SOLINO NEL DITTAMONDO |
Nome: Gaius Iulius Solinus
Nascita: 210 circa
Morte: dopo il 258
Professione: Studioso, storico, geografo
COLLECTANEA RERUM MEMORABILIUM
L'opera, l'unica a noi pervenuta dall'autore, è scritta in un latino piuttosto manieristico, ed è solo compilativa in quanto l'autore si limita ad attingere pienamente dalle opere di Pomponio Mela (Tingentera, I secolo – Roma, dopo il 43), dall'opera di Svetonio (69 circa – post 122) e da quella di Marco Terenzio Varrone (Rieti, 116 a.c. – Roma, 27 a.c.).
In realtà attinse pure da Cincio Alimento, Fabio Pittore, Cornelio Nepote, Lutazio Catulo, Eratostene, Apollodoro e Cicerone. Di ciò che scrisse non ci rimane se non ciò che è contenuto in Solino e in Plinio e nelle compilazioni enciclopediche di Svetonio (Prata). Da tali fonti Solino avrebbe appreso e annotato le cose più strane e meravigliose inerenti a popoli, usanze, animali e piante illustrandole nelle zone e aree di origine.
Il testo è dedicato ad un certo Aventus, forse uno dei consoli per l'anno 258 (per questo si suppone la sua morte oltre tale data). Segue poi una trattazione sulla storia di Roma dalle origini al principato di Augusto. Va a descrivere quindi l'Italia, la Grecia, le regioni intorno al Mar Nero, la Germania, la Gallia, la Britannia, la Spagna, e successivamente le province dell'Africa, l'Arabia, l'Asia minore, l'India e l'impero dei Parti.
Il testo fu oggetto di notevole rielaborazione, tanto che lo stesso Solino, nella seconda epistola dedicatoria, definisce il proprio lavoro polyhistor. Le meraviglie descritte nel suo libro e la sua ridotta estensione rispetto alle opere di Plinio il Vecchio ne decretarono il successo nel medioevo, quando l'erudizione era molto meno consueta che nel periodo romano, tanto più che la bassa alfabetizzazione aveva praticamente comportato l'oblio del latino.
Il testo fu oggetto di notevole rielaborazione, tanto che lo stesso Solino, nella seconda epistola dedicatoria, definisce il proprio lavoro polyhistor. Le meraviglie descritte nel suo libro e la sua ridotta estensione rispetto alle opere di Plinio il Vecchio ne decretarono il successo nel medioevo, quando l'erudizione era molto meno consueta che nel periodo romano, tanto più che la bassa alfabetizzazione aveva praticamente comportato l'oblio del latino.
Colpì molto l'immaginazione dei suoi estimatori nel Medioevo anche il ruolo di Solino, simile a quello di Virgilio nella Divina Commedia, come accompagnatore del poeta Fazio degli Uberti (Pisa, 1305 o 1309 – Verona, post 1367) nel suo Dittamondo, il viaggio Di Fazio degli Uberti che percorrere tutto il mondo allora conosciuto dopo un incontro con la figura allegorica della Virtù, sempre in compagnia di Gaio Giulio Solino, che gli offre la possibilità di descrivere i panorami e le particolarità delle città visitate.
IL MONDO MEDIEVALE DEI DRAGHI |
LE EDIZIONI
La prima edizione dei "Collectanea rerum memorabilium" di Solino fu pubblicata a Venezia nel 1473. Nel '500 ne furono pubblicate varie edizioni critiche da Johannes Camers (Vienna, 1520), Elias Vinetus (Poitiers, 1554), Martin Delrio (Anversa,1572 - Lione, 1646). Tra i commenti più importanti sono da ricordare le Plinianae exercitationes (1689) di Claude Saumaise.
La migliore edizione dell'opera di Solino è considerata quella curata da Theodor Mommsen (premio Nobel per la letteratura nel 1902) nel 1895 con un'importante introduzione sui manoscritti utilizzati, le fonti di Solino e i suoi successivi compilatori. Tra le pochissime traduzioni si può ricordare quella italiana di Giovan Vincenzo Belprato (Venezia, 1559).
UN ACCENNO AL TESTO
L'autore annuncia che l'opera sarà un compendio perché non risulti noiosa, ed è organizzata per regioni geografiche con notizie etniche, zoologiche e botaniche.
- Romolo regnò trentasette anni. Il suo primo trionfo fu su Acrone re di Cenina quando offrì per la prima volta le spoglie opime. Trionfò inoltre su Antemnati e Veienti. Scomparve il 7 luglio presso la Palude della Capra.
- Tazio co-re di Roma abitò dove poi sorse il tempio di Giunone Moneta e fu ucciso dai Laurenti nel V anno di regno.
- Numa regnò quarantatré anni, abitò sul Quirinale e fu sepolto ai piedi del Gianicolo.
- Tullo Ostilio regnò ventiquattro anni, abitò sulla Velia dove poi sorse il tempio dei Penati.
- Tarquinio Prisco regnò trentasette anni e dimorò presso la Porta Mugonia.
- Servio Tullio regnò quarantadue anni ed abitò nelle Esquilie.
- Anche Tarquinio il Superbo abitò nelle Esquilie e regnò venticinque anni.
- Tazio co-re di Roma abitò dove poi sorse il tempio di Giunone Moneta e fu ucciso dai Laurenti nel V anno di regno.
- Numa regnò quarantatré anni, abitò sul Quirinale e fu sepolto ai piedi del Gianicolo.
- Tullo Ostilio regnò ventiquattro anni, abitò sulla Velia dove poi sorse il tempio dei Penati.
- Tarquinio Prisco regnò trentasette anni e dimorò presso la Porta Mugonia.
- Servio Tullio regnò quarantadue anni ed abitò nelle Esquilie.
- Anche Tarquinio il Superbo abitò nelle Esquilie e regnò venticinque anni.
Solino sostiene che Roma fu fondata nel primo anno della settima olimpiade, 433 anni dopo la caduta di Troia, basandosi sui fasti consolari e sul computo delle Olimpiadi. In base a ciò la monarchia durò 241 anni, il Decemvirato fu istituito 302 anni, la I guerra punica iniziò nel 489, la II nel 535, la III nel 604, la guerra sociale nel 662.
Capitolo II - Della divisione dell'anno
Poichè però non corrispondeva con i cicli lunari, si passò a un anno di 355 giorni e poi di 365 giorni.
Furono aggiunti il mese di Gennaio, consacrato agli dei superi, e di Febbraio, dedicato agli dei inferi. Il giorno intercalare fu lasciato all'arbitrio dei sacerdoti fino alla riforma di Giulio Cesare poi perfezionata da Augusto.
Furono aggiunti il mese di Gennaio, consacrato agli dei superi, e di Febbraio, dedicato agli dei inferi. Il giorno intercalare fu lasciato all'arbitrio dei sacerdoti fino alla riforma di Giulio Cesare poi perfezionata da Augusto.
Seguono dei cenni sulla vita di Augusto: in gioventù aspirava alla carica di Maestro della Cavalleria ma gli fu anteposto Lepido, fu molestato da Marco Antonio, dalla battaglia di Filippi e da problemi di salute. Vengono ricordati gli scandali della figlia e della nipote ed altri dispiaceri. Durante il suo regno si verificò una carestia preannunciata dal prodigio di un parto quadrigemino.
Capitolo III - Dell'uomo
Fra tutti gli animali solo la donna ha il mestruo, una cosa mostruosa perché al suo contatto le biade non danno più frutto, il mosto si fa aceto, il ferro arrugginisce e così via. Addirittura lo sguardo della donna con le mestruazioni macchia gli specchi.
La fertilità delle donne varia: alcune sono sterili, altre molto prolifiche. Superati i cinquanta anni nessuna donna può più partorire. Invece uomini ottuagenari come Massinissa e Catone il Censore ebbero figli.
Una donna può concepire due figli con due diversi rapporti ed una sola gestazione me fra le due nascite trascorrerà tanto tempo quanto ne è trascorso fra i due amplessi, le donne che desiderano figli devono evitare di starnutire dopo l'unione sessuale perché potrebbero espellere il seme maschile. I maschi cominciano a muoversi dopo il quarantesimo giorno, le femmine dopo il novantunesimo.
Le donne incinte di una femmina sono più pallide e deboli ed il loro parto avviene più tardi. Nascere con i piedi in avanti era contro natura, venivano chiamati Agrippa e la loro vita era breve ed infelice. Marco Agrippa soffrì per un'infermità ai piedi e per le infedeltà della moglie.
Gaio Papirio Carbone e Marco Curio Dentato nacquero con i denti, un figlio di Prusia re di Bitinia aveva un unico osso continuo al posto dei denti. I maschi hanno più denti delle donne. Se i canini di destra nascono prima di quelli di sinistra recano buona fortuna. Nessun neonato sorride prima dei quaranta giorni ma Zoroastro nacque ridendo, mentre Crasso non rise mai.
Capitolo IV - Della somiglianza e delle misure del corpo umano
Si credeva che gli antichi fossero più alti: vissero sotto Augusto due romani alti più di dieci piedi, sotto Claudio un arabo che superava i nove piedi. Il ritrovamento a Tegea dello ossa di Oreste dimostrò la sua altezza smisurata. La distanza fra la punta delle dita tenendo le braccia aperte e tese è pari all'altezza. La mano destra è più abile, la sinistra più forte.
Capitolo V - Della velocità, della vista, della forza di alcuni romani e dell'eccellenza di Cesare
Polimestore di Mileto vinse nella 46° Olimpiade, ve lo aveva accompagnato un mandriano che lo aveva visto inseguire una lepre. Filippide corse da Atene a Lacedemone: 248 stadi. Dei corrieri di Alessandro Magno coprirono in un giorno oltre milleduecento stadi. Varrone racconta di un uomo dalla vista tanto acuta da vedere da Lilbeo in Sicilia le navi uscire dal porto di Cartagine.
Manio Sergio antenato di Catilina perse una mano in combattimento e la sostituì con una di ferro e continuò a combattere contro Annibale. Fatto prigioniero fuggì dopo venti mesi. Fu l'unico a ricevere un premio per il comportamento durante la battaglia di Canne. Ma il più valoroso fu Giulio Cesare, combattè in cinquanta battaglie nelle quali caddero quasi due milioni di nemici. Era inoltre velocissimo nel leggere e nello scrivere ed in grado di dettare quattro lettere contemporaneamente.
Capitolo VI - Delle memorie straordinarie, della voce, della pietà, della pudicizia e della beatitudine
Ciro ricordava a memoria il nome dei suoi numerosissimi soldati, Mitridate re del Ponto comprendeva le ventidue lingue dei suoi sudditi. La paura può far perdere la memoria o la voce e può farle ritrovare, come accadde ad Ati figlio di Creso che, muto dalla nascita, ritrovò la parola quando Ciro stava per uccidere il padre.
L'eloquenza non è ereditaria. Fecero eccezione i Curioni, oratori per tre generazioni successive. Lo spartano Lisandro assediava Atene dove giaceva il corpo insepolto di Sofocle e fu persuaso a sospendere le ostilità e permettere le esequie da Libero che gli appariva continuamente in sogno per ordinarglielo. Il poeta Simonide fu salvato dal crollo di un edificio da Castore e Polluce che comparendo gli ordinarono di uscire. Scipione Africano volle il proprio sepolcro ornato con la statua di Ennio. Dionisio di Siracusa ricevette Platone con grandissimi onori.
Esempi di pudicizia furono quello di Claudia spontaneamente seguita dalla nave che portava oggetti sacri dalla Frigia e quello di Sulpitia, moglie di Marco Fulvio Flacco, che fu eletta da cento matrone per dedicare un tempio a Venere. Non si conosce un uomo che fu veramente felice.
Capitolo VII - Dell'Italia
Elogio dell'Italia, del suo paesaggio e delle sue antiche città: una zona della Liguria è detta dei Campi Lapidarii perché una volta Giove, combattendo, vi fece piovere sassi; la regione ionica prende nome da Ione figlio di Nauloco ucciso da Ercole perché infestava le strade con il brigantaggio.
I Dauni discesero da Cleolao figlio di Minosse, gli Iapigi da Iapige figlio di Dedalo, i popoli tirreni da Tirreno re di Lidia. Cora fu fondata da Dardano, Argilla dai Pelasgi, Falisca dal greco Aleso, Faleria da Falero, Tescennio dai Greci, Partenio dai Focensi, Tivoli da Catillo di Arcadia, figlio di Anfiarao che ebbe tre figli: Tiburto, Cora e Catullo.
Preneste ebbe il nome da Preneste figlio di Latino; Filottete fondò Petilia ed Arpi; Benevento fu fondata da Diomede, Padova da Antenore, Metaponto da gente di Pilo in Acaia, Sibari dagli Ateniesi, Ancona e Gabi dai Siciliani, Taranto da quelli di Eraclea, Pesto dai Dori, Crotone dagli Achei.
Palinuro prese il nome dal timoniere di Enea, Miseno dal suo trombettiere, la sua nutrice Caieta fu eponima di Gaeta, la moglie Lavinia di Lavinio. Enea giunse in Italia l'estate successiva alla caduta di Troia, consacrò un simulacro a Venere nel territorio di Laurento e ricevette il Palladio da Diomede,
ricevette 50 iugeri di terra da Latino e vi regnò per 32 anni prima di scomparire. Ascanio fondò Albalonga, i Tizi fondarono Nola, quelli di Eubea Cuma.
In un'isola prossima alla costa pugliese nidificano uccelli simili alle folaghe che discendono dai compagni di Diomede che furono mutati in uccelli e si avvicinano alle persone se sono greche, altrimenti le attaccano.
Capitolo VIII - Di alcune isole del Mar Tirreno
Fra le isole del Tirreno, di sono Pandataria, Procida, l'Elba ricca di ferro, la Capraia e la Corsica che fu abitata dai Liguri, Mario e Silla vi dedussero colonia. Vi si trova una pietra molto preziosa detta catochite.
Capitolo IX - Della Sardegna
Eponimo della Sardegna fu Sardo, figlio di Eracle, ma per Solino proveniva dalla Libia. Altro colonizzatore fu Norace, di origine iberica, proveniente da Tartesso. Quindi Aristeo fondò Carace unendo insieme genti di due diverse etnie.
In Sardegna non nascono serpenti ma nelle miniere d'argento si trova un ragno molto velenoso detto solifuga perché evita la luce del sole. E' tossica anche l'erba sardonia che produce contrazioni tali che gli avvelenati sembrano morire ridendo.
I Sardi usavano conservare per l'estate l'acqua delle piogge invernali. Si trovavano nell'isola fonti calde e salubri che potevano curare molte malattie ma si diceva che rendessero ciechi i ladri che negavano il proprio reato.
Capitolo X - Della Sicilia
Capitolo X - Della Sicilia
La Sicilia ha forma triangolare, con i vertici in Pachino, rivolto al Peloponneso, Peloro rivolto all'Italia e Lilibeo verso l'Africa. La regione di Peloro è amena e salubre, con tre laghi presso cui è piacevole cacciare o pescare, ma uno dei tre è sacro ed è proibito bagnarvisi perché le acque hanno effetti letali.
Il mare di Pachino è ricco di tonni e di ogni altro tipo di pesce. Sul promontorio Lilibeo si trova il sepolcro della Sibilla. L'isola ebbe il nome di Sicania dal re Sicanio, quindi quello di Sicilia da Siculo figlio di Nettuno. Molti Greci vi fondarono colonie. In Sicilia visse Archimede, inventore ed architetto, vi si vedono le spelonche dei Ciclopi e dei Lestrigoni.
Nel Campo Ennense di trova la voragine dalla quale uscì Plutone per rapire Proserpina, da qui Cerere iniziò a divulgare l'architettura. La Fonte Aretusa (Siracusa) ed il fiume Alfeo (Grecai) sono in comunicazione.
Capitolo XI - Del terzo seno dell'Europa
Dal monte Pindo, che divide l'Acarnania dall'Etolia, nasce il fiume Acheloo dove si trova una pietra detta galattite che rende abbondante il latte delle madri. Sul promontorio Tenaro si trova una statua in bronzo di Arione di Metimna che fu salvato da un delfino e portato in quel luogo.
Nel tempio di Esculapio ad Epidauro il dio indica in sogno le cure ai malati. In Arcadia, sui monti Cilene, Liceo e Menalo, vengono venerati Mercurio, Pan e Fauno. Varrone narra di una fonte velenosa che sgorga in Arcadia. Sull'istmo di Corinto si celebrano famosi giochi che furono sospesi temporaneamente dal tiranno Cipselo.
In Beozia si trova Tebe costruita da Anfione che faceva muovere le pietre con il suono della sua lira, ma era la sua eloquenza a convincere il popolo a lavorare di buon grado. Presso Tebe si trova la selva Elicona con il fiume Ismenio e numerose fonti fra le quali Ippocrene, nata da un colpo di zoccolo di Pegaso. La costa della Beozia con quella dell'isola di Eubea forma il porto di Aulide dove si riunirono i Greci in partenza per Troia.
Capitolo XII - Tessaglia
La Tessaglia, chiamata da Omero Argo Pelagica è divisa dalla Macedonia dalla Pieria. Vi si trovano importanti città fortificate, molti fiumi e la Valle di Tempe in cui scorre il fiume Peneo e dove si trovano i Campi Farsalici che furono teatro degli scontri della guerra civile.
Sulla sommità dell'Olimpo si trova il tempio di Zeus. Si diceva che le offerte al dio che vi venivano recate rimanessero intatte per oltre un anno. Nella Magnesia si trova il castello Metone, assediando il quale Filippo di Macedonia fu ferito da una freccia e perse un occhio.
Capitolo XIII - Macedonia
La Macedonia è ricca di miniere d'oro e d'argento, comprende la regione Orestide che prese il nome da Oreste fuggito da Micene dopo il matricidio che vi si rifugiò e vi nascose il figlio avuto da Ermione.
Nella regione sono monti altissimi e le alluvioni provocate dai fiumi in piena hanno portato alla luce ossa umane gigantesche. Emazio fu il primo abitante della regione che si chiamò Emazia prima che Macedone nipote di Deucalione la ri-denominasse Macedonia.
A Macedone succedette Carano, poi Perdicca, noto per la ricchezza e la liberalità, poi Archelao, inventore delle battaglie navali e amante delle lettere tanto da vestire il lutto per la morte di Euripide.
Poi Aminta che ebbe tre figli, gli successe il maggiore Alessandro che morì presto lasciando il trono al fratello Perdicca II che morì a sua volta succedendogli il fratello minore Filippo padre di Alessandro Magno.
Poi Aminta che ebbe tre figli, gli successe il maggiore Alessandro che morì presto lasciando il trono al fratello Perdicca II che morì a sua volta succedendogli il fratello minore Filippo padre di Alessandro Magno.
Si diceva che Alessandro fosse nato dall'unione della madre Olimpiade con un serpente e molti, per le sue imprese, lo credettero figlio di un dio. Sottomise infatti tutto l'oriente e l'India. Alessandro fu di statura inferiore alla media, di aspetto gradevole e non privo di maestà. Fu vinto soltanto dal vino e dall'infermità che lo uccise a Babilonia. Nessuno dei suoi successori fu alla sua altezza.
Capitolo XIV - Costumi e leggi della Tracia
Credendo fermamente nella vita eterna, gli abitanti della Tracia non temono la morte,anzi accolgono piangendo i neonati e sono allegri ai funerali. Gli uomini sono poligami, le donne usano gettarsi nel rogo del marito morto. Le ragazze più belle vengono pagate dallo sposo, le brutte pagano per farsi sposare. Durante i pasti siedono intorno al fuoco e gettano sulle fiamme un'erba che come il vino provoca il buon umore.
Sul promontorio Sperchio Orfeo compose i suoi inni. Presso lo stagno Bistonio si trovava in un castello la stalla dei cavalli di Diomede. Non lontana è la città di Abdera che prese il nome dalla sua fondatrice sorella di Diomede. Tipiche della Tracia sono le gru che per migrare oltre il Ponto senza essere travolte dai venti si zavorrano con sabbia e piccole pietre. Si aiutano fra loro e la notte rispettano turni di guardia.
Oltre il promontorio del Corno d'Oro si trova Bisanzio distante 711 miglia da Durazzo. Sull'altro istmo della Tracia sorgeva la rocca del re Tereo alla quale le rondini non si avvicinavano mai perché, si dice, sono in grado di riconoscere i luoghi negativi.
Capitolo XV - Isola di Creta
Si estende da oriente a occidente fra la Grecia e Cirene. E' bagnata a nord dall'Egeo e a sud dai mari Libico e Egizio. Prende il nome da Crete figlia di Giove e della ninfa Idea o dal re Crete. Fra i primati di Creta si ricorda l'invenzione della musica fatta dai Coribanti. L'isola è ricca di capre selvatiche, non vi sono belve nè serpenti.
Capitolo XVI - Isola di Caristo
Nell'isola di Caristo sgorgano acque calde e vivono uccelli che possono volare tra le fiamme. Anticamente fu chiamata Calcide e vi venne scoperto il rame. Si credeva che fosse stata regno dei Titani e vi si veneravano Briareo e Egeone.
Ortigia fa parte delle Cicladi e vi furono vedute per la prima volta le quaglie, uccelli sacri a Latona, che migrano a fine estate sorvolando il mare e sono pericolose per i marinai perché possono danneggiare le vele.
Capitolo XVIII - Isola di Eubea
L'isola di Eubea è vicinissima alla terraferma, tanto che il canale di Euripo che la divide dalla Beozia potrebbe essere superato da un ponte. All'estremità settentrionale è il promontorio Ceneo, alla meridionale il capo Geresto è volto verso l'Attica e il capo Cafareo verso l'Ellesponto. Qui l'armata greca subì molte traversie dopo la guerra di Troia.
Paro è rinomata per la qualità dei suoi marmi. Anticamente fu dominata da Minosse.
Capitolo XX - Isola di Icaro
L'isola di Icaro è una delle Sporadi, posta tra Samo e Miconos, è inabitabile. Secondo Varrone è posta nel luogo in cui Icaro cadde in mare. L'isola di Samo è ricordata perché patria di Pitagora che l'abbandonò a causa della tirannia e passò in Italia.
Capitolo XXI - Ellesponto, Propontide, Bosforo Tracio
Il quarto seno dell'Europa va dall'Ellesponto alla palude Meotide. Serse attraversò l'Ellesponto con un ponte di barche. Oltre l'Ellesponto si apre la Propontide che riducendosi alla larghezza di 500 passi forma il Bosforo Tracio che fu attraversato dall'esercito di Dario. In questi mari vivono i delfini, straordinari per la velocità e per loro vivere in coppie che accudiscono i figli. Le femmine hanno dieci mesi di gestazione, partoriscono in estate e allattano i loro nati. E' accertato che i delfini possono fare amicizia con gli esseri umani.
Capitolo XXII - Fiume Istro
Il fiume Istro nasce in Germania, riceve sessanta affluenti quasi tutti navigabili e sfocia nel Ponto con sette rami così grandi che la loro acqua rimane dolce per molte miglia nel mare.
Nelle regioni del Ponto si trovano gli istri o castori dal morso micidiale. Vi sono anche delle gemme rosse o dorate considerate sacre.
I MOSTRI DEI MARI |
Capitolo XXIII - Fiume Hipane e Fiume Esampeo
Capitolo XXIV - Fiume Boristene
Il Boristene nace nel territorio dei Neurim genti bellicose devote a Marte, adorano le spade e periodicamente si trasformano in lupi. I loro vicini Geloni si vestono della pelle dei nemici e ne fanno finimenti per i cavalli, seguono gli Agatirsi che si tingono di azzurro, gli Antropofagi che si cibano di carne umana.
Gli Albani dicono di discendere da Giasone e prendono il nome dall'aver i capelli bianchi fin dalla nascita, hanno cani enormi capaci di uccidere un toro o un leone. Lungo le rive orientali del Boristene vivono gli Essedoni che hanno l'uso di mangiare i cadaveri dei genitori.
Gli Albani dicono di discendere da Giasone e prendono il nome dall'aver i capelli bianchi fin dalla nascita, hanno cani enormi capaci di uccidere un toro o un leone. Lungo le rive orientali del Boristene vivono gli Essedoni che hanno l'uso di mangiare i cadaveri dei genitori.
Gli abitanti delle aree più interne della Scizia vivono in caverne e bevono il sangue dei nemici. Gli Arimaspi hanno un solo occhio. La Scizia Asiatica è ricca d'oro e di gemme ma infestata dai grifi. Gli Arimaspi li combattono per prendere i preziosi smeraldi ed altre gemme o i purissimi cristalli.
Capitolo XXV - Popoli Iperborei
Gli Iperborei vivono in Europa, prossimi ai cardini del mondo. Nel loro paese il giorno dura sei mesi ed altrettanti la notte. Il clima è ottimo, il paesaggio gradevole e gli alberi forniscono tutto il sostentamento. Vivono senza discordie e senza malattie, coloro che sono sazi di vivere si gettano da una rupe in un mare profondissimo.
Capitolo XXVI - Popoli Arifei
Gli Arifei sono un popolo dell'Asia pacifico, si cibano di frutti e si radono i capelli, è considerato sacrilegio far loro del male. Verso il Mar Caspio vivono i Cimmeri e le Amazzoni, quindi si incontra l'Ircania dove vivono ferocissime tigri, veloci e fameliche le femmine si battono fino alla morte per i loro piccoli e se vengono uccisi si gettano in mare. Si trovano in Ircania anche le pantere, divoratrici di pecore. Si cerca di ucciderle avvelenando le loro vittime ma spesso si curano mangiando sterco umano.
Capitolo XXVII - Origine dei Mari Mediterranei
Alcuni sostenevano che i Mari Mediterranei fossero tutti originati da flussi e riflussi dell'Oceano, altri che tutte le acque provenissero dal Ponto.
Capitolo XXVIII - Di alcune isole della Scizia
A ottanta miglia dal Bosforo Tracio, oltre la foce dell'Istro, si trova l'isola degli Apoloniti dalla quale Lucullo riportò l'Apollo Capitolino. Alla foce del Boristene è l'isola di Achille con il tempio nel quale non entrano mai uccelli.
Capitolo XXIX - Oceano Settentrionale
Il Mar Caspio ha acque dolci per i numerosi fiumi che vi sfociano. Alessandro andò in otto giorni dalla terra dei Battriani all'India tramite il fiume Icaro, il fiume Ossa, il Mar Caspio e il fiume Ciro, quindi proseguì per cinque giorni sulla terraferma. Nelle isole vicine vivono uomini con i piedi di cavallo detti Ippopodi, mentre gli abitanti della Tanesia hanno grandi e lunghe orecchie con le quali ricoprono tutto il corpo.
Capitolo XXX - Cervi e Tragelasi
Nella Scizia vivono molti cervi. I maschi diventano rabbiosi nella stagione degli amori. le femmine allevano i piccoli tenendoli nascosti finché non sono in grado di fuggire, quindi li allenano alla corsa. Quando sentono il latrato dei cani corrono nella direzione del vento per nascondere il loro odore. Con le corna e il midollo dei cervi si producevano diversi farmaci, si credeva che fossero estremamente longevi.
Capitolo XXXI - Germania
Nella Selva Ercinia vivono uccelli le cui penne sono luminose al buio. In tutta la parte settentrionali vivono bisonti, uri e alci.
Capitolo XXXII - Scandinavia
La Scandinavia è considerata un'isola appartenente alla Germania. Vi abita un animale simile all'alce ma con le ginocchia rigide come quelle degli elefanti, che lo costringe a dormire appoggiato agli alberi. Si segano gli alberi a cui si appoggia per farlo cadere e poterlo catturare.
La Scandinavia è la più grande delle isole della Germania, in un'altra isola di nome Glessaria si trovano alberi da cui si ricava il succino (ambra) noto in medicina per curare molte infermità. In Germania si trova anche la pietra callatide, simile allo smeraldo.
Capitolo XXXIII - Gallia, Rezia, Norico, Pannonia, Mesia
La Gallia si estende dal fiume Reno ai Pirenei, è una regione fertile e ricca di vigne. I suoi abitatori fanno sacrifici umani. Dalla Gallia si passa via terra in Spagna e in Italia. Viaggiando verso sud-est si incontrano la Rezia, il Norico, la Pannonia bagnata dai fiumi Sava e Drava, quindi la Mesia che fu detta "granaio di Cerere". Vi si produce l'olio medico che se incendiato non si può spegnere con l'acqua ma solo con la terra.
Capitolo XXXIV - Britannia e isole circostanti
La Britannia è circondata da molte altre isole, abitata da gente selvaggia che beve il sangue dei nemici uccisi e se ne tinge il viso. Il mare fra la Britannia e l'Ibernia è sempre inquieto ed è navigabile solo per pochi giorni in estate.
L'isola Silvaro è abitata da gente primitiva che pratica il baratto e crede di poter predire il futuro.
L'isola Tanati è molto fertile e il suo terreno uccide le serpi. La più lontana dalla Britannia è Thule, circondata dal mare congelato e durante l'estate, quando il sole è nel Cancro, è sempre giorno mentre è sempre notte per il resto dell'anno.
Le isole Ebude sono cinque, molto vicine tra loro, governate da un solo re il quale non può possedere nulla e viene mantenuto dal popolo per fare in modo che amministri la giustizia senza interessi personali. Le isole Orcadi sono desertiche e vi crescono soltanto giunchi.
Capitolo XXXV - Spagna
La Spagna è ricca di ogni frutto della terra e di ogni sorta di metallo. Vi scorrono il fiume Tago, l'Ibero dal quale prende il nome tutta la penisola, e il Beti dal quale viene il nome della Betica. Cartagena fu fondata dagli Africani, Tarragona dagli Scipioni ed è il capoluogo della provincia Tarragonese.
Fra le isole spagnole si ricordano le Baleari nelle quali regnò Boccore, l'isola Eritrea nella quale visse Gerione, le isole Gadi che danno il nome al mare Gaditano.
Fra i monti Calpe e Abila, detti Colonne d'Ercole, l'Oceaano entra nel Mar Mediterraneo che nei pressi della Spagna si chiama Iberico e Balearico, quindi procedendo verso Oriente si trova il Mar Gallico, il Ligustico, il Toscano, lo Ionio. Dalla Sicilia a Creta è detto Siciliano, seguono il Mare d'Egitto e quello Cretico.
I BESTIARI MEDIEVALI |
Capitolo XXXVI - Libia
Dalla Spagna si passa alla Libia, nome usato a volte per indicare l'intera Africa. Il nome viene da Libia figlia di Epaco, Africa da Afro figlio di Ercole Libico. In Libia Ercole sconfisse e uccise Anteo.
Sulle coste dell'isola dove si trovano gli orti delle Esperidi il mare forma con i suoi moti rivoli simili a serpenti sempre in movimento, da qui il mito dei rettili custodi dei pomi. Sul fiume Sala si trova un castello oltre il quale si accede ai deserti dell'Atlante.
Capitolo XXXVII - Mauretania
Nella regione Tiigintana in Mauretania si trovano sette monti su cui vivono molti elefanti con intelletto simile a quello umano, con la luna nuova si recano al fiume e all'alba salutano il nascere del sole. La grandezza dimostra quali sono i più nobili, il bianco dei denti quali sono i più giovani. Il più anziano guida le loro marce, formano coppie durature e proteggono i più deboli e i feriti.
Sono mansueti con uomini e pecore. Vivono trecento anni, si cibano di vegetazione, non sopportano il freddo e fuggono l'odore dei topi. Sono nemici dei serpenti (dragoni) che vogliono succhiare il loro sangue e cercano di farli cadere avviluppando loro le zampe. Furono visti per la prima volta in Italia al seguito di Pirro re dell'Epiro.
Capitolo XXXVIII - Numidia
La Numidia è abitata da pastori nomadi, le sue maggiori città sono Cullu e Cirta, vi si produce porpora e marmo. Gli orsi della Numidia si accoppiano abbracciati come gli essere umani, la gestazione dura solo trenta giorni e i piccoli nascono poco formati e devono essere tenuti al caldo dalle madri per mesi. Gli orsi sono ghiotti di miele, sono fortissimi e in grado di combattere contro i tori.
Capitolo XXXIX - Africa
L'Africa ha inizio di fronte alla Sardegna, e si estende fronteggiando la Sicilia e l'isola di Creta. La regione Cirenaica è compresa fra le due Sirti pericolose per la navigazione a causa delle maree difficili da prevedere.
Molte genti hanno fondato città in Africa: i Greci costruirono i castelli di Hippone Regio e Hippone Diarrito e le città di Diafra, Abrotano e Letta che nell'insieme chiamano Tripoli. I Siciliani fondarono Clipea e Veneria, coloni di Tiro costruirono Adrumeto e Cartagine. Cartagine fu fondata dalla regina Elissa e fu distrutta dopo 737 anni. In seguita Caio Gracco vi trasferì coloni italiani e la chiamò Gianonia, centodue anni più tardi, durante il consolato di Marco Antonio e Dolabella, nacque la seconda Cartagine.
All'interno dell'Africa vivono molte belve fra cui i leoni, non sono crudeli e spesso si astengono dalla violenza se non sono spinti dalla fame, quando sono inseguiti preferiscono dileguarsi, se possono, invece di attaccare. Le iene sono capaci di imitare la voce umana per attirare uomini e cani e divorarli, i cani toccati dalla loro ombra diventano muti. Gli occhi delle iene hanno vari usi nella magia. Dall'accoppiamento di iene e leoni nasce un mostro detto Crocula che non muove mai le palpebre e ha un unico osso al posto dei denti. I maschi degli asini selvatici africani sono così libidinosi che per aver minor concorrenza cercano di castrare i neonati.
Nel deserto africano vive il basilisco, un rettile con il capo circondato da un diadema bianco che corrompe il suolo su cui si trova, secca l'erba, distrugge gli alberi e ammorba l'aria con il suo fiato pestilenziale. Oltre le Sirti si trova la città di Berenice bagnata dal fiume Lete che viene dagli Inferi e induce l'oblio. La città fu fondata da Berenice moglie di Tolomeo III. Nei dintorni vivono molte scimmie abilissime nell'imitazione degli esseri umani. Delle scimmie fanno parte anche cinocefali e sfingi.
Capitolo XL - Popoli Ammanienti
I popoli Ammanienti vivono fra i Sagramoni e i Trogloditi. Costruiscono le loro abitazioni con il sale che scavano dai monti.
Capitolo XLI - Garamanti
Nel paese dei Garamanti è una fonte la cui acqua è gelida di giorno e calda di notte. La capitale dei Garamanti è Garama. Furono sottomessi da Cornelio Balbo sotto Vespasiano.
GLI STRANI POPOLI |
Capitolo XLII - Etiopia
I Garamanti che vivono in Etiopia praticano la comunanza delle donne e di conseguenza non sanno chi sia il padre, fra loro sono i Nomadi che vivono del latte dei cinocefali, i Sirboti lunghi dodici piedi, gli Asache, i Simbri, gli Ariofagi che si cibano di carne di leoni e pantere, i Panfagi che mangiano qualsiasi cosa commestibile, gli Antropofagi, i Cimamolgi con la voce canina, gli Artabatiti sempre col viso rivolto al terreno come animali, i mangiatori di locuste.
Oltre l'isola di Meroe vivono i longevi Macrobi. Vi è un lago dalle pure acque salutifere e poi il deserto oltre il quale vivono creature orrende e deformi. A sud si trova un vulcano sempre attivo dal quale escono in abbondanza i dragoni.
Fra i molti animali dell'Etiopia è il camelopardo che fu visto nei giochi a Roma per la prima volta sotto Cesare, il rinoceronte, il catablepa il cui sguardo uccide chi lo fissa, formiche grandi come cani, il licaone simile al lupo, il tarando con le corna ramificate che si credeva capace di cambiare colore come i camaleonti.
Un animale etiope detto teo è peloso in inverno e nudo in estate. Ci sono istrici che possono lanciare lontano i loro aculei. L'uccello detto pegaso ha orecchie da cavallo, il tragopa è un uccello più grande di un'aquila con corna da montone. In Etiopia si raccoglie il cinnamomo e si trovano il hiachintho (pietra preziosa di colore ceruleo) e il crisolampo, pietra che splende al buio.
Capitolo XLIII - Popoli della Libia
Tutta la regione fra l'Atlante e il confine della Libia con l'Egitto fu detta Canopo dal nome di un compagno di Menelao che vi fu sepolto. Vi abitano popoli privi di un linguaggio ed anche di un nome, che odiano il sole a causa del clima torrido. Vi sono i Trogloditi che vivono nelle caverne in volontaria povertà e si cibano di serpenti. Presso di loro si trova una rara pietra preziosa detta hesecondtalito. Gli Angili adorano gli dei inferi, le donne devono concedersi a tutti nella prima notte di nozze e successivamente essere molto pudiche.
I Gafasanti non combattono mai ma non permettono agli stranieri di unirsi a loro. I Blemmi nascono senza testa con occhi e bocca nel petto. I Satiri e gli Egipani hanno di umano solo il volto. Gli Imatompodi strisciano perché hanno le gambe piegate. I Farusi discendono da compagni di Ercole che si fermarono in Libia andando verso il giardino delle Esperidi.
GLI STRANI POPOLI |
Capitolo XLIV - Egitto
Varie ipotesi si facevano sulle cause delle piene del Nilo: le piogge, i venti, i moti delle stelle, il calore del sole. Se le piene sono scarse i raccolti sono poveri, se le piene superano un determinato limite il prolungato allagamento compromette il raccolto.
Varie ipotesi si facevano sulle cause delle piene del Nilo: le piogge, i venti, i moti delle stelle, il calore del sole. Se le piene sono scarse i raccolti sono poveri, se le piene superano un determinato limite il prolungato allagamento compromette il raccolto.
Fra le cose memorabili dell'Egitto è il bue Api che viene adornato e adorato come un dio. Deve avere una sola macchia bianca a forma di mezza luna, viene sacrificato quando raggiunge una determinata età e quando si trova il nuovo viene consacrato da cento sacerdoti. Si crede che con il modo di mangiare predica il futuro, rifiutò il cibo dalla mano di Germanico che venne ucciso pochi giorni dopo.
Durante le cerimonie per il bue Api i coccodrilli del Nilo diventano mansueti e tornano feroci al termine delle solennità. Sono pericolosissimi in acqua e in terra, non hanno lingua e il loro morso è micidiale a causa della forma dei denti. Depongono le uova in luoghi dove non possono arrivare le acque del Nilo, maschio e femmina si alternano nella cova. Gli abitanti di un'isola del Nilo, benché piccoli di statura, domano i coccodrilli e li cavalcano.
L'ippopotamo nasce nella stessa regione, ha crini sulla schiena e nitrisce come i cavalli, ha muso di serpente, unghie fesse, denti da cinghiale. Sulle rive del Nilo vive l'uccello detto ibis che mangia le uova dei serpenti ed è sacro perché lotta contro pericolosissimi rettili alati provenienti dall'Arabia.
Capitolo LXVIII - Di Babilonia, dell'Oceano Atlantico, delle Isole Gorgone e delle Fortunate
Capitale dei Caldei, Babilonia fu fondata da Semiramide. Si trova presso il fiume Eufrate ed è circondata da una possente cinta di mura. Vi si trova il tempio di Belo ritenuto inventore dell'astronomia.
In Etiopia abita un popolo di Trogloditi velocissimi nell'inseguire le prede nelle loro battute di caccia, e gli Ictofagi, straordinari nuotatori. Senofonte di Lampsaco narrava che i Cartaginesi vi catturarono due femmine della popolazione locale tanto pelose che le loro pelli furono esposte al pubblico stupore nel tempio di Cartagine.
Capitale dei Caldei, Babilonia fu fondata da Semiramide. Si trova presso il fiume Eufrate ed è circondata da una possente cinta di mura. Vi si trova il tempio di Belo ritenuto inventore dell'astronomia.
In Etiopia abita un popolo di Trogloditi velocissimi nell'inseguire le prede nelle loro battute di caccia, e gli Ictofagi, straordinari nuotatori. Senofonte di Lampsaco narrava che i Cartaginesi vi catturarono due femmine della popolazione locale tanto pelose che le loro pelli furono esposte al pubblico stupore nel tempio di Cartagine.
BIBLIO
- A History of Roman Literature, Volume 2, Wilhelm Sigmund Teuffel - London - George Bell - 1873 -
- Caii Julii Solini - Collectanea rerum memorabilium - da The Latin Library - testi latini a cura di T. Mommsen - Berlin - 1864 -
- Caii Julii Solini - Collectanea rerum memorabilium (da The Latin Library), testi latini a cura di C.L.F. Panckoucke - Paris - 1847 -
- Opere di Gaio Giulio Solino - su digilibLT (Digital Library of late antique Latin texts) - Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro -
- Vittorio De Falco - Gaio Giulio Solino - Enciclopedia Italiana - Istituto dell'Enciclopedia Italiana -
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