TEMPIO DEA CAELESTIS

EX VOTO ALLA DEA CAELESTIS CHE RECITA:
"A CAELESTIS VITTORIOSA LOVINUS SCIOLSE IL SUO VOTO"

Margherita Guarducci: “E come Tanit era venerata sull’acropoli di Cartagine, così a Roma la dea, divenuta Caelestis, ebbe probabilmente fin dall’inizio la sua dimora sull’arce della città, sul Campidoglio, là dove fioriva da tempi molto antichi il culto di Giunone Moneta, sia per rispetto dei principi di topografia religiosa dei Romani, che attribuivano alle figure connesse con la sovranità cosmica attuale i summa, i luoghi più alti."

Si sa che dopo la distruzione di Cartagine, il culto della Dea Caelestis venisse trasferito a Roma, e magari momentaneamente ospitato nel tempio di Iuno Moneta sull’Arx, mentre solo in epoca imperiale alla Dea venisse dedicato un proprio santuario.

Ciò contraddice il voto di un tempio e di giochi sacri espresso da Scipione a Tanit e agli Dei di Cartagine, come riferisce Macrobio, tanto che alcuni studiosi pensarono che il culto avesse potuto continuare in situ, ma la totale distruzione di Cartagine contraddice l'idea.

Certamente non si ebbe a Roma la realizzazione di un tempio grandioso, in tal caso avrebbe lasciato qualche traccia a livello documentario, ma comunque anche il semplice trasferimento della statua cultuale della Dea cartaginese avrebbe richiesto una degna sede. 

Se quindi appare probabile che un luogo di culto per Iuno Caelestis nell’Urbs dovesse esistere sin dall’epoca repubblicana, in realtà non esiste alcun documento riconducibile al culto prima dell’età imperiale.

La prima attestazione certa di Iuno Caelestis è, infatti, il piccolo frontone mutilo rinvenuto a Roma nella zona del Campidoglio, in cui la Dea appare al centro del rilievo assisa su leone in movimento; alla sua destra una stella a otto raggi la indica come Caelestis; all’estremità si riconosce il dio Sole con corona radiata che sorge con il suo carro; per cui nella parte opposta doveva rappresentata la quadriga della luna.

Nel secolo successivo l’assimilazione con Iuno tende ad attenuarsi mentre il nome Caelestis si trova attribuita ad altre figure divine femminili Venus, Diana, Virgo o anche semplicemente Dea. Invece il suo aspetto di Virgo Caelestis cominciò a riguardare la produzione della pioggia, che essa era in grado di promettere secondo la formula pluviarum pollicitatrix riportata da Tertulliano: “Ista ipsa Virgo Caelestis, pluviarum pollicitatrix”.

In epoca imperiale il suo culto si concentra sulla zona del Campidoglio e la più antica epigrafe cultuale sembra essere la dedica a Venus Caelestis Augusta e a tutti gli Dei (Dii omnes) pro salute per la salvezza dell’imperatore Nerva Traiano. Grande impulso al culto della dea Caelestis fu dato dall’imperatore Settimio Severo, a causa anche delle sue origini africane, ma fu con Elagabalo che il culto della Dea fu al top. 

L’imperatore ordinò la costruzione di un tempio dedicato al culto della Dea Caelestis sul Campidoglio e forse anche di un altro più modesto sul Palatino; e il suo simulacro venne fatto venire da Cartagine Nuova.

 Ancora Elagabalo nel 221 d.c. celebrò la ierogamia della Dea con il Dio solare di Emesa, di cui egli stesso era il sacerdote. Se il trasferimento della statua cultuale della dea Caelestis da Cartagine Nuova a Roma prova che nel culto praticato sul Campidoglio la dea Caelestis aveva conservato un suo aspetto originario.

Due dediche, una a Invicta Caelestis Urania da parte di adepti del culto di Mithra con il grado di Leones e l’altra a Caelestis Victrix, a Deus Sol Mithra, Venus Felix e Cupido dimostrano la valenza religiosa della connotazione “celeste.”

TEMPIO DELLA DEA CAELESTIS IN TUNISIA

Si è ritenuto, perciò, che il culto della dea abbia acquisito, nel corso del tempo, caratteri mistici e misterici di trasformazione, e a Roma venne istituito sacerdozio dedicato alla Dea Caelestis, presieduto da un princeps sacerdotum e costituito da almeno due ordini di sacerdoti denominati sacrati e canistrarii, questi ultimi una sorta di sacerdoti questuanti, come testimoniato dall’epigrafe del 259 d.c., rinvenuta nell’area a nord-est dell’antica Arx. 

L’iscrizione, impressa sulla base di una statua cultuale andata persa, ribadisce il rapporto della Dea con la zona dell’Arx Capitolina: 

DEAE · VIRGINIS · CAELESTIS PRAESENTISSIMO · NVMINI LOCI · MONTIS · TARPEI 
(alla dea Vergine Celeste favorevolissima divinità del Monte Tarpeo) 

e sta ad indicare come “la Virgo Caelestis non solo avesse sede e culto proprio sul monte Capitolino, ma di questo sacro colle fosse la principalissima divinità benefica e tutelare”.

Due dediche del III sec. d.c. sono indirizzate alla Dea per ringraziarla del buon esito del viaggio: 
PRO ITV ET REDITV (per l’andata ed il ritorno); 
esse sono accompagnate dall’impronta di una coppia di piedi in direzione opposta a simboleggiare i allontanamento e avvicinamento e dall'immagine di una colomba, animale sacro alla Dea. Queste epigrafi, riutilizzate e murate nelle strutture dell’edificio ai piedi del Campidoglio, allorché si procedette alla sua ristrutturazione tra il IV sec. e il V sec. d.c., sono tra i pochi avanzi del tempio della Dea Caelestis.


BIBLIO

- Lanfranco Cordischi - Il frontoncino con la "Dea Caelestis" nei Musei Capitolini: cenni sulla divinità e sul suo culto - Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma - Vol. 93 - No. 2 - L’Erma di Bretschneider - 1990 - 
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- J. Eckhel - Doctrina numorum veterum - IV - Vienna - 1794 -
- Robert Maxwell Ogilvie - The Romans and their gods in the age of Augustus - 1970 -

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