I POCHI RESTI DI AECUUM TUTICUM |
"L’Itinerarium Antonini, così come la Tabula Peutingeriana, parla direttamente della località di Equo Tutico calcolando da qui l’imbarco di Otranto per un totale di km 347,5415 («Item ab Equo Tutico Hydrunto ad Traiectum m.p. CCXXXV», Cuntz 1929), mentre l’Itinerarium Burdigalense sive Hierosolymitanum, pur non menzionandola direttamente, accenna ai confini con la Puglia dopo la mutatio Aquilonis («mutatio Aquilonis milia X; Finis Apiliæ et Campaniæ»).
Si tratta, quindi, di uno snodo stradale importante per l’Antichità in quanto qui si trovano diverse confluenze di strade riconosciute anche in epoca storica (Volpe 2007, pp. 266-303). Nel tratto irpino, infatti, si riconoscono diversi tratturelli e bracci di collegamento tra cui il Camporeale-Foggia, che si diramava dal comune di Ariano Irpino e che, attraversando il territorio di Greci, giungeva poi a Foggia.
Da Greci (Av) passava anche il Tratturo Volturara-Castelfranco in Miscano che si collegava al braccio che metteva in relazione Montecalvo Irpino e la valle dell’Ufita. Da qui, passando per Grottaminarda, giungeva dunque ad Aeclanum".
(Atti – 35° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2014)
Sullo spartiacque appenninico, in località Sant’Eleuterio di Ariano Irpino, esistono ancora i pochi resti dell’antico centro di Aequum Tuticum, nodo viario, da cui si irradiavano numerose strade che collegavano da nord a sud il Sannio con la Campania, e da est ad ovest il versante tirrenico con quello adriatico.
Aequum Tuticum fu un vicus romano ubicato appunto sul pianoro di Sant'Eleuterio, nel settore settentrionale del territorio comunale di Ariano Irpino, a un'altitudine di 575 m s.l.m., in posizione rilevata rispetto alla circostante valle del Miscano. Oggi appartiene al comune di Ariano Irpino.
Il vicus si sviluppò contemporaneamente a due antiche strade consolari, la via Aemilia, con direttrice sud-nord e la via Minucia, con direttrice ovest-est. Il primo tracciato è indicato da due cippi miliari del II secolo a.c., rinvenuti presso Manna-Torre Amando e Camporeale-Santa Lucia, con l'iscrizione Marcus Æmilius Lepidus.
Il secondo è attestato da autori classici del I secolo a.c. e doveva essere parallelo alla via Appia, rispetto a cui era più disagevole ma più diretto. Aequum Tuticum, posta all'incrocio fra la via Traiana e la via Herculea, è citata per la prima volta da Cicerone in una lettera indirizzata a Pomponio Attico nel 50 a.c., in cui la descrisse come un punto di sosta verso l'Apulia.
In epoca adrianea, quando era in possesso della gens Seppia di Beneventum, Aequum Tuticum divenne un importante snodo stradale, definito "cardo viarum" da Theodor Mommsen, in quanto il vicus divenne anche il punto d'incrocio fra la via Traiana, sovrappostasi molto probabilmente alla primitiva via Minucia, ma senza passare dalla valle del Cervaro, e la via Herculea, percorrente l'Appennino in senso longitudinale con direttrice nordovest-sudest.
Nelle immediate vicinanze del sito antico sono state individuate due aree sepolcrali oltre a un tratto della via Traiana.
La fotografia aerea ha permesso poi di scoprire il tracciato della via Herculea in uscita da Aequum Tuticum con direzione sud-est, mentre i cippi miliari della stessa strada, presso le masserie Intonti Ariano e San Cesareo Zungoli, indicano l'avvenuta latinizzazione del toponimo, che nel tardo impero era ormai denominato Aequum Magnum o semplicemente Aequum.
" La tradizione vuole che il luogo, una delle più importanti città del Sannio antico, esistesse già in epoca antica. Pochi ricordano che non distante da esso si trova uno dei più grandi e importanti siti archeologici. Mi riferisco a quello di La Starza, posto sulla collina di Monte Gesso, dove sono state rinvenute significative tracce di insediamenti preistorici tra cui un villaggio di capanne risalenti al Neolitico inferiore (Trump 1957; Trump 1961; Trump 1963; Albore Livadie 1992).
La testimonianza dell’importanza che l’area rappresentasse sin da epoca antichissima uno dei principali valichi di collegamento attraversati da numerose vie di transito tra il versante tirrenico e l’Adriatico ha fornito le basi per una ricognizione sistematica del territorio ai confini con la Puglia, partiti nel corso del 2013 e ancora persistenti.
Numerose contrade, infatti, testimoniano la successione delle culture nel territorio con continuità dalla protostoria fino alle soglie dell’età del Ferro sino a giungere alla piena epoca sannitica (VI-V sec. a.c.), come confermano numerose concentrazioni di reperti mobili, sino a giungere alla ultima e più intensa frequentazione in epoca Tardoantica. "
(Archeoclub di San Severo sulla Preistoria - Protostoria - Storia della Daunia - San Severo 15 - 16 novembre 2014 - Convegno Nazionale a cura di Armando Gravina)
GLI SCAVI
Gli scavi, compiuti fra il 1990 e il 2000, hanno riportato in superficie, oltre alle murature, ceramiche, iscrizioni, steli funerarie e monete. Il complesso più antico rimasto del periodo romano è una struttura termale del I secolo, con il frigidarium mosaicato a tessere bianche e nere. Annessi una serie di ambienti disposti a schiera del II secolo, forse magazzini o botteghe.
L'insediamento subì i danni di un terremoto nella seconda metà del IV secolo, ma, subito dopo, una magnifica villa, con un ambiente decorato da un vasto mosaico policromo, venne insediata al di sopra degli edifici più antichi. Ma deve trattarsi di una villa di campagna, magari padronale, ma senza un contesto cittadino.
Il sito, citato nella Tavola Peutingeriana e nell'Itinerario Antonino, fu comunque abbandonato definitivamente entro il VI secolo, presumibilmente a causa delle invasioni barbariche. Le fonti alto-medievali citano la località (probabilmente già disabitata) dapprima come Casalis Ianensis e poi come Sant'Eleuterio, denominazione di origine greco-bizantina.
Una collezione di reperti provenienti da Aequum Tuticum è custodita nel museo archeologico di Ariano Irpino, mentre diverse decine di iscrizioni ed elementi architettonici sono raccolti in un lapidario all'interno della villa comunale di Ariano.
BIBLIO
- Giuliano Volpe - La Daunia nell'età della romanizzazione: paesaggio agrario, produzione, scambi -Edipuglia - 1990 -
- Cicerone - VI, 1, 1 - in Epistulae ad Atticum -
- Theodor Mommsen - Corpus Inscriptionum Latinarum - IX -
- AA.VV. - I Dauni - Irpini, la mia gente - la mia terra - Napoli - Generoso Procaccini - 1990 -
- Un segmento della via Traiana poco conosciuto: il percorso Aequum Tuticum-Troia - 35º convegno nazionale sulla preistoria - protostoria e storia della Daunia - San Severo 2015,
- Giuseppe Ceraudo e Veronica Ferrari - Un nuovo miliario dei Tetrarchi per la ricostruzione del tracciato della via Herculia in Hirpinia (a sud di Aequum Tuticum) - 2016 -
Sullo spartiacque appenninico, in località Sant’Eleuterio di Ariano Irpino, esistono ancora i pochi resti dell’antico centro di Aequum Tuticum, nodo viario, da cui si irradiavano numerose strade che collegavano da nord a sud il Sannio con la Campania, e da est ad ovest il versante tirrenico con quello adriatico.
Aequum Tuticum fu un vicus romano ubicato appunto sul pianoro di Sant'Eleuterio, nel settore settentrionale del territorio comunale di Ariano Irpino, a un'altitudine di 575 m s.l.m., in posizione rilevata rispetto alla circostante valle del Miscano. Oggi appartiene al comune di Ariano Irpino.
SCAVI DI AECUUM TUTICUM |
Il vicus si sviluppò contemporaneamente a due antiche strade consolari, la via Aemilia, con direttrice sud-nord e la via Minucia, con direttrice ovest-est. Il primo tracciato è indicato da due cippi miliari del II secolo a.c., rinvenuti presso Manna-Torre Amando e Camporeale-Santa Lucia, con l'iscrizione Marcus Æmilius Lepidus.
Il secondo è attestato da autori classici del I secolo a.c. e doveva essere parallelo alla via Appia, rispetto a cui era più disagevole ma più diretto. Aequum Tuticum, posta all'incrocio fra la via Traiana e la via Herculea, è citata per la prima volta da Cicerone in una lettera indirizzata a Pomponio Attico nel 50 a.c., in cui la descrisse come un punto di sosta verso l'Apulia.
In epoca adrianea, quando era in possesso della gens Seppia di Beneventum, Aequum Tuticum divenne un importante snodo stradale, definito "cardo viarum" da Theodor Mommsen, in quanto il vicus divenne anche il punto d'incrocio fra la via Traiana, sovrappostasi molto probabilmente alla primitiva via Minucia, ma senza passare dalla valle del Cervaro, e la via Herculea, percorrente l'Appennino in senso longitudinale con direttrice nordovest-sudest.
Nelle immediate vicinanze del sito antico sono state individuate due aree sepolcrali oltre a un tratto della via Traiana.
La fotografia aerea ha permesso poi di scoprire il tracciato della via Herculea in uscita da Aequum Tuticum con direzione sud-est, mentre i cippi miliari della stessa strada, presso le masserie Intonti Ariano e San Cesareo Zungoli, indicano l'avvenuta latinizzazione del toponimo, che nel tardo impero era ormai denominato Aequum Magnum o semplicemente Aequum.
" La tradizione vuole che il luogo, una delle più importanti città del Sannio antico, esistesse già in epoca antica. Pochi ricordano che non distante da esso si trova uno dei più grandi e importanti siti archeologici. Mi riferisco a quello di La Starza, posto sulla collina di Monte Gesso, dove sono state rinvenute significative tracce di insediamenti preistorici tra cui un villaggio di capanne risalenti al Neolitico inferiore (Trump 1957; Trump 1961; Trump 1963; Albore Livadie 1992).
La testimonianza dell’importanza che l’area rappresentasse sin da epoca antichissima uno dei principali valichi di collegamento attraversati da numerose vie di transito tra il versante tirrenico e l’Adriatico ha fornito le basi per una ricognizione sistematica del territorio ai confini con la Puglia, partiti nel corso del 2013 e ancora persistenti.
Numerose contrade, infatti, testimoniano la successione delle culture nel territorio con continuità dalla protostoria fino alle soglie dell’età del Ferro sino a giungere alla piena epoca sannitica (VI-V sec. a.c.), come confermano numerose concentrazioni di reperti mobili, sino a giungere alla ultima e più intensa frequentazione in epoca Tardoantica. "
(Archeoclub di San Severo sulla Preistoria - Protostoria - Storia della Daunia - San Severo 15 - 16 novembre 2014 - Convegno Nazionale a cura di Armando Gravina)
IL LAPIDARIO DI AECUUM |
GLI SCAVI
Gli scavi, compiuti fra il 1990 e il 2000, hanno riportato in superficie, oltre alle murature, ceramiche, iscrizioni, steli funerarie e monete. Il complesso più antico rimasto del periodo romano è una struttura termale del I secolo, con il frigidarium mosaicato a tessere bianche e nere. Annessi una serie di ambienti disposti a schiera del II secolo, forse magazzini o botteghe.
L'insediamento subì i danni di un terremoto nella seconda metà del IV secolo, ma, subito dopo, una magnifica villa, con un ambiente decorato da un vasto mosaico policromo, venne insediata al di sopra degli edifici più antichi. Ma deve trattarsi di una villa di campagna, magari padronale, ma senza un contesto cittadino.
Il sito, citato nella Tavola Peutingeriana e nell'Itinerario Antonino, fu comunque abbandonato definitivamente entro il VI secolo, presumibilmente a causa delle invasioni barbariche. Le fonti alto-medievali citano la località (probabilmente già disabitata) dapprima come Casalis Ianensis e poi come Sant'Eleuterio, denominazione di origine greco-bizantina.
Una collezione di reperti provenienti da Aequum Tuticum è custodita nel museo archeologico di Ariano Irpino, mentre diverse decine di iscrizioni ed elementi architettonici sono raccolti in un lapidario all'interno della villa comunale di Ariano.
BIBLIO
- Giuliano Volpe - La Daunia nell'età della romanizzazione: paesaggio agrario, produzione, scambi -Edipuglia - 1990 -
- Cicerone - VI, 1, 1 - in Epistulae ad Atticum -
- Theodor Mommsen - Corpus Inscriptionum Latinarum - IX -
- AA.VV. - I Dauni - Irpini, la mia gente - la mia terra - Napoli - Generoso Procaccini - 1990 -
- Un segmento della via Traiana poco conosciuto: il percorso Aequum Tuticum-Troia - 35º convegno nazionale sulla preistoria - protostoria e storia della Daunia - San Severo 2015,
- Giuseppe Ceraudo e Veronica Ferrari - Un nuovo miliario dei Tetrarchi per la ricostruzione del tracciato della via Herculia in Hirpinia (a sud di Aequum Tuticum) - 2016 -
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