VESTINI (Nemici di Roma)


I Vestini erano un popolo delle montagne d'Abruzzo di lingua osco-umbra, stabilitosi in un'area che dall'Altopiano delle Rocche e la valle dell'Alterno si espandeva fino al mare Adriatico, all'altezza di Penne, includendo Città Sant'Angelo e Pescara, porto compreso. Di loro i resti più importanti sono locati nel sito archeologico delle Paludi, presso Celano, che ha restituito un villaggio su palafitte dell’età del Bronzo e i più antichi tumuli sepolcrali della regione.

Entrati in conflitto con la Repubblica Romana alla fine del IV secolo a.c., dovettero allearsi a lei per sopravvivere, naturalmente a lei sottoposti. Conservarono tuttavia una certa autonomia fin quando, nel I secolo a.c., a causa della Guerra sociale (98 - 91 a.c.) alla quale avevano preso parte anche i Vestini, venne loro concesso, come a tutti gli Italici, la cittadinanza romana, con molti privilegi ma con l'obbligo di romanizzarsi, attraverso da un lato le strutture politico-amministrative di Roma, dall'altro un certo gusto e i lussi romani riguardo all'arte e al bel vivere.

Sull'origine del nome dei Vestini i pareri non sono concordi:
- secondo alcuni derivò da Vesta, Dea del focolare e della casa venerata anche dagli italici,
- secondo altri derivò dal Dio umbro Vestico, il "dio della libagione".
- secondo altri ancora sarebbe formato dalle voci celtiche "Ves" (fiume o acqua) e da "Tin" (paese) cioè "paese delle acque", poichè il loro territorio era molto ricco di corsi d'acqua e sorgenti.



LE ORIGINI

Genti osco-umbre penetrarono in Italia intorno al XII secolo a.c., da qui si stabilirono nell'area dell'alto-medio Aterno tra l'XI e l'VIII secolo a.c., nel versante occidentale del Gran Sasso. Oggi si pensa però che fossero originari della Sabina, provenendo o dalla conca di Rieti o dal bacino della Nera, più a nord. Tuttavia nel IV secolo a.c. non esistono fonti storiche che identifichino i popoli protostorici nell'Abruzzo nord-ovest come Vestini. 

Comunque presto essi circondarono il Gran Sasso e giunsero fino al mare, che raggiungevano all'altezza di Penne e del fiume Saline. Il Salinum Flumen doveva il nome alle importanti saline presso la foce, e nell'area tra la foce del Saline e quella del torrente Piomba c'era il pagus romano "Ad Salinas" posto circa alla stessa distanza (6 miglia - 9 km) tra Pinna (Penne) e Ostia Aterni (Pescara).

L' insediamento palafitticolo della paludi di Celano (XVII-X secolo a.c.) è un villaggio preistorico attribuibile ai Vestini che, essendo paludoso, ha restituito materiali organici in perfetto stato di conservazione, come i pali di legno di quercia, salice e pioppo, per realizzare le palafitte, insieme a tazze, boccali, ciotole, olle in ceramica di impasto, fibule, anelli, aghi e bracciali. 

Le necropoli stava fuori la città, dove sono state rinvenute le basi dei paletti di legno delle case di forma rettangolare. Le tombe erano tutte a sarcofago ricavato da tronco d'albero, inserito in una fossa aperta al centro del tumulo marginato da pietre. I corredi maschili erano molto ricchi di fibule e oggetti preziosi, mentre quelli dei fanciulli ne erano privi. Il materiale è conservato nel museo "Paludi di Celano".

NECROPOLI DI FOSSA


IL TERRITORIO

Il territorio dei Vestini risultava diviso in due nuclei separati dalla catena montuosa del Gran Sasso:

- quello dei Vestini Cismontani, dell'Altopiano di Navelli, della Valle del Tirino e parte della Conca aquilana, era separato dal territorio dei Peligni dai monti Sirente e Ocre e da quello dei Sabini dai monti di Bagno; qui sorgevano Aufinum (vicino al comune di Capestrano), Aveia (Fossa), Peltuinum (Prata d'Ansidonia) e Prifernum (Forno di Assergi, frazione de L'Aquila).

- quello dei Vestini Transmontani, che comprendeva gran parte della provincia di Pescara (tranne i territori a sud dell'omonimo fiume). Qui sorgeva Pinna (Penne), la capitale dei Vestini adriatici, nonché Cutina (Catignano) e Cingilia (Civitella Casanova) come informa Tito Livio. Angulum dovrebbe corrispondere alle Città Sant'Angelo, Spoltore, ma non ve ne è certezza, mentre è certo il controllo dei Vestini sul porto di Aternum (Pescara).

Con l'avvento della dominazione romana, i Vestini vengono elencati da Plinio il Vecchio tra le popolazioni della Regio IV Samnium.



I VESTINI E ROMA

I Vestini, insieme ai Marsi, ai Marrucini e ai Peligni, parteciparono a una confederazione contro i Romani durante la II guerra sannitica, nel 325 a.c., alleandosi coi Sanniti, per cui i consoli Decimo Giunio Bruto Sceva e Lucio Furio Camillo chiesero al Senato una punizione a monito per tutti. Narra Tito Livio che fino a quel momento i Vestini non avevano minacciato la Repubblica e inoltre, un attacco a loro avrebbe potuto provocare i vicini Marsi, Marrucini e Peligni, che insieme equivalevano agli stessi Sanniti. 

GUERRIERO DI CAPESTRANO
Roma acconsentì e incaricò della spedizione Bruto, che devastò le campagne degli Italici per costringerli a scendere in battaglia in campo aperto; lo scontro fu sanguinoso e anche l'esercito romano subì gravi perdite, ma i nemici furono costretti ad abbandonare i loro accampamenti e a scappare nelle cittadelle. Bruto espugnò Cutina e poi Cingilia e il bottino fu distribuito fra i soldati. Solo mezzo esercito era bastato a tanto, perchè l'altra metà fu affidata a Lucio Furio contro i Sanniti con altrettanto successo.

Nel 304 a.c., dopo la grave disfatta subita dagli Equi per opera dei Romani guidati dai consoli Publio Sempronio Sofo e Publio Sulpicio Saverrione, i vicini dei Vestini - Marsi, Peligni, Marrucini e Frentani, inviarono ambasciatori a Roma per chiedere un'alleanza, che fu loro concessa attraverso un trattato. Con i Vestini invece l'accordo fu siglato soltanto due anni dopo, nel 302 a.c.., per la loro continua ostilità nei confronti di Roma.

La romanizzazione dei Vestini fu graduale. Dopo il trattato del 302 a.c., le loro città di Aveia e Peltuinum furono semplicemente annesse alla Repubblica romana. Si ritiene infatti che i soli Vestini Transmontani abbiano mantenuto la condizione giuridica di socii di Roma e che i Vestini Cismontani siano stati annessi allo Stato romano sin dagli inizi del III sec. a.c.

I Vestini combatterono poi al fianco di Roma alla II Guerra Punica fornendo nel 225 a.c. un contingente di cavalleria di quattromila armati insieme a Marrucini, Frentani e Marsi.
Agli inizi del I secolo a.c., i Vestini presero parte alla vasta coalizione di popoli italici che scatenò la Guerra sociale per ottenere la concessione della cittadinanza romana più volte negata (91-88 a.c.). 

L'esercito italico, ripartito in due tronconi - uno sabellico guidato dal marso Quinto Poppedio Silone, l'altro sannitico affidato a Gaio Papio Mutilo - contava contingenti di numerosi popoli; quello vestino era guidato da Gaio Pontidio.

Poppedio, alla testa di Marsi e Vestini, tese un'imboscata vincente nella quale cadde il romano Quinto Servilio Cepione il Giovane (90 a.c.), ma infine i Vestini vennero battuti separatamente da Gneo Pompeo Strabone, nel quadro della generale vittoria di Roma sui socii ribelli, culminata con la presa di Ascoli da parte di Pompeo.



LA ROMANIZZAZIONE

Dopo la Guerra sociale la "Lex Julia de civitate", che concedeva la cittadinanza romana a tutti gli Italici rimasti fedeli a Roma, fu progressivamente estesa anche ai popoli ribelli, tra i quali i Vestini, per aumentare il numero dei legionari. 

I loro territori furono intensamente colonizzati, soprattutto nell'epoca di Silla, e da allora la romanizzazione fece anche scomparire le loro lingue, sostituite dal latino. I centri maggiori dei Vestini vennero chiamati in lingua latina pagus, mentre i centri minori vicus se erano di campagna, e castellum se erano di montagna. I Vestini divennero famosi per la loro abilità nel combattimento per cui vennero spesso arruolati come ausiliari. La loro economia era basata sulla pastorizia, sull'agricoltura e sul commercio. Coniarono monete proprie, del tipo aes grave, contrassegnate con le tre lettere VES.

La lingua vestina è documentata solo da due iscrizioni, una delle quali si trova sul Guerriero di Capestrano, per cui non si sa se fosse più vicino all'osco, come il marrucino e il peligno, o all'umbro, come il marso e il volsco, ma se ne conosce solo appartenenza alla famiglia osco-umbra.


BIBLIO

- Barclay Vincent Head - Vestini, Historia Numorum: a Manual of Greek Numismatics - II ed. - Londra - Oxford - 1911 -
- Andrea R. Staffa - Città romane dell'Abruzzo - Rivista di topografia antica - VIII - 1998 -
- G. Alessio e M. De Giovanni - Preistoria e protostoria linguistica dell'Abruzzo - Ed. itinerari - 1983 -
- Andrea Staffa - Nuove acquisizioni dal territorio dei Vestini Transmontani (VI-IV sec. a.c.) Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali - 2003 -
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia - III -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - VIII -
- Polibio - Storie - II - 
- Appiano Alessandrino -Storia romana I -

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