SANNITI CONTRO ROMANI |
Vedi anche: < PRIMA GUERRA SANNITICA
L'ESERCITO ROMANO
Attorno alla metà del IV secolo a.c. le legioni erano composte a manipolo, con 5.000 fanti e 300 cavalieri e divisa in tre schiere:
- la prima gli Hastati (i giovani alle prime armi) in formazione di quindici manipoli di 60 fanti ciascuno, oltre a 20 fanti con lancia o giavellotti, senza scudo, chiamati leves.
- la seconda da armati di età più matura, i Principes, in quindici manipoli, con scudo ed armi speciali.
- la terza aveva quindici "ordini", formati ciascuno da 3 manipoli (il primo di Triarii, il secondo di Rorarii ed il terzo, di Accensi) di 60 armati ognuno. Ognuna di queste quindici unità constava di due vessilliferi e quattro centurioni, per un totale di 186 uomini. I Triari erano veterani di provato valore, i Rorarii, più giovani e meno esperti, ed infine gli Accensi, i novellini.
« Gli Hastati iniziavano primi fra tutti il combattimento. Se gli Hastati non erano in grado di battere il nemico, retrocedevano a passo lento e i Principes li accoglievano negli intervalli tra loro.
I Triarii si mettevano sotto i vessilli, con la gamba sinistra distesa e gli scudi appoggiati sulla spalla e le aste conficcate in terra, con la punta rivolta verso l'alto, come una palizzata. Qualora anche i Principes avessero combattuto con scarso successo, si ritiravano dalla prima linea fino ai Triarii. .»
(Livio, Ab Urbe condita libri, VIII, 8, 9-12.)
LA II GUERRA SANNITICA
La Seconda guerra sannitica fu combattuta da Roma contro i Sanniti, tra il 326 a.c. e il 304 a.c., in Campania e nel Sannio. I primi a violare i patti furono i Romani fondando nel 328 a.c. una colonia a Fregellae presso l'odierna Ceprano (prov. Frosinone), sulla riva orientale del fiume Liri, in un territorio che i Sanniti consideravano di influenza sannita.
Inoltre i Sanniti non volevano l'avanzata dei romani in Campania, così quando Roma dichiarò guerra alla città greca di Palepolis, (Parthènope) città della Magna Grecia lungo la costa occidentale del mar Tirreno, tra il monte Vesuvio ed i Campi Flegrei, rifondata come Neapolis alla fine del VI secolo a.c. i Sanniti inviarono 4.000 soldati a difesa della città. I Romani, dal canto loro, accusavano i Sanniti di aver spinto alla ribellione le città di Formia e di Fonda.
- Nel 327 a.c. viene eletto console Lucio Cornelio Lentulo con Quinto Publilio Filone. Il senato affida a Publilio Filone il comando dell'esercito nell'assedio di Neapolis, e invia Lucio Cornelio nel territorio dei Sanniti, alleati ai greci di Neapolis. I romani, condotti da Lucio Cornelio, conquistarono tre città nel Sannio, Allife, Callife e Rufrio, prima dell'arrivo dei nuovi consoli
Intanto Roma invia i feziali presso il confine sannita con un'asta insanguinata e dopo aver recitato la formula con cui si dichiarava guerra, questi la lanciarono, secondo l'uso, nel territorio nemico. Veniva così dichiarata guerra ai Sanniti.
(Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 15.)
- Nel 316 a.c. Lucio Emilio Mamercino Privernate, venne nominato nuovamente dittatore (dictator rei gerundae causa), per combattere contro i Sanniti che vinse sotto la città di Saticula. Il sito di Saticula è ignoto perchè i romani, per vendicare l'affronto delle forche caudine, la rasero al suolo.
Nonostante ciò i Marsi si guadagnarono la fama di validi guerrieri, testimoniata anche da un detto romano riportato negli scritti dello storico greco Appiano di Alessandria:
«Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse»
«Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi»
- Nel 307 a.c. i Romani, guidati dal proconsole Quinto Fabio Massimo Rulliano conquistarono Alife, nel Sanio alifano. Quinto Fabio era colui che nel 324 a.c. aveva osato battere i Sanniti senza essere autorizzato dal suo generale Lucio Papirio, che chiese per questo la pena di morte, salvato poi dall'assemblea popolare, invocata dal padre di Fabio con la procedura della provocatio,
- Nel 305 a.c. narra Livio che gli eserciti dei consoli Tiberio Minucio Augurino e Lucio Postumio Megello marciarono divisi.
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - IX -
Attorno alla metà del IV secolo a.c. le legioni erano composte a manipolo, con 5.000 fanti e 300 cavalieri e divisa in tre schiere:
- la prima gli Hastati (i giovani alle prime armi) in formazione di quindici manipoli di 60 fanti ciascuno, oltre a 20 fanti con lancia o giavellotti, senza scudo, chiamati leves.
- la seconda da armati di età più matura, i Principes, in quindici manipoli, con scudo ed armi speciali.
- la terza aveva quindici "ordini", formati ciascuno da 3 manipoli (il primo di Triarii, il secondo di Rorarii ed il terzo, di Accensi) di 60 armati ognuno. Ognuna di queste quindici unità constava di due vessilliferi e quattro centurioni, per un totale di 186 uomini. I Triari erano veterani di provato valore, i Rorarii, più giovani e meno esperti, ed infine gli Accensi, i novellini.
« Gli Hastati iniziavano primi fra tutti il combattimento. Se gli Hastati non erano in grado di battere il nemico, retrocedevano a passo lento e i Principes li accoglievano negli intervalli tra loro.
I Triarii si mettevano sotto i vessilli, con la gamba sinistra distesa e gli scudi appoggiati sulla spalla e le aste conficcate in terra, con la punta rivolta verso l'alto, come una palizzata. Qualora anche i Principes avessero combattuto con scarso successo, si ritiravano dalla prima linea fino ai Triarii. .»
(Livio, Ab Urbe condita libri, VIII, 8, 9-12.)
I Triarii, dopo aver accolto Hastati e Principes tra le loro file, serravano le file ed in un'unica ininterrotta schiera si gettavano sul nemico.
Hastati, Principes e Triarii utilizzavano, infine, tutti lunghi scudi ovali, detti scutum (quelli rotondi, detti clipeus furono abbandonati quando ai soldati fu pagato per la prima volta lo stipendio, verso la fine del V secolo a.c.).
La formazione manipolare fu probabilmente copiata dai nemici Sanniti, a sud di Roma, forse quale conseguenza della sconfitta romana nella Seconda guerra sannitica.
Hastati, Principes e Triarii utilizzavano, infine, tutti lunghi scudi ovali, detti scutum (quelli rotondi, detti clipeus furono abbandonati quando ai soldati fu pagato per la prima volta lo stipendio, verso la fine del V secolo a.c.).
La formazione manipolare fu probabilmente copiata dai nemici Sanniti, a sud di Roma, forse quale conseguenza della sconfitta romana nella Seconda guerra sannitica.
LA II GUERRA SANNITICA
La Seconda guerra sannitica fu combattuta da Roma contro i Sanniti, tra il 326 a.c. e il 304 a.c., in Campania e nel Sannio. I primi a violare i patti furono i Romani fondando nel 328 a.c. una colonia a Fregellae presso l'odierna Ceprano (prov. Frosinone), sulla riva orientale del fiume Liri, in un territorio che i Sanniti consideravano di influenza sannita.
GUERRIERO SANNITA |
- Nel 326 a.c. in seguito all'elezione dei nuovi consoli, a Lucio Cornelio, visto il buon esito delle sue battaglie, fu accordato il potere proconsolare, per continuare la campagna militare contro i Sanniti.
Intanto Roma invia i feziali presso il confine sannita con un'asta insanguinata e dopo aver recitato la formula con cui si dichiarava guerra, questi la lanciarono, secondo l'uso, nel territorio nemico. Veniva così dichiarata guerra ai Sanniti.
Subito dopo, senza averlo richiesto, Roma ottenne l'appoggio di Lucani ed Apuli, evidentemente con vecchi rancori nei confronti del Sannio, con i quali stipulò alleanze.
I nuovi consoli fecero devastare le campagne sannite di Allife, Callife e Rufrio nel Sannio, e Palepolis si arrese ai romani. In realtà c'erano due urbes, Palepolis la città vecchia e Neapolis quella nuova, poste a poca distanza tra loro, abitate dal medesimo popolo e costituenti un'unica civitas..
L'alleanza con i Lucani, oltre che la conquista romana della città greca di Palepolis, creò però non poca preoccupazione presso i Tarantini, che vedevano frapporsi, tra Taranto e Roma unicamente i Sanniti. Pertanto i Tarantini iniziarono a sobillare i Lucani, che abbandonarono Roma.
- Nel 324 a.c. a Roma scoppiò la peste e vi fu un grave scontro tra il dittatore Lucio Papirio Cursore e il suo magister equitum Quinto Fabio Massimo Rulliano, Con tutto ciò i Romani ottennero tre vittorie in tre battaglie campali contro i Sanniti, la prima delle quali nei pressi di Imbrinium.
Alla fine i Sanniti, stremati dalla fame e dagli stenti, si arresero ai romani, che oltre al bottino, pretesero che i 7.000 guerrieri Sanniti, compreso il loro comandante Gaio Ponzio, passassero sotto il giogo delle armi romane.
« Quanto ai soldati, li avrebbe fatti passare sotto il giogo con un solo indumento addosso, più per vendicare l'umiliazione subita che per infliggerne una nuova. Non venne respinta alcuna delle condizioni. A passare sotto il giogo furono in 7.000 soldati, mentre a Luceria venne rastrellato un ingente bottino. Tutte le insegne e le armi perdute a Caudio vennero riprese , e - gioia questa superiore a ogni altra - furono recuperati i cavalieri consegnati dai Sanniti affinché venissero custoditi a Luceria come pegno di pace. Con quell'improvviso ribaltamento di fatti, nessuna vittoria del popolo romano fu più splendida, e ancor di più se poi è vero quanto ho trovato presso alcuni annalisti, e cioè che Ponzio figlio di Erennio, comandante in capo dei Sanniti, venne fatto passare sotto il giogo insieme agli altri, affinché espiasse l'umiliazione inflitta ai consoli »
L'alleanza con i Lucani, oltre che la conquista romana della città greca di Palepolis, creò però non poca preoccupazione presso i Tarantini, che vedevano frapporsi, tra Taranto e Roma unicamente i Sanniti. Pertanto i Tarantini iniziarono a sobillare i Lucani, che abbandonarono Roma.
- Nel 325 a.c., durante il secondo anno di guerra, Roma dichiarò guerra ai Vestini, che si erano alleati ai Sanniti. Il nuovo console Decimo Giunio Bruto Sceva, saccheggiò le campagne dei Vestini, costringendoli ad un scontro in campo aperto, dove i romani vinsero, seppur con molte perdite. Quindi Bruto Scava espugnò le città di Cutina e Cingilia, concedendo il bottino ai soldati.
- Nel 324 a.c. a Roma scoppiò la peste e vi fu un grave scontro tra il dittatore Lucio Papirio Cursore e il suo magister equitum Quinto Fabio Massimo Rulliano, Con tutto ciò i Romani ottennero tre vittorie in tre battaglie campali contro i Sanniti, la prima delle quali nei pressi di Imbrinium.
I Sanniti sconfitti, chiesero la pace, ma giunti a Roma per trattare i termini della resa, tornarono nel Sannio, avendo siglato solo una tregua annuale con Roma che violarono non appena vennero a conoscenza delle dimissioni del dittatore. I trattati nell'antichità erano considerati validi fintanto che rimanesse in carica chi li aveva sottoscritti.
- Nel 323 a.c. per rappresaglia i romani, condotti dal console Gaio Sulpicio Longo, devastavano e saccheggiavano le campagne del Sannio. Scoppiò intanto una guerra tra i Sidicini e gli Aurunci, questi ultimi alleati di Roma. Il Senato deliberò di aiutare gli Aurunci, ma a causa di incertezze dei due consoli romani, la città degli Aurunci venne abbandonata e gli abitanti fuggirono verso Sessa Aurunca. Allora Senato nominò dittatore Gaio Claudio Regillense, che nominò Gaio Claudio Ortatore magister equitum.
- Nel 322 a.c. i romani, condotti dal dittatore Aulo Cornelio Cosso Arvina, ottennero un'altra vittoria in uno scontro in campo aperto, anche se l'esito della battaglia fu a lungo incerto, per il valore del nemico, e la sfavorevole posizione in battaglia.
- Nel 322 a.c. i romani, condotti dal dittatore Aulo Cornelio Cosso Arvina, ottennero un'altra vittoria in uno scontro in campo aperto, anche se l'esito della battaglia fu a lungo incerto, per il valore del nemico, e la sfavorevole posizione in battaglia.
LE FORCHE CAUDINE
- Nel 321 a.c. l'esercito romano, condotto dai consoli Tiberio Veturio Calvino e Spurio Postumio Albino Caudino, subì l'umiliante sconfitta alle Forche Caudine (Furculae Caudinae): mentre l'esercito romano si stava spostando da Capua a Benevento, spie sannite travestite da pastori li indirizzarono verso una stretta gola montuosa dove furono presi facilmente in trappola dai nemici capeggiati da Gaio Ponzio.
Alla fine i Sanniti lasciarono andare l'esercito romano ma imposero gravose condizioni di resa; tra queste la "subiugatio", il passaggio sotto il giogo: due lance confitte in terra, una sospesa orizzontalmente a queste ultime: lo sconfitto, nudo, doveva passarvi sotto, inchinandosi, in presenza dell'esercito nemico. Sembra che nel passaggio venissero anche percossi e scherniti.
Ne conseguiva, come nota Cassio Dione (Hist. Rom. V) "grande gloria a chi imponeva una tale umiliazione, ma totale ignominia a chi la subiva" tanto che spesso si preferiva piuttosto affrontare la morte. Nella storia romana è l'unico esempio di tanto oltraggio, che i sanniti pagheranno per secoli.
Fu Gaio Ponzio, il capo dei sanniti, a ordinare la subiugatio. Fatti prigionieri i romani il generale chiese al vecchio padre Erennio cosa dovesse fare, e questi rispose di lasciar andare i romani senza alcuna ritorsione, ma Gaio non accettò. Se avesse ascoltato il padre avrebbe evitato ai Sanniti la disfatta e secoli si ritorsioni.
Lo storico Tito Livio riferisce che ritornati a Roma, i due consoli riferirono in Senato; i Senatori decisero di rifiutare le condizione di resa, destituirono i due consoli e, nominarono al loro posto il patrizio Lucio Papirio Cursore ed il plebeo Quinto Publilio Filone. Gli storici moderni ritengono invece che il Senato, confermò la resa e riconsegnò le colonie di Fregellae e Cales - fino al 316 a.c..
- 320 a.c. L'anno successivo all'ignominiosa disfatta, i due consoli eletti, Lucio Papirio Cursore e Quinto Publilio Filone, con l'esercito, tornarono alle Forche Caudine, per rigettare le condizioni di pace imposte a Roma, consegnando ai Sanniti anche i due Consoli che le avevano accettate, consegna che però il capo sannita rifiutò.
Prima i romani, condotti da Publilio, ebbero la meglio sui Sanniti in uno scontro in campo aperto presso Caudio, poi seguì una battaglia, condotta da entrambi i consoli, presso Luceria in Apulia, dove si trovava un forte contingente di Sanniti, e i circa 600 cavalieri romani, lasciati come ostaggio, dopo le Forche Caudine. Posti sotto assedio a Luceria, i Sanniti si arresero, liberarono gli ostaggi, consegnarono armi e vettovaglie, per passare a loro volta sotto il giogo dei soldati romani.
Alla fine i Sanniti, stremati dalla fame e dagli stenti, si arresero ai romani, che oltre al bottino, pretesero che i 7.000 guerrieri Sanniti, compreso il loro comandante Gaio Ponzio, passassero sotto il giogo delle armi romane.
« Quanto ai soldati, li avrebbe fatti passare sotto il giogo con un solo indumento addosso, più per vendicare l'umiliazione subita che per infliggerne una nuova. Non venne respinta alcuna delle condizioni. A passare sotto il giogo furono in 7.000 soldati, mentre a Luceria venne rastrellato un ingente bottino. Tutte le insegne e le armi perdute a Caudio vennero riprese , e - gioia questa superiore a ogni altra - furono recuperati i cavalieri consegnati dai Sanniti affinché venissero custoditi a Luceria come pegno di pace. Con quell'improvviso ribaltamento di fatti, nessuna vittoria del popolo romano fu più splendida, e ancor di più se poi è vero quanto ho trovato presso alcuni annalisti, e cioè che Ponzio figlio di Erennio, comandante in capo dei Sanniti, venne fatto passare sotto il giogo insieme agli altri, affinché espiasse l'umiliazione inflitta ai consoli »
(Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 15.)
Roma era vendicata.
319-314 a.c. BATTAGLIA DI LAUTULAE
Alcuni studiosi situano Lautulae (o Lautulas) sulla costa in una località dove sgorgano quattro sorgenti; altri la localizzano sui monti nei pressi di Fondi, in località Acquaviva, dove sono presenti delle fonti. Si propende un po' più sulla seconda ipotesi.
- Nel 319 a.c. i Romani ripresero il controllo su Satrico, passata ai Sanniti dopo le forche caudine, e sconfissero i Ferentani.
- Nel 318 a.c. i Sanniti ottennero una tregua biennale, mentre Roma conquistò Canusio e Teano in Campania.
- Nel 317 a.c. Teano si alleò con Roma, quando il console Quinto Emilio Barbula conquistò Nerulo in Lucania.
- Nel 315 a.c., , Intanto i sanniti avevano convinto Sora a trucidare i coloni romani che vi vivevano così i legionari condotti dal dittatore Quinto Fabio Massimo Rulliano sconfissero i Sanniti, sempre sotto le mura di Saticola ma, nello stesso anno, furono sconfitti nella durissima battaglia di Lautulae che Tito Livio minimizza come una battaglia dall'esito incerto, interrotta dal sopraggiungere della notte. In quello stesso anno i Sanniti ripresero ai romani Plistica, la città dalle mura ciclopiche.
- Nel 314 a.c., con l'aiuto di traditori, i romani presero Sora, Ausona, Minturno, Sessa Aurunca, Ponza, Saticula, Vescia e con le armi invece Luceria, che si era unita ai Sanniti.
Intanto, al notizia di un'insurrezione di Capua, in Campania, portò alla nomina a dittatore di Gaio Menio Publio e l'esercito romano, condotto dai consoli Marco Petelio Libone e Gaio Sulpicio Longo, affrontò i Sanniti in campo aperto in Campania, sconfiggendoli..
«Ormai i Romani stavano prevalendo su tutta la linea e i Sanniti, smesso il combattimento, vennero uccisi o fatti prigionieri, fatta eccezione per quelli che ripararono a Malevento, la città che oggi si chiama Benevento. Stando alla tradizione, 30.000 Sanniti sarebbero stati uccisi o fatti prigionieri.»
«Ormai i Romani stavano prevalendo su tutta la linea e i Sanniti, smesso il combattimento, vennero uccisi o fatti prigionieri, fatta eccezione per quelli che ripararono a Malevento, la città che oggi si chiama Benevento. Stando alla tradizione, 30.000 Sanniti sarebbero stati uccisi o fatti prigionieri.»
- Nel 311 a.c., i romani i sconfissero i sanniti davanti alla città di Cluvie, che riconquistarono in una battaglia in campo aperto, malgrado vi fossero stati tratti con un sotterfugio.
- Nel 310 a.c., i Sanniti, saputo della ripresa del conflitto tra Etruschi e romani, attaccarono nuovamente sconfiggendo l'esercito romano in una battaglia campale, nella quale rimase ferito lo stesso console Gaio Marcio Rutilo Censorino. Allora Roma elesse dittatore Lucio Papirio Cursore, il migliore generale della II Guerra Sannitica, cinque volte console e due volte dittatore.
- Nel 310 a.c., i Sanniti, saputo della ripresa del conflitto tra Etruschi e romani, attaccarono nuovamente sconfiggendo l'esercito romano in una battaglia campale, nella quale rimase ferito lo stesso console Gaio Marcio Rutilo Censorino. Allora Roma elesse dittatore Lucio Papirio Cursore, il migliore generale della II Guerra Sannitica, cinque volte console e due volte dittatore.
- Nel 309 a.c. Papirio sconfisse nettamente i Sanniti nei pressi di Longula, città del Latium Vetus, e intanto i romani vincevano contro gli Etruschi nella battaglia del lago Vadimone e di Perugia.
- Nel 308 a.c. Quinto Fabio Massimo Rulliano sconfisse ancora i Sanniti, cui questa volta si erano alleati i Marsi e i Peligni.
«Affrontò poi in campo aperto i Sanniti, sconfiggendoli senza eccessivo impegno. Di questa battaglia non ne sarebbe rimasta notizia, se nell'occasione i Marsi non avessero combattuto per la prima volta contro i Romani. Alla defezione dei Marsi seguì quella dei Peligni, che andarono incontro allo stesso destino.»
(Tito Livio, Ab urbe condita libri, IX, 41.)
«Affrontò poi in campo aperto i Sanniti, sconfiggendoli senza eccessivo impegno. Di questa battaglia non ne sarebbe rimasta notizia, se nell'occasione i Marsi non avessero combattuto per la prima volta contro i Romani. Alla defezione dei Marsi seguì quella dei Peligni, che andarono incontro allo stesso destino.»
(Tito Livio, Ab urbe condita libri, IX, 41.)
«Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse»
«Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi»
- Nel 306 a.c., dopo aver sconfitto gli Ernici ribellatisi a Roma, gli eserciti romani sconfissero nuovamente quello sannita in uno scontro in campo aperto.
BATTAGLIA DI BOVIANO
Postumio, che comandava la colonna orientale, sconfisse i sanniti a Tiferno, prima di rincongiungersi con le truppe guidate da Minucio. per poi assalire riuniti la roccaforte sannita di Bovianum.
L'esercito sannita era guidato dal generale Stazio Gellio.
I Sanniti vennero sconfitti, Gellio fu fatto prigioniero insieme a molte insegne militari; il console romano Minucio Augurino, morto per le ferite riportate in battaglia, venne sostituito da Marco Fulvio Curvo Petino.
Subito dopo, i Romani ripresero Sora e conquistarono Arpinum e Cesennia.
LA FINE DELLA II GUERRA SANNITICA
- L'anno successivo, nel 304 a.c., le tribù del Sannio, ormai decimate, chiesero la pace alla Repubblica di Roma, ponendo fine alla II guerra sannitica. L'anno successivo, Roma fondò le colonie di Alba Fucens nel territorio degli Equi e Sora in quello dei Sanniti, oltre a concedere la cittadinanza romana ai cittadini di Arpino e di Trebula.
Nel 306 a.c. Frusino (Frosinone), insieme alla Lega Ernica, si ribellò al dominio di Roma; per punizione il suo territorio fu ridotto di un terzo (che passò alla vicina Ferentino, rimasta fedele all'Urbe), fu poi saccheggiata e i capi della rivolta, deportati a Roma, vennero pubblicamente decapitati nel 303 a.c..
Vedi anche: TERZA GUERRA SANNITICA >
- Florio - Epitome de Tito Livio Bellorum Omnium Annorum DCC - XXXIII -
- Eutropio - Breviarium historiae romanae -
- Tacito - Annales - IV - Frediani, Prossomariti - Nony - 1988 -
- Strabone - Della Geografia - trad. Francesco Ambrosoli - Milano - 1832 -
- Plinio il Vecchio - Storia Naturale - XVI - Einaudi - 1982 -
- Adriano La Regina - I Sanniti - in Carmine Ampolo (a cura di) - Italia omnium terrarum parens - Milano - Scheiwiller-Credito Italiano - 1989 -
- Edward T. Salmon - Il Sannio e i Sanniti - Torino - Einaudi - 1995 -
- Sopraintendenza archeologica di Roma - L'Italia dei Sanniti - Milano - Electa - 2000 -
- Sopraintendenza archeologica di Roma - L'Italia dei Sanniti - Milano - Electa - 2000 -
- Emilio Gabba - Dionigi e la storia di Roma arcaica - Bari - Edipuglia - 1996 -
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