CATACOMBE EBRAICHE DI VIGNA RANDANINI


Le catacombe ebraiche di Vigna Randanini, scavate nel fianco di una collina fra la Via Appia Antica e la Via Appia Pignatelli, fu la seconda catacomba ebraica di Roma ad essere casualmente ritrovata nel 1859. Queste catacombe riutilizzarono un edificio pagano, a cui fu aggiunta una copertura a volta ed una pavimentazione musiva a tessere bianche e nere.

Probabilmente l’area sotto cui fu scavato il cimitero, apparteneva alla Comunità Giudaica dell’antica Roma, che la mise a disposizione per realizzare degli ambienti sepolcrali e perciò fuori di quest’area dovevano trovarsi i colombari pagani che sorgevano sull'Appia. In effetti quando l'archeologo Garrucci (1812 - 1885) esaminò quest’area riferì di un colombario pagano nella vigna sovrastante la catacomba.

Le catacombe sottostanti alla collina si snodano per una lunghezza totale di circa 720 metri, di cui solo 450 di questi sono percorribili e messi in sicurezza, il resto delle gallerie è parzialmente ostruito o è reso impraticabile dalla terra di riempimento. Il sistema di gallerie e cunicoli si estende su un'area di 18.000 m².  


Dall'altezza media dei due lucernari si calcola che l'ipogeo si sviluppi ad una profondità di circa 10 metri. Esso è costituito da due gallerie principali, divise in varie diramazioni. Vi si trovano loculi scavati nelle pareti, cubicoli con arcosoli ed alcuni sepolcri a kokh, un modello di origine fenicia. 

Il kokh (plurale kokhim) è una tomba a forno che si sviluppa perpendicolarmente alla parete della galleria, diversi esempi se ne trovano in Palestina e Israele, come il kokhim che si trova nella Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme.  

Il corpo veniva custodito nel kokh per circa un anno, il tempo di decomposizione del corpo, dopodiché i parenti del defunto raccoglievano le ossa e le custodivano in un ossuario. A Vigna Randanini ci sono molti kokhim al livello del pavimento, alcuni dei quali si sviluppano su più livelli.


Difficile dare una datazione precisa per queste catacombe, le pitture e i resti rinvenuti si collocano invece tra la fine del II e il IV secolo d.c.. La catacomba oggi è servita da due accessi: uno nella proprietà dei Marchesi di Roccagiovine Del Gallo, nei pressi di Via Appia Antica, l’altro, attualmente in uso, in Via Appia Pignatelli.

L’ambiente esterno ha una forma rettangolare caratterizzata da una serie di strutture attribuibili a due fasi costruttive diverse:

- la prima datata alla prima metà del II sec. d.c., si presume fosse costituita dal solo piccolo ambiente quadrato caratterizzato da due esedre, in opus mixtum e da una nicchia in cui si intravedono ancora alcune tessere di mosaico bianco, una piccola pasta vitrea blu e qualche traccia di intonaco rosso e, probabilmente, una seconda nicchia, oggi scomparsa dietro la muratura di epoca successiva;


- la seconda, che va dal al III al IV sec. d.c., è caratterizzata da una totale modifica dell’area che contiene le due esedre. I muri longitudinali furono prolungati e rivestiti in opus listatum in cui vennero ricavati una serie di arcosoli. Al centro venne costruita una spina, anch’essa con arcosoli sovrapposti sui due lati, unita alle pareti laterali da muri con aperture a sesto ribassato. 

A questa fase dovrebbe appartenere la decorazione musiva bianca e nera del pavimento. Nella parete sud-ovest si aprono le due porte d’accesso all’ipogeo. Oggi le strutture murarie esistenti sono state alterate da un pessimo restauro moderno che ha utilizzato sia materiale moderno che antico, sottraendo quest'ultimo da dove non doveva essere sottratto.



LE EPIGRAFI

Queste catacombe, create intorno al III – IV secolo d.c. mostrano la presenza a Roma di una vivace comunità ebraica, attestata già nel II secolo a.c. e sempre più numerosa soprattutto in epoca imperiale.
All'interno delle loro gallerie sono state scoperte 195 iscrizioni in greco e latino, alcune sono incise su lastre di marmo, altre dipinte o graffite sui muri. 

La grafia ha errori ortografici e grammaticali forse dell'incisore ma pure dei parenti che non sono intervenuti. D'altronde con l'avvento del cristianesimo le scuole vennero chiuse e la gente precipitò nell'ignoranza.

Al momento della loro scoperta molte epigrafi erano frammenti misti al terreno di riporto, per cui molte sono scomparse, anche perchè vi fu un costante spoglio degli arredi già in epoca antica per decorare altre tombe. Poi dopo il ritrovamento del 1859 durante la II guerra mondiale quando le gallerie vennero usate come rifugio, molti beni vennero trafugati e rivenduti.




I CUBICOLI

I cubicoli dipinti riportano, oltre a motivi floreali e raffigurazioni di animali, anche simboli della religione ebraica come la Torah e il candelabro a sette braccia. Le pareti sono occupate dai loculi che hanno parzialmente distrutto la ricca decorazione di fine del III e inizio del IV secolo d.c.

  
IL CUBICOLO DELLE PALME

Il cubicolo delle Palme, così chiamato per la pittura ai quattro angoli di palme da datteri, motivo ornamentale nella Diaspora (dispersione in varie parti del mondo di un popolo perseguitato), si trova ancora nella galleria principale. Esso è preceduto da un vestibolo intonacato di bianco. Ai lati della porta sono dipinti sullo zoccolo dei riquadri di incrostazioni marmoree e sopra queste una mezuzah.

La Mezuzah è un oggetto rituale ebraico, consistente in una pergamena su cui sono stilati i passi della Torah corrispondenti alle prime due parti dello Shemà, preghiera fondamentale della religione ebraica (Deuteronomio 6:4-9 e Deuteronomio 11:13-21); solitamente essa viene racchiusa in un apposito contenitore.

La decorazione interna è ricca di incrostazioni marmoree e fasce rosse e verdi, che delineano l’apertura dei loculi separati tra loro da ghirlande di fiori. Sono inoltre dipinti fiori e un kantaros dal quale escono altri fiori. 

Il nome di questo cubicolo deriva dalla presenza di palme da dattero dipinte ai quattro angoli del cubicolo. La volta a vela, che aveva originariamente una decorazione di uccelli, è oggi scomparsa. Attualmente le pitture appaiono irrimediabilmente danneggiate a causa, sia della realizzazione dei loculi ricavati in un secondo momento e che hanno contribuito a far crollare la volta, sia dall’umidità causata dalle infiltrazioni d’acqua che provengono dal giardino sovrastante.


CUBICOLO DELLA MENORAH

Il cubicolo della Menorah di fine III secolo d.c., dove appunto è dipinta la Menorah su un arcosolio, si trova nella galleria principale. 

E' affrescato con motivi geometrici semplici, con il colore rosso su fondo bianco. Sia sulle pareti che sul soffitto, all’interno dei disegni, compaiono semicancellati dei cedri posti negli angoli. Sopra l’arcosolio è dipinta una grande menorah.
 

CUBICOLO DEI PEGASI

Il cubicolo dei Pegasi, con ogni probabilità un ipogeo pagano inglobato successivamente nella necropoli ebraica, si trova in un'altra area della catacomba. Al centro di quest’ambiente c’è un pozzo, profondo circa 6 metri, che riceve l’acqua di scarico proveniente dall’ambiente esterno mosaicato.

Il cubicolo è affrescato alle pareti con i colori del rosso cinabro, del verde e del marrone. Al centro della volta troviamo una Nike alata, personificazione della vittoria, che impugna con la mano sinistra un ramo di palma e con la mano destra una corona di alloro che tende verso un giovane. Si tratta senza dubbio di una decorazione pagana col mito della Nike che incorona i vincitori romani.

TOMBE KOKHIM


NEL LIVELLO INFERIORE

Si scende al livello inferiore attraverso una scala in gallerie dove si aprono sia kokhim che loculi. Al termine dell'area si aprono due cubicoli, ambedue decorati con linee colorate che inquadrano sia gli arcosoli sia le varie immagini inserendoli in una cornice lineare.

Nella prima stanza il motivo centrale del soffitto, posta all’interno di una serie di anelli concentrici, è una Vittoria alata che incorona un giovane nudo, probabilmente un atleta. Al cerchio esterno compaiono pavoni, uccelli e cesti di fiori. I muri sono ornati con pegasi, galli, galline, pavoni e altre specie di uccelli, inoltre vi è dipinto un montone con un caduceo.

Nella seconda stanza la figura centrale della volta è la Dea Fortuna con una cornucopia in mano. Nell'anello esterno figure di pesci e anitre alternate a cesti di fiori. Sotto la Fortuna, vi sono un ippocampo e due delfini, e sul lato opposto alcuni pesci.

In ogni pennacchio della volta a crociera c’è un Genio delle quattro stagioni. I muri sono ornati con ghirlande di fiori e uccelli. Il muro di fondo presentava la figura molto sbiadita di un uomo fra due cavalli. Sicuramente l'iconografia è pagana.




GLI SCAVI

- La prima scoperta e I primi scavi nel 1857, da Ignazio Randanini, allora proprietario dell’area. Oggi è proprietà dei Marchesi di Roccagiovine Del Gallo, proprietà delimitata a N dall’attuale Via Appia Pignatelli e a SSW dalla Via Appia Antica.

- Gli scavi ufficiali furono iniziati sempre dal Garrucci, nel 1859, partendo dall’ingresso sull’Appia Pignatelli.

- Prima descrizione della catacomba e delle iscrizioni sepolcrali fu redatta da Herzog nel 1861, pubblicato nel resoconto del “Bullettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica” (Herzog, 1861). I successivi scavi

- Nuovi scavi nel 1862, sempre del Garrucci, misero in luce un’altra entrata posta sull’Appia Antica e l’esistenza di un livello più basso. Rinvenne 195 iscrizioni sepolcrali su lastre di marmo e graffiti (Garrucci, 1862). 

- Nei primi del 1900 la catacomba fu studiata dal De Rossi che contò 136 epigrafi; in meno di quarant’anni ne erano scomparse 59. Il Leon nel 1922 ne ritrovò solo 122. Nel 1933 ne erano rimaste 119. Quando il Leon, nel 1951, vi tornò di nuovo il numero delle iscrizioni era diminuito ulteriormente.



BIBLIO

- Garrucci R. - Descrizione del cimitero ebraico di Vigna Randanini - Dissertazioni PARA - Roma - Herzog E. - 1861 - 
- Le catacombe degli ebrei in Vigna Rondanini - Bullettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica BICA - Leon H.J. - 1960 - 
- Marucchi O. - Scavi nella vigna Randanini, in Cronichetta mensuale delle più importanti moderne scoperte, del prof. Tito Armellini, e notizie archeologiche da suo figlio Mariano Armellini - 1883 - 
- Marucchi O., 1884, Breve guida del cimitero giudaico di Vigna Randanini, Roma. Mazzoleni D., 1980, Catacombe giudaiche nell’antica Roma, MonArch, 45, Firenze.

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