BATTAGLIA DI CAMERIA (737 a.c.)


La battaglia di Cameria si svolse nel 737 a.c., sedici anni dopo la fondazione della città di Roma (21 aprile 753 a.c.), ad opera del primo re di Roma, Romolo, tra l'esercito romano guidato dallo stesso monarca (Romolo, Alba Longa, 24 marzo 771 a.c. - Roma, 5 o 7 luglio 716 a.c.) ed i Camerii. I Romani ebbero la meglio secondo la leggenda o la tradizione, occuparono la città e vi posero una nuova colonia.

I Romani una volta fondata la città sul Palatino, cominciarono ad estendere i propri territori, in genere attaccati da questi stessi per razzie o tentativi di conquista, ma i Romani secondo Livio erano diventati ormai "così potenti da poter rivaleggiare militarmente con qualunque popolo dei dintorni". 

Infatti in poco tempo avevano occupato parecchi insediamenti abitativi poco distanti da Roma, come i Ceninensi, gli Antemnati, i Crustumini, i Sabini e i Fidenati, perchè i Romani, a furia di battagliare per difendersi dalle razzie nemiche, erano diventati ottimi combattenti. 

Furono i Camerii tra i primi ad attaccare l'Urbe, pensando di trovarsi di fronte ai Romani una volta tanto in una posizione molto favorevole. La battaglia era nata a causa di una certa fragilità dell'esercito romano. 


MILIZIA ROMANA DELLA PRIMA MONARCHIA

Infatti non si era ancora conclusa l’epidemia di peste che aveva colpito Roma dieci anni prima, per cui i Camerii, supponendo che i romani fossero a corto di combattenti e di energie, occuparono le aree soggette all'Urbe e le depredarono, pensando di non dover temere ritorsioni da un popolo così provato. 

Plutarco racconta che Romolo reagì immediatamente, egli era un uomo di guerra e non avrebbe tollerato la minima mancanza di rispetto verso i suoi e la sua terra, anche se lui stesso non brillava per il rispetto, ma da quel temperamento molto reattivo che aveva, immediatamente organizzò una spedizione contro i Camerii e i guerrieri romani non si fecero pregare.

Così Romolo col suo solito slancio, chiamò i romani all'appello e questi accorsero con prontezza, poi contrattaccò rapidamente i Camerii, li vinse in una sanguinosa battaglia, ne uccise ben 6.000, tutto il fior fiore della gioventù caemeriana, e si impossessò di Cameria. 

Tuttavia non distrusse né abbatté dalle fondamenta Cameria ma, come aveva fatto con Fidene, ne fece una colonia romana, dove insediò un numero di coloni due volte superiore ai Camerii sopravvissuti, alle calende di Sestile, cioè il primo di giugno (il sestile, il sesto mese). 

RITRATTO DI ROMOLO RITROVATO A PALAZZO PTTI

In questo modo i romani potevano agevolmente controllare i Camerii affinchè non si ribellassero. 
La reazione poteva essere di monito a tutti i popoli vicini, guai a chi avesse osato alzare le mani sul territorio romano. 

Il saccheggio della città fruttò notevoli ricchezze e pure un magnifico cocchio bronzeo da cerimonia tirato da quattro cavalli, che Romolo consacrò nel tempio di Vulcano a Roma, cioè nel Volcanale, il tempio romano dedicato al culto di Vulcano, dove si fece scolpire una statua con in testa la corona dalla Vittoria. era un po' esaltato ma se lo poteva permettere. 

A questo punto le popolazioni limitrofe più deboli offrirono spontaneamente ai Romani la loro sottomissione, e ne ebbero non pochi benefici. Viceversa le popolazioni più forti e battagliere decisero di dover porre da subito un limite all'espansionismo romano, come i Veienti che si trovavano ad ovest del Tevere, che furono gli ultimi ad essere sconfitti, dopo che avevano invano reclamato la restituzione della città di Fidene a Romolo.


BIBLIO

- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - VII-VIII -
- Mommsen - Storia di Roma antica - Sansoni - Milano - 2001 -
- Plutarco - Vita di Romolo - XXIV -
- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita - I -
- Clemente, G. - Guida alla storia romana - Milano - Arnoldo Mondadori - 1985 -
- Spinosa, A. - La grande storia di Roma - Milano - Arnoldo Mondadori - 1998 -

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