VILLA DEI SETTE BASSI (Appia Antica)


La Villa dei Sette Bassi è una vasta area archeologica compresa tra la via Tuscolana e la via di Capannelle, facente parte del Parco Archeologico dell’Appia Antica nella Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma. Essa sorge su un pianoro collinare tra il V e il VI miglio della via Latina, oggi sulla destra della via Tuscolana, in prossimità dell’incrocio con via delle Capannelle.

L'accesso al sito è da via Tuscolana 1700, dove un lungo viale alberato conduce a un casale edificato nei primi Novecento quando l'area apparteneva alla tenuta agricola dei principi Torlonia. Al momento l’area è visitabile solo su richiesta o in occasione di aperture straordinarie.
L'enorme edificio si presenta come una delle più grandi ville della Campagna Romana dopo quella appartenuta ai fratelli Quintili e l'imponenza delle sue rovine era tale da farla ritenere addirittura un centro cittadino, da cui le derivò l'epiteto di 'Roma Vecchia'.



IL NOME E GLI STUDI
 
Non è ancora chiaro per gli studiosi la derivazione del nome 'Sette Bassi', in uso fin dall'Alto Medioevo, forse derivato dall'imperatore Lucius Septimius Bassianus detto Caracalla, che sembra avesse unito  in un unico fondo imperiale la villa dei Sette Bassi e la villa dei Quintili, oppure, ma è meno opinabile, derivò da Settimio Basso, prefectus urbis al tempo dell'imperatore Settimio Severo (193-211). 
Fu comunque edificata per ordine di Antonino Pio (138-161), una serie di padiglioni su un pianoro collinare all'altezza del V-VI miglio della via Latina e fu abitata fino al IV secolo, e mantenuta con altri restauri per altri due secoli fino al VI sec. d.c.

La Villa venne studiata dall'archeologo inglese Thomas Ashby e dall’architetto Nicolae Lupu, che contribuì alla realizzazione del plastico della Villa per la Mostra Augustea della Romanità (1937-1938), oggi in mostra al Museo della civiltà romana all’Eur che documenta i vari aspetti della civiltà romana, compresi usi e costumi, con una ricchissima collezione di copie di statue, calchi di bassorilievi, riproduzioni in scala di singole opere e di complessi monumentali e ricostruzioni tridimensionali di eccezionale qualità.



DESCRIZIONE

LA PARTE RESIDENZIALE

Si entrava nella villa dall’area sud-ovest, dove sono resti di ambienti riccamente decorati in prossimità del diverticolo proveniente dalla via Latina. La villa era composta da tre corpi edilizi contigui, risalenti a tre fasi diverse ma immediatamente successive. 

I tre edifici, separati tra loro, erano però uniti per gli angoli, lungo una linea diagonale, ed erano illuminati da un giardino-ippodromo cinto da portici. Il primo edificio, il più orientale, databile intorno al 135 d.c., quindi all'inizio del regno di Antonino Pio, aveva forma quadrata di 50 metri per lato, senza finestre esterne, e con un peristilio quadrato a nordovest di circa 45 metri per lato. Le numerose stanze, di cui era composto l’edificio, si aprivano tutte su questo giardino colonnato.

PLANIMETRIA DELLA VILLA (INGRANDIBILE)
Il secondo edificio è posto a sud-ovest del peristilio precedente, è databile intorno al 140 d.c., ed è costruito in opera mista; presenta una pianta rettangolare di m 45 per 25, La costruzione era dotata di un ampio emiciclo, parzialmente scoperto e sporgente, con vista panoramica sul giardino, e rivolta a sud. Le sale erano ampie e destinate unicamente alla rappresentanza, delle sale da cerimonia, sicuramente ben decorate.

Il terzo edificio, fine del regno di Antonino Pio, è la più grande e lussuosa, databile tra il 140 d.c. e il 150 d.c., anch’esso costruito in opera mista, presenta grandi sale e impianti termali. Oltre che più sfarzosa questa costruzione era anche la più grande e fu costruita su due livelli, questo anche perché il terreno, dove poggiava, era più basso di quello su cui si reggevano gli altri due edifici. 

Presentava quindi sale a due piani, un impianto termale, due criptoportici e alcuni ambienti di servizio. L’edificio era occupato per circa metà dalle terme, a cui si affiancavano un’ampia sala e altre aule minori, con un doppio ordine di finestre. 

RICOSTRUZIONE DELLA VILLA
L'ampio giardino su cui si affacciava era occupato, per la maggior parte, da un ippodromo privato, di cui restano visibili i cancelli da cui partivano i cavalli, i carceres, costruiti in opus vittatum.

L'ippodromo, molto vasto, era di circa trecentoventi metri per novantacinque metri, con un criptoportico chiuso esternamente da un muro, alle cui estremità vi erano tre edifici circolari con un diametro di circa tredici metri. Il grande ippodromo-giardino doveva contenere specchi d’acqua, viali, balaustre, statue e fontane. E’ probabile che corresse, intorno all’area dell’ippodromo, anche una pista per gli esercizi ginnici e magari per eventuali gare.

Oltre al nucleo centrale vi erano altre costruzioni sparse per tutto il perimetro: abitazioni, magazzini, templi, e cisterne, in gran parte legate alle attività quotidiane, domestiche e agricole della popolazione rurale della Villa. Vi era anche un edificio, staccato da quello principale, per accogliere gli ospiti; ma vi erano altri edifici, probabilmente amministrativi e di servizio per l’amministrazione del fondo.

Una grandiosa fronte finestrata, alta bel quattro piani, era ancora visibile fino a quando un forte temporale nel 1951 non la fece crollare definitivamente (sig!).  All'acqua provvedeva un ramo dell’acquedotto Anio Novus che alimentava un complesso sistema di cisterne di cui una a due piani.



LA PARTE RUSTICA

A nord-est della villa c'era la pars rustica della villa, purtroppo mai indagata in modo sistematico. Come spesso accadeva, la Villa fu edificata su una precedente costruzione, una fattoria repubblicana di tardo periodo e un piccolo borgo agricolo che alcuni studiosi hanno identificato come “Pagus Lemonius”.

Tale insediamento divenne il quartiere rustico del nuovo complesso, dove abitava la popolazione rurale e dove aveva luogo gran parte delle attività domestiche e agricole. Nell’area sono visibili i resti del cosiddetto ‘tempietto’ oggi identificato con un ninfeo.



IL SEGUITO

L’imperatore Costantino donò la Villa e tutto il fondo, vi è un documento in cui è citato come Fundum Bassi, alla basilica di San Giovanni in Laterano. Purtroppo si sa che lo Stato Pontificio non ha mai curato i beni archeologici lontani dalla sede, e i fatti lo dimostrano.

Durante la seconda guerra mondiale le strutture furono gravemente danneggiate in particolare nel corso del bombardamento eseguito all’aviazione britannica nel 1944 per colpire Cinecittà.

ACQUEDOTTO DELLA VILLA DEI SETTE BASSI

MA C'E' DI PEGGIO
(Fonte)

Crollo sull’Appia Antica, viene giù un pezzo di Villa dei Sette Bassi

"Uno degli speroni della Villa dei Sette Bassi, sito archeologico nel Parco Regionale dell’Appia Antica, sulla Tuscolana in zona Capannelle, è crollato sotto i colpi del maltempo che si è abbattuto sulla Capitale nei giorni scorsi. L’allarme, lanciato oggi da un cittadino, è stato raccolto dalla Soprintendenza Speciale Speciale per i Beni Archeologici di Roma, che ha registrato l’emergenza e predisposto gli interventi per la messa in sicurezza dell’area. 

Il funzionario responsabile del territorio per la Soprintendenza, Roberto Cereghino, spiega: “Il cedimento, che ha interessato la parte più esterna di uno sperone della Villa, è avvenuto durante l’ondata di maltempo di due settimane fa. Le operazioni non prevedono la ricostruzione dello sperone per via della grande deperibilità dei materiali causata anche dalle forti piogge. Verrà invece messa in sicurezza l’area, e sono previsti interventi di rinforzo su altre parti della Villa che sono a rischio crollo per colpa del materiale deperibile”. 
Si tratta di una delle più grandi tra le ville del suburbio romano, probabilmente la seconda per grandezza dopo la Villa dei Quintili.
La villa è un importante sito archeologico nel panorama capitolino – sottolinea Cereghino – Ciò rende essenziale gli interventi di messa in sicurezza e in generale a tutela dei beni di questa rilevanza. Da parte nostra, cerchiamo di fare il possibile con le risorse, purtroppo poche, che abbiamo a disposizione.”



BIBLIO

- Enrico Silverio e Anna Maria Liberati - Editoriale a "Civiltà Romana. - Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni - VI - 2019 -
- Roberto Egidi - Villa dei Sette Bassi - in Carmelo Calci (a cura di) - Roma archeologica - Roma - Adnkronos Libri - 2005 -
- Stefania Fogagnolo - Pavimentazioni musive e in opus sectile dalla villa dei Sette Bassi (Roma) - in AISCOM XXI - 2016 -
- Lorenzo Quilici - La villa dei Settebassi a Roma Vecchia - in Scritti in ricordo di Gaetano messineo, a cura di E. Mangani - A. Pellegrino - Monte Compatri - 2016 -

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