SIGILLARIA (20 Dicembre)


IL PRESEPE

Introdotta da Caligola nei Saturnali, in prossimità del Solstizio d’inverno, il 20 dicembre, si svolgeva la festa detta "Sigillaria", durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla, secondo alcuni le immagini dei familiari defunti durante l’anno. In attesa della celebrazione, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era quello di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura.

Ciò sarebbe l'antesignano del presepe che però sappiamo già esistere al tempo della Dea orientale (iranica) Anahita, Dea Vergine (Dea della fertilità, nonchè di tutte le acque sulla terra e fonte dell’oceano cosmico) che partoriva al solstizio di inverno e si ponevano accanto alle statue della Dea e del Bambino le statue dei pastori che andavano ad adorarla portandole dei doni.



LA NATURA CHE NUTRE
 
Secondo diversi autori i Sigillaria si regalavano ai bambini sotto forma di biscotti un po' come a Castel Gandolfo, non lontano da Roma, si usano come biscotti le immagini della donna con tre seni, vale a dire la Diana con infinite mammelle, Dea della natura, degli uomini, degli animali e delle piante. 

Essendo Dea oltre che della nascita anche della nutrizione (e pure della morte) non è strano che i bambini potessero cibarsene. Infondo è la natura che ci nutre, sotto forma di piante e di animali. Il fatto poi che fosse non come pane, ovvero focaccia, ma come dolce, riporta al lato più affettivo, cioè alla madre che allatta il figlio col latte del proprio seno, come la Natura nutre con ciò che ella stessa produce.

DEA ANAHITA, RE COSROE E DIO MITRA


L'ETA' DELL'ORO

Macrobio ci ricorda di come, nell'antica Roma, durante le feste Saturnali ci si scambiavano candele di cera, per rammentale la "aurea aetas”, quando il popolo si era elevato da una vita caotica, inconsapevole e priva di luce, giungendo alla conoscenza delle arti liberali, cioè: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia e musica.

Ma sempre durante i Saturnali ci si scambiavano i "sigilla" le statuine in terracotta, talvolta in bronzo ma insolite perchè costose, e talvolta fatte di pasta, si pensa per i più poveri, ma in realtà di biscotto, cioè di pasta dolce per i bambini. 

Secondo Svetonio, Augusto soleva in questa festività fare dei regali finti, un'usanza dell'epoca, provocando così l’ilarità di coloro che assistevano a tali burle, godendone come un ragazzino insieme alle persone che lo circondavano.
  


ERCOLE

Questa tradizione risalirebbe all'epoca in cui Ercole attraversò l’Italia, accompagnando i buoi sottratti a Gerione. Fu lui ad insegnare agli Italici di non offrire a Saturno sacrifici umani, ma statuette d’argilla antropomorfe, i sigilla appunto, venerando inoltre la divinità con lumi accesi.  (ma non insegnò a non rubare i buoi).

Ma Saturno, lo dice anche Esiodo, segnò l'età dell'oro, la più felice di tutte le età, e come poteva essere felice se agli Dei si offrivano vittime umane? Sembra che fu sempre Ercole a far sostituire le vittime argive con finti corpi di vimini intrecciati da gettare nel Tevere al posto dei sacrifici umani, però:

«Epicado riferisce che quando Ercole ebbe ucciso Gerione e portò il suo bestiame vittoriosamente attraverso l'Italia, costruì il Pons Sublicius (come si chiama ora) in modo che potesse gettare nel fiume effigi umane in numero uguale ai compagni che aveva perso per sfortuna lungo il suo cammino: in questo modo, essi poterono essere trasportati dalla corrente del mare ed essere restituiti, in un certo senso, alle loro case ancestrali al posto dei corpi dei morti. Questo sarebbe il motivo per cui la pratica di modellare tali effigi è rimasta parte dei riti
(Macrobio, Saturnalia 1.11.47.)

Ercole giocò sul significato greco di “phota”, che vuol dire "uomo", ma anche “luci”. Da questo episodio deriverebbe l’usanza di scambiarsi candele e di fabbricare, vendere e regalare statuette di argilla, durante i Saturnali. 

Da qui deriverebbe dunque sia l’usanza di scambiarsi candele e di fabbricare, sia di vendere e regalare statuette di argilla. Strano perchè Ercole era un ladro di buoi e uccise chi osò rubarli a lui, questo eroe non appare come un esempio di bontà o di saggezza.

«Queste statuette erano spesso modellate secondo le fattezze di qualche divinità, come Ercole, Minerva, Apollo sauroctono, Vittoria, o di qualche personaggio celebre (Danae o Giacinto); alternativamente, alcuni tipi erano puramente fantastici, come un ermafrodito o un gobbo. Queste sigilla erano talvolta realizzate in creta, nel qual caso il loro valore era praticamente nullo, a meno che l'artigianalità non avesse un merito particolare; quelle realizzate in marmo, bronzo corinzio, argento, od oro, erano invece frequentemente di considerevole valore
(Thomas, Emile (1899) - Roman Life Under the Caesars - G. P. Putnam's sons)

Nei Saturnalia di Ambrogio Teodosio Macrobio, Pretestato afferma che i sigillaria siano dei sostituti per le vittime sacrificali dei riti religiosi primordiali; ma un interlocutore di Pretestato di nome Evangelo, però, sostiene che le figure non siano altro che giocattoli per bambini:

«Oppure prendi i sigillaria che ha appena menzionato: la festività e le sue figurine di creta servono a divertire i bambini che non abbiano ancora imparato a camminare, ma egli cerca di renderli una questione di doveri religiosi
(Macrobio, Saturnalia 1.11.1.)

La festa prendeva nome appunto dalle “statuine” , in latino sigilla, che facevano parte dei doni che si scambiavano durante i Saturnali e che venivano offerte ai Lari; ma per alcuni era anche un'offerta al Dio Saturno, inteso come Dio degli Inferi, per dargli la propria statuina al posto della propria vita. Ma qual'è allora l'autentico significato?

LARARIO


LA PROTEZIONE DEGLI DEI LARI

Si narra che alla vigilia della festa, dinnanzi al recinto bucolico dei Lari, la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino. Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, “portati” dai loro trapassati nonni e bisnonni. Non ricorda la visita della befana?

Tra i doni scambiati nei giorni precedenti il Solstizio invernale, perchè I SIGILLARIA erano molto vicine al solstizio d'Inverno, più vicine del "Natalis Solis invicti" erano molto presenti le candele, per il loro simbolismo di luce, che oggi ritroviamo sull'albero di Natale.

Dopo l’istituzione delle feste Sigillaria, in Roma, i Saepta Iulia erano diventati la sede di una sorta mercatino dove si esponevano, in stand a forma di piccole capanne, doni da offrire in occasione delle feste: 

«Si innalzavano delle impalcature di legno dinanzi alle pareti dei Saepta e vi si esponevano, nelle piccole capanne, veri e propri presepi, dentro le quali si collocavano le immagini degli dei Lari, protettori della Famiglia, insieme con altre statuette (sigilla) di cera, gesso o argilla, che i Romani si offrivano in dono scambievolmente durante la festività, accompagnandole con libri, vasi di vetro, coppe di argento, gemme incise, perle, monili, scatole di avorio, ecc
(Giuseppe Lugli, Il mercato di piazza Navona e l'antica festa dei «Sigillaria» 1950)

Dal IV secolo, dopo la cristianizzazione del potere imperiale, in pochi secoli i cristiani tramutarono le feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone spesso i riti e le date, ma mutando i nomi ed i significati religiosi. Il presepe sopravvisse nella cultura rurale fino al presepio francescano del XIII secolo.

Ne possiamo arguire che la festa riguardasse anzitutto la Dea Lara in epoca antichissima madre dei Lari, dei geni che scorrazzavano un po' ovunque con compiti diversi, tra questi quello di proteggere la familia e principalmente i bambini, che sono il futuro della società. 

Essendo i romani molto attaccati nel culto ai Lari e ai Penati, tanto che se li portavano ovunque quando uscivano dalla città, è ovvio che questi culti un po' si accomunassero fino a fondersi un po'. Pertanto le statuine erano simboli sia dei geni Lari, sia dei defunti protettori, avi compresi.

Nel corso di questa festività, i sigillarii, i venditori delle figurine e di altri doni, erigevano delle bancarelle nel Campo Marzio, nei Septa Iulia e successivamente nella porticus delle Terme di Traiano. Giovenale riferisce che questi negozi temporanei bloccavano la vista dei dipinti di Giasone e degli Argonauti nel Portico degli Argonauti.

Esisteva del resto a Roma una Via Sigillaria così chiamata perchè vi si aprivano diversi negozi di sigillaria, che vendevano statuine od oggetti fittili, cioè in argilla o terracotta che dir si voglia. I Romani vi acquistavano pentole e piatti di coccio, lucerne e lanterne, vasi e vasetti, e statuine di varie divinità per inserirli nei larari o come ex voto da regalare al tempio della divinità a cui si era rivolta la richiesta.

Negli scavi effettuati dagli archeologi in varie zone del suolo italico e non solo, sono venuti alla luce innumerevoli sigilla, soprattutto statuette in terracotta come rappresentazioni dei Lari domestici che molte famiglie romane conservano gelosamente nei loro larari, o nelle favisse dei templi dove venivano gettate negli anni, o nelle stesse domus romane, residui delle feste Sigillaria.


BIBLIO

- Svetonio - Vita di Caligola - XVIII -
- Emile Thomas - Roman Life Under the Caesars - G. P. Putnam's sons - 1899 -
- Claire Holleran - Shopping in Ancient Rome: The Retail Trade in the Late Republic and the Principate - Oxford University Press - 2012 -
- Giorgio Voltattorni - Sigillaria - ed. Colombo - 1992 -
- Robert A. Kaster - Macrobius: Saturnalia - Books 1–2 - Loeb Classical Library - 2011 -
- Renato Del Ponte - I Lari nel sistema spazio-temporale romano - in Arthos - vol. 6 - nº 10 - 2002 -

1 commento:

  1. "ma non insegno' a non rubare i buoi"

    Carino questo. È bello vedere alcune origini antiche di tradizioni ancora vive.

    Vi sono altre feste odierne che hanno un origine lontana?

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