Questi rapidi scavi, operati senza alcuna sistematicità scientifica, erano finalizzati al recupero dei preziosi reperti, peraltro oggi dispersi nei vari musei del mondo, soprattutto stranieri, e alla ricostruzione delle planimetrie degli edifici per scopo di studio.
La localizzazione topografica di questi insediamenti e la pubblicazione delle relative planimetrie, con le relazioni di scavo dell'epoca, per quanto carenti, ci hanno tuttavia permesso di elaborare almeno in parte l'economia del territorio suburbano a nord di Pompei in epoca romana.
Nel territorio del fertilissimo "ager" pompeiano ("Campania Felix") si insediarono parecchie ville, finalizzate allo sfruttamento intensivo del prezioso terreno, a iniziare dal llI-II secolo a.c.. Pur essendo "ville rustiche" le abitazioni erano edifici di grande pregio e di elevate estensioni.
Venivano usate sia per lo sfruttamento economico che come dimore dell' "otium" dei facoltosi personaggi romani che qui passavano appena possibile le loro vacanze, godendosi contemporaneamente mare e campagna.
Queste ville, come quella della Pisanella, erano costituite da un quartiere signorile, destinato al dominus, la "pars urbana", e da un quartiere servile e rustico, La "pars rustica", destinato invece alla produzione e all'alloggio della manodopera servile: c'era poi la "pars fructuaria" che era la vera e propria fattoria coi terreni e i magazzini.
L'edificio era circondato da un muro di recinzione che impediva l'entrata ai ladri ma pure la fuga agli schiavi. Le ville a carattere esclusivamente rustico, abitate soltanto dal vilicus e da schiavi alle sue dipendenze, erano rare perchè il dominus o risiedeva nella villa, anche per controllare i lavori nella tenuta, o vi si recava nei fine settimana o nelle feste, per invitare gli amici e dedicarsi ai famosi "otii".
La conduzione diretta da parte del proprietario, coadiuvato comunque da un colono, spesso uno schiavo o un liberto, soluzione raccomandata anche da Catone e Columella, si diffuse soprattutto dal I secolo a.c.. Non essendovi latifondi ma piccole proprietà facilmente controllabili, non occorreva un gran numero di schiavi a meno che non vi fosse un'estesa produzioni di vino, un'attività molto redditizia dato che i vini campani erano i migliori in assoluto e di conseguenza i più redditizi.
I DOLIA |
L'area vesuviana, essendo di origine eruttiva era ricca di sali minerali e quindi adattissima alla vigna e ai vini. Tale ricco guadagno consentiva al "dominus" di arricchire la sua villa di decorazioni parietali e pavimentali di grande pregio, di mobilio e suppellettili preziosi, godendo della salubrità del clima e delle bellezze del paesaggio.
Le attività produttive che si svolgevano nell'ambito della villa erano costituite dalla coltura della vite, dell'olivo, di cereali e legumi, e dall'allevamento di animali. Della produzione di vino e olio, limitata a causa della piccola estensione dei fondi, sono testimonianza i torchi vinari e oleari, le celle vinarie con dolia parzialmente interrati, oltre i resti degli strumenti agricoli.
Frequente è anche la presenza di mezzi di trasporto (carri), dei quali purtroppo restano solo le parti in metallo (bronzo e ferro), costituite generalmente da cerchi di ruote, parti del timone o delle stanghe, elementi dei finimenti o dei morsi di cavallo.
GLI SCAVI
Le prime testimonianze dell'esistenza della villa "della Pisanella" risalgono al novembre del 1868, quando il signor Modestino Pulzella, nel tracciare le fondazioni di un muro in un suo fondo in contrada Pisanella-Settetermini, rinvenne alcune strutture murarie preesistenti.
Proseguendo gli scavi, con la consulenza e la sorveglianza dell'allora responsabile degli Scavi di Pompei M. Ruggiero, si rinvennero alcune stanze con pavimento a mosaico, di cui una riferita a un "balneum", un'altra a una stalla, come si evinceva dagli scheletri di cavalli e di animali domestici. Vennero poi esplorati ambienti di servizio e una grande cisterna.
Solo nel settembre del 1894, dopo aver ottenuto le dovute autorizzazioni, si ripresero gli scavi, che proseguirono fino al giugno del 1895, proprio per iniziativa del De Prisco, avendo questi ottenuto i dovuti risarcimenti e ricompense.
Vennero così alla luce i bagni, un atrio, i torchi vinari, nella cui area si rinvenne una grande quantità di materiale, fra cui, nascosto nel lacus, il celebre "tesoro di Bosco Reale", e parte della cella vinaria. Vi fu ancora un'interruzione di circa un anno, per riprendere poi gli scavi nel maggio del 1896.
Negli anni 1896-1897 l'archeologo Angiolo Pasqui fu inviato a Boscoreale come Ispettore del Ministero della Pubblica Istruzione a supervisionare i lavori di scavo presso la villa rustica romana detta della Pisanella, scoperta durante gli scavi privati del proprietario del fondo Vincenzo De Prisco.
Lateralmente era situato il quartiere per la servitù, con annesso il torchio oleario e il "trapetum", ambiente dove veniva effettuato il primo schiacciamento delle olive. Accanto al torchio oleario vi era il "nubilarium", ambiente destinato alla conservazione delle messi prima della trebbiatura.
I raffinati argenti e ori romani rinvenuti nell’aprile del 1895 nel sotterraneo di una Villa romana distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. in località Pisanella. La splendida collezione fu rinvenuta in un sacco di tela stretto ancora nelle mani dello scheletro dell’uomo che tentò di salvarsi nascondendosi lì, morendo però insieme ad una misteriosa donna.
Boscoreale è famosa in tutto il mondo per questo favoloso Tesoro. Il fortunato scopritore, Vincenzo De Prisco, dopo avventurose vicende, vendette ad una cifra enorme per quell’epoca i preziosi argenti al barone Edmond James de Rothschild, che a sua volta li donò al Museo del Louvre di Parigi, dove si trovano ancora oggi.
Al momento attuale la villa si presenta quasi completamente sepolta. Stiamo ancora aspettando
l'esproprio del terreno, affinché avvenga lo scavo sistematico del monumento, condotto secondo i criteri dell'archeologia moderna.
DESCRIZIONE
La villa, di inizio l secolo a.c., e decorata con pitture parietali presumibilmente di II stile finale o III stile iniziale, ha una pianta rettangolare, con un ampio piazzale scoperto sulla destra e un unico ingresso, all'incirca a metà della fronte dell'edificio.
Subito dopo la porta d'ingresso ("fauces") vi era un ampio peristilio, confinante a est con la cella vinaria, a ovest con le stanze signorili della "pars urbana" e con la cucina ("culina") da cui si accedeva agli ambenti termali. Sul lato opposto all'ingresso vi era l'accesso al "torcularium", costituito da due torchi a leva per il vino.
TESORO DELLA PISANELLA O DI BOSCOREALE |
Tutti questi ambienti, infine, delimitavano un'ampia cella vinaria scoperta, contenente 84 dolia interrati fino all'orlo e utilizzati per la conservazione di vino, olio e cereali. Al piano superiore, in gran parte crollato al momento dello scavo, erano ambienti di abitazione, depositi, e un terrazzo o solarium.
Al momento dell'eruzione del 79 d.c., la villa doveva essere abitata dal vilicus e dalla servitù, ma non dal dominus, visto il notevole disordine riscontrato nella pars urbana, al contrario della pars rustica, come si può evincere dalla accurata relazione di scavo redatta da Angiolo Pasqui.
Infatti, molti materiali, tra cui porte con relativi cardini, cerniere, vasellame, utensili ecc.. furono rinvenuti negli ambienti padronali accumulati alla rinfusa. Altri oggetti ingombranti, come due vasche di bronzo, alcune lastre di marmo, parti di gronda, a causa delle loro dimensioni, non potevano trovare posto nella villa e quindi sicuramente non ne facevano parte.
Il Pasqui, escludendo che nell'edificio fossero in corso lavori di restauro, modifiche o ampliamenti, pensò che il proprietario avesse momentaneamente depositato nella villa "della Pisanella ", suppellettili appartenenti a un 'altra sua proprietà, in corso di restauro. I materiali che vengono qui presentati costituiscono, purtroppo, una minima parte di quelli venuti in luce durante lo scavo.
Oltre i pezzi facenti parte del tesoro di argenteria, ci si è dovuti limitare a una scelta degli oggetti più significativi conservati nel Magazzino Archeologico di Pompei, essendo gli altri sparsi in vari musei, tra cui il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e dei quali non è sempre stato possibile accertare la provenienza dalla villa "della Pisanella".
Inoltre la maggior parte dei materiali, a suo tempo depositati nel Magazzino di Pompei, è andata distrutta dai bombardamenti dell'ultima guerra mondiale. Ci restano:
- il già citato tesoro di argenteria,
- vasellame da cucina o da mensa,
- parti di mobilio,
- attrezzi agricoli in ferro,
- alcuni materiali ceramici e vitrei,
- frammenti di decorazione parietale,
- altri oggetti di vario genere.
Costretti purtroppo a presentare un limitato numero di reperti, si ritiene tuttavia che essi diano o almeno un 'idea delle suppellettili rinvenute nella villa "della Pisanella " e di conseguenza della vita e delle attività produttive che vi si svolgevano.
IL TESORO DELLA PISANELLA
Boscoreale è famosa in tutto il mondo per questo favoloso Tesoro. Il fortunato scopritore, Vincenzo De Prisco, dopo avventurose vicende, vendette ad una cifra enorme per quell’epoca i preziosi argenti al barone Edmond James de Rothschild, che a sua volta li donò al Museo del Louvre di Parigi, dove si trovano ancora oggi.
BIBLIO
- A. Pasqui - La villa pompeiana della Pisanella presso Boscoreale - in "MAL" V1I, - 1897 -
- Rudolf Meyer - The Conservation of the Frescoes from Boscoreale in the Metropolitan Museum - in Roman Frescoes from Boscoreale -
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