LOCRI EPIZEFIRI (Calabria)





«Dopo il Promontorio di Eracle, si trova quello di Locri, detto Zefirio, che ha il porto protetto dai venti occidentali e da ciò deriva anche il nome. Segue poi la città detta Locri Epizefiri, che fu colonizzata da quei Locresi che stanno sul golfo di Crisa, condotti qui da Evante, poco dopo la fondazione di Crotone e Siracusa. Eforo, perciò, non è nel giusto quando afferma che si tratta di una colonia dei Locresi Opunzi. Questi coloni, dunque, abitarono per tre o quattro anni presso lo Zefirio e c'è là una fonte, chiamata Locria, dove i Locresi posero il loro accampamento. Poi trasferirono la loro città, con l'aiuto dei Siracusani. Da Rhegion a Locri vi sono 600 stadi; la città sorge sul pendio di un colle detto Epopis

(Strabone, Geografia, VI, 1, 7C259)

Locri Epizefiri (greco Λοκροὶ Επιζεφύριοι, Lokroi Epizephyrioi) fu una città della Magna Grecia, fondata sul mar Ionio, all'inizio del VII secolo a.c., da greci provenienti dalla Locride che si stabilirono prima a Zephyrion Acra (Caput Zephirius), oggi Capo Bruzzano, spostandosi poi a pochi Km a nord dell'insediamento, in un centro che chiamarono Epizephyrioi (attorno a Zephyrio).

PERSEFONE - STATUA TRAFUGATA ED ESPOSTA OGGI A BERLINO


LA FONDAZIONE

Secondo Strabone la città fu fondata dai Locresi del golfo di Crisa, guidati dall'ecista (capo carismatico della spedizione) Evante. Secondo Polibio, Eforo e Virgilio i coloni venivano dalla Locride Opunzia (Locride orientale) di fronte all'isola Eubea, Secondo altri provenivano dalla Locride Ozolia, sul golfo di Corinto. Per Aristotele e Polibio i fondatori erano servi fuggiti con le mogli dei loro padroni, impegnati con Sparta nella guerra contro i Messeni. 

Sulle date della fondazione Pausania e Polibio la riportano alla I guerra messenica (743 - 724 a.c.), Eusebio di Cesarea nelle Cronache la riporta al 673 a.c., Girolamo al 679 a.c., e Strabone alla fine dell'VIII secolo a.c.. Secondo Pausania invece furono uomini liberi, per giunta aiutati da una commissiona spartana, tanto è vero che Locri ebbe come Sparta il culto di Persefone, di Achille, di Eaco e di Tetide. 

Per giunta i Locresi, prima della battaglia della Sagra, chiesero a Sparta un aiuto militare che, consistendo poi in un ristretto manipolo di soldati, dette origine, si crede, al culto dei Dioscuri, che si batterono materializzandosi sul campo, come accadde per i Romani la battaglia del lago Regillo. 

Prevale oggi l'idea di una spedizione di coloni, accompagnati da soldati spartani o da pirati, assoldati come mercenari da Sparta impegnata nella I guerra messenica. I coloni si trasferirono sul colle Epopis, dove però trovarono insediate popolazioni indigene di Siculi, che sarebbero state scacciate dai locresi, insediandosi sul luogo indicato dall'oracolo di Delfi, presso capo Zefirio, ma dopo alcuni anni i coloni si spostarono verso nord di circa venti Km, fondando una nuova città con lo stesso nome. 

Man mano Locri Epizefiri si estese dalla costa ionica al versante tirrenico calabrese, fondando tra il 650 a.c. ed il 600 a.c. le due colonie di Medma (Rosarno) e di Hipponion (Vibo Valentia) e occuparono Metauros (Gioia Tauro).

IL RAPIMENTO DI PERSEFONE


L'ORGANIZZAZIONE

"Si ritiene che i Locresi siano stati i primi a far uso di leggi scritte"
(Strabone, Geografia VI, 259 8)

La polis di Locri Epizefiri era organizzata come Sparta. Il potere era nelle mani di una aristocrazia rigida e guerriera che formava l'Assemblea dei Mille, che comprendeva tutti i cittadini dotati di pieni diritti politici, suddivisi in tre tribù e trentasei fratrie.

La legislazione si rifaceva a Zaleuco, il primo legislatore occidentale, risalente al VII sec. a.c., una legislazione scritta e pertanto non soggetta ad arbitri, con leggi severissime, basate sulla "legge del taglione", che potevano apparire barbare per un romano, ma che evitava soprusi e "faide" con vendette familiari tramandate da padre in figlio e, straordinariamente, proibivano la schiavitù.

"La più alta Giustizia governa Locri Epizefiri"
(Pindaro, Olimpiche X, 17-18)

Zaleuco nativo di Locri, fu il primo legislatore del mondo occidentale, ed Eusebio lo colloca tra il 663 ed il 662 a.c.. Purtroppo il Corpus delle leggi è andato perduto, e ne conosciamo solo alcune citate da autori come Cicerone, Polibio, Stobeo etc. 

La donna a sua volta, come a Sparta, godeva di grande prestigio, sia per la veste sacerdotale nei culti cittadini, sia per i molti diritti che vantava sul piano giuridico, come il diritto a tramandare ai figli l'eredità e il nome della famiglia anche in caso di scomparsa degli uomini, mariti, figli o fratelli che fossero. 

A Locri come a Sparta le donne partecipavano alle gare atletiche e Polibio riferisce che la nobiltà Locrese traeva origine dalle donne e non dagli uomini, certamente una società matrilineare derivata da una società matriarcale.

IL CAVALIERE DI LOCRI


I 14 FRAMMENTI DEL CORPUS LEGISLATIVO SOPRAVVISSUTO

- A nessuno è permesso alienare il proprio patrimonio, a meno che non gli sia accaduta qualche sventura, pubblicamente riconosciuta.
- Ai Locresi non è dato possedere nè schiavi nè schiave.
- Gli adulteri devono essere privati di entrambi gli occhi.
- Alle donne è vietato indossare vesti dorate e di seta e abbellirsi con ricercatezza se non per prendere marito.
- Le donne sposate devono indossare bianche vesti mentre camminano per il foro con i domestici, ed essere seguite da un'ancella. Le altre, nubili, possono indossare vesti di vari colori.
- Non ci si deve presentare armati all'adunanza del Senato.
- Si deve condannare ad un'ammenda chi, ritornando da lontane regioni, chiedesse novità.
- Si deve condannare a morte l'infermo che ha bevuto del vino contro il divieto del medico.
- E' vietato piangere i morti, anzi si deve banchettare dopo aver dato loro sepoltura.
- E' vietato intraprendere una causa tra due se prima non si è tentata una conciliazione.
- Si deve impedire la vendita di cibo se non operata dagli stessi produttori.
- Si deve condannare a morte il ladro.
- Dev'essere cavato un occhio a chi ne cavò uno ad un altro.
- Colui che proponga al Senato la riforma o la sostituzione di una legge vigente deve tenere un laccio al collo, pronto a strozzarlo se la proposta non venisse approvata.

Stupisce la terribile durezza di alcune leggi come l'accecamento degli adulteri e la legge del taglione ecc. ma stupisce pure il divieto di possedere schiavi, assolutamente unico nell'antichità, e segno di una grande evoluzione civile.




LE SUBCOLONIE

Tra il VII ed il VI sec. a.c. la prosperità delle città consentì un’espansione del controllo sul territorio anche attraverso la fondazione di sub-colonie, sia per l'eccessivo sviluppo demografico, sia per la voglia di scoprire nuovi territori e di instaurare nuovi commerci. Così, probabilmente verso la fine del VII sec. a.c., sorsero Medma (Rosarno) ed Hipponion (Vibo Valentia).

Con queste due sub-colonie Locri Epizefiri controllava buona parte del territorio che andava dallo Ionio al Tirreno, rivaleggiando però con Crotone e Reggio che avevano le stesse mire espansionistiche. Ciò doveva inevitabilmente condurre ad un conflitto che infatti avvenne anzitutto con Crotone.



LA BATTAGLIA DEL SAGRA

La battaglia avvenne nei pressi dell'attuale Roccella ionica (vicino al fiume Sagra), dove tra la rupe e il mare vi è uno spazio di soli 200 metri, un'anticipazione della scelta del campo di battaglia di Leonida alle Termopili, dove le scarse truppe locresi fermarono il grande esercito crotoniate come faranno gli Spartani contro i Persiani.

Sembra che i 15 000 uomini dell'alleanza locrese-reggina sbaragliassero ben 130 000 crotoniati, e Zeus avrebbe sorvolato la battaglia sotto forma di aquila, mentre i suoi figli (i Dioscuri) sarebbero apparsi a cavallo partecipando alla battaglia.

Un'iscrizione votiva su uno scudo rinvenuto a Delfi, cita " I cittadini di Hipponion e Medma e Locri dedicarono dal bottino dei Crotonesi. " Aiutati dai Dioscuri Castore e Polluce e da Aiace Oileo, i Locresi vinsero ed edificarono templi in loro onore

In seguito alla vittoria di Reggio e Locri si iniziò il culto dei Dioscuri e presso il tempio ionico di "Marasà" a Locri Epizefiri sono state rinvenute due statue, ovvero due acroteri in marmo dei due gemelli.



ALLEATA DI SIRACUSA


Dal V secolo a.c. Locri Epizefiri si alleò con Siracusa e, quando nel 477 a.c. Anassila di Reggio la attaccò, Locri si rivolse al tiranno Ierone di Siracusa. Poi contraccambiò quando Atene organizzò la spedizione in Sicilia, perchè Locri si schierò dalla parte di Siracusa nella guerra contro Reggio, alleata di Atene.

Il IV secolo a.c. fu per Locri Epizefiri un periodo di grande splendore artistico, economico e culturale. Fu il periodo della poetessa Nosside e dei filosofi Echecrate, Timeo ed Acrione fondatori di una scuola pitagorica presso cui, secondo Cicerone, Platone si sarebbe recato per apprenderne gli insegnamenti.

Dopo la morte di Dionigi I, Locri Epizefiri ospitò Dionigi II, esiliato da Siracusa, che vi instaurò la tirannide tra il 357 e il 347 a.c. ma il popolo insorse uccidendo tutta la sua famiglia e instaurando finalmente la democrazia.

IL PARCO ARCHEOLOGICO


LOCRI ROMANA

« Locri, città d'Italia ordinata da leggi bellissime, dove per abbondanza di beni e gentilezza di sangue non sta dietro a nessuno... »
(Platone. Timeo, II)

Nel 280 a.c. Locri Epizefiri si alleò con Pirro, re dell'Epiro, nel 306 - 300 a.c. e nel 298 - 272 a.c., nella guerra tra Romani e Sanniti, come alleata di Taranto. Dopo qualche anno però Locri passò dalla parte dei Romani e Pirro si vendicò nel 266 a.c. devastando la città e saccheggiando il tempio di Persefone.

Nella II guerra punica (dal 218 a.c. al 202 a.c.) la Puglia, la Lucania e buona parte della Campania caddero sotto il controllo cartaginese; ora Annibale doveva conquistarsi uno sbocco sul mare nel Bruzzio e dette ordine al suo luogotenente Annone di impadronirsi di Locri.

I locresi uscirono a cercare sul proprio territorio le maggiori risorse possibili per rifugiarsi all'interno della cinta muraria e resistere all'assedio. Ma Annone inviò la cavalleria per bloccarli al di fuori delle mura ordinando però di non fare del male a nessuno per garantirsi un gran numero di prigionieri. Così avvenne e i prigionieri vennero utilizzati come merce di scambio per ottenere la resa incondizionata della città cui fu promessa la protezione cartaginese.

L'assemblea popolare locrese, convocata per decidere la risposta ad Annone, dovette accettare lo scambio, soprattutto per la sorte dei loro congiunti prigionieri.

VILLA ROMANA DI CASIGNANA

Però, in ricordo del buon presidio romano, deliberò segretamente di permettere al presidio stesso, comandato da Lucio Atilio, di lasciare la città per imbarcarsi alla volta di Reggio dove si sarebbe ricongiunto alle altre truppe romane sfuggendo, così, alla devastazione cartaginese.

L'azione fu scoperta all'indomani dai cartaginesi ma alla fine Annibale mantenne la parola data. Pertanto a Locri venne concessa ampia libertà, mantenendo sotto il proprio controllo il porto e potendo autogovernarsi a patto che, in caso di bisogno, fornisse un valido sostegno alle forze cartaginesi.

Nel 215 a.c., Annone, su istanza di legati locresi, offrì la salvezza ai crotoniati assediati dai Bruzzi e dai Cartaginesi all'interno di Crotone, accordando loro di abbandonare la città per trasferirsi a Locri. Dell'episodio ci da notizia Livio (Ab Urbe Condita, XXIV 3, 14-15), anche se restano dubbi sul trasferimento in massa degli esuli a Locri.

Conquistata Locri, quasi tutte le altre città del Bruzzio e pure Taranto, Annibale sembrava pronto a sferrare il colpo finale contro Roma. Ma non andò così e anzi i romani iniziarono ad ottenere importanti vittorie, a cominciare dalla conquista di Siracusa ad opera dell'esercito truppe del console Marco Claudio Marcello.

Pian piano tutte le città dell'Italia meridionale conquistate dai cartaginesi o ribellatesi a Roma vennero riconquistate dai romani, che dopo aver ripreso Taranto si rivolsero a Locri, ancora nelle mani di Annibale, ma le truppe terrestri a supporto della spedizione navale guidata da Lucio Cincio Alimento vennero annientate presso Petelia con duemila morti e quasi millecinquecento prigionieri. Persino i due consoli romani, Marco Claudio Marcello e Tito Quinzio Crispino, trovarono la morte durante una ricognizione nei pressi degli accampamenti cartaginesi.

Intanto la spedizione navale di Lucio Cincio Alimento raggiunse Locri assediandola. Annibale radunò le sue truppe e si mise in marcia verso Locri. All'interno della città assediata Magone, comandante del presidio cartaginese, sapendo dei soccorsi, lanciò fuori delle mura un forte attacco contro gli assedianti romani che fuggirono risalendo sulle navi nel 208 a.c.

L'anno dopo però i romani uccisero Asdrubale, fratello di Annibale, tagliando ai cartaginesi la possibilità di ricevere rifornimenti e riconquistarono Metaponto ed Eraclea. Di Locri si occupò il console Publio Cornelio Scipione quando caddero nelle mani dei romani alcuni abitanti di Locri. Questi li informarono che i locresi intendevano ribellarsi e tornare all'antico alleato. 

Scipione fece rientrare a Locri i prigionieri, che nottetempo eliminarono le guardie cartaginesi sulle mura, della parte bassa della città, in modo da lascia passare al loro interno tremila legionari agli ordini dei tribuni militari Marco Sergio e Publio Mazieno, sotto la supervisione del propretore Quinto Pleminio.

VILLA ROMANA DEL NANIGLIO

I cartaginesi si rifugiarono nella parte alta della città dando inizio a una logorante battaglia di scaramucce quotidiane. Annibale, conosciuta la situazione si mise in marcia verso Locri, ma la popolazione locrese, stanca dei soprusi cartaginesi, scese in campo al fianco dei romani, volgendo la battaglia alla vittoria.

"Alla fine, (nel momento in cui) giungeva lo stesso Annibale, i Romani non avrebbero potuto resistere (a lungo) se la moltitudine dei Locresi, esasperata dall'arroganza e dalla cupidigia dei Cartaginesi, non si fosse schierata con i Romani ".
Livio (Ab Urbe Condita, XXIX 6, 17)

Giunse infine la flotta romana guidata da Scipione a soccorrere la città. Annibale dette l'ordine ai suoi uomini di fuggire e fuggì a sua volta. Locri era romana.




I RESTI

La zona archeologica di Locri si trova nel comune di Portigliola, 3 km più a sud, nel territorio pianeggiante compreso tra la fiumara Portigliola, la fiumara Gerace, le colline di Castellace, Abbadessa e Manella, e il mare.

La città antica, difesa da una cinta muraria di 7 km, in molti tratti ancora visibile, aveva all'esterno delle mura le varie necropoli, mentre la maggior parte delle aree sacre sono disposte accanto alle mura. I templi monumentali risalgono al periodo arcaico, mentre quelli situati immediatamente all'esterno sono meno monumentali.

IL TEATRO GRECO-ROMANO


IL TEATRO

Il teatro, del IV secolo a.c. con molti rifacimenti in età romana venne realizzato sfruttando una conca naturale ai piedi dell'altura di Casa Marafioti maggiormente scavato tagliando i gradini nell'arenaria tenerissima. La prima fase del teatro risale alla metà del IV secolo a.c.. Ne restano, oltre alle fondazioni della scena, parte dei gradoni in arenaria della cavea, che potevano accogliere circa 4 500 spettatori. Si pensa che il teatro servisse anche per riunioni politiche.

In età romana imperiale l'edificio fu trasformato eliminando le file più basse delle gradinate per allargare la scena e costruendo un alto muro semicircolare in blocchi di calcare, in modo da proteggere gli spettatori durante le lotte tra gladiatori o tra uomini e animali. Nello Museo naz. sono esposte alcune antefisse a testa di sileno, che ne ornavano la scena.

Il teatro romano fu realizzato nel I secolo a.c. sull'impianto originale greco del IV secolo a.c.; è la più importante testimonianza della romanizzazione della città, che venne trasformata in municipium, perdendo gradualmente di importanza. Nel tempo si susseguirono numerose spoliazioni prima e rimaneggiamenti poi. Fu riportato alla luce nel 1940 da Paolo Enrico Arias; gli scavi furono terminati nel 1957 da Alfonso De Franciscis.



TEMPIO DI ZEUS

Il santuario di Zeus nel corso del tempo venne ampliato ed arricchito. In base alla scoperta a metà altezza della collina della Mannella di un deposito di iscrizioni, così importante per la più tarda amministrazione della città, si è ipotizzata la presenza dell'agorà ai suoi piedi.



TEMPIO DI ATENA

E sempre all'interno della cinta di mura sulla collina della Mannella fu apprestato, con ogni probabilità nel VI secolo a.c., un luogo di culto per un'altra divinità olimpica, Atena.



SANTUARIO DI AFRODITE

L'area sacra di Afrodite si trova nei pressi dell'abitato di Centocamere, situato vicino alla costa, ed è un complesso formato da un tempietto, da una serie di ambienti con portico a "U" e da un cortile centrale; la sua costruzione, avvenuta in due tempi, è da collocarsi tra la fine del VII e la metà del VI secolo a.c., mentre il suo utilizzo si è protratto fino alla metà del IV secolo a.c. 

In località Marasà sud, immediatamente all'esterno delle mura, e a contatto con l'area delimitata dalla stoa ad U sorgono un sacello tardo arcaico (500 - 480 a.c.) dedicato ad Afrodite e la cosiddetta casa dei leoni, dove avevano luogo celebrazioni private delle Adonie, tenute da tiasi femminili. Di questo culto locrese ci dà notizia anche la poetessa Nosside, che forse faceva parte di uno dei thiasi femminili che onoravano il Dio. 

Secondo molti studiosi, il celebre Trono Ludovisi proviene proprio dal tempio ionico di Afrodite di contrada Marasà, del resto un frammento di pínax, quadretto votivo in terracotta del 470-60 a.c.circa rinvenuto nel tempio di Persefone in contrada Mannella presso Locri e attualmente nel Museo della Magna Grecia a Reggio Calabria, mostra parte di una figura femminile pressoché identica a una delle due donne rappresentate sui lati del Trono Ludovisi.

Secondo l'archeologa Margherita Guarducci, il Trono costituiva il parapetto del bothros; ipotesi avvalorata dal fatto che le dimensioni della scultura combaciano al centimetro con i tre lastroni di pietra superstiti, del rivestimento del bothros, ancora visibili nell'area archeologica del Tempio di contrada Marasà.

Sembra che Afrodite fosse la Dea più venerata a Locri nel V secolo a.c., come Dea della bellezza, dell'amore, e della fertilità di uomini, animali e piante. Altre divinità venerate erano Ermes e Dioniso collegati a vari miti.


PINAKE CON PERSEFONE E ADE


TEMPIO DI PERSEFONE

Il celebre Santuario di Persefone o Persephoneion era situato a mezza costa del colle della Mannella e sembra venisse adibito a Telesterion per i Misteri "Eleusini divinità dell'oltretomba, principalmente Persefone. Le ricchezze del Persephoneion locrese furono depredate da Dionisio II (360 a.c.), Pirro (276 a.c.) e dal comandante romano Pleminio luogotenente di Scipione dopo la cacciata da Locri Epizefiri durante la II guerra punica (205 a.c.). 

Gli oggetti votivi rinvenuti nel complesso architettonico (terrecotte figurate, frammenti di vasi, arule, pinakes, alcune riferite alla pratica della prostituzione sacra delle vergini, in uso presso la società locrese, specchi e iscrizioni con dedica alla Dea, il tutto datato tra il VII e il II secolo a.c.
I pinakes erano ex-voto dove soggetto raffigurato in genere è il rapimento di Kore, che è la figlia di Demetra, che diventa Persefone (regina degli inferi) e sposa di Ade, Dio dell'oltretomba. 



TEMPIO IONICO

Uno dei templi interni alla cinta muraria è l'antichissimo Tempio di Marasà, databile attorno al VI-V secolo a.c., che i locresi abbatterono per sostituirlo con uno più grande in stile ionico in calcare nel 470 a.c. su iniziativa del tiranno Ierone di Siracusa. Il nuovo tempio ha la stessa ubicazione ma è orientato diversamente.

Il tempio, di m 45,5 X per 19,8, aveva 17 colonne ioniche sui lati lunghi, e 6 colonne sulla fronte. Le colonne erano alte 12 m, con base a capitello ionico a volute. La cella era preceduta da un pronaos (vestibolo) con due colonne fra le ante, che si ripetevano anche fra le ante del vano retrostante la cella.

Al centro della cella tre grandi lastre di calcare, infisse verticalmente nel terreno, rivestivano un bothros, la fossa sotto il pavimento di uso cultuale. Questo tempio era molto più alto dei templi dorici, ed è uno dei pochi templi ionici della Magna Grecia. Il tempio è stato distrutto nel XIX secolo ed i ruderi mostrano oggi un solo rostro di colonna.



ALTRI SANTUARI

Altri luoghi di culto, sorsero fuori dalla cinta muraria, come il santuario delle ninfe in Contrada Caruso o quello di Demetra in Contrada Paparezza, e lo Iatreion di Demetra (Grotta Caruso).



I DIOSCURI

Tra i maggiori rinvenimenti statuari vi è il gruppo marmoreo dei Dioscuri a cavallo, esposto nel Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Si tratta di una imponente scultura raffigurante un Dioscuro che scende da un cavallo impennato sorretto da un tritone con la barba, il busto umano coperto da un panno e il resto del corpo con sembianze di pesce.



NECROPOLI

All'esterno della città vi sono diverse necropoli, presso le contrade Monaci, Russo, Faraone, Lucifero, dove sono state ritrovate oltre 1 700 tombe. La necropoli locrese più nota è quella di Lucifero, dove sono state rinvenute circa 1 700 tombe databili tra il VII e il II secolo a.c. e spesso segnalate da vasi di grandi dimensioni, di buona fattura e pregio, opera di ceramografi ateniesi di fama, oppure da "arule", piccoli altari in terracotta decorati con immagini del mondo dell'oltretomba.


BIBLIO

- Polibio - Storie - XII -
- Erodoto - Storie - VI -
- Livio - Ab Urbe Condita - XXIX -
- Cicerone - De finibus bonorum et malorum - V -
- Marcella Barra Bagnasco - Il culto di Adone a Locri Epizefiri - in Ostraka - 1994 -
- Locri Epizefiri - Raffaele Speziale, Franco Pancallo Editore - Locri - 2009 -
- Ettore M. De Juliis - Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana - 1996 - 
- Pino Blasone - Locri, divinità al femminile - 2020 -



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