IL VOLCANALE AL FORO ROMANO |
IL DIO VULCANO
Il Dio Vulcano era in origine un Dio etrusco conosciuto come Velchans a cui si ricollegavano tutte le manifestazioni connesse al fuoco come vulcani, solfatare e fulmini e che doveva essere onorato dedicandogli templi e sacrifici. Ma la sua origine era anche greca, con il nome di Efesto.
Quando dopo il ratto delle Sabine lo scontro tra Romani e Sabini si concluse con la fusione dei due popoli, il re Tito Tazio volle costruire un’ara da dedicare al Dio Vulcano proprio nel luogo dove si era svolta la battaglia.
EFESTO - VULCANO |
Nel santuario si trovavano un'ara dedicata al Dio e un fuoco perenne, e Tito Livio lo menziona due volte in merito al prodigium di una pioggia di sangue avvenuto nel 183 a.c. e nel 181 a.c. e si pensa che il santuario risalisse all'epoca in cui il Foro era ancora fuori della città.
L'area Volcani era circa 5 metri più alta rispetto al Comitium, dove si svolgevano le più antiche assemblee dei cittadini (comizi curiati), e che occupava l'angolo nord-orientale del Foro, tra la basilica Emilia, l'Arco di Settimio Severo e il Foro di Cesare. Proprio quest'ultimo ne invase gran parte della superficie per l'edificazione della nuova Curia Iulia.
Dall'Area Volcani i re e i magistrati della prima repubblica, prima che fossero costruiti i rostra (le tribune nel Foro Romano dalle quali i magistrati tenevano le orazioni), si rivolgevano al popolo per i loro comizi.
Sicuramente il luogo sacro era preesistente all'epoca severiana, quando però venne decorato e abbellito. L'umbilicus corrispondeva anche al Mundus e quindi al mondo dei morti, un edificio che ben si accordava con l'ara del Dio oscuro Vulcano, che operava nella sua fucina agli ordini di Giove per fabbricargli i fulmini, ma che non vedeva mai la luce del giorno, collocato, insieme ai suoi aiutanti ciclopi, all'interno afoso e nebbioso dei vulcani dove non giungeva la luce del giorno.
Sembra che i resti del Volcanale, dove sorgeva l'altare del Dio, siano da ricercarsi proprio dietro l'Umbilicus Urbis, la costruzione conica in mattoni che segnava il centro ideale della città di Roma, annoverato nei Regionari costantiniani dopo il tempio della Concordia, a tre ripiani e rivestito con lastre di marmo bianco e colorato.
Infatti dietro l' Umbilicus, sotto una tettoia moderna di legno, si vedono a tutt'oggi i resti di antichissime costruzioni assai antiche che potrebbero riferirsi al Volcanale, uno dei santuari più antichi di Roma, dedicato secondo la tradizione da Romolo, il quale vi aveva posto una quadriga di bronzo dedicata al Dio, preda di guerra dopo la sconfitta dei Fidenati (ma secondo Plutarco la guerra in questione fu contro Cameria, sedici anni dopo la fondazione di Roma), e una propria statua con un'epigrafe in greco che celebrava le sue vittorie.
Secondo Plutarco, Romolo era rappresentato incoronato dalla Vittoria (equivalente di Nike greca) e avrebbe piantato in loco un albero di loto, che Plinio il Vecchio riferisce vivesse ancora ai suoi tempi, più vecchio della città stessa, e le cui radici si diramavano fin sotto il Foro di Cesare, passando sotto le "stationes municipiorum", dove si riunivano in assemblea i notabili delle città principali dell'impero.
Infatti dietro l' Umbilicus, sotto una tettoia moderna di legno, si vedono a tutt'oggi i resti di antichissime costruzioni assai antiche che potrebbero riferirsi al Volcanale, uno dei santuari più antichi di Roma, dedicato secondo la tradizione da Romolo, il quale vi aveva posto una quadriga di bronzo dedicata al Dio, preda di guerra dopo la sconfitta dei Fidenati (ma secondo Plutarco la guerra in questione fu contro Cameria, sedici anni dopo la fondazione di Roma), e una propria statua con un'epigrafe in greco che celebrava le sue vittorie.
Secondo Plutarco, Romolo era rappresentato incoronato dalla Vittoria (equivalente di Nike greca) e avrebbe piantato in loco un albero di loto, che Plinio il Vecchio riferisce vivesse ancora ai suoi tempi, più vecchio della città stessa, e le cui radici si diramavano fin sotto il Foro di Cesare, passando sotto le "stationes municipiorum", dove si riunivano in assemblea i notabili delle città principali dell'impero.
L'ALTARE DI VULCANO
Dietro l'Umbilicus dunque, sotto una tettoia di legno, giacciono oggi i resti di un altare di Vulcano, situato a sud-est del Campidoglio, nell'angolo nord-occidentale del Foro Romano, che sorgeva in una piazza scoperta, sacra al Dio e detto Volcanal in suo onore, a suo tempo dedicato da Romolo che vi aveva anche posto una quadriga di bronzo dedicata al Dio e che era considerato uno dei santuari più antichi dell'Urbe.
Dietro l'Umbilicus dunque, sotto una tettoia di legno, giacciono oggi i resti di un altare di Vulcano, situato a sud-est del Campidoglio, nell'angolo nord-occidentale del Foro Romano, che sorgeva in una piazza scoperta, sacra al Dio e detto Volcanal in suo onore, a suo tempo dedicato da Romolo che vi aveva anche posto una quadriga di bronzo dedicata al Dio e che era considerato uno dei santuari più antichi dell'Urbe.
Plinio Il Vecchio (circa 70 d.c.) narra che ai suoi tempi accanto al Volcanal, posto fuori dal pomerio della Roma antica, affinchè non avesse a danneggiare coi suoi vulcani la città stessa, sorgeva un albero di loto, che si diceva più vecchio della città stessa e le cui radici si allungavano fin sotto il Foro di Cesare, passando sotto le stationes municipiorum, cioè i locali dove si riunivano i rappresentanti delle principali città dell' impero.
L'area Volcani era lo spazio destinato all'ara, al santuario e alle feste ed era circa 5 metri più alta rispetto al Comitium. Da qui i re e i magistrati della prima repubblica, prima che fossero costruiti i rostra, si rivolgevano al popolo. Sul Volcanal c'era anche una statua in bronzo di Orazio Coclite, che era stata qui spostata dal Comizio, dopo essere stata colpita da un fulmine, un' altra di un istrione durante i giuochi circensi, e la quadriga di bronzo dedicata da Romolo dopo la sua vittoria sui Ceninati.
L'ALTARE DI VULCANO SOTTO LA TETTOIA GRIGIA |
Sulla statua dell'eroe Orazio Coclite Aulo Gellio narra che furono chiamati alcuni aruspici (senz'altro etruschi) per espiare il prodigio, ma questi, in malafede, fecero spostare la statua in un luogo più basso dove non batteva mai il sole. L'inganno fu però scoperto, gli aruspici vennero giustiziati e poi si scoprì che la statua doveva essere posta in un luogo più alto e per questo venne posta nell'area Volcani.
Il Volcanal è menzionato due volte da Tito Livio (Ab Urbe Condita libri - XXXIX) per lo straordinario "prodigium" di una pioggia di sangue avvenuto nel 183 a.c., anno in cui muoiono Publio Cornelio Scipione ed Annibale, e nel 181 a.c. (Ab Urbe Condita libri - XL) anno in cui non accadde nulla di notevole a parte la morte di Prusia re di Bitinia.
Poi presso l'altare di Vulcano venne costruito un santuario dove si riuniva il consiglio dei padri curiali e nei pressi si costruì il Comitium dove si svolgevano esclusivamente le assemblee delle tribù dei due popoli.
Pur non essendo rimasto alcuno di questi antichissimi monumenti, il culto di Volcano si era mantenuto anche in epoca imperiale, come attesta l' iscrizione di una grande tavola di marmo, dedicata a Volcano dall' imperatore Augusto nel 9 a.c. reperita nel 1548 ed ora conservata nel museo archeologico di Napoli.
L' area del Volcanale era stata, nel tempo della monarchia, un luogo destinato ai pubblici discorsi, ma venne poi ridimensionata nella sua estensione, nel 304 a.c. vi venne infatti costruito un tempio alla Concordia dedicato dall'edile curule Gneo Flavio e in epoca imperiale, dall'ampliamento del tempio della Concordia voluto da Tiberio, e poi dall'Arco di Severo.
Infatti nei primi del 900 furono ritrovate, proprio dietro l'Arco di Settimio Severo, alcune antiche fondazioni in tufo che probabilmente appartenevano al Volcanale e tracce di una specie di piattaforma rocciosa, di m 3,95 X 2,80, che era stata ricoperta di cemento e dipinta di rosso.
La sua superficie superiore è scavata da varie canaline e di fronte ci sono i resti di un canale di drenaggio fatto di lastre di tufo. Si pensa possa trattarsi dell'ara stessa di Vulcano. Dietro le fondamenta del supposto altare si scorgono i gradini della scalinata con cui si saliva al tempio della Concordia, tagliati in parte nella viva roccia del Campidoglio, il che confermerebbe l'attribuzione.
BIBLIO
- Samuel Ball Platner - Volcanal - in A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Londra - Oxford - University Press - 1929 -
- Plutarco - Vita di Romolo - XXIV -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - II -
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia - XVI -
- Tito Livio - Ab Urbe Condita - XL -
- Rodolfo Lanciani - Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità - Roma - 1902 -- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - II -
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia - XVI -
- Tito Livio - Ab Urbe Condita - XL -
Internet è un caos. Non si trova una statua di Vulcano o un reperto di gran qualità come per altre divinità. Il caos inoltre sta dove non si capisce le immagini poi se sono di roba moderna, poichè c'è pure un dipinto di rubens, che poco ha senso sinceramente. Sarebbe da porsi una regola per fare ordine come di norma si fa sui libri, ad ogni foto almeno la descrizione di quale secolo dove si trova e di chi se c'è uno scultore specie se moderno.
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