STRABO |
Nome: Strabo
Nascita: 63 a.c., Amasya, (Turchia)
Morte: 23 d.c., Amasya, (Turchia)
Professione: Geografo, storico e filosofo
« La scienza della Geografia, che mi propongo ora di investigare è, a mio parere, tanto quanto le altre scienze, di competenza del filosofo »
Morte: 23 d.c., Amasya, (Turchia)
Professione: Geografo, storico e filosofo
« La scienza della Geografia, che mi propongo ora di investigare è, a mio parere, tanto quanto le altre scienze, di competenza del filosofo »
(Strabone. Geografia. I)
Strabone, storico, filosofo e geografo, nacque nel 63 o 64 a.c., nella provincia romana di Amaseia, nel Ponto. Discendente di una nobile famiglia, anticamente legata al re Mitridate, la sua famiglia abitava ad Amasea, la capitale di Amaseia, una città del Ponto Eusino (allora in Cappadocia, oggi in Turchia). Un tempo era una famiglia illustre; il bisnonno materno di Strabone fu infatti uno degli ufficiali di Mitridate Evergete, Dorialo, alleato di Roma (r. 150 - 120 a.c.).
Ai tempi della giovinezza di Strabone la sua famiglia era ormai decaduta, ma ebbe ancora a disposizione un patrimonio notevole che gli diede la possibilità di ricevere un'ampia istruzione e di dedicarsi, per tutta la vita, ai viaggi e agli studi. La maggior parte delle notizie biografiche sono tratte dalla stessa Geografia.
Fu certamente amico di Atenodoro di Tarso (74 a.c. – 7 d.c.) e subì l'influenza del maestro di Atenodoro, lo stoico Posidonio, importante filosofo ma anche geografo, che Strabone enuncia tra le sue fonti.
Strabone, storico, filosofo e geografo, nacque nel 63 o 64 a.c., nella provincia romana di Amaseia, nel Ponto. Discendente di una nobile famiglia, anticamente legata al re Mitridate, la sua famiglia abitava ad Amasea, la capitale di Amaseia, una città del Ponto Eusino (allora in Cappadocia, oggi in Turchia). Un tempo era una famiglia illustre; il bisnonno materno di Strabone fu infatti uno degli ufficiali di Mitridate Evergete, Dorialo, alleato di Roma (r. 150 - 120 a.c.).
Ai tempi della giovinezza di Strabone la sua famiglia era ormai decaduta, ma ebbe ancora a disposizione un patrimonio notevole che gli diede la possibilità di ricevere un'ampia istruzione e di dedicarsi, per tutta la vita, ai viaggi e agli studi. La maggior parte delle notizie biografiche sono tratte dalla stessa Geografia.
Nel 44 a.c., anno della morte di Cesare, soggiornò per la prima volta a Roma (XII 6,2), dove fu allievo del celebre Tirannione (già Teofrasto), un grammatico greco, a sua volta originario del Ponto, portato a Roma come prigioniero di guerra verso il 70 a.c. (III guerra mitridatica) da Lucullo.
Poi liberato, Tirannione, oltre che grammatico grande esperto di 'Geografia', come ricorda lo stesso Cicerone (Lettere ad Attico, II 6), fu il maestro dei figli di Cicerone e acquistò ricchezza e celebrità per la sua vasta biblioteca a Roma.
illustre rappresentante nel mondo romano.
« Mi sembra, come ho già detto, che in una materia come la geografia sia prima di ogni cosa necessaria la geometria e l'astronomia... perché senza i loro metodi non è possibile determinare accuratamente configurazioni geometriche, fasce climatiche latitudinali, dimensioni, e altre questioni collegate; ma siccome queste scienze dimostrano, in altri trattati, tutto quello concerne alla misurazione della terra nel suo complesso, io potrò dare per assodato che l'universo è di forma sferica, che la superficie della terra è sferica e, soprattutto, dare per presupposto la legge che precede questi due principii, cioè che i corpi sono attratti verso il centro »
(Strabone. Geografia. I 1, 20)
«Ma delle regioni barbare, remote, piccole e frammentate, di tutte queste le descrizioni non sono né precise né numerose: e tanto più sono distanti dai Greci tanto più aumenta l'ignoranza. Gli storici romani poi imitano quelli greci, ma non pienamente: infatti ciò che dicono lo derivano dai Greci, mentre ciò che di proprio aggiungono non testimonia di una gran sete di sapere, cosicché ogni qual volta occorre una lacuna tra i primi, non viene sufficientemente colmata da questi ultimi, se è vero che gli stessi nomi, quelli più illustri, sono per lo più greci.»
(Strabone. Geografia. III 4, 19.)
L'opera per certi aspetti aggiorna la geografia di Eratostene, basandosi soprattutto sugli scritti di Omero, da lui definito il padre della geografia, ma pure con prudenza:
« Ora, mentre è facile dare un giudizio su quel che hanno scritto gli altri, le notizie date da Omero hanno invece bisogno di una attenta indagine critica, dal momento che egli parla da poeta e, inoltre, non di argomenti attuali, ma molto antichi, che il tempo ha in gran parte offuscato »
(Strabone. Geografia. viii, 1, 1)
A volte il racconto indugia su eventi mitici o molto più antichi:
« Forse non dovrei esaminare così estesamente cose che sono passate, ma limitarmi semplicemente a parlare in dettaglio lo stato attuale delle cose, se non vi fossero su questi argomenti racconti che abbiamo appreso fin da bambini... E tuttavia chi si propone di trattare la geografia della terra deve esporre sia le cose come sono attualmente, sia, in qualche misura, anche come furono prima, soprattutto quando si tratta di cose illustri. »
(Strabone. Geografia. VI, 1, 2)
La Geografia consta di 17 libri, databile tra il 14 e il 23 d.c.
« In breve, questo mio libro dovrebbe essere di utilità generale - a beneficio sia del politico che del comune cittadino - come il mio lavoro sulla Storia. In questo, come in quell'altro lavoro, non intendo per politico la persona completamente illetterata ma qualcuno che abbia seguito il corso regolare degli studi che compete a un uomo libero e a uno studente di filosofia.
LA STORIA UNIVERSALE
Fu autore in gioventù dei: Commentari storici, ovvero l'elaborazione di una Storia universale. Dei 47 libri originari ci rimangono oggi solamente 19 frammenti, tra cui il frammento papiraceo tradotto dal grecista Achille Vogliano 46, conservato presso l'Università degli Studi di Milano, e per il resto conservati nelle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe. Intento di Strabone era quello di proseguire la narrazione di Polibio (146 a.c.) almeno fino alla data epocale del 27 a.c., l'anno di inizio del Principato augusteo.
BIBLIO
- Strabone - Geografia: L'Italia - a cura di Anna Maria Biraschi - Libri V, VI - BUR - 1988 -
- Strabone - Geografia: Il Peloponneso - a cura di Anna Maria Biraschi - Libro VIII - BUR - 1992 -
- Francesco Sbordone - L’impero di Tiberio e la redazione definitiva della «Geografia» di Strabone - Nel CL annuale della fondazione (1807-08/1957-58) - Annuario celebrativo - Caserta - Tip. E. Farina - 1958 -
- Daniela Dueck - Strabo of Amasia: A Greek Man of Letters in Augustan Rome - London -Routledge - 2000 -
- Adalberto Magnelli, - Strabone di Amasea: dai "Commentarî storici" alla "Storia universale" - Lugano - Agorà e Co. - 2012 -
- Francesco Prontera e Gianfranco Maddoli (a cura di) - Strabone: contributi allo studio della personalità e dell'opera - 2 voll. - Perugia - Universita degli studi - 1984-86 -
L'ECLETTICA
A Roma, Strabone poté ricevere un'ampia istruzione filosofica eclettica, che mirava ad unire pensieri filosofici differenti. Ad esempio gli eclettici del II sec. a.c. tesero a conciliare le filosofia di Platone e Aristotele riportando a semplici differenze di termini le loro fondamentali diversità di pensiero.
Fu Filone di Larissa (159 – 84 a.c.), fondatore della Nuova Accademia platonica dell'88 a.c. che diffuse l'eclettismo nel mondo romano, che sosteneva la conciliabilità di diverse dottrine nel campo della morale e della politica furono seguite a Roma anche da Cicerone (106 a.c. - 43 a.c.) che ne divenne il piùA Roma, Strabone poté ricevere un'ampia istruzione filosofica eclettica, che mirava ad unire pensieri filosofici differenti. Ad esempio gli eclettici del II sec. a.c. tesero a conciliare le filosofia di Platone e Aristotele riportando a semplici differenze di termini le loro fondamentali diversità di pensiero.
illustre rappresentante nel mondo romano.
« Mi sembra, come ho già detto, che in una materia come la geografia sia prima di ogni cosa necessaria la geometria e l'astronomia... perché senza i loro metodi non è possibile determinare accuratamente configurazioni geometriche, fasce climatiche latitudinali, dimensioni, e altre questioni collegate; ma siccome queste scienze dimostrano, in altri trattati, tutto quello concerne alla misurazione della terra nel suo complesso, io potrò dare per assodato che l'universo è di forma sferica, che la superficie della terra è sferica e, soprattutto, dare per presupposto la legge che precede questi due principii, cioè che i corpi sono attratti verso il centro »
(Strabone. Geografia. I 1, 20)
LO STOICISMO
Tra il 35 a.c. e il 7 d.c., sono documentati sempre nella Geografia, ulteriori soggiorni a Roma, e altri viaggi nelle provincie e le città del nuovo impero romano. Talvolta Strabone accompagnò anche personalità di rango della classe dirigente romana, ma più per il suo piacere che per raccogliere dati per la propria opera, compilata soprattutto attraverso le fonti scritte. Del resto non ricoprì mai ruoli di rilievo nell'amministrazione romana, preferendo una vita da studioso, e non partecipò alla trasformazione della 'repubblica' romana nell'impero augusteo.
Strabone non riteneva il sapere fine a se stesso, ma che dovesse servire alla società con un ruolo del tutto concreto. Anche la sua Geografia, pertanto, vuole essere utile al mondo romano e ai suoi governanti. Nell'opera, Strabone dispensa sinceri elogi ad Augusto, al mondo romano e ai suoi governanti, pur rimanendo nel profondo dell'anima un filosofo greco:
« Questi sono dunque i vantaggi che la natura ha offerto alla città, ma i Romani, da parte loro, ne hanno aggiunti altri che derivano dalla loro oculata amministrazione. Mentre infatti i Greci ritenevano di aver raggiunto il loro massimo scopo con la fondazione delle città, perché si erano preoccupati della loro bellezza, della sicurezza, dei porti e delle risorse naturali del paese, i Romani hanno pensato soprattutto a ciò che quelli avevano trascurato: a pavimentare vie, a incanalare acque, a costruire fogne che potessero evacuare nel Tevere tutti i rifiuti della città.
LA GEOGRAFIA
« ...l'ampiezza del sapere, la sola in grado di render possibile l'intraprendere lo studio della geografia, è prerogativa di chi ha saputo speculare sulle cose sia umane che divine, la conoscenza delle quali si dice costituisca la filosofia... l'utilità della geografia, intendo dire, presuppone che il geografo sia egli stesso un filosofo, un uomo che impegna se stesso nella ricerca dell'arte di vivere, o detto in altro modo, della felicità.»
(Strabone. Geografia. I1, 1)
Scritta in lingua greca, e indicata anche, fino al V secolo, con il titolo di "Geographoúmena", l'opera fa seguito ai "Commentari Storici" in 47 libri oggi perduti - ne restano solo frammenti di tradizione indiretta - che proseguivano il corso della narrazione di Polibio, incentrata sul periodo 264-200 a.c..
Da notare che l'opera rinvia costantemente a un ambiente e una tradizione scientifico-letteraria di cultura greca. senza tenere in gran conto geografi e storici di cultura latina o di estrazione diversa dalla greca, limitandosi ad esempio a un solo accenno dei "Commentari" che Cesare redasse nel corso delle sue campagne galliche:
Inoltre Strabone fu allievo di Senarco di Seleucia, un altro filosofo peripatetico, che respinse però parte delle teorie di Aristotele, negando l'esistenza dell'etere con il trattato "Contro il quinto elemento".
Frequentò inoltre lo stoico Posidonio di Apamea, della scuola stoica, vissuto tra il 135 e il 50 a.c., considerato il più grande filosofo della sua epoca, tanto che, per l'ampiezza degli studi, fu soprannominato "Atleta", e fu la fonte di numerosi autori greci e latini, da Cicerone a Seneca, da Galeno ad Ateneo, Diogene Laerzio, fino a Simplicio e Stobeo, e allo stesso Strabone.
Quest'ultimo fu allievo pure del grammatico greco Aristodemo di Nisa il Vecchio, famoso filologo e scrittore greco e sesto bibliotecario della biblioteca di Alessandria, figlio di Menecrate (II – I secolo a.c.), nato in Caria, e discepolo del famoso grammatico Aristarco di Samotracia, (216 –144 a.c.).
Frequentò inoltre lo stoico Posidonio di Apamea, della scuola stoica, vissuto tra il 135 e il 50 a.c., considerato il più grande filosofo della sua epoca, tanto che, per l'ampiezza degli studi, fu soprannominato "Atleta", e fu la fonte di numerosi autori greci e latini, da Cicerone a Seneca, da Galeno ad Ateneo, Diogene Laerzio, fino a Simplicio e Stobeo, e allo stesso Strabone.
Quest'ultimo fu allievo pure del grammatico greco Aristodemo di Nisa il Vecchio, famoso filologo e scrittore greco e sesto bibliotecario della biblioteca di Alessandria, figlio di Menecrate (II – I secolo a.c.), nato in Caria, e discepolo del famoso grammatico Aristarco di Samotracia, (216 –144 a.c.).
Tra il 35 a.c. e il 7 d.c., sono documentati sempre nella Geografia, ulteriori soggiorni a Roma, e altri viaggi nelle provincie e le città del nuovo impero romano. Talvolta Strabone accompagnò anche personalità di rango della classe dirigente romana, ma più per il suo piacere che per raccogliere dati per la propria opera, compilata soprattutto attraverso le fonti scritte. Del resto non ricoprì mai ruoli di rilievo nell'amministrazione romana, preferendo una vita da studioso, e non partecipò alla trasformazione della 'repubblica' romana nell'impero augusteo.
Strabone non riteneva il sapere fine a se stesso, ma che dovesse servire alla società con un ruolo del tutto concreto. Anche la sua Geografia, pertanto, vuole essere utile al mondo romano e ai suoi governanti. Nell'opera, Strabone dispensa sinceri elogi ad Augusto, al mondo romano e ai suoi governanti, pur rimanendo nel profondo dell'anima un filosofo greco:
« Questi sono dunque i vantaggi che la natura ha offerto alla città, ma i Romani, da parte loro, ne hanno aggiunti altri che derivano dalla loro oculata amministrazione. Mentre infatti i Greci ritenevano di aver raggiunto il loro massimo scopo con la fondazione delle città, perché si erano preoccupati della loro bellezza, della sicurezza, dei porti e delle risorse naturali del paese, i Romani hanno pensato soprattutto a ciò che quelli avevano trascurato: a pavimentare vie, a incanalare acque, a costruire fogne che potessero evacuare nel Tevere tutti i rifiuti della città.
Selciarono anche le vie che passano attraverso tutto il territorio, provvedendo a tagliare colline e a colmare cavità, cosicché i carri potessero accogliere i carichi delle imbarcazioni; le fogne, coperte con volte fatte di blocchi uniformi, talvolta lasciano il passaggio a vie percorribili da carri di fieno. Tanta è l'acqua condotta dagli acquedotti da far scorrere fiumi attraverso la città e attraverso i condotti sotterranei: quasi ogni casa ha cisterne e fontane abbondanti dovute per la maggior parte alla cura che se ne prese Marco Agrippa, che ha abbellito la città anche con molte altre costruzioni »
(Strabone. Geografia. V, 3, 8)
(Strabone. Geografia. V, 3, 8)
LE OPERE
« ...l'ampiezza del sapere, la sola in grado di render possibile l'intraprendere lo studio della geografia, è prerogativa di chi ha saputo speculare sulle cose sia umane che divine, la conoscenza delle quali si dice costituisca la filosofia... l'utilità della geografia, intendo dire, presuppone che il geografo sia egli stesso un filosofo, un uomo che impegna se stesso nella ricerca dell'arte di vivere, o detto in altro modo, della felicità.»
(Strabone. Geografia. I1, 1)
Scritta in lingua greca, e indicata anche, fino al V secolo, con il titolo di "Geographoúmena", l'opera fa seguito ai "Commentari Storici" in 47 libri oggi perduti - ne restano solo frammenti di tradizione indiretta - che proseguivano il corso della narrazione di Polibio, incentrata sul periodo 264-200 a.c..
«Ma delle regioni barbare, remote, piccole e frammentate, di tutte queste le descrizioni non sono né precise né numerose: e tanto più sono distanti dai Greci tanto più aumenta l'ignoranza. Gli storici romani poi imitano quelli greci, ma non pienamente: infatti ciò che dicono lo derivano dai Greci, mentre ciò che di proprio aggiungono non testimonia di una gran sete di sapere, cosicché ogni qual volta occorre una lacuna tra i primi, non viene sufficientemente colmata da questi ultimi, se è vero che gli stessi nomi, quelli più illustri, sono per lo più greci.»
(Strabone. Geografia. III 4, 19.)
ORBIS TERRARUM DI STRABONE (INGRANDIBILE) |
« Ora, mentre è facile dare un giudizio su quel che hanno scritto gli altri, le notizie date da Omero hanno invece bisogno di una attenta indagine critica, dal momento che egli parla da poeta e, inoltre, non di argomenti attuali, ma molto antichi, che il tempo ha in gran parte offuscato »
(Strabone. Geografia. viii, 1, 1)
Ma si basa anche su filosofi, matematici e scienziati come: Anassimandro, Ecateo, Eraclito, Democrito, Eudosso, Dicearco, Eratostene, Ipparco, oltre a geografi e storici come Polibio, Posidonio, Artemidoro di Efeso, Eforo di Cuma, Apollodoro di Artemita e in parte su esperienze personali di Strabone che si descrive come uomo dai molti viaggi, come mai avrebbe fatto alcun altro cultore della materia:
A differenza della geografia tolemaica, con studio ed analisi più matematiche, la Geografia di Strabone ha un carattere più storico-antropologico, e per certi aspetti aggiorna la geografia di Eratostene (272 - 192 a.c.), basandosi soprattutto sugli scritti di Polibio (m. 47 d.c.), Artemidoro di Efeso, Posidonio e in parte su esperienze personali di viaggio di Strabone.
« ...dall'Armenia verso occidente, fino alla Tirrenia di fronte alla Sardegna, e dal Ponto Eusino verso sud fino ai confini dell'Etiopia. Né può trovarsi altra persona, tra chi abbia scritto di geografia, che abbia viaggiato per distanze più lunghe di quanto io stesso non abbia fatto »
(Strabone. Geografia. II. 5,11)
Vari riferimenti e dati interni, in ogni caso, come per es. alcuni cenni all'impero di Tiberio (14-37 d.c.) e ad eventi riconducibili dal 21 o al 24 d.c. (cfr. XVII 3,7.9.25), fanno ipotizzare il periodo compreso tra il 17 e il 23 d.c. per la redazione dell'opera, dunque verso la fine della lunga vita di Strabone, probabilmente pubblicata solo dopo la sua morte, avvenuta intorno al 24 d.c.
La sua opera, in cui descrive le regioni del mondo abitato all'epoca conosciuto, è il trattato geografico più ampio dell'antichità, che riprende talvolta testi di diversi secoli più antichi del suo, e la sua conoscenza del diritto romano applicato nelle varie città ne fa una fonte essenziale per la conoscenza della romanizzazione in Gallia e nella Penisola iberica, che mostra, soprattutto nei libri III e IV, come a seguito dell'acculturazione graduale delle popolazioni, si stesse sviluppando in queste regioni una nuova cultura.
(Strabone. Geografia. II. 5,11)
Vari riferimenti e dati interni, in ogni caso, come per es. alcuni cenni all'impero di Tiberio (14-37 d.c.) e ad eventi riconducibili dal 21 o al 24 d.c. (cfr. XVII 3,7.9.25), fanno ipotizzare il periodo compreso tra il 17 e il 23 d.c. per la redazione dell'opera, dunque verso la fine della lunga vita di Strabone, probabilmente pubblicata solo dopo la sua morte, avvenuta intorno al 24 d.c.
La sua opera, in cui descrive le regioni del mondo abitato all'epoca conosciuto, è il trattato geografico più ampio dell'antichità, che riprende talvolta testi di diversi secoli più antichi del suo, e la sua conoscenza del diritto romano applicato nelle varie città ne fa una fonte essenziale per la conoscenza della romanizzazione in Gallia e nella Penisola iberica, che mostra, soprattutto nei libri III e IV, come a seguito dell'acculturazione graduale delle popolazioni, si stesse sviluppando in queste regioni una nuova cultura.
« Forse non dovrei esaminare così estesamente cose che sono passate, ma limitarmi semplicemente a parlare in dettaglio lo stato attuale delle cose, se non vi fossero su questi argomenti racconti che abbiamo appreso fin da bambini... E tuttavia chi si propone di trattare la geografia della terra deve esporre sia le cose come sono attualmente, sia, in qualche misura, anche come furono prima, soprattutto quando si tratta di cose illustri. »
(Strabone. Geografia. VI, 1, 2)
La Geografia consta di 17 libri, databile tra il 14 e il 23 d.c.
- inizia con un'introduzione, nei libri I e II, in cui Strabone vuole dimostrare che Eratostene (276 - 194 a.c.) ha avuto torto a invalidare l'opera di Omero dal punto di vista geografico.
- I libri dal III al X descrivono l'Europa, e soprattutto la Grecia antica (libri VIII-X),
- i libri dall'XI al XVI descrivono l'Asia Minore
- il libro XVII si occupa dell'Africa (Egitto e Libia).
- I libri dal III al X descrivono l'Europa, e soprattutto la Grecia antica (libri VIII-X),
- i libri dall'XI al XVI descrivono l'Asia Minore
- il libro XVII si occupa dell'Africa (Egitto e Libia).
I DESTINATARI DELL'OPERA
« In breve, questo mio libro dovrebbe essere di utilità generale - a beneficio sia del politico che del comune cittadino - come il mio lavoro sulla Storia. In questo, come in quell'altro lavoro, non intendo per politico la persona completamente illetterata ma qualcuno che abbia seguito il corso regolare degli studi che compete a un uomo libero e a uno studente di filosofia.
E così, dopo aver scritto le mie Descrizioni storiche, che ritengo siano state utili per la filosofia politica e morale, mi sono deciso a scrivere anche questo trattato; perché questo lavoro è basato sullo stesso disegno, essendo indirizzato alla stessa classe di lettori, e particolarmente a persone di elevato status sociale. Inoltre, come nelle mie descrizioni storiche... così in questo lavoro io non mi soffermo su ciò che è insignificante e indegno di nota, ma rivolgo la mia attenzione su ciò che è nobile e grande, e a ciò che contiene qualcosa di utile, memorabile o divertente...
Si tratta infatti di un'opera enorme, che si occupa di fatti relativi alle cose grandi, e nel loro aspetto generale, eccetto per qualche dettaglio minore, laddove può stimolare l'interesse dello studioso o della persona comune. Ho detto tutto questo per mostrare che questo è un lavoro serio, e ben degno dell'interesse di un filosofo. »
(Strabone. Geografia. i, 22-23)
In età imperiale l'opera di Strabone resta abbastanza ignorata mentre a partire dal VI secolo Strabone diventa l'archetipo del geografo.
Oggi, per la vastità dei materiali offerti al lettore, per i frequenti excursus storici, per la precisione dei riferimenti toponomastici, il testo di Strabone è opera fondamentale della storiografia greca e romana, strumento imprescindibile per lo studio di molti aspetti della civiltà e della storia del mondo antico mediterraneo.
Editio princeps della Geografia: 1516, Tipografia Aldina.
Editio princeps della Geografia: 1516, Tipografia Aldina.
LA STORIA UNIVERSALE
Fu autore in gioventù dei: Commentari storici, ovvero l'elaborazione di una Storia universale. Dei 47 libri originari ci rimangono oggi solamente 19 frammenti, tra cui il frammento papiraceo tradotto dal grecista Achille Vogliano 46, conservato presso l'Università degli Studi di Milano, e per il resto conservati nelle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe. Intento di Strabone era quello di proseguire la narrazione di Polibio (146 a.c.) almeno fino alla data epocale del 27 a.c., l'anno di inizio del Principato augusteo.
BIBLIO
- Strabone - Geografia: L'Italia - a cura di Anna Maria Biraschi - Libri V, VI - BUR - 1988 -
- Strabone - Geografia: Il Peloponneso - a cura di Anna Maria Biraschi - Libro VIII - BUR - 1992 -
- Francesco Sbordone - L’impero di Tiberio e la redazione definitiva della «Geografia» di Strabone - Nel CL annuale della fondazione (1807-08/1957-58) - Annuario celebrativo - Caserta - Tip. E. Farina - 1958 -
- Daniela Dueck - Strabo of Amasia: A Greek Man of Letters in Augustan Rome - London -Routledge - 2000 -
- Adalberto Magnelli, - Strabone di Amasea: dai "Commentarî storici" alla "Storia universale" - Lugano - Agorà e Co. - 2012 -
- Francesco Prontera e Gianfranco Maddoli (a cura di) - Strabone: contributi allo studio della personalità e dell'opera - 2 voll. - Perugia - Universita degli studi - 1984-86 -
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