TABULA PEUTINGERIANA CON RAPPRESENTAZIONE DI ROMA |
La Tavola porta il nome di Konrad Peutinger (Augusta 1465 - 1547), erudito umanista, antiquario, editore di storici (Giordane e Paolo Diacono, 1515) e di iscrizioni latine (1520) che la ereditò dal suo amico Konrad Celtes, bibliotecario dell'imperatore Massimiliano I. Ma la tavola sarebbe opera di un anonimo monaco copista di Colmar (antica città libera del Sacro Romano Impero), che avrebbe riprodotto verso il 1265 un documento ben più antico.
Konrad Peutinger studiò diritto a Padova e ampliò i suoi studi a Roma; tornato in patria, l'imperatore Massimiliano lo nominò consigliere imperiale. Peutinger avrebbe voluto pubblicare la carta, ma morì prima. La Tabula fu infine stampata nel 1591 ad Anversa con il nome di "Fragmenta tabulæ antiquæ" dal famoso editore Johannes Moretus. Nel 2007 è stata inserita dall'UNESCO nel Registro della Memoria del mondo.
DESCRIZIONE
Nella Tavola vi è una forte deformazione del disegno: la terraferma, complessivamente, ha l'altezza e la lunghezza nel rapporto di 1 : 21 (normalmente le carte antiche danno 1: 2).
TABULA PEUTINGERIANA PARS IV SEGMENTUM IV |
Ha ridotto altresì l'estensione dei mari e l'Oriente non romano, salvando così solamente gli elementi "itinerarî".
La Tavola, composta da 11 pergamene riunite in una striscia di 680 x 33 cm., mostra 200.000 km di strade e la posizione di città, mari, fiumi, foreste e catene montuose. In origine erano 12 pergamene: il primo mancava già nell'esemplare, come dimostra una riga trasversale che eiscontra al principio del 1° foglio - già 2° - e che manca invece agli altri segmenti.
Non è una mappa cartografica, per cui non consente una rappresentazione realistica dei paesaggi né delle distanze, ma il suo utilizzo era mirato solo a muoversi facilmente da un punto ad un altro e di conoscere le distanze fra le tappe. Insomma aveva unicamente un'utilità di viaggio, come farebbe oggi una guida turistica: quanto è distante, come ci si arriva, dove si mangia e dove si pernotta.
Lungo il tracciato delle strade è segnato fra una stazione e l'altra un numero che ne indica la distanza in miglia romane, per le Gallie in leghe, per la Persia, in Egitto e presso altri popoli del Medio oriente in "parasanghe", con l'indicazione "usque hic legas" nel punto dove finiscono le distanze espresse in leghe.
LE ORIGINI
- Si pensa che la Tabula sia basata sulla carta del mondo di cui fu autore Marco Vipsanio Agrippa (64 a.c. - 12 a.c.) e che voleva illustrare il cursus publicus, cioè il servizio imperiale di posta, voluto da Augusto, che assicurava gli scambi all'interno dell'Impero romano:
- Si pensa che la Tabula sia basata sulla carta del mondo di cui fu autore Marco Vipsanio Agrippa (64 a.c. - 12 a.c.) e che voleva illustrare il cursus publicus, cioè il servizio imperiale di posta, voluto da Augusto, che assicurava gli scambi all'interno dell'Impero romano:
« Affinché si potesse facilmente e più rapidamente annunciargli e portare a sua conoscenza ciò che succedeva in ciascuna provincia, fece piazzare, di distanza in distanza, sulle strade strategiche, dapprima dei giovani a piccoli intervalli, poi delle vetture. Il secondo procedimento gli parve più pratico, perché lo stesso portatore del dispaccio faceva tutto il tragitto e si poteva, inoltre, interrogarlo in caso di bisogno. »
(Svetonio, Augusto, 49.)
Dopo la morte dell'imperatore, la carta fu incisa nel marmo e posta sotto il Porticus Vipsaniæ, non lontano dall'Ara Pacis, lungo la Via Flaminia. Fonti della Tavola, oltre ad Agrippa (per la geografia fisica), devono essere stai alcuni Itinerari; fra i quali, almeno indirettamente, quello che ha servito come fonte anche al cosiddetto Itinerarium Antonini.
DATAZIONE
- Per quanto riguarda le date, l'originale deve essere posteriore al 328, perché mostra la città di Costantinopoli, che fu fondata in quell'anno; mentre per altre (come ad esempio nella Pars IV - Liguria di Levante) potrebbe essere antecedente al 109 a.c. data di costruzione della Via Emilia Scauri, che non vi è indicata.
Evidentemente la Tabula, all'origine, fu costruita "per blocchi" di osservazione e non venne aggiornata. Infatti mostra le città di Oplontis e Pompei, scomparse dopo l'eruzione del Vesuvio nel 79.
LA SCOPERTA
- La prima notizia di questa tavola è del 1507, quando l'umanista viennese C. Celtes (1459-1508), trovatala in una biblioteca, la cedette a Conrad Peutinger, asburgese, perché la pubblicasse (da questi ha preso nome la tavola). Ma questi fece copiare solo due frammenti, pubblicati da M. Welser nel 1591.
- L'originale, ormai dimenticato, si ritrovò nel 1597: il Welser ne mandò una copia al geografo Ortelio, che la pubblicò nel 1598.
- L'originale, nuovamente dimenticato, si ritrovò nel 1714: più tardi, passando per più mani, fu in possesso del principe Eugenio di Savoia e infine di Carlo VI d'Austria. fino al 1714: più tardi, passando per più mani, fu in possesso del principe Eugenio di Savoia e infine di Carlo VI d'Austria.
LA SEGNALETICA
Venivano segnate con vignette grandi:
- Roma - con raffigurazione di Roma in trono racchiusa entro un medaglione; di fianco è il disegno di un edificio con la scritta ad scm Petrum; da un'altra parte è rappresentato, sulla costa, un porto con un faro),
- Costantinopoli - con raffigurazione della città divinizzata e seduta; di fianco una torre sormontata da una statua,
- Antiochia - la città divinizzata; a lato una divinità fluviale; di fianco al gruppo un tempio e un acquedotto;
- per altre città importanti (Nicea, Ravenna, ecc.) vi sono vignette con mura turrite;
- per le stazioni minori una coppia di torri cuspidate, quale si ritrova anche in monete imperiali; per località denominate da templi (Fanum Fortunae, Fortuna Prenestina ecc.): un basso edificio col tetto a schiena d'asino
- per località denominate con Aquae (Aquae Sextiae, ecc.), una vasca d'acqua in un recinto quadrangolare.
Schematico è il contorno delle coste e delle creste di monti; alcuni di questi distinti da una corona di alberelli stilizzati. Curiose le didascalie per luoghi famosi, come Desertum ubi quadraginta annis erraverunt filii Israel ducente Moyse, oppure Hic Alexander responsum accepit, ecc.
QUANTITATIVO DELLE VIGNETTE
- Fari (2 icone)
- Doppia torre (429 icone)
- Edifici 'a tempio' (44 icone)
- Horrea (10 icone)
- Aquae (52 icone)- Horrea (10 icone)
- Porti (2 icone)
- Cerchia di mura (6 icone)
- Personificazioni di città (3 icone)
LE ATTRIBUZIONI TEMPORALI
- Anticamente la Tavola fu creduta ora del Medioevo, o molto più antica; oggi vi si riconosce una copia medievale (il Miller la colloca tra la seconda metà dell'XI e il sec. XII) di una carta d'età imperiale.
- Nel '700, lo Scheyb giudicò l'originale stilato sotto Teodosio;
- Poi fu assegnato ora al tempo di Alessandro Severo (Mannert, Frohberger), ora alla metà del sec. IV (D'Avezac, Desjardins) o poco dopo (Miller, che sceglie il 365-6, ravvisando indicate nelle tre vignette di Roma, Costantinopoli, Antiochia, tre residenze imperiali e osservando che appunto in quell'epoca risiedevano contemporaneamente: Valentiniano, almeno ufficialmente, a Roma, Valente ad Antiochia e un antimperatore, Procopio, a Costantinopoli
- Altri (Cuntz) è risalito fino al '70 d.c., mentre ultimamente il Kubitscheck lo considera non posteriore a Caracalla.
- Poca fortuna ha avuto l'ipotesi del Miller che ne identificherebbe l'autore col geografo Castorio citato dal cosmografo Ravennate (sec. VII) come una delle sue fonti principali: dove il Ravennate cita Castorio, si accorda sempre (salvo una volta) con la Tavola Peutingeriana. Che il Ravennate derivi dall'originale della Tavola Peutingeriana, è ammesso anche dal Kubitscheck, il quale però respinge l'identificazione proposta dal Miller (Öst. Jahresb., V, p. 59 segg., 90 segg.; Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, col. 2116).
- Si devono considerare come indimostrate anche le ipotesi che l'autore fosse cristiano, o che il testo contenga interpolazioni "cristiane" (Desjardins e altri): la Tavola Peutingeriana conosce il cristianesimo e lo mette alla pari col paganesimo, indicando egualmente templi delle due religioni: antichi e autentici sembrano anche gli accenni giudaici, che si accordano con lo spirito della carta e del tempo (Miller).
LA SUA ESTENSIONE
La Tabula mostra tutto l'Impero romano, il Vicino Oriente e l'India, indicando il Gange e lo Sri Lanka (Insula Taprobane), e pure la Cina. Vi sono indicate circa 555 città e altre 3.500 particolarità geografiche, come i fari e i santuari importanti, spesso indicati da una piccola figura. Vi sono inoltre indicate le distanze, con minore o maggior precisione.
Il primo segmento è andato perduto, forse rappresentava le Colonne d'Ercole, l'Irlanda (Hibernia) e quella mitica isola di Thule descritta dal navigatore greco Pitea di Marsiglia nel IV sec a.c. ai tempi di Alessandro Magno.
I diversi percorsi stradali trovano il loro centro d'incontro e di diramazione nelle città principali: oltre a Roma, Costantinopoli e Antiochia, Ravenna e le quattro città orientali di Tessalonica, Nicea, Nicomedia e Ancyra. L’Italia è rappresentata in cinque segmenti, quindi per più di due metri di pergamena. Non c’è il delta del Po, che probabilmente non si era ancora creato e nemmeno il promontorio del Gargano che forse non era ancora stato esplorato.
Il primo foglio rappresenta l'est delle Isole britanniche, i Paesi Bassi, il Belgio, una parte della Francia e l'ovest del Marocco. L'assenza della penisola iberica lascia supporre che un dodicesimo foglio, oggi mancante, rappresentasse la Spagna, il Portogallo e la parte occidentale delle isole britanniche.
Il primo foglio rappresenta l'est delle Isole britanniche, i Paesi Bassi, il Belgio, una parte della Francia e l'ovest del Marocco. L'assenza della penisola iberica lascia supporre che un dodicesimo foglio, oggi mancante, rappresentasse la Spagna, il Portogallo e la parte occidentale delle isole britanniche.
LE EDIZIONI
- Ed. princeps pubblicata ad Anversa (1598).
- Quella di Seguirono quelle dell'Ortelio, in Parergon (Anversa 1612 e 1624),
- Quella di di Bertius, in Theatrum geographiae veteris (Lione 1618-91,
- Quella di Jansson (Novus Atlas, VI, Amsterdam 1653),
- Quella di Bergier (Commentarii de publicis et milit. imp. Rom. viis, Bruxelles 1728, X,
Histoire des grands chemins de l'empire Romain, 1736, nuova ed.),
- Quella di Welser (Opera Velserii, Norimberga 1682),
- Quella di G. C. Scheyb (Peutingeriana Tabula Itineraria, Vienna 1753),
- Quella di Mannert (Tabula Itineraria Peut., mit Einleit., Lipsia 1824),
- Quella italiana di P. Christianopulos (Tabula itineraria militaris, Iesi 1809),
- Quella di Katancsich (Orbis antiquus ex tabula itineraria quae Theodosii imperatoris et Peutingeri audit, Budapest 1825),
- La prima commentata, quella di Des Jardins (La table de Peutinger, Parigi 1869-74) con un commento rimasto interrotto,
- Quella di Miller (Die Weltkarte des Castorius, genannt die Peutingersche Tafel, Ravensburg 1887-8 (con introduzione).
🌍 TABULA PEUTINGERIANA ( 46380 x 2953 - 38Mb)
BIBLIO
- Francesco Prontera - Tabula Peutingeriana - Le antiche vie del mondo - Firenze - Olschki - 2003 -
- Annalina Levi e Mario Levi - Itineraria picta. Contributo allo studio della Tabula Peutingeriana -Roma - Bretschneider - 1967 -
- Luciano Bosio - La tabula peutigeriana. Una descrizione pittorica del mondo antico - Rimini - Maggioli - 1983 -
- G. Ciurletti (a cura di) - Tabula Peutingeriana. Codex Videbonensis - Trento - U.C.T. - 1991 -
- Richard J. A. Talbert - Rome's world. The Peutinger Map reconsidered - Cambridge - Cambridge University - 2010 -
- K. Miller - Itineraria romana - Römische Reisewegen an der Hand der T. P. dargestellt - Stoccarda - 1916 -
- Luciano Bosio - La tabula peutigeriana. Una descrizione pittorica del mondo antico - Rimini - Maggioli - 1983 -
- G. Ciurletti (a cura di) - Tabula Peutingeriana. Codex Videbonensis - Trento - U.C.T. - 1991 -
- Richard J. A. Talbert - Rome's world. The Peutinger Map reconsidered - Cambridge - Cambridge University - 2010 -
- K. Miller - Itineraria romana - Römische Reisewegen an der Hand der T. P. dargestellt - Stoccarda - 1916 -
3 comment:
Live dove la possiamo ammirare? E on line ?
Sopra la Biblio trova la cartina scaricabile.
In bibliografia manca: Allalina e Mario Levi
La Tabubula Peutingeriana 1976 Edizioni
Edison la prima opera che riproduce tutti gli 11 segmenti in anastatica con testo guida per lo studio delle vignette.
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