50 cm e un pugnale anch'esso di bronzo, lungo 25-30 cm.
Secondo Polibio i cavalieri invece non avevano una corazza, bensì un manto corto e un piccolo scudo che gli permettesse di salire e scendere comodamente da cavallo.
I soldati romani del VII secolo a.c. erano inquadrati nella falange e indossavano il linothorax, composto da più strati di lino e in alcuni casi coperto ulteriormente da uno strato di piastrine di bronzo o ferro, le gambe erano protette da schinieri.
Lo scudo che indossavano era chiamato oplon in greco e clipeo in latino, era fatto di legno coperto da pelle o talvolta da uno strato di bronzo, ed aveva una forma circolare e concava. Sulla testa il soldato romano poteva portare diversi tipi di elmi di fattura greca: l'elmo corinzio, l'elmo calcidico e l'elmo attico.
EQUIPAGGIAMENTO DEL VI - V SECOLO A.C.
In seguito alla riforma manipolare e alla tripartizione censoria (cioè dei beni posseduti) dell'esercito:
- gli hastati si armarono di hasta, una lancia da urto, sostituita poi da un giavellotto (pilum da 150 a 190 cm, con legno e terminale di ferro che poteva passare gli scudi), e protetti da corazze leggere (spesso di cuoio o composte di piastroni di metallo sul petto), con una spada corta e con un pugnale.
- i principes avevano corazze di maglia lunghe fino al bacino, con uno scudo simile a quello degli hastati, con due giavellotti, una lancia, una spada corta e un pugnale;
- i triarii potevano permettersi una corazza pesante, avevano una lunga lancia, una spada corta e un pugnale. Inoltre indossavano un elmo con lunghi paraguance, uniti sotto il mento da un cinghia e due asticelle e con una lunga piuma sopra la fronte, simili a due piccole corna.
Hastati, Principes e Triarii utilizzavano tutti lunghi scudi ovali, detti scuta, che coprivano lo spazio tra il piede e la cintola, e che sapevano alzare o abbassare con velocità e destrezza, attenti a coprirsi dal colpo in arrivo ma anche a non colpire il proprio piede nel repentino abbassamento dello scudo.
La cintura serviva per reggere spada e pugnale, era in cuoio grasso e si chiudeva con una grossa fibbia, a volte lavorata.
Tutti i militari indossavano una clamide di lino o di lana, bianca ma orlata di rosso secondo l'uso etrusco, che era praticamente una veste fatta a T che arrivava sopra al ginocchio e sotto la clamide indossavano il subligar o sublicaculum, una specie di mutande molto semplice da indossare, perchè non si doveva infilare dalle gambe ma si indossava a livello di torso avvolgendolo intorno ai reni tenendosi con dei lacci.
In genere usavano un corium ventralis, una copertura di cuoio sul petto assicurata con lacci anch'essi di cuoio. Usavano degli schinieri in bronzo foderati di spugna, a volte ad entrambe le gambe ma più spesso sulla gamba più esposta nel combattimento. Indossavano un berretto di feltro con sopra un elmo di tipo calcidico con cresta di crini di cavallo, che li faceva sembrare più alti.
Non andavano più a piedi nudi ma indossavano dei sandali di legno con lacci di cuoio e rinforzi di bronzo, oppure indossavano scarpe di cuoio all'etrusca, con le punte all'insù. Come accessori avevano sempre con sè l'occorrente per accendere un fuoco, pertanto acciarino e miccia, e uno strigile per la cura della pulizia personale.
L'hasta oplitica poteva avere la parte metallica in bronzo o in ferro, più costosa la seconda che era però più leggera e più tagliente. Pur essendo stata copiata dagli opliti non raggiungeva la lunghezza della lancia oplitica, che poteva raggiungere anche i quattro e i cinque metri, ma di solito era aldisotto dei due metri.
Gli scudi grandi e tondi, vennero abbandonati, come narra Tito Livio, attorno alla fine del V secolo a.c..
Plutarco racconta che una volta unitisi i Romani coi Sabini, Romolo introdusse gli scudi di tipo sabino, abbandonando il precedente di tipo argivo e modificando le precedenti armature. Questo nuovo scudo era formato da assi di legno, tenute insieme con la colla.
Vi sono delle varianti: due o tre lunghe piume di color porpora da aggiungere alla cresta dell'elmo.
L'elmo è del tipo Coolus che prende il nome da Coole, in Francia, che sostituì il Montefortino solo nel I secolo a.c.
Questo elmo non è molto diverso dall'elmo Montefortino, ma presenta un coppo semisferico.
Vi vennero ben presto aggiunti il rinforzo frontale e un paranuca pronunciato.
Secondo Polibio i cavalieri invece non avevano una corazza, bensì un manto corto e un piccolo scudo che gli permettesse di salire e scendere comodamente da cavallo.
Ogni guerriero o cavaliere indossava una veste di lana di pecora in colore naturale (in quell'epoca non tingevano la lana), più leggera nel periodo estivo e più pesante nell'invernale, ornata da rifiniture di lana di pecora nera, a rombi o quadratini o strisce.
Il guerriero romano portava capelli lunghi e barba che tuttavia tagliava affinchè non crescesse troppo fino ad ingombrare nel combattimento, mentre in genere i barbari portavano capelli e barba totalmente incolti. Il pettorale e le armi erano tenute da cinghie di cuoio grasso fermate con fibbie di bronzo, semplici o lavorate.
SOLDATO ROMANO DEL VII SECOLO A.C. |
Lo scudo che indossavano era chiamato oplon in greco e clipeo in latino, era fatto di legno coperto da pelle o talvolta da uno strato di bronzo, ed aveva una forma circolare e concava. Sulla testa il soldato romano poteva portare diversi tipi di elmi di fattura greca: l'elmo corinzio, l'elmo calcidico e l'elmo attico.
L'arma principale era la lancia da urto lunga più di 2 metri, la spada maggiormente utilizzata, anch'essa greca, era lo xiphos, che aveva impugnatura ad una mano e lama a doppio taglio lunga anche 60 centimetri.
EQUIPAGGIAMENTO DEL VI - V SECOLO A.C. (Illustrazioni di Giorgio Albertini) |
EQUIPAGGIAMENTO DEL VI - V SECOLO A.C.
In seguito alla riforma manipolare e alla tripartizione censoria (cioè dei beni posseduti) dell'esercito:
- gli hastati si armarono di hasta, una lancia da urto, sostituita poi da un giavellotto (pilum da 150 a 190 cm, con legno e terminale di ferro che poteva passare gli scudi), e protetti da corazze leggere (spesso di cuoio o composte di piastroni di metallo sul petto), con una spada corta e con un pugnale.
- i principes avevano corazze di maglia lunghe fino al bacino, con uno scudo simile a quello degli hastati, con due giavellotti, una lancia, una spada corta e un pugnale;
- i triarii potevano permettersi una corazza pesante, avevano una lunga lancia, una spada corta e un pugnale. Inoltre indossavano un elmo con lunghi paraguance, uniti sotto il mento da un cinghia e due asticelle e con una lunga piuma sopra la fronte, simili a due piccole corna.
Hastati, Principes e Triarii utilizzavano tutti lunghi scudi ovali, detti scuta, che coprivano lo spazio tra il piede e la cintola, e che sapevano alzare o abbassare con velocità e destrezza, attenti a coprirsi dal colpo in arrivo ma anche a non colpire il proprio piede nel repentino abbassamento dello scudo.
La cintura serviva per reggere spada e pugnale, era in cuoio grasso e si chiudeva con una grossa fibbia, a volte lavorata.
Tutti i militari indossavano una clamide di lino o di lana, bianca ma orlata di rosso secondo l'uso etrusco, che era praticamente una veste fatta a T che arrivava sopra al ginocchio e sotto la clamide indossavano il subligar o sublicaculum, una specie di mutande molto semplice da indossare, perchè non si doveva infilare dalle gambe ma si indossava a livello di torso avvolgendolo intorno ai reni tenendosi con dei lacci.
In genere usavano un corium ventralis, una copertura di cuoio sul petto assicurata con lacci anch'essi di cuoio. Usavano degli schinieri in bronzo foderati di spugna, a volte ad entrambe le gambe ma più spesso sulla gamba più esposta nel combattimento. Indossavano un berretto di feltro con sopra un elmo di tipo calcidico con cresta di crini di cavallo, che li faceva sembrare più alti.
Non andavano più a piedi nudi ma indossavano dei sandali di legno con lacci di cuoio e rinforzi di bronzo, oppure indossavano scarpe di cuoio all'etrusca, con le punte all'insù. Come accessori avevano sempre con sè l'occorrente per accendere un fuoco, pertanto acciarino e miccia, e uno strigile per la cura della pulizia personale.
Naturalmente gli elmi iniziarono a diversificarsi, c'era quello illirico (soprattutto quello del VII sec. a.c.), quello corinzio, ambedue con la cresta orlata di rosso, quello apulo corinzio con cresta e piume laterali. Come abbiamo già detto, l'elmo doveva essere indossato ponendovi al disotto un berretto di feltro, di pelle o di spugna, anzitutto per attutire i colpi, e poi per isolare il capo dal freddo e dal caldo del metallo.
L'hasta oplitica poteva avere la parte metallica in bronzo o in ferro, più costosa la seconda che era però più leggera e più tagliente. Pur essendo stata copiata dagli opliti non raggiungeva la lunghezza della lancia oplitica, che poteva raggiungere anche i quattro e i cinque metri, ma di solito era aldisotto dei due metri.
Gli scudi grandi e tondi, vennero abbandonati, come narra Tito Livio, attorno alla fine del V secolo a.c..
Plutarco racconta che una volta unitisi i Romani coi Sabini, Romolo introdusse gli scudi di tipo sabino, abbandonando il precedente di tipo argivo e modificando le precedenti armature. Questo nuovo scudo era formato da assi di legno, tenute insieme con la colla.
La superficie esterna veniva coperta da un tessuto di lino e sopra un altro di cuoio di vitello. I bordi venivano poi rafforzati da una lamiera di ferro, che lo rendeva più resistente a colpi di spada, e pure di appoggiarlo a terra senza danno. Al centro, sulla faccia esterna veniva applicato un umbone a protezione dei colpi che potevano così venire almeno in parte deviati.
EQUIPAGGIAMENTO DEL III - II SECOLO A.C.
Nella tarda repubblica il legionario venne equipaggiato con la lorica hamata, vale a dire una corazza di maglia, piuttosto pesante, fatta ad anellini e che arrivava fino all'inguine. Al posto della spada venne indossato il gladio (gladius), non molto lungo, con la lama larga, a doppio taglio, e punta molto pronunciata.
Le prime spade dell'antica Roma erano simili a quelle della Magna Grecia: gli xiphos a lama diritta e le makhaira a lama curva. A partire dal III secolo a.c., i romani adottarono in massa le spade Celtibere sperimentate durante la conquista dell'Hispania: il gladius hispaniensis.
Le prime spade dell'antica Roma erano simili a quelle della Magna Grecia: gli xiphos a lama diritta e le makhaira a lama curva. A partire dal III secolo a.c., i romani adottarono in massa le spade Celtibere sperimentate durante la conquista dell'Hispania: il gladius hispaniensis.
Ora la clamide che spunta da sotto l'armatura non è più bianca, ma rossa, l'elmo (il cassis) ha i paraguance, tipico anche dei Principes della formazione manipolare, ma il pilum e lo scutum sono identici a quelli della tarda repubblica.
EQUIPAGGIAMENTO DEL III - II SECOLO A.C. (Illustrazioni di Giorgio Albertini) |
EQUIPAGGIAMENTO DEL III - II SECOLO A.C. (Illustrazioni di Giorgio Albertini) |
Il pettorale di bronzo è un po' più ampio.
Questi due elementi servivano per proteggere il soldato dai colpi sulla testa, che sarebbero scivolati, ferendolo sulla schiena o in viso.
Anche questo elmo presentava un apex e due grandi paragnatidi, era assente però una protezione per le orecchie.
« I Romani, lanciando dall'alto i giavellotti, riuscirono facilmente a rompere la formazione nemica e quando l'ebbero scompigliata si gettarono impetuosamente con le spade in pugno contro i Galli.
Questi erano molto impacciati nel combattimento, perché molti dei loro scudi erano stati trafitti dal lancio dei giavellotti e, essendosi i ferri piegati, non riuscivano a svellerli, cosicché non potevano combattere agevolmente
con la sinistra impedita; molti allora, dopo aver a lungo scosso il braccio, preferivano buttare via lo scudo e combattere a corpo scoperto. »
(Cesare - De bello Gallico - I )
LEGIONARIO DEL I - II SECOLO D.C. |
EQUIPAGGIAMENTO DEL 102 D.C.
Ecco la descrizione che fa Giuseppe Flavio dell'armamento dell'esercito romano durante la I guerra giudaica (66 - 74):
«Si mettono in marcia tutti in silenzio e ordinatamente, restando ciascuno al proprio posto come fossero in battaglia.
- I fanti indossano corazze (lorica) ed elmi (cassis o galea), una spada appesa su ciascun fianco, dove quella di sinistra è più lunga (gladius) di quella di destra (pugio), quest'ultima non più lunga di un palmo.
- I soldati "scelti", che fanno da scorta al comandante, portano una lancia (hasta) e uno scudo rotondo (clipeus);
- il resto dei legionari un giavellotto (pilum) e uno scudo oblungo (scutum), oltre ad una serie di attrezzi come, una sega, un cesto, una picozza (dolabra), una scure, una cinghia, un trincetto, una catena e cibo per tre giorni; tanto che i fanti sono carichi come bestie da soma (i muli di Mario).
- I cavalieri portano una grande [e più lunga] spada sul fianco destro (spatha), impugnano una lunga lancia (lancea), uno scudo viene quindi posto obliquamente sul fianco del cavallo, in una faretra sono messi anche tre o più dardi dalla punta larga e grande non meno di quella delle lance; l'elmo e la corazza sono simili a quelli della fanteria.
- I cavalieri portano una grande [e più lunga] spada sul fianco destro (spatha), impugnano una lunga lancia (lancea), uno scudo viene quindi posto obliquamente sul fianco del cavallo, in una faretra sono messi anche tre o più dardi dalla punta larga e grande non meno di quella delle lance; l'elmo e la corazza sono simili a quelli della fanteria.
- L'armamento dei cavalieri scelti, quelli che fanno da scorta al comandante, non differisce in nulla a quello delle ali di cavalleria. A sorte, infine, si stabilisce quale delle legioni debba iniziare la colonna di marcia.»
(Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, III, 5.5.93-97.)
Armi d'offesa del legionario
(Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, III, 5.5.93-97.)
EQUIPAGGIAMENTO DEL 100 D.C. (Illustrazioni di Giorgio Albertini) |
Armi d'offesa del legionario
- Il gladio portato alla destra della cintura, soprattutto del tipo hispaniensis (di derivazione iberica) in uso fino alla fine del I secolo a.c. (lungo dai 75 agli 85 cm),
- Il Magonza (spada più corta dell'hispaniensis, con punta allungata e lama rientrante nella parte centrale),
- Fulham (leggermente più corta della precedente),
- Pompei, introdotta alla metà del I secolo d.c., con punta più corta ogivale e lama dritta (42-55 cm per 5–6 cm );
- Il pilum, un giavellotto con punta deformabile (più corto e più pesante nel II secolo), lanciato per conficcarsi nello scudo dell'avversario che doveva così abbandonarlo, obbligandolo al corpo a corpo di cui il legionario era assolutamente maestro;
- Il pugio, pugnale impiegato quando si rimaneva sguarniti del gladius o per dare il colpo di grazia al nemico;
- Un parazonium, uno stiletto, più stretto e lungo del pugio, usato dagli ufficiali.
- Il pilum, un giavellotto con punta deformabile (più corto e più pesante nel II secolo), lanciato per conficcarsi nello scudo dell'avversario che doveva così abbandonarlo, obbligandolo al corpo a corpo di cui il legionario era assolutamente maestro;
- Il pugio, pugnale impiegato quando si rimaneva sguarniti del gladius o per dare il colpo di grazia al nemico;
- Un parazonium, uno stiletto, più stretto e lungo del pugio, usato dagli ufficiali.
EQUIPAGGIAMENTO DEL 102 D.C. (Illustrazioni di Giorgio Albertini) |
Equipaggiamento da difesa
Le armi da difesa del legionario romano comprendevano:
- Una lorica hamata (più utilizzata, indossata su un farsetto di lana), segmentata (modelli Kolkriese, Corbridge, Newstead), oppure squamata (a lamelle sovrapposte, importata dall'Oriente), che inizia ad impiegarsi dal I secolo, inizialmente per gli ufficiali, nei secoli seguenti poi, divenuta usuale, anche per la truppa; più rara la musculata, tutte elaborate per essere flessibili, ma resistenti;
- Uno scutum rettangolare concavo o piatto, valido anche per offesa onde far vacillare il nemico e romperne la difesa, quando veniva colpito con l'umbone o con la costola che attraversa verticalmente lo scudo; l'uso di rivestimenti in pelle e di custodie per proteggere lo scudo servivano a garantire la conservazione del legno e della tenuta delle assi.
- Un clipeus ovale, di solito per le truppe ausiliarie;
- Un elmo, detto cassis (munito di paragnatidi per collo, orecchie e guance), di tipo gallico o imperiale (detto Weisenau), oppure di modello italico;
- Delle manicae, fasce metalliche (o di cuoio) a protezione delle braccia o di un solo arto, il loro uso è attestato nel Trophaeum Traiani.
Equipaggiamento dell'ausiliario
Provenendo essi da province diverse, avevano armature, indumenti ed armi spesso eterogenee. Queste unità, che costituivano truppe di completamento accanto alla fanteria pesante legionaria, erano solitamente armate alla leggera, ma potevano anche avere armamento simile al legionario, con:
- armi da lancio, telae, frecce per i sagittarii (arcieri), fundae, frombole per ii frombolieri (lanciatori di pietre, formidabili quelli delle Baleari), lanceae, giavellotti usati dai lanciarii;
Provenendo essi da province diverse, avevano armature, indumenti ed armi spesso eterogenee. Queste unità, che costituivano truppe di completamento accanto alla fanteria pesante legionaria, erano solitamente armate alla leggera, ma potevano anche avere armamento simile al legionario, con:
- armi da lancio, telae, frecce per i sagittarii (arcieri), fundae, frombole per ii frombolieri (lanciatori di pietre, formidabili quelli delle Baleari), lanceae, giavellotti usati dai lanciarii;
- di hastae, lance lunghe usate dalle truppe provinciali destinate a proteggere i fianchi dello schieramento dei legionari, specialmente contro la cavalleria nemica in assenza di cavalleria ausiliaria alleata (come Cesare a Farsalo);
- di scudi ovali rinforzati o di un piccolo scudo rotondo (parma o parmula) con intelaiatura in ferro usato prima dai velites, poi dalla cavalleria, dalla fanteria ausiliaria e dagli ufficiali (come i signiferi), o di solo cuoio, o solo rivestito di cuoio (caetra).
- di scudi ovali rinforzati o di un piccolo scudo rotondo (parma o parmula) con intelaiatura in ferro usato prima dai velites, poi dalla cavalleria, dalla fanteria ausiliaria e dagli ufficiali (come i signiferi), o di solo cuoio, o solo rivestito di cuoio (caetra).
Altro equipaggiamento
- Una tunica e un mantello (sagum), e talvolta anche la toga, nel caso il soldato fosse stato premiato con la cittadinanza romana, che costituivano la tenuta regolamentare del soldato;
- Un balteus o cingulum militaris (cintura per reggere le armi e per decorazione);
- Le caligae, cioè i sandali da marcia, con calze di cuoio o stoffa;
- Una tunica rossa per gli ufficiali e bianca per tutti i legionari;
- Una paenula, mantello pesante con cappuccio, per l'inverno;
- Un trulleus, pentola di bronzo;
- Una patera, scodella di legno;
- Un loculus, una cartella in pelle di capra o vitello (45 per 30 cm o più piccola);
- Una dolabra, piccone usato come pala e ascia, (Domizio Corbulone diceva ai suoi soldati che la vittoria si conquistava a colpi di dolabra);
- Come impedimenta, uno o più pila muralia o sudes, pezzi di legno a sezione quadrata appuntiti, sorta di cavalli di frisia.
EQUIPAGGIAMENTO DEL III SECOLO D.C.
Le armi romane erano fabbricate in acciaio, come il chalbys noricus, prodotto nelle miniere imperiali, molto superiore al ferro non forgiato. Armi semplici come asce e coltelli erano invece realizzati in ferro non forgiato. L'armatura era in genere una lorica hamata (armatura a maglia), ed elmi, oltre agli scudi, di varie fatture.
Armi di offesa
- Una picca, lancia di legno dai 4 ai 6 metri con punta metallica di varie forme;
- Un contus, lancia lunga e pesante, usata dalla cavalleria;
- Una spatha, di varie fatture, e una semi-spatha, tipiche degli ausiliari;
- Un pugio con lama più larga;
- Una hasta, lancia medio-lunga, con punta anche seghettata.
- Una picca, lancia di legno dai 4 ai 6 metri con punta metallica di varie forme;
- Un contus, lancia lunga e pesante, usata dalla cavalleria;
- Una spatha, di varie fatture, e una semi-spatha, tipiche degli ausiliari;
- Un pugio con lama più larga;
- Una hasta, lancia medio-lunga, con punta anche seghettata.
Come armi da tiro:
- Una lancea, giavellotto medio, usato dai lanciarii;
- Vari pila più pesanti e più corti, con fusti a incastro o muniti di impugnatura;
- Uno spiculum, lungo giavellotto;
- Una lancea, giavellotto medio, usato dai lanciarii;
- Vari pila più pesanti e più corti, con fusti a incastro o muniti di impugnatura;
- Uno spiculum, lungo giavellotto;
- Plumbatae (o martiobarbuli), piccoli dardi o giavellotti corti.
- Elmi: Intercisa (con paranuca e paragnatidi) di matrice sasanide, Niederbieber, Weiler (molto ornato, specie da cavaliere), Berkasovo, con protezione per il naso o anche paragratidi; elmo imperiale
italico con paragnatidi e paranuca;
- Loriche hamatae, più raramente squamatae;
- Un clipeus rotondo o ovale, di assi di legno con rinforzi di ferro con umbone, raramente di solo metallo; uno scutum rettangolare con rilievo metallico trasversale e umbone.
Altro equipaggiamento
- Una tunica sotto la lorica, larga e a maniche lunghe;
- Pantaloni (bracae), derivati dai Galli Transalpini;
- Un balteo per sostenere la spatha;
- Scarponi, sempre più usati rispetto alle caligae, con uso di calze.
LEGIONARIO DELLA PRIMA META' DEL IV SECOLO D.C. |
EQUIPAGGIAMENTO DEL IV SECOLO D.C.
Nel III secolo la segmentata venne abbandonata, come testimoniano le raffigurazioni dell'epoca, che mostrano le cotte di maglia o armature a scaglie, come si usava nel II secolo, nonostante Vegezio affermi il contrario. Sono state rinvenute armature a scaglie e cotte di maglia del IV secolo a Treviri (Germania) e a Weiler-La-Tour (Lussemburgo).
Gli ufficiali invece indossavano corazze muscolari di bronzo o di ferro, come ai tempi del Principato, con le "pteruges" (frange che fuoruscivano dall'armatura sulle gambe. I cavalieri catafratti e clibanarii avevano gli arti protetti da cerchi sottili di lastre di ferro, adattate alle curve dei loro corpi.
Gli ufficiali invece indossavano corazze muscolari di bronzo o di ferro, come ai tempi del Principato, con le "pteruges" (frange che fuoruscivano dall'armatura sulle gambe. I cavalieri catafratti e clibanarii avevano gli arti protetti da cerchi sottili di lastre di ferro, adattate alle curve dei loro corpi.
Elmi
Gli elmi della cavalleria proteggevano meglio degli elmi di fanteria. La fanteria, che combatteva più compatta era meno vulnerabile. Nel IV secolo si usarono gli "elmi ad arco"nei tipi "Intercisa" (volto scoperto e buchi per le orecchie per l'udito) e "Berkasovo" (che offriva maggiore protezione).
Compaiono protezioni per il volto in cotta di maglia o come 'maschere antropomorfe' di metallo, con buchi per gli occhi, erano spesso usati dalla cavalleria pesante, soprattutto dai catafratti. Il tipo Intercisa compare sovente argentato o argentato-dorato, probabilmente appartenuti a ufficialioppure venivano indossati dai soldati del comitatus, ottenuti come forma di paga o di premio.
Scudi
Nel IV secolo compare il clipeus, lo scudo ovale (talvolta tondo) delle truppe ausiliarie. Gli scudi, perlopiù di legno, erano ricoperti sia internamente che esternamente di cuoio dipinto. I bordi del scudo erano legati con pelle non conciata cucita, che si riduceva mentre si asciugava migliorando la sua tenuta.
Armi da mano
Il gladius venne abbandonato dalla fanteria a favore della spatha, una spada più lunga usata precedentemente solo dalla cavalleria. Vegezio menziona anche una spada più corta: la semispatha. La fanteria adottò anche una lancia astata (hasta) che divenne la principale arma da combattimento da vicino soppiantando il gladius.
Missili
Oltre alla lancia inastata, la fanteria portava un "verutum" (lancia da getto) o uno "spiculum", (pilum lungo e pesante), o due lanceae (giavellotti corti). I fanti tardo-imperiali spesso portavano dardi detti "plumbatae", con una gittata di 30 m, ben oltre quella del giavellotto. I dardi erano trasportati sul retro dello scudo. Gli arcieri continuarono a usare l'arco composito ricurvo come arma principale, adatta per arcieri a cavallo o appiedati. Un piccolo numero di arcieri poteva essere armato con "manuballistae" (balestre).
EQUIPAGGIAMENTO DEL 450 D.C.
EQUIPAGGIAMENTO DEL 450 D.C.
Dalla fine del IV secolo l'impero non consegnava più l'armamento al soldato, ma gli dava delle indennità per acquistarlo, il che portò a diversi vestiti e armamenti tra militari limitanei e comitatensi. Si suppone che i primi, alloggiando presso i castella di confine, si rifornissero presso le fabbriche e i magazzini statali dei fortini, quindi con maggiore uniformità di equipaggiamento.
Per i comitatensi, cioè l'esercito regolare, ma in realtà truppe "mobili" con un frequente ricambio di armi e equipaggiamento, ma anche di un nuovo genere di questi, dovendo affrontare nemici diversi che combattevano in modo diverso. Spesso poi potevano passare da climi freddi a climi torridi, o viceversa, per cui dovevano cambiare equipaggiamento necessariamente. Per la produzione delle armi, lo stato aprì numerose officine in tutto l'impero, e molti aldifuori degli accampamenti.
L'equipaggiamento
- Indossava un elmo del modello Ridge (calotta costituita da due metà saldate insieme da una cresta metallica) oppure Spangenhelm (calotta conica costituita da sei piastre). Per un'armatura leggera indossava invece un berretto pannonico (in occidente) o un berretto frigio (in oriente). Gli elmi più frequenti sono: Intercisa con paragnatidi e paranuca, Berkasovo con paranaso, Spangenhelm con paragratidi e senza paranaso e paranuca, Augst (simile all'Intercisa) e Budapest e pure di elmi attico-romani come risulta dai rilievi sull'Arco di Costantino;
- Portava uno scudo ovale o rotondo dipinto con lo stemma della sua unità,
Come armi portava:
- lo spiculum da lancio (simile al pilum),
- il verutum, un giavellotto corto da lancio, con asta di 1 m e punta di ferro di 12 cm, usati dai lanciarii;
- a partire dal IV secolo, dei dardi chiamati plumbata, fissati allo scudo, che venivano lanciati senza l'ausilio di armi;
- una funda, ovvero una frombola per il lancio di piccoli proietti;
- dei telae, delle frecce utilizzate dalle truppe munite di arco;
- appesa al cingulum (al cinturone) portava la spatha di 1,60–70 m e punta di ferro triangolare di lunghezza variabile, che poteva avere seghettature o più alette.
- per ii corpo a corpo si usava una spada corta, chiamata semispatha.
- una lancia da urto che divenne, insieme allo scudo, l'arma fondamentale per la fanteria pesante.
- un pugio, leggermente diverso da quello del I secolo, con lama più larga;
- per ii corpo a corpo si usava una spada corta, chiamata semispatha.
- una lancia da urto che divenne, insieme allo scudo, l'arma fondamentale per la fanteria pesante.
- un pugio, leggermente diverso da quello del I secolo, con lama più larga;
- asce (dolabre) e più raramente mazze;
- uno scudo, di circa un metro di diametro, ovale o tondo, formato da assi di legno con profilo di cuoio attorno, con decorazioni che indicavano l'unità di appartenenza, mentre l'umbone poteva essere semisferico o conico.
- uno scudo, di circa un metro di diametro, ovale o tondo, formato da assi di legno con profilo di cuoio attorno, con decorazioni che indicavano l'unità di appartenenza, mentre l'umbone poteva essere semisferico o conico.
Equipaggiamento aggiuntivo
- Un sagum, mantello rettangolare usato dai militari sin dall'epoca repubblicana, con frange e decori
- Dei pantaloni o brache, assieme e non alla tunica;
- Un subarmalis, farsetto imbottito al di sotto dell'armatura;
- Una dalmatica, tunica corta e larga, a maniche lunghe, o una camisia, con maniche a tubo; - Le calzature diventano simili a quelle civili; gli scarponi erano con laccio integrato, con suola chiodata o liscia; la caliga era scomparsa.
- Dei pantaloni o brache, assieme e non alla tunica;
- Un subarmalis, farsetto imbottito al di sotto dell'armatura;
- Una dalmatica, tunica corta e larga, a maniche lunghe, o una camisia, con maniche a tubo; - Le calzature diventano simili a quelle civili; gli scarponi erano con laccio integrato, con suola chiodata o liscia; la caliga era scomparsa.
BIBLIO
- Yann Le Bohec - Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero - Roma - 2008 -
- P.Connolly - Greece and Rome at war - Londra - 1998 -
- Plutarco - Vita di Romolo - 21 - Vita di Mario - XXV -
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- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I, IV e VIII -
- Polibio - Storie - VI -
- Dionigi d'Alicarnasso - Antiquitates Romanae - 4, 16 -
- Chris McNab - L'esercito di Roma - Gorizia - 2012 -
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- Chris McNab - L'esercito di Roma - Gorizia - 2012 -
- Nic Fields - I legionari di Roma in età repubblicana 298-105 a.c. - Casa ed. goriziana - Gorizia - 2013 -
- Plinio il Vecchio - Storia naturale - XXXIII -
- Sesto Giulio Frontino - Strategemata - IV -
- G.Cascarino - L'esercito romano. Armamento e organizzazione - Vol. II - Da Augusto ai Severi -
- Peter Connolly - Greece and Rome at war, The empire 140 BC-AD 200 - London - 1998 -
- Cesare - Guerra civile - LXXVIII -
- Edward Luttwak - La grande strategia dell'impero romano - Rizzoli - Milano - 2013 -
- Hugh Elton - Roman Warfare AD 350-425 - Oxford - Clarendon Press - 1996 -
- Vegezio - Epitoma Rei Militaris - I, II -
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- G.Cascarino - L'esercito romano. Armamento e organizzazione - Vol. II - Da Augusto ai Severi -
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- Hugh Elton - Roman Warfare AD 350-425 - Oxford - Clarendon Press - 1996 -
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Bravi
ReplyDeleteOttimo articolo
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