IL PONTE OGGI |
Il ponte venne eretto nel punto in cui la via Nomentana superava il fiume Aniene ai piedi della collina del Monte Sacro, luogo attraversato dal passaggio delle mandrie transumanti sin dall’antichità, mandrie che in estate abbandonavano le pianure con l'erba bruciata dal sole per salire sui più freschi Monti Sibillini.
Insieme al ponte Milvio e al ponte Salario era uno dei ponti extraurbani più importanti e venne edificato in età repubblicana a blocchi squadrati di tufo, eccetto gli archivolti in travertino. Aveva tre arcate di cui la centrale, più grande delle altre due, sovrastava l'affluente del Tevere, l'Aniene.
Nell'VIII secolo, sotto il pontificato di Adriano I, il ponte venne fortificato con due torri, a loro volta rinforzate con muri nel XII-XIII secolo e ancor più innalzate sotto papa Niccolò V. Il ponte venne distrutto e poi ricostruito dopo l'invasione barbarica di Totila (516 - 552). Secondo una tradizione locale si incontrarono su questo ponte nell'800 Carlo Magno e Leone III.
Nel X secolo appartenne al monastero di San Silvestro in Capite (la chiesa costruita a Roma sopra la tempio del Sole), poi, dal 1205, passò alla chiesa di San Lorenzo in Lucina (costruita sopra il tempio di Giunone Lucina), poi passò al convento di San Pietro in Vincoli insieme alla chiesa di Sant'Agnese fuori le mura.
Insieme al ponte Milvio e al ponte Salario era uno dei ponti extraurbani più importanti e venne edificato in età repubblicana a blocchi squadrati di tufo, eccetto gli archivolti in travertino. Aveva tre arcate di cui la centrale, più grande delle altre due, sovrastava l'affluente del Tevere, l'Aniene.
Nell'VIII secolo, sotto il pontificato di Adriano I, il ponte venne fortificato con due torri, a loro volta rinforzate con muri nel XII-XIII secolo e ancor più innalzate sotto papa Niccolò V. Il ponte venne distrutto e poi ricostruito dopo l'invasione barbarica di Totila (516 - 552). Secondo una tradizione locale si incontrarono su questo ponte nell'800 Carlo Magno e Leone III.
IL PONTE DALL'ALTO |
Nel 1433 il ponte fu occupato dal condottiero mercenario Niccolò Fortebraccio della Stella e dal condottiero mercenario Antonio conte di Pontedera, mentre nel 1485 il ponte fu conquistato da Paolo Orsini, altro condottiero mercenario. In seguito dovette subire restauri e vari aggiustamenti.
Nel periodo della Congiura dei Pazzi (1478) il ponte fu detto "Iuxta Casale de' Pazzis" e compreso come possedimento di questa famiglia. I ponti portavano all'epoca una rendita perchè chi passava doveva pagare una tassa detta gabella.
Poi subì vari passaggi di proprietà fino a quando divenne dogana di città nel 1532, prima di subire nuovi interventi di restauro e di modifica. Nel 1849 durante l'invasione francese subì diverse distruzioni che vennero riparate sette anni più dopo.
Il ponte oggi si presenta con un grande arco di travertino, sormontato da una fortificazione merlata medievale, e due archetti di rampa laterali su ciascun versante. La pianta è costituita da due torri a merlatura ghibellina, cioè a coda di rondine, sotto le quali, mediante un arco a sesto ribassato, che, dalla cornice sopra quest'arco, si evince che originariamente fosse a tutto sesto, passa la via Nomentana.
Nel periodo della Congiura dei Pazzi (1478) il ponte fu detto "Iuxta Casale de' Pazzis" e compreso come possedimento di questa famiglia. I ponti portavano all'epoca una rendita perchè chi passava doveva pagare una tassa detta gabella.
Poi subì vari passaggi di proprietà fino a quando divenne dogana di città nel 1532, prima di subire nuovi interventi di restauro e di modifica. Nel 1849 durante l'invasione francese subì diverse distruzioni che vennero riparate sette anni più dopo.
Il ponte oggi si presenta con un grande arco di travertino, sormontato da una fortificazione merlata medievale, e due archetti di rampa laterali su ciascun versante. La pianta è costituita da due torri a merlatura ghibellina, cioè a coda di rondine, sotto le quali, mediante un arco a sesto ribassato, che, dalla cornice sopra quest'arco, si evince che originariamente fosse a tutto sesto, passa la via Nomentana.
Nel mezzo tra le due torri, la via percorre un breve tratto con muro a ballatoio a merlatura arieggiato da finestroni, ma questo tratto non è provvisto di tettoia, bensì è a cielo aperto. Ai lati del ponte vi erano due massicci portoni che sbarravano la strada. Un passaggio obbligato permetteva di passare sul ponte. Il ponte sovrasta il fiume Aniene con una monumentale arcata a tutto sesto, che era quasi identica a quella superiore che è stata notevolmente ridotta.
Fino al 1924, anno della costruzione del vicino ponte Tazio (che unisce via Nomentana Nuova con corso Sempione), costituì via di collegamento obbligata tra Roma e le zone a nord della città. Nel 1997, nel timore di lesioni alla struttura, il ponte venne chiuso al traffico automobilistico diventando, da allora, un percorso esclusivamente pedonale. Restaurato nel 2002, è occasionalmente aperto al pubblico, che può così visitarne le strutture interne.
Fu più volte distrutto e restaurato per cui presenta una varietà di materiali e tecniche costruttive che abbraccia un notevole arco di tempo, dall'età antica a quella medievale e, seppur in minima parte, moderna.
Originariamente il ponte scavalcava il fiume Aniene con una duplice arcata, della quale si conserva solo quella sul versante del Monte Sacro. L’arco, di m 15,1 di luce, presenta le fronti in conci di travertino e il sott'arco di pietra gabina. I piloni degli archi, fortemente rimaneggiati dai lavori successivi, erano in blocchi parallelepipedi di tufo rosso litoide, dei quali se ne conservano alcuni in quello verso Monte Sacro.
Nel pilone del versante a valle giacciono i resti di un piedritto in opus quadratum di travertino inglobato nella muratura in mattoni di epoca medievale, forse stipite si un occhio di piena posta al centro tra i due archi originari; oggi la facciata è coperta da un paramento in laterizi di spoglio attribuibili al restauro del VI secolo, a seguito alla distruzione del ponte durante la guerra greco-gotica (535-553).
BIBLIO
- Ponte Nomentano - su Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali -
- Alessandra Reggi - Ponte Nomentano - su RomaNatura -
Fino al 1924, anno della costruzione del vicino ponte Tazio (che unisce via Nomentana Nuova con corso Sempione), costituì via di collegamento obbligata tra Roma e le zone a nord della città. Nel 1997, nel timore di lesioni alla struttura, il ponte venne chiuso al traffico automobilistico diventando, da allora, un percorso esclusivamente pedonale. Restaurato nel 2002, è occasionalmente aperto al pubblico, che può così visitarne le strutture interne.
Fu più volte distrutto e restaurato per cui presenta una varietà di materiali e tecniche costruttive che abbraccia un notevole arco di tempo, dall'età antica a quella medievale e, seppur in minima parte, moderna.
L'INTERNO DEL PONTE |
Nel pilone del versante a valle giacciono i resti di un piedritto in opus quadratum di travertino inglobato nella muratura in mattoni di epoca medievale, forse stipite si un occhio di piena posta al centro tra i due archi originari; oggi la facciata è coperta da un paramento in laterizi di spoglio attribuibili al restauro del VI secolo, a seguito alla distruzione del ponte durante la guerra greco-gotica (535-553).
Il ponte presenta massicci interventi di rifacimento: al VIII secolo sono attribuibili gli archetti laterali costruiti in opera cementizia con materiale di spoglio (marmo, laterizio, selce, blocchi in tufo) e da ghiere in laterizio frammentato; la struttura merlata a castello è pertinente ai lavori eseguiti sotto il papa Niccolò V (1447-1455), dei quali rimane lo stemma papale sulla fronte di accesso sul versante a valle.
Si conserva inoltre una delle torri merlate destinata ai corpi di guardia sul versante a valle che proteggevano le porte di accesso al ponte; mentre fu aggiunta sul lato a monte un gabbiotto pensile (una latrina) nel XVI secolo, che venne restaurata nella metà del XIX secolo. Recentemente a cura dell’Amministrazione Comunale è stato eseguito un intervento di consolidamento e di restauro conservativo di tutto il ponte.
LA RICOSTRUZIONE
Ultimamente è stata studiata una ricostruzione dell’aspetto originario del ponte, vale a dire due archi centrali con luce di m 15,1 separati da un pilone centrale di m 6 di larghezza in cui si trovava un occhio di piena di m 3.
IL PONTE NEL 1754 |
LA RICOSTRUZIONE
Lateralmente c'erano due piccoli archi per lato, i quali durante le piene del fiume favorivano il deflusso delle acque (vedi Ponte Fabricio). Per la tecnica costruttiva usata ed il tipo di materiali impiegati il ponte originario è datato tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.c..
- Alessandra Reggi - Ponte Nomentano - su RomaNatura -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- Degli avanzi delle antichità - Bonaventura Overbeke - a cura di Paolo Rolli - Tommaso Edlin -
Londra - 1739 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
Complimenti bel sito!!!
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