TEMPLUM VICTORIAE (28 Agosto)



TEMPIO DELLA VITTORIA AL PALATINO

1918 (Prima Guerra Mondiale)

"A Roma l'evento più discusso dell'anno è la scoperta di una figura femminile mutilata, interpretata come una vittoria e salutata come un presagio di massimo successo per le armi degli alleati. La statua fu trovata all'inizio del febbraio 1918, negli scavi condotti dal Commendatore Boni sul Palatino, non lontano dall'Arco di Tito. È stato scoperto solo il busto dal collo alle ginocchia, di 85 centimetri in tutto, ma il frammento è molto ben conservato. 

Viene da una figura in rapido movimento, con drappeggi volanti elaborati in pieghe animate e profondamente tagliate. Sia la posa che il trattamento richiamano le cosiddette Nereidi di Xanthus, l'Iris del frontone orientale del Partenone e la Nike del frontone occidentale, tanto che la figura è considerata un originale greco del V secolo. Sebbene chiamato Vittoria, il nome si basa su poco tranne il pronunciamento del Signor Boni. Non ci sono tracce di ali e la somiglianza con la Nike del Partenone non fornisce un argomento forte, in vista delle analogie con l'Iris e le "Nereidi". 

Le rovine in cui è stata trovata sono di una torre medievale che poggiava su un'antica fondazione, apparentemente la base di un tempio. Per le antiche fondamenta, Boni suggerisce siano quelle dell'Aedes Victoriae, che gli archeologi hanno generalmente localizzato sul lato opposto del Palatino. Questo suggerimento, come l'identificazione della statua come una Vittoria, difficilmente sarà accettato senza ulteriori e migliori prove, ma in ogni caso il busto stesso è un'importante aggiunta alle nostre opere greche originali del V secolo."
LA DEA VITTORIA
Il tempio della Vittoria (aedes Victoriae) era un tempio edificato a Roma sul Palatino, dedicato alla Dea Vittoria, che personificava la vittoria in battaglia ed era associata alla romana Bellona ma pure alla greca Nike. La sua festa veniva celebrata il 28 agosto.

La tradizione narra che il tempio fosse stato costruito da Evandro, figlio del Dio Mercurio e della ninfa Carmenta, che guidò gli Arcadi fondando la città di Pallante sul Palatino (Dionigi di Alicarnasso I.32.5). A Evandro, alleato di Enea, venne anche dedicato un altare sotto l'Aventino, presso la Porta Trigemina. 

CORSE DEI CARRI
Sembra invece che il tempio fosse stato costruito  da Lucio Postumio Megello (Lucius Postumius Megellius),  con le multe che aveva comminato durante la sua edilità (Fasti Prenestini ad Kalendas, EE IX . N. 740; NS 1897, 421; Ant. ap. NS 1921, 104), e dedicato il I agosto 294 a.c., anno in cui fu console (Liv. X. 33,9). 

Ma nulla impedisce che Evandro sia realmente esistito, Dionigi di Alicarnasso, vissuto al tempo di Augusto, attesta la presenza presso i romani del culto di Evandro, chiamato anche Pallante. Pertanto Megellius potrebbe aver ricostituito il suo tempio sul rudere di quello più antico. 

Negli anni 204-191 a.c., mentre il tempio della Dea era in costruzione, ospitò il betilo (la pietra sacra) della Magna Mater. Nei pressi Marco Porcio Catone costruì il tempio di Victoria Virgo (Liv. XXIX .14.13). Non vi è alcuna traccia di alcun restauro di questo tempio ( AJA 1905, 438-440 ; Mem. Am. Acad. II .61), e secondo alcuni il suo sito esatto è ancora incerto.



L'ISOLA DELLA DEA

"A settanta stadi da Reate (Rieti) sorgeva Cutilia, una città famosa, accanto a una montagna. Non lontano da esso c'è un lago, di 400 piedi di diametro (il lago di Paterno), riempito da sorgenti naturali che fluiscono continuamente e, si dice, senza fondo.
Questo lago ha qualcosa di divino e gli abitanti del paese lo considerano sacro alla Vittoria; e circondandolo con una palizzata, in modo che nessuno possa avvicinarsi all'acqua, la mantengono inviolata; a parte il fatto che in determinati periodi di ogni anno coloro che hanno il sacro ufficio si recano sulla piccola isola nel lago ed eseguono i sacrifici richiesti dall'usanza.
Quest'isola ha un diametro di circa 50 piedi e sorge a non più di un piede sopra l'acqua; non è fisso e fluttua in qualsiasi direzione, secondo il vento che lo fa oscillare delicatamente da un luogo all'altro." 

In realtà si tratta della Dea Vacuna che però veniva identificata con la Dea Vittoria, colei che conduceva le cose a buon fine. Ma per i romani la cosa più importante da condurre a buon fine, e quindi alla vittoria, fu la guerra, perchè perderla poteva significare l'estinzione del popolo romano, mentre vincere dava, oltre all'esaltazione, sicurezza e ricchezza.

 

LA DEA DEI VINCITORI

Nella mitologia romana Vittoria è la Dea della vittoria in battaglia ed era associata a Bellona, Dea della guerra, ma venne identificata con la greca Nike, raffigurata come una giovane donna alata con in mano una corona di alloro, in attesa o in atto di incoronare il vincitore. 

Il culto della Vittoria, che inizialmente per i romani era uno dei tanti epiteti riferiti a Giove (Iuppiter Victor), già operante in territorio italico, crebbe a Roma verso la fine della Repubblica per l'influsso della cultura Greca, e la Victoria Augusti fu sotto l’impero la costante divinità titolare degli imperatori. 

Dopo la vittoria nella Battaglia di Porta Collina Silla istituì giochi speciali in onore della Dea, i Victoria Sullana, ed altrettanto fece Giulio Cesare con i giochi del 45 a.c., chiamati Victoria Caesaris, e pure Augusto, con i suoi giochi detti Victoria Augusti.

L'archeologo Chase afferma che Boni identificò questo tempio nelle fondamenta reperite vicino all'arco di Tito. Attraverso i resti di due iscrizioni dedicatorie (CIL VI .31049 = I, 805; 31060), che si trovano a circa 50 metri a ovest dell'attuale chiesa di S. Teodoro, si può indicare in effetti la sua posizione ( HJ 47-49; WR 139; Gilb. III.428-429; LR 126-127), posta sul Clivus Victoriae.



L'IMPORTANZA DELLA DEA

- L'altare della Vittoria si trovava nella curia romana, con accanto, 
a partire dall'anno 29 a.c., in onore della vittoria di Augusto su Marco Antoniodi una statua tutta in oro della Dea strappata ai Tarantini, raffigurata con le ali e recante una palma e una corona di lauro.

- Gli Scavi archeologici di Pompei hanno riportato alla luce la Schola Armaturarum, edificio di stampo militare dove i giovani venivano istruiti alla lotta e alle arti gladiatorie, e come deposito per le armi. La struttura presentava decorazioni in stile militare come rami di palma, vittorie alate e candelabri con aquile: tuttavia tutti gli ornamenti sono andati perduti a seguito di un crollo verificatosi il 6 novembre 2010 (sig!).

- Nel Foro dei Severi di Leptis Magna in Libia, sulla facciata, tra un arco e l'altro erano posti dei medaglioni, di cui si conservano 70 esemplari. Nella maggior parte dei casi si tratta di rappresentazioni simboliche della Dea romana Vittoria.

La Triade Capitolina dell'Inviolata, ritrovata a Guidonia Montecelio, raffigura le tre divinità principali romane, ciascuna coronata dalla Vittoria alata.
- Nel 382, l'imperatore cristiano Graziano decise di fare togliere l'altare dal Senato. Questo fatto suscitò scalpore e oppose in aspra polemica il pagano senatore Quinto Aurelio Simmaco contro il vescovo Ambrogio di Milano. 
La Nike divenne per i romani la difesa del paganesimo contro l'intransigenza del cristianesimo che non concedeva libertà di culto.

Quinto Aurelio Simmaco con la sua relatio in Senato tentò di convincere l’’imperatore almeno dell’utilità pubblica di quel simbolo, ma inutilmente perchè la statua venne fusa e quindi distrutta per sempre.
- Nel 393 l'usurpatore Flavio Eugenio mette in atto, pur essendo cristiano, una politica di tolleranza verso i pagani e permette la riapertura dei templi pagani, la restaurazione dell'altare della Vittoria nella curia romana (solo l'altare, perchè la statua non c'era più) e la celebrazione di feste religiose pagane.

DEA VICTORIA
- Nel sito di Villa San Silvestro di Cascia, presso Rieti, sono stati rinvenuti i resti di un santuario con una terracotta architettonica che decorava il sacello della Dea Victoria.
- Il tema della Vittoria compare sul fornice centrale dell'Arco di Costantino, in una insula di Ercolano o sull'Arco di Galerio a Tessalonica. In generale queste figure rappresentano lo spirito della vittoria,  continuarono ad apparire dopo la cristianizzazione dell'Impero e lentamente mutarono in angeli cristiani.

- Nel XII sec. ancora perdurava il suo culto:

In un erbario inglese del XII secolo conservato al British Museum e citato da Robert Graves, compare un'invocazione alla Dea Madre Terra, manifestazione neolitica della Dea Gravida Paleolitica:


"Terra, Dea divina, Madre Natura, 
che generi ogni cosa e sempre fai riapparire 
il sole di cui hai fatto dono alle genti; 
guardiana del cielo, del mare 
e di tutti gli Dèi e le potenze; 
per il tuo influsso tutta la natura 
si acquieta e sprofonda nel sonno. 
E di nuovo quando ti aggrada 
tu mandi innanzi la lieta luce del giorno 
e doni nutrimento alla vita 
con la tua eterna promessa; 
e quando lo spirito dell'uomo 
trapassa è a te che ritorna. 
A buon diritto invero tu sei detta 
Grande Madre degli Dèi; 
Vittoria è il tuo nome divino. 
Tu sei possente, Regina degli Dèi! 
O Dea io ti adoro come divina, 
io invoco il tuo nome, 
degnati di concedermi ciò che ti chiedo, 
in modo ch'io possa in cambio 
colmare di grazie la Tua divinità, 
con la fede che ti è dovuta.."



LA FESTA

Pur essendo stata dedicata il I di agosto, la festa del Templum Victoriae si svolgeva il 28 di agosto, ed era una festa molto sentita dai romani, tanto che vi partecipava lo stesso imperatore, e sovente era lui stesso a inaugurarla.

Dunque l'imperatore laureato, quindi cinto sul capo della corona d'alloro che la Dea Vittoria poneva sul capo dei vincitori, dava il via alla festa accendendo lui stesso i bracieri posti sui propilei del tempio e portando poi una ghirlanda nel tempio, mentre in terra venivano cosparsi rami di palme e di alloro.

Per l'occasione si poneva la corona aurea e la tunica palmata, la tunica decorata con foglie di palma e lo scipio eburneus (bastone d'avorio) alla statua di Giove nel tempio di Giove Capitolino

Ai piedi del tempio della Dea Vittoria invece i sacerdoti, guidati dall'imperatore in qualità di Pontefice Massimo, eseguivano il sacrificio di un toro bianco e si iniziavano i canti e le danze che si organizzavano in una processione che partiva dal tempio per passare attraverso il percorso della Via Trionfale dei generali e degli imperatori vittoriosi.

Per tutta la città si eseguivano banchetti e danze e mimi e musiche, e si accendevano fiaccole alle edicole stradali dei Lari pubblici, e la gente si copriva di ghirlande di fiori misti ad alloro. La festa si chiudeva al tramonto.



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