GENS VALERIA



GENS VALERIA

La gens Valeria era una gens patrizia romana di origine sabina, facente parte delle cento gentes originarie citate dallo storico Tito Livio ed avrebbe avuto come capostipite un Volusus o Valesus, venuto dalla Sabina (Dione Halicarnasso) assieme a Tito Tazio. Il praenomen Valesus divenne il nomen Valesius, trasformatosi successivamente in Valerius.

Diversi membri della Gens Valeria ebbero diritto di coniare monete, sulle quali troviamo incisi i cognomen Acisculus, Barbatus, Catullus e Flaccus.

 I Valerii, famiglia aristocratica romana i cui membri più noti pervennero alle massime cariche dello Stato, soprattutto a partire dal III sec. d.c., divennero ancor più noti nell'anno 1954 quando, scavando sotto l'attuale Ministero della Difesa (ex Ministero della Guerra), vennero alla luce i  resti di una ricca domus che lasciò di stucco i vari archeologi.

L'edificio era grande e adornato con gusto e opulenza,  e conteneva la numerosa familia dei Valerii. Ma fin qui tutto regolare, quel che non si sapeva, sempre dei Valeri, era dell'intraprendenza, oltre che della ricchezza, di un ramo particolare dei Valerii, quello dei Valerii Vegeti.


I VALERII VEGETI

In realtà i Vegeti erano in realtà una gens a sè che solo in seguito si imparentò con l'antichissima e potentissima gens Valeria.

Infatti ai tempi di Tiberio era Duumviro in Turiaso un certo Caio Mario Vegeto il cui nome è trascritto su una medaglia; nell'anno 66 si ha menzione di un altro Duunviro, Lucio Saufeto Vegeto, e sotto Domiziano inoltre fu prefetto di una classe in Egitto un Caio Settimio Vegeto, nominato nella Honesta Missio (congedo di Onesta Missione, cioè con onore).

Alessandro Capannari

Della famiglia di Quinto Vegeto, oltre la madre Gomena Severina e la moglie Etrilia Afra, ci è pur noto un Mummie Nigro Valerio Vegeto il quale, possedendo una sontuosa villa detta Calvisiana, nell'agro Viterbese, la dotò di « acque a mezzo di un acquedotto parte in muratura, parte a sifone. Gli acquisti dei terreni e la concessione di far passare il detto acquedotto per "vias limitesque publicos" son registrati nel singolarissimo titolo viterbese (Lanciani, Silloge aquaria p. 378).

A questo Mummio che assai probabilmente fu figlio di Quinto Valerio e di un'altra sua moglie della gente Mummia, si riferisce forse la iscrizione di Aeca (Troia) C. /. L IX, 948:
lOVI Dolicheno EXVPERANTISSi mo L • MVMMIVS NIGr QVINTVS VALERIV5 WeGeiVS SEVERINts C • AVCIDIVS TERTVL lus COS • V S •

Dì una Valeria Vegeta che senza dubbio alcuno deve essere legata da stretti vincoli di parentela col nostro console, ci dà notizia l'iscrizione di Emerita (Lusitania) C. /. /.. II n« 500. Un L Valerius L lib. Vegetius è ricordato nel titolo sepolcrale scoperto a Petronella (Pannonia Superiore).

A quanto io mi sappia non si conoscono, oltre le addotte, altre memorie intorno ai Valerii Vegeti; di altre persone però pertinenti a varie genti e che adottarono il cognome di Vegeto, non sono rari gli esempi offerti dall'epigrafia.


LA CACCIATA DEI RE

Nel 509 a.c. un discendente di Valesus, Publio Valerio Publicola, si attivò fortemente assieme a Lucio Giunio Bruto nella cacciata di Tarquinio il Superbo, dando inizio alla Repubblica Romana e ricoprendo per primo la magistratura consolare insieme a Lucio Giunio Bruto.

Sembra inoltre che durante il periodo di transizione dalla monarchia alla repubblica, i membri della Gens Valeria avessero il privilegio di esercitare i poteri del rex sacrorum, in virtù della loro origine sabina e quindi della loro appartenenza alla tribù dei Tities.

I Valerii furono una delle famiglie romane più illustri ed influenti, e ricoprirono per ben 74 volte la carica di Console, il che fa comprendere l'ascendente di questa gens sul popolo romano. Pur essendo patrizi molto si adoperarono per il riconoscimento dei diritti dei plebei, durante il primo periodo della repubblica, il che fa capire quale fosse la loro levatura morale.


I PRIVILEGI

I Valerii risiedevano tra il Palatinno e l'Oppio, sulla sommità della collina Velia, e proprio per quel riconosciuto senso di onestà e giustizia, godettero a Roma di straordinari privilegi. Tra questi quello di essere gli unici le cui porte si aprivano direttamente sulla strada; nel circo avevano un seggio speciale a loro riservato.

Inoltre potevano seppellire i loro defunti all'interno delle mura della città, privilegio riservato a pochissime famiglie, che mantennero anche quando passarono dall'uso dell'inumazione a quello della cremazione.

Sembra inoltre che durante il periodo di transizione dalla monarchia alla repubblica, i membri della Gens Valeria avessero il privilegio di esercitare i poteri regi, in virtù della loro origine sabina e quindi della loro appartenenza alla tribù dei Tities.

Diversi membri della Gens Valeria ebbero diritto di coniare monete, sulle quali troviamo incisi i cognomen Acisculus, Barbatus, Catullus e Flaccus.


DOMUS VALERII

La Casa dei Valerii ( Domus Valeriorum ), grande famiglia di origine Sabina, occupava una grande superficie sul Celio e fiancheggiava l’Acqua Claudia con vasti giardini in pendio. La ricca domus giaceva ai piedi della Velia, la terra che connetteva il Palatino col Colle Oppio ed era l'unica domus di Roma dove le porte si aprivano direttamente sulla strada. 

Secondo la tradizione, una casa sub Veliis (Asc. in Pison. 52, ubi aedes Victoriae=Vicae Potae), o in Velia (Cic. de Har. resp. 16), fu concessa a Valerius come un onore speciale (cf. Plin. NH xxxvi. 112, ).


I COGNOMEN

Tra i loro cognomen ricorrevano spesso: Publicola (o Poplicola), Potito, Voluso, Massimo, Corvo (Corvino), Flacco, Messalla, Falto, Laevino, Tappo, Triario, Acisculo, Catullo. Diversi membri della Gens Valeria ebbero diritto di coniare monete, sulle quali troviamo incisi i cognomen Acisculus, Barbatus, Catullus e Flaccus.

PUBLIO VALERIO PUBLICOLA


MEMBRI ILLUSTRI
console nel 509, 508, 506 e 504 a.c. 

Marco Valerio Voluso Massimo -
(fratello del precedente), console nel 505 a.c., per la sua vittoria sui sabini ottenne, assieme al collega, gli onori del trionfo. Oltre a ciò gli venne accordato l'onore di costruire una villa sul Palatino a spese dello stato. Nel 499 a.c., agli ordine del dittatore Aulo Postumio Albo Regillense contro i Latini ma quando questi iniziavano a cedere, uno dei figli di Tarquinio il Superbo avanzò con il corpo degli esiliati romani riequilibrando la lotta. Allora Voluso si lanciò contro Tarquinio, ma cadde colpito dai nemici.
console nel 505 e nel 496 a.c., comandante nella Battaglia del Lago Regillo.

Lucio Valerio Potito Poplicola -
console nel 449 a.c., promuove le Leges Horatiae Valeriae, combatte contro Equi e Volsci, il senato gli nega il trionfo ma glielo concede il popolo.

dittatore nel 494 a.c., nipote di: Publio Valerio Publicola. 

Lucio Valerio Potito Publicola - 
console 483 a.c., 470 a.c.. Nel 485 a.c. fu uno dei due questori che accusarono Spurio Cassio Vecellino di ambire alla monarchia, gettandolo personalmente dalla Rupe Tarpea, cosa che lo rese inviso alla plebe. Accusò i soldati di avergli fatto perdere la battaglia coi Volsci per ostruzionismo, ma per i soldati lui non sapeva fare la guerra. Riottenne il consolato nel 470 a.c. e i due consoli vennero inviati a combattere Tiberio contro i Sabini e Lucio contro gli Equi ma i vari eserciti decisero poi di non attaccarsi e di tornarsene a casa.

- Publio Valerio Publicola
eletto console due volte, nel 475 e nel 460 a.c., figlio di Publio Valerio Publicola. Ottenne il trionfo contro i Veii, ma venne meno alla discussione sulla Legge Agraria per cui parte del popolo si ribellò e la rivolta venne soffocata nel sangue.

- Marco Valerio Massimo Lactuca
console 456 a.c. insieme con Spurio Verginio Tricosto
Celiomontano

Lucio Valerio Potito Publicola -  
fu eletto con console nel 449 a.c. insieme al collega Marco Orazio Barbato e nel loro consolato vennero promulgate le Leges Valeriae Horatiae che, tra gli altri diritti, stabilivano l'inviolabilità dei tribuni della plebe e le modalità delle loro elezioni, e riconoscevano valore giuridico ai plebisciti.
Intanto gli Equi, i Volsci e i Sabini si muovono contro Roma: prima di partire per la guerra, i due consoli fanno incidere nel bronzo le leggi delle XII tavole. Mentre Marco Orazio si occupa dei Sabini, Valerio dei Volsci ed Equi e ambedue vinsero ma il senato irato per le leggi a favore del popolo, negò loro il trionfo.
Ma, per la prima volta nella storia di Roma, i comizi tributi, ignorando la volontà del Senato, decretarono il trionfo per i due consoli. Tito Livio commenta: «Non capitano spesso consoli come Valerio e Orazio, che antepongono la libertà delle persone ai propri interessi»

- Caio Valerio Potito
tribuno consolare 415 a.c., console nel 410, e nel 407 combatte contro i Volsci. L'elezione venne dopo  5 anni in cui a Roma non si erano eletti tribuni consolari, a causa del veto dei tribuni della plebe Gaio Licinio Calvo Stolone e Lucio Sestio Laterano, e fu dovuta all'attacco che Velletri portò a Tusculum, città alleata dei Romani.

- Lucio Valerio Potito
tribuno consolare del 414 - 406 - 403 - 401 - 398  a.c..

- Caio Valerio Potito Voluso
console 410 a.c.. nel 407 a.c. e ancora nel 404 a.c. fu tribuno consolare. I romani conquistarono Artena ma solo grazie a un tradimento.

tribuno militare con podestà consolare per cinque volte, conquistò (406) Anzio, poi (401) Terracina e (398) Falerii. Eletto console nel 393 a.c., con Publio Cornelio Maluginense, ma dovettero dimettersi entrambi per auspici vitio facti, ma vennero eletti nuovamente nel 392 a.c., con Marco Manlio Capitolino, vinsero anche la guerra contro gli Equi, per cui Valerio ottenne il trionfo e Marco Manlio Capitolino un'ovazione. dedicò in Roma il tempio di Giunone Regina.

Lucio Valerio Publicola - 
tribuno consolare 388 a.c..

Publio Valerio Potito Poplicola - 
tribuno militare con Furio Camillo nel 386 a.c. portò guerra a Anzio, nel 377 a.c. sconfisse i Latini a Satrico.

Tito Valerio - 
tribuno consolare nel 385 e nel 382 a.c..

- Lucio Valerio
tribuno consolare nel 379 a.c..

Publio Valerio Potito Publicola III
tribuno consolare nel 379

Valerio - 
tribuno consolare nel 374 a.c.

- Marco Valerio Publicola -  
eletto console nel 355 a.c. per la prima volta avendo come collega Gaio Sulpicio Petico, entrambi patrizi, in violazione delle leggi licinie-sestie. Nonostante le proteste dei plebei e dei tribuni della plebe, i due consoli riuscirono a far sì che anche per l'anno successivo la carica fosse appannaggio di due patrizi.  Nel 353 a.c. fu eletto console per la seconda volta ed ebbe come collega il patrizio Gaio Sulpicio Petico, al suo quarto consolato. Gaio Sulpicio venne eletto dittatore e Marco Valerio fu suo magister equitum. A Sulpicio fu affidata la campagna contro Tarquinia ed a Publicola quella contro i Volsci, che minacciavano gli alleati Latini. Quando però sembrò che Cere fosse entrata in guerra, alleandosi a Tarquinia, fu nominato dittatore Tito Manlio Imperioso Torquato.

- Publio Valerio Poplicola
console nel 352 a.c.

console 6 volte, dal 348 a.c., chiamato Corvino dai soldati.

- Caio Valerio Potito Flacco
console 331 a.c. con M. Claudio Marcello e fu aedile nel 329 a.c..

- Lucio Valerio Flacco
magister equitum del dittatore Marco Emilio Papo nel 321 a.c..

- Marco Valerio Massimo Corvino
console 312 a.c. combatte i Sanniti, nel 309 a.c., come legato, combatte nuovamente contro i Sanniti ed è console per la seconda volta nel 289 a.c..

Marco Valerio Massimo - 
console 286 a.c. nel suo consolato vi furono delle agitazioni a causa della Lex Hortenzia.

- Lucio Valerio Potito
inviato nel 282 a.c. ambasciatore a Taranto, viene dapprima maltrattato e poi ucciso.

- Publio Valerio Levino - console 281 a.c. insieme a Tiberio Corouncanio, Posto a capo delle truppe romane nella battaglia di Eraclea, venne sconfitto dalle truppe epirote/tarantine comandate dal re Pirro d'Epiro che nella battaglia usò, per la prima volta, gli elefanti da guerra.

- Manio Valerio Massimo Corvino Messalla - fu console nel 263 a.c., con Manio Otacilio Crasso e censore nel 252 a.c. con Publio Sempronio Sofo. durante la I guerra punica, i due consoli scesero in Sicilia al comando di una legione ciascuno. I Fasti trionfali riportano che Messalla riportò delle grandi vittorie, conquistando 67 cittadine, tra cui Messina e Catania, e vincendo un'importante battaglia contro  i cartaginesi ad Imera. I contemporanei ascrissero a Messalla il principale merito dei successi riportati, concedendo a lui solo il trionfo «De Paeneis et Rege Siculorum Hierone» (Fasti). Al suo ritorno a Roma, portò la prima meridiana e la fece posizionare su una colonna nel Foro. Fece dipingere nella Curia Hostilia la battaglia tenutasi ad Imera. 

- Lucio Valerio Flacco
Fu eletto console nel 261 a.c. con Tito Otacilio Crasso con cui comandò le operazioni belliche in Sicilia contro i Cartaginesi.

Quinto Valerio Falto
pretore comandò la flotta romana alla battaglia delle isole Egadi, nel 241 a.c., sostituendo il console Gaio Lutazio Catulo che soffriva per una ferita. Il suo valore nella battaglia lo rese famoso presso i Romani e presso i nemici. Ottenne una grande vittoria ponendo fine fine alla I guerra punica., per cui gli venne accordato il trionfo di rango pretorio. Fu poi eletto console nel 239 a.c. con Gaio Mamilio Turrino.

- Publio Valerio Faltone
console nel 238 a.c..

- Publio Valerio Flacco
console nel 227 a.c.. Nel 215 a.c. venne nominato praefectus classis alla guida di cinquantacinque navi, comprese le cinque navi che avevano trasportato i prigionieri macedoni, i quali avevano tentato di mettere in contatto Filippo V di Macedonia con Annibale. La flotta partì da Ostia a Taranto (dove imbarcarono i soldati di Varrone, posti sotto il comando di Lucio Apustio Fullone) onde proteggere il litorale della Puglia e a fare ricognizione lungo le coste orientali dell'Adriatico per controllare le mosse di Filippo.

- Marco Valerio Massimo Messala
console nel 226 a.c. con Lucio Apustio Fullone. Impiegò l'anno del consolato per organizzare una leva generale in tutta Italia, onde affrontare una prevista invasione di popoli provenienti della Gallia cisalpina ed pure da oltralpe.
console nel 220 e 210 a.c.; proconsole e comandante della flotta in Sicilia fino al 207 a.c.; pretore e propretore in Grecia negli anni 214 a.c. - 211 a.c.; propretore e comandante di una flotta nel 201 a.c.

- Quinto Valerio Faltone
console 239 a.c., pretore nel 242 a.c., comandò con Gaio Lutazio Catulo la flotta contro i Cartaginesi su cui nel 241 a.c. ottennero presso le Egadi una vittoria schiacciante che guadagnò loro il trionfo.

- Publio Valerio Faltone
console 238 a.c.

Publio Valerio Lucio Flacco
console 227 a.c. Nel 215 a.c. venne nominato praefectus classis con cinquantacinque navi, comprese le cinque navi che avevano trasportato i prigionieri macedoni che tentaronodi mettere in contatto Filippo V di Macedonia con Annibale. La flotta partì da Ostia a Taranto per proteggere il litorale della Puglia e controllare lungo le coste orientali dell'Adriatico le mosse di Filippo

Marco Valerio Massimo Messalla
console 226 a.c. con Lucio Apustio Fullone, nell'anno del consolato organizzò una leva generale in tutta Italia, per fronteggiare un'invasione gallica dalla Gallia cisalpina e pure da oltralpe.
console 221 a.c. e nel 210 a.c.

Publio Valerio Flacco
ambasciatore presso Annibale a Sagunto nel 219 a.c., comanda la flotta sulle coste Calabre nel 215 a.c.
comandante di una flottiglia nel 215 a.c.

- Marco Valerio Messalla
comandante della flotta in Sicilia nel 210 a.c. durante la II guerra punica

Lucio Valerio Flacco
console nel 195 a.c.. Fratello di Gaio Valerio Flacco, fu edile curule nel 201 a.c.; l'anno seguente fu nominato pretore ed ottenne la Sicilia. Venne eletto pontefice massimo ma lo stesso anno anche console con il collega Marco Porcio Catone.
Ricevette il comando dell'esercito e sconfisse i Galli Boi, uccidendone 8000. Nel 194 a.c. fu proconsole nella Gallia Cisalpina e sconfisse i Galli Boi e gli Insubri, uccidendone oltre 10.000. Nel 191 a.c. servì sotto Manio Acilio Glabrione nella guerra contro Etoli e Macedoni e sconfisse alle Termopili Antioco III di Siria. 
Assieme a Catone il Censore, sconfisse i Galli Boi e gli Insubri presso Mediolanum nel 191 a.c.. Censore nel 183 a.c. con Marco Porcio Catone, nello stesso anno fu nominato princeps senatus. Morì nel 180 a.c. con la carica di pontefice.

- Gaio Valerio Flacco
fratello del precedente, nel 199 a.c. è edile curule e viene nominato contro la sua volontà Flamen Dialis. Il fratello giura al posto suo dato che al Flamen Dialis il giuramento era vietato. Nel 183 a.c. è nominato pretore.

- Lucio Valerio Messalla
pretore nel 193 a.c.

- Lucio Valerio Tappone
pretore in Sicilia nel 192 a.c.; comandante della flotta in Sicilia nel 191 a.c. , con Attilio Serano e Lucio Valerio Flacco nel 189 a.c. venne mandato dal Senato di Roma nella zona dove una volta sorgeva Felsina, per l’insediamento di tremila coloni romani su 12.000 ettari di terreno da coltivare, costruendo la città di Bonomia (Bologna).

- Marco Valerio Messalla
console nel 188 a.c..

Caio Valerio Levino
console suffecto nel 176 a.c.. Quando Marco Fulvio Nobiliore fu eletto console nel 189 a.c., Levino lo seguì nelle campagne militari e nell'assedio di Ambracia, dove gli la lega etolica lo scelse come intermediario con il console. Nobiliore garantì agli abitanti di Ambracia ed alla lega etolica condizioni vantaggiose, inviandolo a Roma con la delegazione avversaria, dove il Senato ratificò gli accordi. Nel 179 a.c. ottenne la Sardegna come provincia. Morto il console Gneo Cornelio Scipione Ispallo Levino fu scelto dal Senato come console suffetto e a tre giorni dalla nomina, andò in Liguria per prendere il comando delle sue legioni. Riuscì a trionfare sui Liguri solo l'anno successivo (175 a.c.).

- Marco Valerio Messalla
console 166 a.c..

- Lucio Valerio Flacco
eletto console nel 152 a.c. con Marco Claudio Marcello. Morì durante l'anno del suo magistrato.

- Lucio Valerio Flacco
console nel 131 a.c. con Publio Licinio Crasso Dive Muciano mentre era flamine marziale, per cui gli fu proibito di partecipare alla campagna contro Eumene III di Pergamo.

- Lucio Valerio Flacco
console 100 a.c, figlio del precedente, console suffetto nell'86 a.c., interrex e magister equitum del dittatore Silla nell'82 a.c..

Valerio Edituo - 
poeta del 100 a.c. in lingua latina di cui restano solo due epigrammi erotici, tramandatici da Aulo Gellio.

Gaio Valerio Flacco
console nel 93 a.c.. Nel 98 a.c. fu pretore urbano e con il consenso del Senato, concesse la cittadinanza romana a Callifana, sacerdotessa di Velia, così che una sacerdotessa straniera potesse compiere sacrifici anche a nome dei Romani. Nel 93 a.c. fu eletto console con Marco Erennio; poi proconsole in Spagna al posto di Tito Didio che aveva trattato molto male i Celtiberi, che a Bèlgida si rivoltarono e nel senato locale bruciarono numerosi senatori iberici, che vi si erano rifugiati, dopo aver rifiutato di unirsi alla rivolta. Flacco riuscì rapidissimo ad occupare la città e a condannare a morte tutti i coinvolti nell'attacco contro il locale Senato.

Lucio Valerio Flacco - 
pretore 63 a.c. - figlio del console del 100 a.c..

annalista nel I secolo a.c. che scrisse almeno fino al 78 a.c., ultima data ricavabile dai resti della sua opera.Cercò di glorificare le gesta della sua Gens Valeria con esagerazioni e pure falsificazioni. Scrisse gli Annali (Annales) o Storie (ab urbe condita), in almeno 75 libri, dalla fondazione di Roma fino al 78 a.c. data della morte di Silla. Per i caratteri romanzeschi e le cifre iperboliche, Anziate fu molto criticato da Tito Livio, che ne utilizzò, comunque, l'opera.

- Lucio Valerio Flacco
console suffecto nell'86 a.c. al posto di Gaio Mario.

- Lucio Valerio Flacco
tribuno militare nella II guerra piratica in Cilicia ca. 80 a.c.

Quinto Valerio Sorano
tribuno della plebe 82 a.c., poeta e grammatico latino, venne giustiziato da Gneo Pompeo per ordine del dittatore Silla, ufficialmente per aver pubblicamente rivelato il nome segreto della città di Roma, che avrebbe potuto essere utilizzato nel rituale di evocatio da parte dei nemici, ma in effetti in quanto era legato alla fazione di Caio Mario.

- Gaio Valerio Triario
ufficiale romano legato di Lucullo nella III guerra Mitridatica, conquistò Apamea nel 73,vinse la Battaglia di Tenedo ottenendo il trionfo navale nel 72 a.c. , sconfisse Mitridate presso Comana nel 68 ma ne fu sconfitto l'anno seguente a Zela.

- Lucio Valerio Flacco
pretore 63 a.c., propretore in Asia l'anno seguente.

Marco Valerio Messalla Niger 
console 61 a.c., censore nel 55, valente oratore, difese nel 54 Emilio Scauro.

- Quinto Valerio Orca
pretore nel 57 a.c., legato di Cesare in Sardegna durante la guerra civile.

- Marco Valerio Messalla Rufo
console 53 a.c., accusato di pratiche illecite nelle elezioni, prima da Quinto Pompeo Rufo e prosciolto, nonostante la sua evidente colpevolezza, grazie all'eloquenza dello zio Quinto Ortensio; accusato una seconda volta fu invece condannato. Durante la guerra civile si schierò con Giulio Cesare. Fu augure per cinquantacinque anni e scrisse un trattato sull'arte della divinazione.

Marco Valerio Messalla - 
console suffecto nel 32 a.c.

Marco Valerio Messalla Corvino
di ideali repubblicani, a Filippi combatté per di Bruto e Cassio. Passò poi dalla parte di Antonio ed infine di Ottaviano. Fu Console suffectus nel 31 a.c. con Ottaviano, e con lui prese parte alla Battaglia di Azio. Nel 28-27 a.c. combatté contro i Salassi, come proconsole della Gallia, dove soppresse anche una rivolta tra gli Aquitani. Per queste imprese celebrò un trionfo.
Fu nominato praefectus urbi nel 26 a.c., ma rinunciò dichiarandosi incapace. Nel 2 a.c., come princeps senatus, avanzò la proposta dell'attribuzione a Ottaviano del titolo di pater patriae. Incoraggiò la letteratura con il "Circolo di Messalla" in cui c'erano Tibullo, Ligdamo e la poetessa Sulpicia. Fu amico di Orazio ed Ovidio.

- Publio Valerio Catone
poeta e grammatico romano I secolo a.c. della Gallia Cisalpina che perse i possedimenti durante le requisizioni di Silla e rimase povero per tutta la vita, specie in vecchiaia. Visse a Roma dove esercitò fino a tarda età l'attività di maestro di poesia e grammatico. Considerato il fondatore della poetica neoterica ed il primo vero critico letterario del mondo latino. Opere: Lydia, Dictynna (o Diana), Indignatio, in cui si difendeva dalle accuse raccontando i suoi casi

Marco Valerio Messalla Messallino - 
console 3 a.c. Nel 6 fu proconsole dell'Illirico e dovette battersi contro l'invasione della Boemia dei Marcomanni dal Danubio, partendo da Carnuntum, sotto l'alto comando di Tiberio. La rivolta dalmato-pannonica, lo costrinse a tornare in Illiria, riuscendo a mettere in fuga 20.000 Dalmati attirati in un'imboscata, e poi condusse l'esercito, senza grandi perdite, nella fortezza legionaria di Siscia. Tiberio, che si unì a lui solo verso la fine dell'anno, costrinse Valerio ad operare da solo, difendendo prima la provincia illirica, poi sbarrando la possibile invasione dell'Italia ai ribelli dalmati e pannoni. Per questo ricevette gli ornamenta triumphalia, e la sua legione, la XX ottenne l'appellativo di Valeria Victrix, da Valerio Messalla Messalino.

- Lucio Valerio Messalla Voleso
console 5 d.c.

- Marco Valerio Messalla Messalino
console nel 20 d.c. insieme allo zio Marco Aurelio Cotta Massimo Messalino, durante il regno di Tiberio.

Marco Valerio Messalla Barbato - 
marito di domizia lepida e padre di Messalina.

- Messalina
Costretta a sposare Claudio, un uomo più grande di lei di trent'anni, balbuziente, zoppo e al terzo matrimonio, ebbe da lui due figli. Dopo che i pretoriani uccisero Caligola, lei e suo marito Claudio furono eletti imperatori di Roma. 

- Valerio Mariano
senatore romano sotto Vespasiano (da Plinio il Vecchio) -

- Decimo Valerio Asiatico - 
console nel 35 e nel 46 - il più importante membro della congiura che portò alla morte di Caligola, venne da Messalina costretto a uccidersi avendolo fatto falsamente accusare per impadronirsi delle sue ricchezze.
poeta del I secolo.

- Marco Valerio Messalla Corvino
console 58

- Valerio Paolino
procuratore della Narbonese nel 69 - Nato a Forum Julio (Fréjus) - destinatario di lettere di Plinio il Giovane, amico di Vespasiano.

- Valerio Massimo
storico (I sec.a.c.- I sec.d.c.): Nel 27 accompagnò il proconsole Sesto Pompeo in Asia e questi lo aiutò ad entrare nel circolo letterario, del quale il poeta Ovidio fece parte. Divenne famoso al tempo di Tiberio (14-37) con un manuale di esempi retorico-morali "Factorum et dictorum memorabilium libri IX", opera erudita di carattere divulgativo, in 9 libri con 95 categorie di vizi e virtù, suddivisi in romani ed esterni. Tratti per la maggior parte dalla storia romana e un po' da quella greca, gli aneddoti riportano esempi virtuosi o aberranti dei grandi uomini del passato. Nel IV secolo venne pubblicato in due compendi; uno, che ci è giunto integralmente, di Giulio Paride, l'altro, che si arresta al III libro, di Nepoziano .

poeta romano del I secolo a.c., uno dei più grandi di tutti i tempi.

- Gaio Calpetano Rancio Quirinale Valerio Festo
console suffecto 71 -

Quinto Valerio  Vegeto - 91 d.c. Sua madre era Cornelia Severina, figlia di Publio, Flaminica, sua moglie era Etrilia Afra.
"Domus Quinto Valerio Vegeto in Quirinale"
Michele Stefano de Rossi, archeologo e studioso: "Una casa privata compresa in parte nell'area del monastero ed orto delle Teresiane, in parte in quella della residenza delle Barberine, intendo dire cioè della Casa di Quinto Valerio Vegeto è stata rivenuta". Ricordano il Marini ed il Pabretti come "in fundamcntis parthenionis monasterii de Incarnatione in Quirinali", cioè del monastero delle Barberine, tornasse in luce nel novembre del 1641 un tubo di piombo con la scritta: CL: VALERI VEGETI
Da questa scoperta poteva già argomentarsi che quivi fosse sorta la casa urbana di Quinto Valerio Vegeto console suffetto negli ultimi mesi del 91 (Henzen, Acta Arv. , p. CXXXI).
A brevissima distanza fu rimessa in luce la parete frontale di un ricco ninfeo, adorna di otto nicchie di diversa misura; rettangolari alcune, curvilinee altre, rivestite tutte di mosaici per varietà e per gusto squisitamente eleganti. I mosaici sono a vivacissimi colori ed offrono rappresentazioni di rami fioriti di semprevivo, di pappagalli e di altri uccelli. Al sistema idraulico che alimentava questo antico ninfeo doveva senza alcun dubbio appartenere il tubo plumbeo quivi presso scoperto nel 1641.
Tutta la superficie della stanza  era ricoperta di mosaico bianco: solo da un lato e in asse con una porta di cui si rinvenne la soglia, il pavimento si dimostrò decorato da un quadrato a doppia fascia di m. 1,26 di lato, nel quale era inscritto un circolo, ed in questo un esagono diviso a sua volta in sette altri esagoni uguali contenenti ciascuno un rosone a vivaci colori, mentre tutta la parte geometrica del disegno è ottenuta sul fondo bianco, per mezzo di tessere nere. Il detto mosaico venne accuratamente trasportato sopra appositi telai e con pari diligenza sarà nuovamente posto in opera a decorazione di una sala del nuovo palazzo.

Gaio Valerio Flacco - 
poeta del I secolo, autore degli Argonautica, dedicati all'imperatore Vespasiano.

- Lucio Valerio Liciniano
avvocato I secolo d.c..

- Valerio Probo
grammatico I secolo d.c., Scrive Svetonio che Probo, nato a Berito, dopo aver a lungo aspirato al grado di centurione, si dedicò agli studi leggendo opere di scrittori ormai dimenticati, con «un ostinato amore per la letteratura arcaica». Volle «emendare, distinguere e annotare», quegli scritti, con un gruppo di amici «tra molte chiacchiere e rare letture». Così fece poche e brevi pubblicazioni su alcune «minute questioncelle», ma lasciò molte osservazioni sull'antico latino. 
Curò edizioni critiche di Lucrezio, Virgilio, Orazio, Terenzio e Persio, attento soprattutto alla letteratura latina arcaica. Gli furono attribuite le "Notae iuris" e una biografia di Virgilio. Presentano interpolazioni e aggiunte i suoi commenti alle Bucoliche e alle Georgiche di Virgilio. Tra le opere perdute, una "Epistula ad Marcellum", il "Commentarius de occulta litterarum significatione in epistularum C. Caesaris scriptura" e, in ambito grammaticale, "De inaequalitate consuetudinis", "De temporum conexione", "De genetivo graeco", "De litteris singularibus".



- Marco Valerio Bradua Maurico
console 191.

- Lucio Valerio Messalla Trasea Prisco
console 196, patrizio. Fu triumviro monetale, poi membro dei Salii e tribunus militum della Legio II Adiutrix in Pannonia inferiore, agli ordini di Sesto Quintilio Cordiano o di Sesto Quintilio Massimo, che comandavano l'esercito durante la guerra in Pannonia.
Sotto Marco Aurelio e Commodo fu questore; poi fu "adlectus inter praetorios" (guardia pretoriana), "sevir equitum Romanorum" (comandante squadrone di cavalleria), probabilmente sotto Settimio Severo. Nel 211/212 fu messo a morte per ordine di Caracalla.

- Lucio Valerio Messalla Apollinare - console 214

- Publio Valerio Comazone Eutichiano - console 220. Era un commediante e un danzatore, ma sotto Commodo iniziò la carriera militare in Tracia, come soldato semplice. Sotto Settimio Severo fece una rapida carriera e nel 218, divenne prefetto della Legio II Parthica, di stanza in Siria; si alleò con Gannys, l'eunuco tutore di Eliogabalo, nell'organizzazione del colpo di mano militare che destituì Macrino. Sotto Eliogabalo, Comazone divenne cavaliere e prefetto del pretorio, e nel 220 divenne console ordinario, con Eliogabalo come collega; nello stesso anno ricevette la prefettura del pretorio per la seconda volta.
Malgrado il suo stretto legame con Eliogabalo, Comazone sopravvisse alla caduta del giovane imperatore, ottenendo dal suo successore Alessandro Severo la prefettura per la terza volta.

Lucio Valerio Massimo - console 233, patrizio, oppositore all'imperatore barbaro Massimino Trace e per questo venne scelto nella commissione senatoriale dei vigintiviri. Fu prima "triumvir monetarum", poi "quaestor urbanus", poi questore in una provincia non nota, poi "praetor tutelaris", (giudice sulle tutele) e pure "Curator Laurentium Labinatium". Nel 233 ricevette il consolato; come comes dell'imperatore Pupieno lo seguì durante i suoi viaggi, nel 255 divenne praefectus urbi e nel 256 console per la seconda volta.

- Valerio Massimo - console 253.

Marco Valerio Romolo - console 309. figlio primogenito di Massenzio, cesare e poi usurpatore, e di Valeria Massimilla, figlia dell'imperatore romano Galerio. Nato nel 294 quando Massenzio aveva solo sedici anni, non ebbe mai rilevanza politica. Venne insignito del titolo di clarissimus puer da bambino, e in seguito di quello di nobilissimus vir. Tenne il consolato con il padre nel 308 e nel 309; sembra che morì nel 309, probabilmente affogato nel Tevere. Massenzio seppellì il figlio nel mausoleo lungo la Via Appia, presso la propria villa. Venne divinizzato, e nel Foro Romano gli fu dedicato un tempio.

Valerio Messalla Avieno - Prefetto del pretorio d'Italia (399-400). Era pagano, noto per la sua eloquenza e per la sua cultura letteraria. Tra il 396 e il 398 fu legato senatoriale. Nel 399 fu nominato Prefetto del pretorio d'Italia dall'imperatore Onorio, e tenne la carica fino al 400. Durante questo mandato ricevette diverse lettere di Quinto Aurelio Simmaco conservatesi sino ad oggi.

- Giulio Valerio Alessandro Polemio - erudito del IV secolo, sotto Costanzo II. Si pensa che la nomina di Polemio e del suo collega Flavio Urso a consoli per il 338 fosse una ricompensa all'esercito di cui erano comandanti, per il sostegno dato a Costanzo in occasione delle purghe del 337, che avevano eliminato i pretendenti al trono dopo la morte di Costantino I. Costanzo si dovette occupare della frontiera sasanide dell'impero, e in occasione di una delle campagne condotte dall'imperatore, intorno al 340, venne composto e dedicato a Costanzo l'Itinerarium Alexandri ("Il viaggio di Alessandro"), che conteneva le imprese di Alessandro Magno durante la sua campagna contro i Persiani. L'opera, un parallelo tra le imprese del re macedone e dell'imperatore romano, contiene anche una traduzione del Romanzo di Alessandro, forse dello stesso Polemio.

Valerio Publicola - senatore del IV secolo, padre di santa Melania la giovane, ricchissimo possidente con estese proprietà a Roma, in Sicilia, in Spagna, in Gallia, in Aquitania, in Bretagna e in Africa settentrionale. Costrinse la figlia a sposarsi per avere nipoti ma infine si riconciliò e le lasciò in eredità la sua fortuna.



IMPERATORI

- Cesare M. Aurelio Valerio Claudio Augusto (Claudio II), imperatore dal 268 al 270

- Cesare C. Aurelio Valerio Diocleziano Augusto (Diocleziano) - imperatore 284 - 305

- Cesare M. Aurelio Valerio Massimiano Augusto (Massimiano), imperatore 286 - 305

- Caio Galerio Valerio Massimiano Cesare (Galerio) - imperatore 305-311 con C. Cloro e Costantino

Flavio Valerio Constantino Cesare (Costanzo Cloro) - imperatore 305-306

- Flavio Valerio Severo - imperatore per pochissimo tempo nel 306.

- Marco Aurelio Valerio Massenzio (Massenzio) - imperatore 306 - 312.

- Flavio Giulio Valerio Crispo - Cesare e console nel 318, 321, 324.

- Cesare Galerio Valerio Massimino Augusto (Massimino Daia), imperatore 308 - 313

Flavio Galerio Valerio Liciniano Licinio (Licinio) - imperatore 308 - 324

Imp. Cesare Flavio Valerio Constantino Augusto (Costantino I) - imperatore 306 - 337

Imp. Giulio Valerio Maggioriano (Maggioriano) - imperatore 457 - 461.


IL MAUSOLEO DEI VALERII

MAUSOLEO DEI VALERI
Il Mausoleo, risalente al II sec. d.c., situato al centro del percorso di visita che conduce alla sepoltura di Pietro, è noto per l'importanza delle decorazioni a stucco, opere d'arte di straordinario valore che da tempo attendevano di essere sottoposte a un meticoloso restauro perché danneggiate in passato dalle instabili condizioni microclimatiche e da risarcimenti realizzati con materiali impropri.

Hypnos, il sonno, è raffigurato con ali di pipistrello da uno stucco del mausoleo "H", "dei Valerii". 

Altri stucchi, ai margini e dentro le nicchie, rappresentano antenati della famiglia dei Valerii e personaggi mitologici: Oceano, Minerva, Iside, Satiri, Menadi ed altri elementi che sembrano ispirati soprattutto ai culti misterici di Iside e di Dioniso.


La Repubblica:

Il Mausoleo dei Valeri
(Fonte)

"E' un mondo sterminato, oscuro. Forse tra i più densi di storia a Roma, considerata la stratigrafia complessiva, l' imponenza di ciò che lo sovrasta, il valore simbolico. 

Nella necropoli distesa al di sotto della basilica di San Pietro c' è qualcosa di nuovo. 

Sono i volti di Caio Valerio, con la moglie Flavia Olympia e i due figli Olimpiano e Valeria Massima, di 4 e 12 anni, incastonati nel mausoleo che porta il nome della loro famiglia. Pagani, a pochi passi dalla Tomba di Pietro, sotto la volta centrale della Basilica emblema della cristianità. 

SOL INVICTUS - MAUSOLEO DEI VALERII
E' stato un restauro rapido e intenso a rimettere sotto nuova luce il monumento che, nemmeno due secoli dopo la nascita di Cristo, un liberto - un ex schiavo - della famiglia dei Valerii, uomo colto e padre di famiglia, si fece costruire sotto forma di sontuoso mausoleo pagano. 

Nella città sotterranea del Vaticano, si alternano sepolcri restaurati e altri che sono ancora coperti dall' interramento costantiniano, le facciate maestose costruite con raffinati criteri architettonici e i decori scolpiti nella terracotta tinta in vari colori, mosaici e finti marmi seguono altre zone da recuperare. 

Il Mausoleo dei Valeri si staglia chiaro, con la sua nicchia semicircolare in cui è custodita l' impronta di una perduta statua di un Dio, probabilmente trafugata già in tempi antichi. 

Ai lati le statue di Minerva e una Diana o forse Giunone. Accanto alla triade divina, i componenti della famiglia dei Valeri atteggiati come antichi filosofi e circondati da simboli della sapienza. 

A sorvegliare il sonno dei fratellini Olimpiano e Valeria, uccisi da un' epidemia di peste nel 166, la statua di Hypnos, il Dio del sonno. La sovrastano da due amorini che reggono una cornucopia di semi di papavero.


Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma
CL: VALERI VEGETI 

Poteva già argomentarsi che quivi fosse sorta la casa urbana di Q. Valerio Vegeto console suffetto negli ultimi mesi del 91 (Henzen, Acta Arv. , p. CXXXI): ne confortava però la speranza, che intraprendendosi gli sterri per le fondazioni del nuovo palazzo, altri trovamenti avrebbero convalidato l'ipotesi nostra. Sebbene, durante tali escavazioni, non siano tornate in luce altre memorie scritte, come avvenne per la casa de' Nummii, pure per le scoperte fatte in questa parte dell'area, sotto ogni riguardo pregevolissime, che valgono almeno indirettamente a stabilire qui l'ubicazione della casa di Q.Vegeto. 

A brevissima distanza dal luogo ove avvenne il trovamento, i primi di marzo del decorso anno fu rimessa in luce la parete frontale di un ricco ninfeo, adorna di otto nicchie di diversa misura; rettangolari alcune, curvilinee altre, rivestite di mosaici per varietà e per gusto squisitamente eleganti. I mosaici sono a vivacissimi colori ed offrono rappresentazioni di rami fioriti di semprevivo, di pappagalli e di altri uccelli. Al sistema idraulico che alimentava questo antico ninfeo doveva senza alcun dubbio appartenere il tubo plumbeo quivi presso scoperto nel 1641. Gli avanzi del descritto luogo si collegano strettamente con altri resti di antica fabbrica privata tornati in luce a varie riprese per i lavori di sterro necessari alle fondazioni del palazzo del Ministero. 

Da Marzo del 1881 Cominciarono ad apparire verso l'angolo N-0 del palazzo stesso e, lungo una linea presso che parallela alla via XX Settembre, alcune stanze pavimentate di buoni mosaici; fra i quali uno notevolissimo per eleganza, semplicità e novità di partito geometrico. Tutta la superficie della stanza era ricoperta di mosaico bianco: solo da un lato e in asse con una porta di cui si rinvenne la soglia, il pavimento si dimostrò decorato da un quadrato a doppia fascia di m. 1,26 di lato, nel quale era inscritto un circolo, ed in questo un esagono diviso a sua volta in sette altri esagoni uguali contenenti ciascuno un rosone a vivaci colori, mentre tutta la parte geometrica del disegno è ottenuta sul fondo bianco, per mezzo di tessere nere. 

Il detto mosaico venne accuratamente trasportato su appositi telai e con pari diligenza sarà nuovamente posto in opera a decorazione di una sala del nuovo palazzo. La fondazione del muro frontale e di alcuni altri trasversali delle accennate stanze era formata di grandi parallelepipedi di tufo provenienti forse dal recinto servìano a breve distanza da questo luogo: nella nostra pianta tali muri di tufo sono distinti con mezzatinta. 

Singolarissima e preziosa la scoperta del 28 di Aprile entro la stanza che porge un nuovo argomento ad avvalorare l'ipotesi che qui sia stata la casa di Q. Valerio Vegeto. La scoperta consistè in un piccolo muro divisorio dello spessore di m. 0,22, lungo m. 1,50 e alto m. 0,40, formato da due lastre del consueto e solidissimo intonaco, adorne di buoni dipinti, della grossezza di 25 mm ciascuna, riempito di terra vegetale compattissima e fortemente pigiata. Il pavimento di mosaico coevo al muro insieme col sottoposto astraco era interrotto sulla linea occupata dal muro, che però poggiava senza fondazione sul terreno. Era la prima volta che fra gli avanzi delle antichità romane rivedeva la luce una costruzione così caratteristica. 

Sulle testimonianze di Plinio e di Vitruvio e per le scoperte avvenute nel luogo dove fu Ninive e nell'antico Egitto, si può affermare che, presso tutti i popoli delle più vetuste civiltà, usitate ed apprezzatissime si furono le costruzioni di terra. La casa di Re Attalo in Traili e quella di Creso in Sardi furono di terra. E la classica Grecia non isdegnò di edificare a fianco degli splendidi monumenti marmorei innalzati da Ictino e da Fidia e decorati da Zeusi e da Apelle, semplici costruzioni di terra. 

Re Mausolo in Alicarnasso ebbe di terra la sua dimora, e di terra fu ricoperta la meravigliosa mole 
del suo sepolcro. In Italia si ricordano da Vitruvio le mura di Arezzo e quelle di Mevania. In tali opere però debbonsi riconoscere piuttosto costruzioni di mattoni crudi, che di terra propriamente detta. Vitruvio infatti si serve dell'appellativo di laterizie, il che include l'idea del later o mattone di forma regolare. Vere opere di terra furono invece quelle torri innalzate in Ispagna da Annibale per i segnali di guerra e che venivano ancora ammirate ai giorni di Plinio. 

E che i Romani si giovassero pure di grandi costruzioni di terra, ne accertano alcuni tumoli lungo l'antica Via Appia, la descrizione del mausoleo di Augusto lasciataci da Strabene e il ricordo di un contrafforte o aggere alle falde dell'Esquilino verso le carine, murus teneus carinarum (Varrò L L V, 48). L'uso di Faibbriche di terra in ispecie per costruzioni rurali è ancora frequentissimo in Francia, in Ispagna e nella nostra Italia, dove molti e belli esempi ne additano il Piemonte, il Piceno ed i dintorni di Nizza. 

Aggiungerò solo che io, presente alla fortunata scoperta, ebbi cura di trasportare diligentemente sopra una lastra di lavagna, il prezioso frammento; e questo, per gentile concessione del sig. marchese De la Penne colonnello direttore del Genio Militare, conservo adesso gelosamente presso di me, siccome l'unico esempio fino ad ora apparso fra le rovine romane di una di quelle pareti formacee menzionate da Plinio. 

Credo assai malagevole il rendere ragione del perchè una tal parete sia stata impiegata in una casa romana costruita interamente di opera laterizia. Economia di tempo o di danaro non poterono al certo consigliarla; che l'apparecchiare la forma di tavole, il riempirla di terra a piccoli strati per facilitarne la coesione, l'attendere il prosciugamento prima di togliere la forma, e finalmente l'applicazione all'intonaco, doveva senza alcun dubbio richiedere tempo lunghissimo. Torna inutile il dimostrare che neppure per inferiorità di peso la parete fornacea poteva prevalere sulla laterizia. 

Si potrebbe forse pensare che i Romani, riconosciuta nella terra la proprietà di essere cattiva conduttrice del calorico, si fossero serviti di questo muro, come di parete isolatrice in un qualche ambiente dove la temperatura poteva essere artificialmente ad alto grado elevata. Un'altra ipotesi vorrei però permettermi su tal proposito e questa varrebbe insieme, come dissi più sopra, a confermare che la casa dove avvenne il trovamento del muro formaceo avesse appartenuto a Q. Valerio Vegeto. Ecco senz' altro gli argomenti che a mio avviso potrebbero consolidare la nostra congettura. 

Iliberris è il posto più avanzato de' popoli montani celtiberi e risponde all'attuale Oranada. Nel 1755 alcuni falsificatori di oggetti antichi, praticarono diverse escavazioni sul colle Albaizin di rimpetto all'Alhambra, ove sorgeva un castello arabo, allo scopo di riporvi e poi estrarne le anticaglie da loro stessi fabbricate. Per tale occasione si fecero invece delle scoperte di grande interesse archeologico, essendo tornate alla luce le vestigia di un edificio romano di cui l'architetto Sanchez rilevò accuratissima pianta. 

Tra le rovine della fabbrica si scopersero a varie riprese molte iscrizioni tra cui quelle della madre e della moglie di Q. Valerio Vegeto e quella di un C. Vegeto nota però fin dal 1588. La prima epigrafe è dedicata a Cornelia Severina, figlia di Publio, Flaminica, madre di Valerio Vegeto console, per decreto dei decurioni dei Fiorentini Iliberritani. La seconda per decreto dei decurioni stessi fu dedicata ad Etrilia Afra moglie di Valerio Vegeto (cf. C. I. L II 2074, 77). 

Da tali scoperte avvenute a Granada mi sembra potersi trarre argomento che Q. Valerio Vegeto avesse avuto rapporti strettissimi con la Spagna dove indubbiamente aveva esercitato una qualche magistratura e dove aveva saputo accattivarsi per modo Panimo degli Iliberritani da meritare per la madre, per la moglie, e certo anche per sé, il perenne ricordo decretato da quei decurioni. Si è appunto in questi stretti rapporti che legarono Q. Vegeto alla Spagna che io crederei ritrovare la ragione dell'esistenza di una parete formacea nella casa urbana di quel console. 

Questa costruzione spagnuola ricordava a Valerio Vegeto nella sua casa di Roma una delle caratteristiche di quei luoghi che a lui dovettero rimanere sempre carissimi. Della famiglia di Q. Vegeto, oltre la madre Gomena Severina e la moglie Etrilia Afra, ci è pur noto un Mummio Nigro Valerio Vegeto il quale, possedendo una sontuosa villa detta Calvisiana, nell'agro Viterbese, la dotò di « acque a mezzo di un acquedotto parte in muratura, parte a sifone ». Gli acquisti dei terreni e la concessione di far passare il detto acquedotto per vias limitesque publicos son registrati nel singolarissimo titolo viterbese (Lanciani, Silloge aquaria p. 378). 

A questo Mummio che assai probabilmente fu figlio di Quinto Valerio e di un'altra sua moglie della gente Mummia, si riferisce forse la iscrizione di Aeca (Troia) C. /. L IX, 948 : 

.lOVI dOllCheno 
EXVPERANTISSi mo 
L • MVMMIVS NIG^r 
QVINTVS VALERIV5 
WeGeiVS SEVERINt^s 
C • AVCIDIVS TERTVL lus 
COS • V S • 

Dì una Valeria Vegeta che senza dubbio alcuno deve essere legata da stretti vincoli di parentela col nostro console, ci dà notizia l'iscrizione di Emerita (Lusitania).
Un Lucius Valerius L lib. Vegettius è ricordato nel titolo sepolcrale scoperto a Petronella (Pannonia Superiore) C. L L* III, 4522.

Alle riportate memorie scritte possono aggiungersi queste dipinte o graffite sopra anfore. Nel collo di un'anfora con lettere nere: Graffito nell'argilla fresca sopra un'ansa: statue marmoree, delle quali si è detto a proposito della casa dei Nummii, tornarono in luce alcuni frammenti di sculture figurate, tra le quali mi piace ricordare una mutila statuina muliebre vestita di corta tunica e che dalla figura di un cane accovacciato ai suoi piedi, potrebbe credersi una Diana. Di questa statua per artificio ottima, furono rinvenuti i frammenti impiegati come materiale da costruzione entro un muro di fondazione verso l'angolo del palazzo. 
Debbo ora ricordare un buon numero di rocchi di colonne di diversi marmi e di granito, tra i quali preziosissimo può a buon diritto chiamarsi uno di breccia di Egitto scoperto nell'area della casa dei Nummii. 

BIBLIO

- Münzer - De Gente Valeria
- Plutarch - The Life of Publicola
- Briscoe - Valerius Maximus,
- Cicero - Pro Flacco, 36 - De Oratore, 38 -
Aelius Lampridius, "The Life of Commodus"
Julius Capitolinus, "The Life of Antoninus Pius
- Suetonius, De Illustribus Grammaticis,
- Valerius Maximus - Factorum ac Dictorum Memorabilium -
- Marcus Valerius Martialis - Epigrammata (Epigrams).
Priscus, quoted in the Excerpta de Legationibus.
Cornelius Nepos, "The Life of Cato


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