GABII - GABI (Lazio)

LA DEA ALATA DI GABI
Gabi (in latino Gabii) fu una città del Latium vetus, posta al XII miglio della via Prenestina antica (20 km da Roma), che in precedenza si chiamava via Gabina, che collegava Roma a Preneste, e che, riferisce Dionigi di Alicarnasso, faceva parte della Lega Latina. Oggi è un sito archeologico nella città metropolitana di Roma Capitale e si trova presso il lago ormai prosciugato di Castiglione, già noto come lacus Buranus o lacus Sanctae Praxedis.



LE ORIGINI

Secondo la tradizione Gabii fu fondata dai Latini di Alba Longa, che erano a capo della confederazione dei popoli latini. Secondo altri invece Gabii sarebbe stata fondata dai Siculi Galatus e Bins, da cui il nome della città.

Sempre secondo la tradizione fu il luogo dove Romolo e Remo sarebbero stati educati e sarebbe stato loro insegnato a leggere e scrivere e, speriamo, anche qualcosa di più, ma comunque dobbiamo a uno di loro la fondazione di una delle più belle, famose e grandi città del mondo.

RESTI DI GABII

ROMA CONTRO GABII

Roma, una volta sconfitta Alba Longa, pretese di assumerne la funzione di capo della Lega Latina, ma Gabii si rifiutò di riconoscerla e fu guerra. Poichè gli scontri si protraevano senza eventi decisivi Tarquinio il Superbo e il figlio Sesto Tarquinio architettarono un modo per ingannare il nemico: Sesto si finse un ribelle di Roma, e chiese asilo ed aiuto a Gabii per sè e le sue truppe. Fu così che la città gli aprì le porte e venne conquistata con l'inganno.

Infine venne la pace e il trattato fra Roma e Gabi, il Foedus Gabinum, che riconosceva uguali diritti agli abitanti delle due città, secondo la tradizione venne scritto da Tarquinio il Superbo in latino con caratteri greci su una pelle di bue, sacrificato per l'occasione, e quindi disteso su uno scudo di legno e appeso nel tempio di Sanco sul Quirinale.

Quando Tarquinio il Superbo fu cacciato da Roma, Sesto invece di seguire il padre, si rifugiò a Gabii dove chiese aiuto, ma i suoi abitanti, memori dell'inganno subito, l'uccisero con i suoi soldati.



Età repubblicana

Nel 221 a.c. la città vide le truppe di Annibale in marcia verso Roma, nel tentativo, fallito, di prendere per sorpresa la città ma non intervenne, nè pro nè contro.
A Gabi, nel 54 a.c., nacque da una famiglia equestre molto ricca Albio Tibullo, poeta del I secolo a.c., tra i maggiori esponenti dell'elegia latina erotica. Comunque la città doveva vivere un periodo di decadenza, tant'è che Silla ne colonizzò il territorio, che fu assegnato ai veterani,

Cicerone la descrive come semplice municipio. Lo storico Dionigi d'Alicarnasso, vissuto tra il 60 a.c. e il 7 a.c., descrivendo la guerra tra Roma sotto Tarquinio il Superbo e Gabii, la descrive come una città abitata solo in prossimità della via Prenestina, dove si vedono numerose rovine e con ampie zone ormai disabitate. 

Nel 41 a.c. avrebbe dovuto ospitare un incontro tra Ottaviano e Lucio Antonio per appianare i contrasti sorti per la distribuzione delle terre ai soldati del fratello di Marco Antonio. L'incontro però non ebbe luogo, per il timore di Lucio, che l'incontro fosse stato architettato per tendergli una trappola.

MARCO VIPSANIO AGRIPPA - GABI

Età imperiale

Il poeta Marco Anneo Lucano nei suoi Pharsalia, ambientati all'epoca della guerra civile tra Cesare e Pompeo, ricorda le rovine polverose di Gabii, Veio, Cora, e Laurentum.  Le sue cave fornivano un'eccellente pietra da costruzione, il lapis gabinus per la vicina Roma.



IL SITO DI GABI

DIANA DI GABI
Il sito si trova al km 2 della via Prenestina Nuova, è un sito in realtà ancora da scoprire, ed è un peccato, perchè con le bellezze che ha il territorio potrebbe vivere di turismo. L'arte e l'archeologia danno cultura, civiltà e benessere.

Del foro, oggi interrato, restano le poche descrizioni fatte dallo studioso Gavin Hamilton, quando riporto alla luce Gabi nel 1791.

Una piazza rettangolare, dove per tre lati correva un porticato, mentre l'altro lato corto si apriva direttamente sulla via Prenestina.

Sono noti anche il sito dell'acropoli antica e di lunghi tratti delle mura, in opera quadrata di tufo dell'Aniene.

L'antica via Prenestina è qui ancora visibile oggi, nel tratto che attraversava la città, formando l'asse viario principale e parte dell'abitato.

A ovest dell'insediamento, si trova il santuario di Giunone Gabina, quello usato come cava di pietra e di cui sono stati vendute le molteplici e bellissime statue a Napoleone, per cui oggi si ammirano al Louvre di Parigi. 

Trattasi di un vasto santuario a terrazza realizzato nel 150 a.c. dedicato alla Dea Giunone, un santuario particolarmente celebre e ricco, di cui sono state rinvenute le fondamenta.

Nei pressi del santuario, è stato trovato un edificio, identificato grazie alla dedica dei due finanziatori, come un sacello dedicato a Domizia Longina, moglie dell'imperatore Domiziano.

A est invece, entro l'area muraria, è stato individuato il cosiddetto Santuario orientale, attivo tra il VII e II secolo a.c. e, a giudicare dagli ex voto, dedicato a una divinità femminile protettrice delle nascite.

Recentemente è stato riportato alla luce un edificio, di età arcaica, che si crede possa essere stato abitato nientemeno che dai re della città Latina.

IL VISO DELLA DIANA DI GABI - COPIA DI PRASSITELE - I sec. -

GLI SCAVI

Nel XVIII secolo il vescovo Pierluigi Galletti credette erroneamente di individuare la città, citata nelle fonti, tra i terrazzi fluviali del Tevere e del Farfa, "ove è ora Torri ovvero le Grotte di Torri".

I primi scavi a Gabi si devono invece a Gavin Hamilton, uno scultore ed archeologo dilettante, che li iniziò nel 1791 dopo aver ottenuto dal proprietario, il principe Marcantonio Borghese, il permesso a condurre l'esplorazione archeologica.

Durante gli anni della Repubblica Romana (1798-1799), il principe aderì alla causa francese e venne nominato da Napoleone al ruolo di senatore per il Dipartimento del Clitunno (in cambio però gli vendette la sua collezione dei beni di Gabi con scarso spirito patriottico).

Gli scavi ebbero un insperato successo dato che, oltre alle tracce del foro cittadino e degli edifici contigui, furono ritrovate numerose statue, molte delle quali però in pessimo stato di conservazione, tanto che se ne poterono restaurare solo 49 delle oltre 200 scavate, anche per le scarse tecnologie dell'epoca.

RESTI DI GABII
Tutte queste sculture furono poi esposte dal principe Borghese, che riacquistò anche quelle dovute all'Hamilton, all'interno della Casina dell'Orologio, che divenne un museo all'interno di Villa Borghese a Roma, con il nome di Casino di Gabi. Il museo fu smantellato nel 1807 e il materiale che vi era esposto, come detto fu venduto a Napoleone, ed ora è esposto al Museo del Louvre di Parigi

Oggi però gli archeologi stanno lavorando al recupero di un edificio monumentale che rappresenta un'eccezionale scoperta, perché documenta l'inizio dell'architettura monumentale romana 300 anni prima della costruzione del Colosseo.

Finora sono stati riportati alla luce i resti di un vasto complesso con muri in pietra e terrazze collegate da una grande scalinata che mettono in comunicazione tra loro molte stanze. Il complesso architettonico si estende e sviluppa su una superficie enorme. Probabilmente si tratta del monumento più importante della città stato di Gabii, probabilmente una villa privata piena di arte e ricchezze.

CASA DEI TARQUINII A GABII

LA RESIDENZA DI TARQUINIO SESTO
(Fonte)

Sui pendii di un cratere vulcanico spento sono stati trovati i resti di ciò che potrebbe essere stata la residenza del principe etrusco Tarquinio Sesto, figlio dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo.
Il palazzo è stato scoperto in cima ad una collinetta di Gabii, grazie all’intuito dell’archeologo Stefano Musco. 

Si trova nel sito dell’antica necropoli, dove, secondo la leggenda, vennero educati Romolo e Remo.
L’edificio viene datato al VI secolo a.c. e vanta i muri intatti più alti mai trovati in Italia: 2 metri.

L’archeologo Marco Fabbri, dell’Università di Tor Vergata, dice: “Di certo c’è che quella casa regale ad un certo punto venne distrutta, o, meglio, venne smontato il tetto monumentale e gli ambienti vennero seppelliti fino a lasciare solo un tumulo di pietre. Una fortuna. Perchè proprio quel seppellimento ha consentito alla reggia di arrivare praticamente intatta fino a noi”.

Fabbri e colleghi pensano che la residenza venne furiosamente demolita, probabilmente durante la rivolta Romana nel 510 a.c. che portò alla cacciata dei Tarquini da Roma e all’instaurazione della Repubblica Romana.

Finora gli scavi hanno portato alla luce:
- Tre stanze non collegate che probabilmente si aprivano su un grande portico.
- Sotto il pavimento in pietra, otto fosse intatte per i sacrifici rituali fatti per inaugurare il cantiere. In cinque di queste i corpi di altrettanti bimbi nati morti. Non erano sacrifici umani, ma indicano comunque l’importanza della casa.
- Un frammento di terracotta del tetto che reca l’immagine del Minotauro, un emblema dei Tarquini.

IL TEMPIO DI GABII

NICOLA TERRENATO

La scoperta è stata fatta da un gruppo di archeologi e studenti guidati dall'italiano Nicola Terrenato, professore di studi classici presso l'Università del Michigan, che ha già diretto scavi sula Colle Palatino, sul sito dell'Auditorium, a Volterra, nella valle di Cecina e in Basilicata. Inoltre dal 2007, Terrenato è stato direttore del Gabii Project, il sito dell'antica Gabii, circa 18 km a est di Roma.

Ha diretto gli scavi nel 2007, 2008, 2009 e nel 2019. Il Gabii Project è stato supportato dal National Endowment for the Humanities ed altre organizzazioni. Attualmente sono stati riportati alla luce almeno i due terzi dell'edificio da cui si può già desumere la tecnica costruttiva romana tra il 350 e il 250 a.c.

Gabii era la città stato più vicina a Roma, con la quale aveva molti legami; ma, soprattutto, la maggior parte dei suoi resti sono stati seppelliti e non vi è mai stato costruito sopra dal momento del declino della città, nel II-III secolo d.c. 

Gli scavi del 2007 hanno riportato alla luce una notevole parte della città, e cioè case private, sepolture di spicco, mura ed un tempio, con il disegno di un certo piano edilizio. I suoi muri sono edificati in blocchi impilati uno sull'altro senza malta, la quale del resto verrà inventata dai romani 125 anni dopo la costruzione di questo edificio.

LA PRENESTINA DENTRO GABI

IL PROGETTO GABII

Il Progetto Gabii, sostenuto in parte dal National Endowment for the Humanities e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica Italiana, ha permesso l'esplorazione e la mappatura di più di 170 ettari dell'antica città, costruita sulle pendici di un vulcano spento che, nel corso dei millenni, è diventato un lago.

Gabii fu occupata almeno dal X secolo a.c. fino al suo declino nel II e III secolo d.c. Nei secoli successivi il suo sito non fu mai sviluppato nè occupato in modo sostanziale, né l'area urbana è mai stata sede di importanti scavi stratigrafici. pertanto il sito offre un'opportunità unica per studiare lo sviluppo e la struttura della pianificazione urbana arcaica nell'Italia centrale, nell'architettura monumentale e in quella civile e privata. 

Da quando la Gabii entrò a far parte dell'Impero Romano - prima come membro della Lega Latina e poi come municipium - esistono numerosi importanti incroci tra la Gabii e Roma. Il Progetto Gabii cerca non solo di esplorare e comprendere l'archeologia della città antica, ma anche di situare e contestualizzare la nostra comprensione di Gabii nella più ampia orbita dell'Italia centrale e dell'Impero Romano. È anche importante ottenere una migliore comprensione dello sviluppo urbano della Gabii stessa e del rapporto che esisteva tra le città del Latium nell'antichità.


BIBLIO

- Martín Almagro Gorbea - El Santuario De Juno En Gabii - Excavaciones 1956-1969 - Roma - 1982
- Delle pietre antiche - trattato di Faustino Corsi romano - Roma - 1833 -
- Dionigi di Alicarnasso, IV, 58 - in Antichità romane -
- Antonio Nibby - Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma - I - Roma - Tipografia delle Belle Arti - 1848 -
- Mauro Cristofani (a cura di) - La Grande Roma dei Tarquini - catalogo della mostra - Roma, Palazzo delle esposizioni, 12 giugno-30 settembre 1990 - Roma - L'Erma di Bretschneider - 1990 -

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