PORTA SALARIA ( Porte Aureliane )

ROMA SPARITA - PORTA SALARIA SULLE MURA AURELIANE

La Porta Salaria si apriva sulle mura aureliane consentendo di uscire sulla via Salaria, o di entrare in città. La via Salaria era una via consolare romana, che collegava Roma con Porto d'Ascoli sul mare Adriatico. Ma in ogni caso le popolazioni sabine dovevano aver utilizzato quel percorso per raggiungere le saline alle foci del Tevere in epoca anteriore alla fondazione di Roma.

Sebbene sia attestato il nome di Porta Sancti Silvestri, in quanto la via Salaria porta alle Catacombe di Priscilla, ove papa Silvestro I era sepolto, a differenza di molte altre porte, la Salaria non ricevette un nome cristiano durante il Medioevo, ma sempre venne citata come Porta Salaria, perchè il trasporto di sale era fondamentale per il popolo romano, non solo per condire i cibi ed evitare la disidratazione, ma per la conservazione dei cibi.

Basti pensare al pesce sotto sale o la carne sotto sale trasportati dai soldati romani per affrontare lunghe marce e battaglie. Il loro carico era base di semi di frumento, legumi, pesce e carni salate e olio. I soldati macinavano da soli il frumento cuocendolo nell'acqua e mescolandovi pesce o carni salate formando una specie di polenta, il puls, a cui aggiungevano dell'olio d'oliva. Senza sale niente approvvigionamenti e niente potere militare.


LA STORIA

Per volontà dell'imperatore Aureliano (270-275), la Porta Salaria venne inclusa nelle nuove mura cittadine onde consentire alla via Salaria nova (attuale via Piave), proveniente dalla Porta Collina (sempre delle Mura serviane), di uscire dal circuito cittadino per congiungersi alla via Salaria vetus e proseguire verso la Sabina e ancora oltre, fino a raggiungere il Mare Adriatico.

La porta naturalmente subì dei restauri ma venne notevolmente rinforzata durante il regno di Onorio (384 – 423), all'inizio del V secolo, temendo fortemente le invasioni barbariche.

Infatti il 24 agosto 410 da questa porta entrò il re visigoto Alarico I, provocando il famoso e terribile Sacco di Roma, a cui però l'imperatore sembrò non opporsi, addirittura i battenti della porta erano solo socchiusi, benché Alarico fosse accampato lì nei pressi, evidentemente c'era connivenza tra l'imperatore e Alarico. Era la prima volta che dei barbari entravano in Roma, dall'epoca dell'invasione dei Galli nel IV secolo a.c..

Nel 537 il tratto di mura tra la Porta Salaria e il Castro Pretorio fu oggetto di assedio da parte del re goto Vitige (r. 536 al 540) contro le truppe bizantine di Belisario (500 - 565) chiuse in città. Ma stavolta non vi fu connivenza ma anzi venne messo in luce il valore Belisario nel guidare gli uomini e salvare Roma, ma anche per la scarsa preparazione dell'esercito nemico, seppur più numeroso.

Il 20 settembre 1870 il tratto di Mura aureliane tra Porta Pia e Porta Salaria subì la cosiddetta "Breccia di Porta Pia" demolendo il potere dei papi, e l'anno seguente a seguito dei danni venne demolita, per poi essere ricostruita nel 1873 su progetto del Vespignani. Ma nel 1921 venne abbattuta definitivamente, a favore della viabilità, e al suo posto venne aperta piazza Fiume. Del tracciato della porta originaria restano poche vestigia.

PORTA COLLINA (MURA SERVIANE) NORMALMENTE CONFUSA CON PORTA SALARIA

LA DESCRIZIONE

La porta era ad un solo fornice, con un arco in pietra sormontato da un paramento di mattoni, ed era affiancata da due torri semicircolari, delle quali (secondo quanto sostiene J.A. Richmond) la occidentale era probabilmente originaria di epoca Aureliana.

Che le due torri non fossero contemporanee si evince dalle loro diverse dimensioni: l'orientale aveva un diametro di quasi 7,60 m, mentre l'altra era di m 9,20. Probabilmente avevano anche altezze fossero diverse.
Si sa che Aureliano aveva usato di tutto per impiegare meno mezzi e meno tempo onde chiudere le mura di Roma, usò gli acquedotti come nuove mura chiudendone gli archi, ma usò archi onorari, edifici pubblici e privati, monumenti e tombe, tutto inglobato a costituire o a rafforzare le nuove mura.
Pertanto come per il resto delle Mura aureliane, anche la Porta Salaria includeva costruzioni preesistenti, anche per rimuovere possibili punti d'appoggio per eventuali assedianti; alcune tombe del Sepolcreto Salario, tra i più vasti antichi cimiteri intorno alla città, vennero infatti inglobate nelle torri, con i rivestimenti in travertino che spiccano sullo sfondo delle mura in mattoni.

ROMA SPARITA - PORTA SALARIA SULLE MURA AURELIANE

Sul tratto di mura occidentale si nota, ottimamente conservata, una latrina sospesa, se ne contano in tutto 260 nelle mura aureliane, costituita da una sporgenza semicilindrica poggiante su due mensole di travertino, l'unica sospesa a una certa altezza che ci sia stata tramandata. Nella zona interna del muro, tra le porte Pinciana e Salaria si estendevano i famosi Horti Sallustiani. Dall'altro lato della porta c'era l'enorme caserma dei Pretoriani, ambedue dell'epoca di Tiberio.

Nei pressi della porta venne rinvenuta una delle pietre daziarie, sistemate nel 175 e scoperte presso alcune porte importanti, già dal V secolo si era soliti appaltare o vendere ai privati l'uso delle porte cittadine per la riscossione del pedaggio per il transito (Statuti delle gabelle di Roma, Roma 1886).

Durante il restauro voluto dall'imperatore Onorio all'inizio del V secolo, venne rinforzato l'arco, completandolo con parti in opus mixtum, e sopra di esso vennero aperti tre finestroni ad arco. Un lavoro armonioso che non snaturò la bellissima porta che venne però impietosamente abbattuta nel 1921.

IL SEPOLCRETO

IL SEPOLCRETO

Con la demolizione della Porta Salaria enersero dei monumenti funebri del sepolcreto salario che erano stati inglobati dalla struttura. Sotto la torre orientale venne ritrovato il sepolcro di Quinto Sulpicio Massimo, morto a undici anni, che aveva ricevuto una corona al merito nella terza edizione del Certamen capitolino in lingua greca del 94, a cui partecipavano altri 52 poeti, avendo suscitato gran meraviglia ed ammirazione nei giudici, pur senza aver vinto la gara. 

La gara si disputava ogni 5 anni, e comprendeva una competizione letterario-musicale, una equestre e una ginnica; la gara letteraria consisteva nel comporre e recitare versi poetici su un dato tema, in latino o in greco, mentre quella equestre e ginnica comprendeva anche la corsa delle quadrighe e la corsa delle fanciulle. I premi, corone di quercia legate con un nastro d'oro, erano consegnati personalmente dall'imperatore ai vincitori.

Il componimento, in greco, fu inciso sul cippo funebre del ragazzo, ai lati della statua, il cui originale si trova ora ai Musei Capitolini (sede Centrale Montemartini). Ma una copia del monumento funebre è stata posta vicino alla demolita Porta Salaria, all'angolo tra via Piave e via Sulpicio Massimo, di fronte ad una casetta adibita a corpo di guardia, ricavata all'interno delle mura.

IL VUOTO LASCIATO DALLA PORTA SALARIA

Il cippo originale è in marmo, di 1,61 metri, coronato da un timpano con una nicchia semicircolare, su cui è raffigurato in altorilievo il giovinetto in toga con un 'volumen', in parte svolto, nella mano sinistra. Il poemetto, in 40 versi, riporta i rimproveri di Giove ad Apollo, colpevole di aver lasciato condurre il carro del sole al giovane ed inesperto Fetonte.

La scritta DEIS MANIBVS SACRVM separa la parte superiore da quella inferiore, che è interamente occupata da una iscrizione in latino e in greco, dedicata al giovane dai genitori Quinto Sulpicio Engramus e Licinia Ianuaria. Il fanciullo morì "…essendosi indebolito e ammalato per il troppo studio e l'esagerato amore per le Muse…".

Sul lato occidentale esterno delle mura sono preservati altri resti di alcune tombe del I secolo a.c., ritrovate sotto la torre, tra cui la tomba circolare di Cornelia L. Scipionis f. Vatieni (Cornelia, figlia di Lucio Scipione, moglie di Vatieno).

Oggi via Piave ricalca il percorso della "via Salaria nova", l'antica "via del sale" ormai scomparsa che proveniva dalla "Porta Collina" delle Mura Serviane e che, dopo essersi unita alla "via Salaria vetus", si dirigeva verso la Sabina. Della Porta Salaria, anch'essa scomparsa, resta sul terreno un tracciato a cubetti di porfido.



BIBLIO

- Samuel Ball Platner; Thomas Ashby - Porta Salaria - A Topographical Dictionary of Ancient Rome, London - Oxford University Press - 1929 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Verona - Arnoldo Mondadori Editore - 1984 -
- Laura G. Cozzi - Le porte di Roma - Roma - Franco Spinosi - 1968 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Roma - Newton Compton Editori - 2005 -
- Carlo Lodovico Visconti; Virginio Vespignani - Il sepolcro del fanciullo Quinto Sulpicio Massimo - Roma - Tip. della S.C. de Propaganda Fide - 1871 -

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