PORTA SETTIMIANA (Porte Aureliane)

PORTA SETTIMIANA A MERLATURA GHIBELLINA - VISTA INTERNA

Le mura aureliane con il loro percorso di oltre 18 km, sono tra le cinte murarie antiche più lunghe e meglio conservate al mondo. Edificate tra il 270 e il 275 dall’Imperatore Aureliano per difendere la capitale dell’Impero da eventuali attacchi Barbari, hanno subito numerose ristrutturazioni in epoche successive, sia nell’antichità sia in epoca moderna.

Le maggiori modifiche sono state eseguite nel tratto della sponda sinistra del Tevere, da Castello a Ponte Sisto e da qui alla sponda trasteverina; tutto il percorso tra porta Settimiana, Porta S.Pancrazio e Porta Portese, è stato ampiamente rimaneggiato nella costruzione delle mura Gianicolensi.

La Porta Settimiana è la porta più settentrionale, che si apre verso la zona del colle Vaticano, e che si arrampicava poi sul colle Gianicolo, di quel triangolo che includeva il rione Trastevere all'interno delle Mura Aureliane, edificate dall'imperatore Aureliano nel III secolo d.c.

La suddetta Porta venne costruita da Settimio Severo sugli "Horti Getae", sui giardini cioè di Settimio Geta, figlio di Settimio Severo e fratello dell'imperatore Caracalla. La porta attuale fu ricostruita, con la sua caratteristica merlatura ghibellina, da papa Alessandro VI Borgia nel 1498 e segna l'inizio di via della Lungara.

Essa è l'unica delle tre porte sulla sponda destra del Tevere: Porta Settimiana, Porta Portuensis e Porta San Pancrazio, che sia rimasta, nelle successive ristrutturazioni e riedificazioni, nella stessa locazione in cui era stata edificata.


LE IPOTESI SUL NOME

- Per alcuni studiosi l'etimologia del nome deriverebbe dal fatto che si trovasse a settentrione del vicino tempio di Giano (septentrio e Ianus, in latino).

- Negli studi più recenti si ipotizza invece che il nome derivi dalla vicinanza con qualche monumento dell'epoca dell'imperatore Settimio Severo, e che si trattasse di un arco dell'acquedotto che portava l'acqua alle terme a lui intitolate.

- Per altri studiosi si tratterebbe dell'ingresso agli Horti Getae, i giardini cioè di proprietà del figlio di Settimio Severo e cioè Publio Settimio Geta, fratello e per pochi mesi co-imperatore con Caracalla, che poi lo fece assassinare.

- Per altri ancora si tratterebbe di una porta vera e propria per l'accesso al quartiere di Trastevere su mura che a quell'epoca tuttavia non avevano più alcuna rilevanza militare. In tal caso risalirebbe ad almeno 60 anni prima dell'edificazione delle mura aureliane.

- In epoca medievale le leggende si sono moltiplicate e in una di esse Ottaviano, prima di essere imperatore, avesse innalzato in quel punto sette laudi mentre si recava “in pellegrinaggio” al tempio di Giano (”septem Iano laudes”).

PORTA SETTIMIANA  - VISTA ESTERNA


L'EPOCA DELLA COSTRUZIONE

Sull'epoca della costruzione ci si è basati su un passo di Tito Livio (59 a.c.-17 d.c. - Ab Urbe condita libri I), che la cita vagamente come edificata già nel periodo regio, ma a quell'epoca sul lato destro del Tevere non esisteva un muro (la cui prima edificazione è dell'87 a.c.) , ma solo una fortezza posta a difesa del pons Sublicius, per cui la citazione sembra imprecisa o del tutto inattendibile.

Non essendo rimasta alcuna traccia o indicazione della struttura architettonica originaria, si è ipotizzato che potesse trattarsi solo di una semplice posterula, cioè di quelle piccole porte, per così dire di servizio, che potevano usarsi per far uscire poche persone o come uscita di emergenza per delle pattuglie. 

Se ne ha invece una vaga menzione da Appiano di Alessandria (95-165 - Guerre Civili, I) come il punto d'incontro tra Cinna e Mario con il suo esercito in occasione della guerra sociale, ma poi sparisce dalle cronache fino ad un documento del 1123.

In questo documento si informa che nella Porta Settimiana s'incuneava un'importante arteria (oggi via della Lungara) che, posta tra il fiume ed il Gianicolo, portava da Trastevere alla Porta Santo Spirito e quindi alla Basilica di S. Pietro, detta anche Via Santa per il suo ruolo rilevante compito di fornire l'accesso dei numerosi pellegrini che provenivano anche da città molto lontane, alla Basilica più importante di Roma, con uno scopo altamente devozionale.

Della strada e della porta si ha notizia in alcuni documenti della fine del XIV secolo, quando si ordinava di tenerle entrambe pulite e libere dai detriti di cui spesso il fiume le inondava, e di non gettare immondizie varie, affinché la via fosse degna del nome che portava e della funzione che svolgeva. 

COME APPARIVA IN EPOCA ROMANA


RESTAURI E RIEDIFICAZIONI

- Via della Longara e Porta Settimiana vennero restaurate da papa Niccolò V nel 1451, proprio per il notevole transito nella strada dei pellegrini provenienti non solo dall'Italia ma da tutta Europa, a cui venivano promesse grandi indulgenze, cui seguì anche la riedificazione di Ponte Sisto per facilitarne il transito.
 
IL SETTIMIANO ALLA PORTA OMONIMA
- Ancora nel 1498 papa Alessandro VI Borgia riedificò la porta, ampliandola e rialzandola rispetto al livello originario e dandole l'aspetto attuale. Sembra però che nella riedificazione andasse perduta un'epigrafe che alludesse al nome di Settimio Severo, il che confermerebbe la sua attribuzione all'imperatore romano.

- Nel 1643 papa Urbano VIII per edificare le mura Gianicolensi fece abbattere quasi tutto il tratto della cerchia aureliana sulla destra del fiume, così la porta Settimiana venne inglobata al loro interno perdendo qualsiasi ruolo sia militare che di accesso pubblico.

L'ultima ristrutturazione risale a papa Pio VI, nel 1798, nell'occasione venne conservato, e pure accentuato il suo aspetto militaresco che non aveva ragione di essere in una porta ormai inserita all'interno di un quartiere cittadino. 

Vennero infatti creati i merli ghibellini, che prima non esistevano, utili a proteggere gli assediati dal lancio delle frecce o a contrattaccare garantendosi un certo riparo, che già all'epoca di papa Borgia non avevano ragione d'essere (la merlatura guelfa invece, al contrario della ghibellina che ha la sommità a coda di rondine, ha la sommità piatta).


BIBLIO

- Appiano - De Bellis Civilibus -
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton Compton - Roma - 1997 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 1982 -
- Laura G. Cozzi - Le porte di Roma - F.Spinosi Ed. - Roma - 1968 -

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