Tale Lorenzo Manili, entusiasta dell'antica civiltà romana coperta e distrutta da secoli ma riscoperta dal periodo umanistico che fu prodromico al grande Rinascimento italiano chiese agli scalpellini di incidere sul fascione in marmo, a grandi lettere maiuscole, un testo in latino che si legge:
"URBE ROMA IN PRISTINAM FORMA(M R)ENASCENTE LAUR MANLIUS KARITATE ERGA PATRI(AM) (A)EDIS SUO NOMINE MANLIANAS PRO FORT(UN)AR(UM) MEDIOCRITATE AD FOR(UM) IUDEOR(UM) SIBI POSTERISQ(UE) SUIS A FUND(AMENTIS) P(OSUIT) AB URB(E) CON(DITA) MMCCXXI L AN(NO) M(ENSE) III D(IE) II P(OSUIT) XI CAL(ENDAS) AUG(USTAS)",
STELE FUNERARIA ROMANA (1) |
"Mentre Roma rinasce all'antico splendore, Lorenzo Manilio, in segno di amore verso la sua città, costruì dalle fondamenta sulla piazza Giudea, in proporzione alle sue modeste possibilità, questa casa che dal suo cognome prende l'appellativo di Manliana, per sé e per i suoi discendenti, nell'anno 2221 dalla fondazione di Roma, all'età di 50 anni, 3 mesi e 2 giorni. Fondò la casa il giorno undicesimo prima delle calende di agosto".
La data dell'edificio, anno 2221, è calcolata dall'anno della fondazione di Roma (753 a.c.), che corrisponde all'anno 1468. La base dell’edificio è abbellito da vari reperti archeologici, tra cui quello, della cerva col cerbiattino e del leone che divora l’antilope.
Lorenzo Manilio, entusiasta della riscoperta dell'arte e dei valori romani che venivano ammirati e copiati nelle botteghe artigianali, era riuscito ad accaparrarsi alcuni frammenti di marmi romani che aveva orgogliosamente inserito nelle mura della sua casa.
Ma la sua passione per la romanità andò oltre: sulle architravi delle porte si legge il nome del fondatore ripetuto quattro volte, tre in latino ed una in greco, mentre sulle finestre è inciso il motto "Ave Roma".
Inoltre il basamento dell'edificio è cosparso di reperti archeologici: una stele funebre (nella foto 1) proveniente dalla via Appia, il frammento di un sarcofago romano sulla porticina centrale ed una stele greca. La casa è costituita da tre diversi fabbricati riuniti appunto dalla grande fascia iscritta.
LAPIDE DI PUBLIO CLODIO |
P CLODIVS A ET CLODIAE L BROMIVS EBORARIVS
CVRIATIA AMMIA CONCVBINA MEI AMANTISSIMA
HILARO P ET CVRIATIAE DELICIAE
P CLODIVS P ET CVRIATIAE L P CLODIVS P ET CVRIATIAE L
RVFIO ANTEROS P CLODI P L HERACLIDA SVAVIS CVRIATIAE L
Nella lapide di cui sopra, opera di Publio Clodio Bromius, si piange della morte di un fanciullo, “Hilario”, schiavo o liberto di Aulio e di Curatia Ammia (sua concubina amatissima), che lo definiscono “loro delizia”. Questa lapide potrebbe essere legata al bassorilievo (foto 1), dove si vedono tre adulti attorniare una figura di fanciullo recante un giocattolo tra le braccia.
Ebbene anche se la casa non è dell'epoca degli antichi romani, conserva un tale amore per quell'epoca che ci sentiamo di riportarla, insieme ai suoi resti autentici romani, come un grande esempio di amore per questa gloriosa terra di grandi avi e grandi opere d'arte che seppero stupire il mondo.
BIBLIO
- Pietrangeli, Carlo - Sant'Angelo - Guide rionali di Roma - Fratelli Palombi - Roma - 1976 -
- Lerner, L. Scott - Narrating Over the Ghetto of Rome - Jewish Social Studies - Winter/Spring 2002 -
- Berliner, Abraham - Storia degli ebrei di Roma. Dall'antichità allo smantellamento del ghetto - Milano - Bompiani - 2000 -
- Fiorentino, Luca - Il Ghetto racconta Roma - Gangemi Editore Roma - 2005 -
- Ravaglioli, Armando - Il ghetto di Roma. La storia del quartiere ebraico e la vicenda della più antica comunità romana - Newton & Compton - Roma - 1996 -
The gens Manlius was a major old family during the Republic. Did Lorenzo claim or prove descent?
ReplyDeleteI doubt it, his real name was Rienzo Manei, later changed to Laurentius Manlius.
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