«Decebalo, venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano. »
(Cassio Dione, LVIII, 6, 2.)
DOMIZIANO
Dall'85 all'89, i Daci, comandati prima dal vecchio re Duras-Diurpaneus, e poi da Decebalo, combatterono due guerre contro i Romani. Le guerre non finirono bene, perchè nell'89, in seguito alla sconfitta subita ad opera di Marcomanni e Quadi, Domiziano dovette stipulare un trattato di pace piuttosto umiliante per l'Impero.
MARCUS ULPIUS NERVA TRAIANUS |
Traiano, l'imperatore di origine ispanica, passerà alla storia come l'Optimus princeps, ovvero come il migliore imperatore conosciuto da Roma nell'arco di tutta la sua lunga storia. D'altronde Traiano aveva trovato alla sua incoronazione un erario piuttosto carente, tanto che aveva venduto per sostenerlo i tesori della sua ricca famiglia.
DECEBALO |
In questa campagna l'imperatore Traiano, che voleva vendicare le sconfitte subite sotto l'imperatore Domiziano, si inoltrò nel territorio dei Daci per comprendere se fosse possibile la conquista del territorio.
I TERRITORI DELL'ANTICA DACIA E LA ROMANIA ATTUALE |
LE GRANDI BATTAGLIE DACICHE (INGRANDIBILE) |
Legioni:
I Adiutrix, I Italica, I Minervia, II Adiutrix, II Traiana Fortis, IIII Flavia, V Macedonica, VII Claudia, X Gemina, XI Claudia Pia Fidelis, XIII Gemina, Legio XIIII Gemina Martia Victrix, XV Apollinaris, XXI Rapax e XXX Ulpia Victrix;
Vexillationes legionarie:
Daci ed alleati:
Secondo Strabone, Decebalo mise insieme un esercito di circa 200 000 armati, oltre agli alleati Roxolani e Bastarni.
TRAIANO SI CONSULTA CON LICINIO SURA (COLONNA TRAIANA) |
Il princeps Traiano s'imbarcò verso la provincia della Mesia superiore. accompagnato da:
- la guardia pretoriana - il suo prefetto del pretorio, Tiberio Claudio Liviano, - vari comites come Licinio Sura (l suo carissimo amico e consigliere), Quinto Sosio Senecione, Lusio Quieto, Gneo Pinario, Emilio Cicatricula, Pompeo Longino, Publio Elio Traiano Adriano (il futuro successore di Traiano, allora venticinquenne) e Decimo Terenzio Scauriano (che sarebbe divenuto il primo governatore della provincia di Dacia).
Ad affiancare questa spedizione c'erano infine i governatori delle province limitrofe:
- Gaio Cilnio Proculo in Mesia superiore, - Manio Laberio Massimo in Mesia inferiore - Lucio Giulio Urso Serviano in Pannonia inferiore.
GUERRIERI DACI |
Traiano aveva un piano preciso: "Inde Berzobim, deinde Aizi processimus". Queste due località si trovavano lungo la strada che partendo da Lederata sul Danubio, presso Viminacium, portava a Tibiscum e da lì a Tapae e al passo delle Porte di ferro, ingresso alla Dacia vera e propria.
Si ritiene che Traiano fosse affiancato da una seconda colonna, che da Dierna avrebbe attraversato il passo Chiavi di Teregova per riunirsi con la prima colonna a Tibiscum, vista la scena sulla Colonna traiana dove, sono raffigurati due ponti di barche paralleli sul Danubio, uno attraversato dai legionari e l'altro dai pretoriani, cioè due differenti "colonne di marcia".
Il nemico all'avanzata romana adottò infatti la tattica di ritirarsi verso l'interno, come aveva fatto nell'86 contro Cornelio Fusco e l'esercito di Domiziano, onde isolare l'esercito romano dalle comunicazioni e dall'approvvigionamento. Cassio Dione riporta infatti un solo attacco delle avanguardie del popolo germanico dei Buri, alleati dei Daci.
«Mentre Traiano era giunto, nel corso della campagna militare contro i Daci, nei pressi di Tapae, dove si erano accampati i barbari, gli venne portato un grosso fungo sul quale era stato inciso in latino, che i Buri e gli altri alleati invitavano Traiano a tornare indietro e rimanere in pace.»
(Cassio Dione, LVIII, 8, 1.)
Intanto Traiano avanzava cautamente, mandando esploratori e poi contingenti in avanscoperta, e costruendo strade e ponti per un passaggio più rapido, e costruendo forti lungo il suo cammino con guarnigioni a guardia. Raggiunta Tibiscum (Timișoara), vi si accampò per attaccare presso l'imboccatura delle Porte di ferro dove effettivamente si scontrò in una spietata battaglia presso Tapae.
«Mentre Traiano era giunto, nel corso della campagna militare contro i Daci, nei pressi di Tapae, dove si erano accampati i barbari, gli venne portato un grosso fungo sul quale era stato inciso in latino, che i Buri e gli altri alleati invitavano Traiano a tornare indietro e rimanere in pace.»
(Cassio Dione, LVIII, 8, 1.)
Ma Decebalo non attese la primavera e, come nell'85, assalì la Mesia Inferiore, insieme agli alleati sarmati Roxolani con il loro re Susago. Le due armate passarono il fiume ma, pur con qualche successo, vennero ricacciate dall'allora governatore, e abile generale, Manio Laberio Massimo, il quale riuscì anche a catturare la sorella del re dei Daci, come è illustrato nella Colonna Traiana.
Con l'arrivo dei rinforzi, capeggiati da Traiano, i Daci vennero sconfitti presso il futuro grande trofeo, ad Adamclisi nella Dobrugia, e i Roxolani presso la futura città di Nicopolis ad Istrum, fondata successivamente da Traiano in ricordo della vittoria.
Decebalo molto intimorito inviò all'imperatore romano due ambascerie chiedendo la pace. Traiano ricevette solo la seconda, composta da numerosi nobili daci, dopo di che inviò Licinio Sura insieme al prefetto del pretorio, Tiberio Claudio Liviano (altro amico personale di Traiano), per discutere il trattato di pace. Le condizioni dei Romani furono pesantissime e Decebalo rifiutò.
SOLDATO ROMANO |
CONDIZIONI DI PACE PER I DACI
- Accettare l'insediamento di guarnigioni romane presso Sarmizegetusa Regia (presidiata da vexillationes della Legio XIII Gemina), e a Berzobis (presidiata da vexillationes della Legio IIII Flavia Felix)
- Consegnare tutte le armi e le macchine da guerra;
- Restituire tutti gli ingegneri ed i disertori dell'esercito romano;
- Distruggere le mura delle fortezze della zona di Orăștie;
- Cedere alcuni territori all'Impero romano annessi alla Mesia Superior ed Inferior, come il Banato orientale, l'Oltenia, la depressione di Hațeg in Transilvania e parte della pianura valacca della Muntenia;
- Accettare una politica estera subordinata a Roma, come "rex socius populi romani";
- Non dare asilo ai disertori e non arruolare soldati romani.
Il senato romano ratificò poi il trattato di pace, e solo allora Traiano, all'inizio dell'inverno del 102, lasciò il quartier generale posto vicino a Sarmizegetusa Regia per tornare a Roma. Qui ottenne un trionfo entusiastico da una Roma adorante ed assunse il titolo di Dacicus.
.:: SECONDA CAMPAGNA DACICA ::.
ANNO 105
Decebalo non rispettò i patti stabiliti con Roma:
- riarmò l'esercito
- ricostruì le vecchie fortezze attorno alla capitale,
- accolse nuovi disertori
- si alleò con i Parti di Pacoro II,
- attaccò gli Iazigi, alleati dei Romani, impossessandosi di alcuni loro territori.
NOBILE DACICO |
- dal porto di Classe (dove era presente la Classis Praetoria Ravennatis), raggiungendo il Danubio lungo il percorso Aquileia-Emona-Sava-Siscia-Singidunum-Viminacium;
- oppure partendo da Ancona fino a raggiungere la costa dell'Illirico romano a Iader oppure continuando per Aquileia;
- oppure da Brindisi, raggiungendo Dyrrhachium, da dove avrebbe percorso una strada fino al Danubio, passando da Naissus. O forse da tutti e tre i porti insieme.
Intanto Decebalo era riuscito con l'inganno a fare prigioniero nel 104 uno dei massimi comandanti romani , il consolare Longino, ovvero Cneo Pinario Emilio Cicatricula Pompeo Longino, la cui cattura ed il cui suicidio sono narrati da Dione. Per giunta aveva tentato, e inutilmente, di far assassinare Traiano da alcuni disertori.
«Sebbene Decebalo stesse perdendo terreno nei preparativi bellici, tuttavia per poco non riuscì ad uccidere Traiano con l'inganno e l'astuzia. Egli inviò in Mesia alcuni disertori per tentare di eliminare [l'imperatore romano], poiché era facilmente avvicinabile e poiché anche in quella circostanza, a causa dell'imminente campagna militare, concedeva a tutti coloro che lo richiedevano, udienza. Ma questi non riuscirono a realizzare il loro piano, poiché uno di loro fu catturato per essere sospettato e, torturato, rivelò l'intero complotto.»
(Cassio Dione, LVIII, 11.3.)
L'imperatore, alla testa dei suoi pretoriani, dopo un lungo viaggio da Roma, raggiunge il fronte abitato da popolazioni daco-getiche che lo acclamano. Tutta l'estate del 105 viene impiegata per riconquistare i fortini romani in Valacchia e quelli lungo il Danubio caduti in mano dei Daci. Poi Traiano, raggiunto il fronte della battaglia (probabilmente in Dobrugia), soccorre il governatore della Mesia inferiore, Lucio Fabio Giusto, e respinge i Daci.
Traiano riunisce forze militari maggiori di quelle impiegate nella prima campagna e attraversa il grande ponte sul Danubio che Apollodoro, durante il breve periodo di pace, aveva appena terminato a Drobetae, Traiano diede inizio alla sua ultima campagna dacica.
Su questo ponte c'è una leggenda popolare che narra che Traiano si sarebbe innamorato di una bellissima fanciulla dacia che promette di corrispondergli solo se riesce a costruire un ponte sul Danubio in una settimana. Lui riesce e lei si concede dandogli molti figli si che la maggior parte dei romeni oggi discendono da Traiano. Storiella curiosa, tanto più che Traiano era omosessuale.
Gli alleati di Decebalo, alla notizia dei preparativi dell'invasione romana, abbandonarono il re che tentò invano di ottenere una riconciliazione con Traiano che tra l'altro ha deciso di mettere le mani sul famoso tesoro di Decebalo, di cui l'erario romano ha decisamente bisogno. Traiano intanto aveva convocato i numerosi capi dei popoli "amici ed alleati del popolo romano, come Quadi e Marcomanni per ottenere aiuti militari, e quelli onorarono l'alleanza, così fu guerra.
Decebalo, attaccato alle "Porte di ferro" e al passo della Torre Rossa, oppose strenua resistenza si che i romani ebbero molti morti e feriti in battaglia, finchè anche Sarmizegetusa Regia capitolò con il suicidio finale che i capi daci si inflissero per evitare di essere fatti prigionieri dai Romani. Caddero infine, una dopo l'altra, tutte le rocche fortificate della zona di Orăștie: Popești, Cetățeni, Piatra Neamț, Pecica, Piatra Craivii, Capalna, Costești, Banița, Balanești e Tilișca.
Traiano voleva la sottomissione definitiva della Dacia, per cui costruì ulteriori strade e forti che non dessero tregua nei combattimenti. Decebalo cercò rifugio sui monti Carpazi, ma una colonna romana lo inseguì lungo la valle del fiume Marisus, in una regione quasi inaccessibile. I capi daci del nord provarono un'ulteriore resistenza, finchè Decebalo, circondato dai romani, si suicidò insieme a molti dei capi del suo seguito. La testa del re dei Daci fu portata a Traiano dal cavaliere che era riuscito nell'impresa di catturarlo, Tiberio Claudio Massimo.
IL SEGUITO
Il regno dacico si disintegrò, a parte alcune zone lungo la pianura del Tibisco, del basso Marisus e del Crisul. Il vecchio regno di Decebalo divenne la nuova provincia di Dacia, con capitale Colonia Ulpia Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa, probabilmente sul vecchio campo militare di Traiano. Invece buona parte della pianura della Valacchia, della Muntenia e della Moldavia furono attribuite alla provincia di Mesia inferiore.
DACIA CAPTA |
All'imperatore venne tributato un grandioso Trionfo, con spettacoli gladiatorii, corse dei carri nel Circo Massimo, un nuovo Foro e la costruzione della famosa Colonna, alta trenta metri, nel cui fregio a spirale lungo duecento metri furono scolpite le imprese militari di Traiano e dei suoi generali.
Un'opera del grande architetto Apollodoro di Damasco, inaugurata il 12 maggio del 113, a cui lavorarono numerosi scultori con 155 scene e 2500 figure. Sembra che Traiano stesso abbia ricevuto da questo immenso bottino circa 2.700 milioni di sesterzi. Inoltre l'impero ottenne grandi ricchezze dalle miniere della Dacia occidentale che furono riaperte sotto la sorveglianza dei funzionari imperiali.
AUREO RAPPRESENTANTE LA COLONNA TRAIANA |
BIBLIO
- Cicerone, Epistulae ad Atticum.
- Plinio il Giovane, Panegirico di Traiano.
- Grigore Arbore Popescu - Le strade di Traiano - Traiano ai confini dell'Impero - Milano - 1998 -
- Filippo Coarelli - La colonna Traiana - Roma - 1999 -
- Peter Wilcox e Gerry Embleton, Rome's enemies: Germans and Dacians, Oxford, 2004
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