CHIESA DI S. NICOLA IN CARCERE - TEMPIO DI IUNO SOSPITA |
GIUNONE SOSPITA |
Sicuramente trattavasi di questo tempio piuttosto che il più famoso ma lontano tempio di Lanuvium.
Nelle statue e nelle monete la Dea (Giunone propizia, o protettrice, ovvero salvatrice) viene rappresentata con una pelle di capra sul capo, una lancia in mano ed accompagnata da una serpe.
Lo testimonia una statua di età antonina conservata nei Musei Vaticani e, forse, proveniente proprio dal tempio di Giunone Sospita al Foro Olitorio: una raffigurazione dal chiaro carattere guerriero della Dea.
La pelle di capra e il serpente le danno una connotazione di Dea Terra, colei che dà la vita, che nutre e che fa morire.
La pelle di capra e il serpente le danno una connotazione di Dea Terra, colei che dà la vita, che nutre e che fa morire.
Quest'ultimo aspetto è simboleggiato dalla lancia: tutte le Grandi Dee Madri furono anche Dee della guerra nel loro lato mortifero.
Se il serpente accettava il dono, si prospettavano raccolti fruttuosi; se lo rifiutava, una fanciulla impura, cioè colei che aveva perduto la verginità, veniva sacrificata per scongiurare la carestia.
Il culto di Giunone Sospita (Giunone che protegge e salva) fu importato a Roma dopo il 338, contemporaneamente alla concessione della cittadinanza romana agli abitanti di Lanuvio il che fa sospettare uno scambio perchè il tempio lanuviano era molto ricco.
IUNO SOSPITA MATER REGINA
L'appellativo più comune della Dea era Iuno Sospita Mater Regina, la cui festa venne poi soppiantata dalla festa di san Valentino, un ipotetico vescovo e martire di Terni, la cui passio dell'inizio del sec. XIII dove narra che S.Valentino, esercitò il suo ruolo ecclesiastico per oltre settant’anni, poi siccome lasciava perplessità la longevità del santo nonchè il martirio, spostarono il tutto alla metà del IV secolo.
L'appellativo più comune della Dea era Iuno Sospita Mater Regina, la cui festa venne poi soppiantata dalla festa di san Valentino, un ipotetico vescovo e martire di Terni, la cui passio dell'inizio del sec. XIII dove narra che S.Valentino, esercitò il suo ruolo ecclesiastico per oltre settant’anni, poi siccome lasciava perplessità la longevità del santo nonchè il martirio, spostarono il tutto alla metà del IV secolo.
Properzio narra che nel santuario di Lanuvio si svolgesse ogni primavera un particolarissimo rito propiziatorio per l’agricoltura, durante il quale un gruppo di fanciulle vergini doveva offrire focacce ad un grosso serpente, che si trovava dentro un antro.
Se il serpente accettava il dono, si prospettavano raccolti fruttuosi; se lo rifiutava, una fanciulla impura, cioè colei che aveva perduto la verginità, veniva sacrificata per scongiurare la carestia.
Il serpente era anticamente allevato dalle pitonesse che oracolavano nel tempio della Madre Tellus, dove il pitone girava liberamente.
L'importanza di questo santuario, viene testimoniato dai documenti storici: quando i Romani sconfissero la Lega Latina nel IV secolo, accettarono l'alleanza con i cittadini di Lanuvio, solo se questi in cambio avessero condiviso con loro il celebre luogo sacro dedicato a Giunone Sospita.
Ma il tempio era ricchissimo perchè la Dea faceva molti miracoli, per cui la sua importanza non era solo religiosa.
Dunque il fatto che Giunone Sospita fosse chiamata Mater Regina, ovviamente Madre degli Dei, che venisse ricoperta da una pelle di capra (che da un lato la celava ma dall'altro rivelava la sua natura sessuale), e il fatto che fosse legata a una Dea delle febbri di palude, quindi portatrice di morte, confermano il suo aspetto triplice e in particolare il suo aspetto infero come regina dei morti.
LA FESTA
Proprio in quanto Regina dei morti la festa di Giunone Sospita proseguiva nella notte al lume delle fiaccole. Dopo il sacrificio pubblico si attuava la lunga processione che entrava casa per casa aspergendo gli ambienti con un liquido misto di acqua salata e sangue della vittima e recitando preghiere.
IUNO SOSPITA - UNI ETRUSCA |
Proprio in quanto Regina dei morti la festa di Giunone Sospita proseguiva nella notte al lume delle fiaccole. Dopo il sacrificio pubblico si attuava la lunga processione che entrava casa per casa aspergendo gli ambienti con un liquido misto di acqua salata e sangue della vittima e recitando preghiere.
Alla processione partecipavano sacerdoti e sacerdotesse, perchè Giunone Sospita aveva anche sacerdotesse e sembra venisse recata anche una capra adornata. Naturalmente partecipava anche il popolo nell'abito festivo, con toni particolarmente allegri per fugare la negatività della malattia.
Nelle calende di febbraio i Romani erano soliti illuminare l’Urbe, per tutta la notte, con fiaccole e candele, e le donne giravano per le strade portando fiaccole accese in onore della Dea Iuno Februa (Februa era stata assimilata a Giunone), madre di Marte, Dio della guerra, e invocavano il figlio per la vittoria contro i nemici. La chiesa cattolica copiò la festa sostituendo con quella della Candelora (ovvero delle calende).
Nelle campagne si aspergevano anche le stalle. In alcuni casi si aspergevano le porte e le stanze dei malati. Il cristianesimo ne ha ripreso il culto nella benedizione delle case a Pasqua.
BIBLIO
- Jacqueline Champeaux - La religione dei romani - A cura di N. Salomon - Editore Il Mulino - Traduzione G. Zattoni Nesi - 2002 -
- Robert Graves - La Dea bianca. Grammatica storica del mito poetico - Milano - Adelphi - 2012 -
- Plutarco - Parallela Minora - XIV -
- Cicerone - De natura deorum -
- Claudia Valeri - Iuno Sospita - Atti del Convegno - L'archeologia del sacro e l'archeologia del culto - Lanuvio - 2016 -
- Delbrück - Die drei Tempel am Forum Holitorium - Roma - 1903 -
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