AD MALUM PUNICUM



AD MALUM PUNICUM NELLA FORMA URBIS

"Ad Malum Punicum", località prestigiosa dell'antica Roma, si trova citato, nei Cataloghi regionari, nella VI regione augustea. I Cataloghi regionari erano due redazioni, leggermente diverse tra loro, pervenute da un originario catalogo delle 14 regioni di Roma augustea. Delle due versioni la prima ci è giunta con il titolo di Curiosum urbis Romae regionum XIIII, mentre la seconda, priva di titolo, è normalmente conosciuta come Notitia urbis Romae.

Probabilmente il toponimo (la mela fenicia) identificava in origine un incrocio situato lungo l'Alta Semita, sulla sommità del Quirinale, lungo l'odierna Via del Quirinale/Via XX Settembre, nei pressi dell'incrocio con Via delle Quattro Fontane. L'Alta semita doveva corrispondere all'ingresso in Roma della Via Salaria e della Via Nomentana. L'antichità del percorso è suggerita anche dal termine semita, che indica un sentiero e che non è utilizzato per alcuna altra via urbana.

IL QUARTIERE (INGRANDIBILE)
Rodolfo Lanciani riteneva invece che Ad Malum Punicum fosse una strada pressoché coincidente con l'odierna Via delle Quattro Fontane e collocava il tempio appena a sud dell'incrocio fra questa strada e l'Alta Semita.

La zona attualmente compresa fra la via Nazionale e il Pincio per un verso, il Palazzo Reale e le mura di cinta della città per l'altro verso, era il quartiere "Ad malum punicum” (dove malum in latino significava "mela" e punicum significava punica ovvero fenicia.) una delle parti più aristocratiche e belle di Roma. "Ad malum punicum” nacque Domiziano (81-96) in una casa presso Santa Andrea del Quirinale che, proprietà di Vespasiano, divenne il mausoleo della gente Flavia.

È qui che Domiziano eresse il “Templum Gentis Flaviae” che rimase fino al IV secolo e dove furono tumulati i tre imperatori, Giulia figlia di Tito ed altri della gente Flavia. Il tempio, per quanto fosse stato destinato a rimanere: "cum Sole et astris cumque luce romana”, scomparve per essere stato depredato dei suoi marmi preziosi e dei suoi blocchi di travertino, fino a scomparire, onde impreziosire il palazzotto di qualche cardinale.

Il nome di Genere Punica deriva dal nome romano della regione geografica costiera della Tunisia, e della omonima popolazione, altrimenti chiamata cartaginese (popolazione di estrazione fenicia che colonizzò quel territorio nel VI a.c.). Il malum punicum era pertanto il melograno, tanto caro ai romani che lo posero molto volentieri, oltre che sulle tavole, sui capitelli delle colonne romane. 

TEMPLUM GENTIS FLAVIAE

I frutti del melograno furono così chiamati perché a Roma essi giunsero da quella regione. Ma c'è da aggiungere che i romani attribuivano un valore sacro al frutto punico, considerato simbolo della saggezza contenuta nei suoi semi, tanto è vero che Proserpina può abitare tanto il mondo dei vivi quanto quello dei morti perchè ha mangiato nell'Ade esattamente sette semi di melograno.

Dai tempi più antichi il suo frutto, ricco di semi di un vivace colore rosso, è considerato simbolo di fertilità ed espressione dell'esuberanza della vita. Il frutto fu chiamato così da malum cioè mela e punicum, cioè cartaginese, perchè così lo chiamò il naturalista romano Plinio il Vecchio, ma solo perchè a Roma venivano importati dalla città di Cartagine, da cui venne prima importata e poi trapiantata sul suolo italico. La sua origine sembra però asiatica.


BIBLIO

- Samuel Ball Platner & Thomas Ashby - Ad Malum Punicum, A Topographical Dictionary of Ancient Rome - London - Oxford University Press - 1929 -
- Svetonio - Domiziano - 1 -
- Cataloghi regionari -
- Teodoro Mommsen - Storia di Roma - Milano - Dall'Oglio - 1961 -
- Lucos Cozza - Roma com'era e come è: ricostruzioni del centro monumentale di Roma antica (con R.A. Staccioli) - Roma - Vision -



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