Il "Lusus Troiae", anche riportato nelle fonti come "Ludus Troiae" e "Ludicrum Troiae" (Gioco di Troia) era uno spettacolo equestre che si teneva nell'antica Roma solo in tre importanti occasioni:
- Per eventi riguardanti personaggi molto in alto, come nei funerali imperiali,
- Per importanti eventi religiosi, come nella fondazioni di templi ,
- Per eventi di gaudio per tutto l'impero, come il festeggiamento delle vittorie militari, in questo caso seguivano i Trionfi dopo la processione trionfale e avevano di particolare che erano finanziati dallo stato su deliberazione del senato.Come si vede non c'è una connotazione precisa per l'esecuzione della festa, ma era l'importanza dell'evento a dettare la cerimonia. Il lusus si poteva anche svolgere in concomitanza con i Ludi Saeculares, ma era solo un caso, perchè il Ludus Troiae non era legato ad alcuna festività religiosa.
Il Lusus consentiva ai giovani aristocratici romani di mostrare le loro particolari abilità in pubblico, assolutamente proibito ai plebei, ma non era una gara e non c'erano competizioni.
Inutile dire che le esibizioni dei nobili romani riguardavano abilità relative alla guerra, l'arte che ai romani piaceva di più in assoluto. Molti si davano da fare e corrompevano pure per essere eletti consoli, una carica che durava solo un anno ma che poteva concedere un onore molto più grande: quello di fare una guerra, e magari di vincerla e magari, il massimo delle aspirazioni, ottenere un trionfo.
RICOSTRUZIONE DEL LUSUS TROIAE |
Per cui il Lusus Troiae riguardava comunque arti militaresche. Virgilio nell'Eneide (V.545-603), ce ne fornisce una descrizione completa quando viene eseguito a chiusura dei giochi svolti per commemorare l'anniversario della morte di Anchise, il padre di Enea.
Da quello che si evince l'esercitazione è compiuta da tre truppe (turmae), ciascuna di 12 cavalieri, oltre a un condottiero e due armigeri, che eseguono esercizi intricati sul dorso dei cavalli, da notare il ritmo serrato del racconto virgiliano che rende l'idea di quanto queste esibizioni fossero avvincenti:
«Olli discurrere pares atque agmina terni
diductis solvere choris, rursusque vocati
convertere vias infestaque tela tulere.
Inde alios ineunt cursus aliosque recursus
adversi spatiis, alternosque orbibus orbis
impediunt pugnaeque cient simulacra sub armis;
et nunc terga fuga nudant, nunc spicula vertunt
infensi, facta pariter nunc pace feruntur.
Ut quondam Creta fertur Labyrinthus in alta
parietibus textum caecis iter ancipitemque
mille viis habuisse dolum, qua signa sequendi
frangeret indeprensus et inremeabilis error;
haud alio Teucrum nati vestigia cursu
impediunt texuntque fugas et proelia ludo.»
«Corrono i coetanei e in tre gruppi
separano i drappelli, e di nuovo chiamati
invertono la direzione e le lance minacciose sostengono.
Quindi eseguono cariche e ritirate
fronteggiandosi sul campo, e giro dopo giro
si alternano e danno l'impressione di una battaglia in armi;
ed ora scoprono la schiena nella fuga, ora rivolgono le lance
aggressivi, ora, fatta la pace, cavalcano affiancati.
Come si riporta che sulle alture di Creta un tempo il Labirinto
un percorso composto di pareti cieche e un ambiguo
inganno di mille vie avesse, in modo che seguire le tracce
un errore trascurabile e irrimediabile rendesse impossibile;
non diversamente i figli dei Teucri le orme con il percorso
confondono e intrecciano per gioco fughe e battaglie.»
(Virgilio, Eneide, V.580-593)
LE TATTICHE DELLA CAVALLERIA
Complesse manovre di incroci in una esibizione di equitazione erano già caratteristiche delle riviste della cavalleria romana durante le parate. Lo scrittore greco di arti militari Arriano le descrive nel suo libro Technē Taktikē ("L'arte della tattica militare"), riportando che ebbero origine dalle unità di cavalleria non romane fornite dagli alleati (auxilia), in particolare da Galli (cioè i Celti continentali e gli Iberi che abitavano la parte orientale e meridionale della penisola iberica).
Il gioco di Troia era comunque puramente cerimoniale e coinvolgeva ragazzi troppo giovani per il servizio militare, quindi prima dei 17 anni. Solo ai giovanissimi era permesso di giocare, ma di giocare alla guerra. Era anche un modo per lanciare in pubblico la figura dei giovani rampolli delle famiglie patrizie, il che spingeva spesso i giovani ad allenarsi assiduamente con i cavalli, in special modo i figli degli equites, che con tutta probabilità sarebbero divenuti equites a loro volta.
LUSUS TROIAE |
IL RIPRISTINO DEL LUSUS TROIAE
Il lusus Troiae fu ripescato dalla tradizione e rieditato da Giulio Cesare nel 45 o nel 46 a.c., forse perchè Cesare sapeva che i romani amavano soprattutto chi vinceva le guerre e chi gli offriva Ludi, lui aveva vinto molte guerre ed ora offriva molti Ludi, ma anche per esaltare la sua discendenza da Iulo, il figlio di Enea, che nel gioco dell'Eneide cavalca un cavallo donato dalla regina cartaginese Didone.
Non tutti sono d'accordo con la paternità cesarea dei giochi, anche perchè una manifestazione analoga si svolse durante i ludi Romani al tempo della Seconda guerra punica. Ma Si dice appunto che Cesare rispolverasse gli antichi ludi, non che li creasse egli stesso.
L'ipotesi sembra un po' troppo fantasiosa, la cosa più probabile fu che Cesare amava i cavalli ed era un ottimo cavallerizzo. Si racconta che da giovanissimo usasse correre al galoppo con le mani incrociate dietro la schiena, il che significava che sapeva condurre il suo cavallo con la voce, cosa affatto facile.
Data l'ambientazione mitologica, molto amata in epoca augustea, fa pensare che il ludus Troiae narrato nell'Eneide fosse stato inventato dai poeti dell'epoca se non dallo stesso Virgilio. Tuttavia i poeti, e Virgilio in particolare, dovevano convincere sulla discendenza troiana attraverso i fatti e non la fantasia, altrimenti sarebbero passati per visionari.
Si pensa che la manifestazione non possa essersi svolta prima dell'età di Silla e si dubita addirittura che il lusus presentato sotto Silla fosse il gioco di Troia. Eppure una manifestazione analoga si svolse durante i ludi Romani al tempo della Seconda guerra punica, ma non è prova irrefutabile.
LABIRINTO DI TRUIA |
RISALIREBBE AL VI SECOLO A.C.
Invece l'idea che il gioco di Troia "risalisse almeno al VI secolo a.c." è basata in parte su un oinochoe etrusco (vaso simile alla brocca, utilizzato per versare il vino o l'acqua) risalente alla fine del VII secolo e proveniente da Tragliatella, vicino a Caere (Cerveteri), raffigurante giovani a cavallo che escono da un labirinto con la legenda TRUIA, che forse significa Troia.
Virgilio effettivamente confronta gli schemi della carica al Labirinto di Cnosso (leggendario labirinto, che secondo la mitologia greca fu fatto costruire da re Minosse sull'isola di Creta, 1800 a.c., per rinchiudervi il pericoloso Minotauro, nato dall'unione della moglie del re, Pasifae, con un toro), con gli schemi del "geranos", "la danza della gru", insegnata da Teseo, re di Atene, ai giovani ateniesi che salvò dal Minotauro uccidendolo.
Nel mito e nel rituale, il labirinto, e di conseguenza il ludus, è la discesa dell'Ade con il ritorno trionfale dell'eroe, un trionfo della vita sulla morte" un'iniziazione rituale che incita il prescelto ad affrontare la morte per imparare ad accettarla vivendo una vita senza paura.
CALDERONE DI GUNDESTRUP |
CALDERONE DI GUNDESTRUP
Un'iconografia dell'iniziazione simile a quella dell oinochoe etrusca si trova anche su un pannello del Calderone di Gundestrup, in cui si ritiene generalmente che vi sia rappresentato un soggetto celtico con un'influenza tracia nella lavorazione. Rinvenuto in Danimarca, è formato da tredici pannelli: cinque interni rettangolari e sette esterni quadrati, più uno circolare che ne costituisce il fondo.
I pannelli presentano raffinate figure umane, immagini di divinità o raffigurazioni dall'apparente significato religioso, che ne fanno una delle più importanti opere d'arte della protostoria europea.
Il calderone fu rinvenuto smontato, insieme a due frammenti dei tubi d'argento che formavano l'intelaiatura e un pezzo di ferro che era forse parte di un anello inserito all'interno dei tubi. Armi e ornamenti raffigurati sul calderone lo datano al 100 a.c..
LABIRINTO DI CRETA |
GLI EDUI TROIANI
Almeno uno dei popoli celtici della Gallia centrale, gli Edui, che visse nell'odierna regione francese compresa tra il fiume Arar (Saona) e il Liger (Loira), rivendicò come i Romani un'ascendenza troiana e furono formalmente riconosciuti dal Senato romano come "fratelli" ed alleati di Roma molto tempo prima di essere incorporati nell'Impero.
Gli Edui erano già alleati dei Romani nella seconda metà del II secolo a.c., e quando i Sequani, la tribù sempre in contrasto con gli Eduiche viveva sull'altra sponda dell'Arar e , invasero il loro territorio e li sottomisero con l'aiuto del re Ariovisto, gli Edui chiesero aiuto a Roma, ma senza risultato.
Sarà Cesare, giunto in Gallia nel 58 a.c., a restituire agli Edui la loro indipendenza. Malgrado ciò si unirono alla coalizione anticesariana guidata da Vercingetorige, ma dopo la sua resa nell'assedio di Alesia decisero di ricostruire l'antica alleanza. Ottaviano Augusto distrusse la loro antica capitale Bibracte, sostituendola con quella di Augustodunum (odierna Autun).
Nel 21 d.c., sotto il regno di Tiberio si ribellarono guidati dal Giulio Sacroviro e distrussero Augustudunum, ma furono presto sconfitti da Gaio Silio (Tacito Annali, III, 43-46). Gli Edui furono il primo popolo gallico a ricevere dall'imperatore Claudio lo ius honorum.
LA TRUIA
VASUS TRUIA O TROIA |
La designazione etrusca della manifestazione come "Truia", se questo è quanto il vaso effettivamente illustra, può essere un gioco di parole, poiché truare significa "muovere", con un significato specialistico nel vocabolario della tessitura.
E' stato ipotizzato che il ludus Troiae sia il "gioco del filo che si muove", inteso alla riparazione del "tessuto sociale" di Roma dopo le recenti guerre civili. Il gioco di Troia era effettuato in un giorno di purificazione (dies lustri).
Ma detta interpretazione, nonostante Virgilio utilizzi due forme del verbo "tessere" per descrivere i movimenti equestri e, in alcune versioni del mito di Teseo, il ritorno dell'eroe dal labirinto venne reso possibile dal seguire un filo fornito da Arianna, è dotata a nostro avviso di molta fantasia e scarso senso reale.
Il gioco di Troia era effettuato in un giorno di purificazione (dies lustri) e in tal senso potrebbe avere legami con Marte, visto che i legionari facevano la lustrazio delle armi, ma pure perchè i ludi dei cavalli, le Equirria, e il rituale dell'October equus, erano dedicate a Marte come patrono della gioventù guerriera.
I giovani sacerdoti armati di Marte, i Salii, per giunta eseguivano passi di danza espressi dalle forme del verbo truare, qui forse con il significato di "eseguire una danza truia". Inoltre il gioco di Troia si svolgeva sotto la supervisione dei Tribuni dei Celeres, che erano collegati ai Salii nei Fasti Praenestini.
LE TABULE ILIACAE
Augusto stabilì che il lusus Troiae fosse una manifestazione regolare e noi sappiamo che L'imperatore volle copiare tutto ciò che aveva inaugurato il suo padre adottante che giunse a far divinizzare.
La sua esecuzione faceva parte di un interesse generale per le origini troiane che ritroviamo pure nella creazione delle Tabulae Iliacae o "tavolette troiane", uno schema utilizzato per dividere tra le varie giornate gli episodi narrati nell'Iliade di Omero.
Lo schema fu inventato probabilmente da Zenodoto presso Alessandria d'Egitto e tradotto in bassorilievi che illustrano scene dell'Iliade, riportando spesso testi in forma di acrostici o palindromi, indicando un movimento schematico o labirinti letterari.
TIBER
Il giovane Tiberio guidò una turma (un'unità militare romana, la decima parte di un'"Ala" di cavalleria legionaria) durante i giochi che celebravano la dedicazione del Tempio del Divo Giulio, il 18 agosto del 29 a.c.. Il lusus fu tenuto anche in occasione della dedicazione del Teatro di Marcello nel 13 a.c. e del Tempio di Marte Ultore, il I agosto del 2 a.c..
ARA PACIS
I bambini in abiti orientali rappresentati sull'Ara Pacis sono stati identificati in genere come Gaio e Lucio Cesare in abbigliamento "troiano" in occasione del gioco del 13 a.c.. Il gioco di Troia continuò ad essere rappresentato sotto altri imperatori della Dinastia giulio-claudia. Seneca cita la manifestazione nella sua opera Troades (riga 778). Nerone partecipò nel 47 d.c., all'età di 9 anni, assieme a Britannico.
BIBLIO
- Daniel P. Harmon - The Religious Significance of Games in the Roman Age - in The Archaeology of the Olympics - University of Wisconsin Press - 1988 -
-Thomas Habinek - The World of Roman Song: From Ritualized Speech to Social Order - in cui si discute estesamente sul vaso Truia e si trova di più sulla danza della gru e il rapporto con il labirinto -
Johns Hopkins University Press - 2005 -
- Auguste Bouché-Leclercq - Manuel des Institutions Romaines, Hachette - 1886 - Purificazione, in: Thesaurus Cultus et Rituum Antiquorum -
- Piotr Rypson - Homo quadratus in labyrintho: The Cubus Visual Poem from Antiquity until Late Baroque - in European Iconography East and West. Selected Papers of the Szeged International Conference June 9–12, 1993 - Brill - 1996 -
- P. M. Virgilio - Eneide, a cura di Mario Scaffidi Abbate -Newton Compton ed., Roma - 2012 -
- Alison Futrell - The Roman Games: A Sourcebook - Blackwell - 2006 -
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