LE MURA POLIGONALI SUL PIANARA |
Amyclae fu una città situata nella zona dei monti Aurunci e della piana di Fondi, nel Lazio meridionale che secondo le antiche fonti nacque come colonia greca, fondata dai Laconi (da Laconia, la regione di Sparta) e guidati dai Dioscuri e da Glauco, figlio del re di Creta Minosse.
Alla città venne dato un nome che ricordasse quello di Amicla, figlio del fondatore di Sparta, Lacedemone. Poi i Laconi si fusero con la popolazione indigena degli Ausoni e, secondo la narrazione di Virgilio, il loro re Camerte, figlio di Volcente (l'uccisore di Eurialo e Niso), avrebbe combattuto contro Enea come alleato di Turno, restandone tuttavia ucciso.
Nel decimo libro dell'Eneide Virgilio presenta Camerte come giovane e biondo figlio del rutulo Volcente, nonché potentissimo signore della città di Amyclae: Camerte è infatti, tra i vari sovrani italici menzionati nel poema, quello col regno dalla maggior estensione territoriale, il che giustificherebbe le dimensioni della città.
La leggenda narra che Amyclae sarebbe stata abbandonata per un'invasione di serpenti, oppure perché i suoi abitanti, legati ad una setta pitagorica votata al silenzio, si sarebbero rifiutati di dare l'allarme all'arrivo dei nemici e sarebbero quindi stati sterminati in un attacco. La città era già data per scomparsa da tempo nel II secolo a.c..
“Mihi necesse est loqui, nam scio Amiclas tacendo perisse” ( A me è necessario parlare, perciò so che Amiclas tacendo perisse) riporta Servio Mario Onorato, grammatico latino la cui attività risale al IV-V secolo d.c.
Amyclae è menzionata tra l'altro nel Pervigilium Veneris, (La veglia di Venere), un componimento poetico, di autore anonimo e di età imperiale, dedicato a Venere quale signora della vita, della morte e della rinascita:
«Cras amet qui numquam amavit - quique amavit cras amet»
«Domani ama chi mai ha amato, e anche chi ha già amato, domani ama»
«Cras amet qui numquam amavit - quique amavit cras amet»
«Domani ama chi mai ha amato, e anche chi ha già amato, domani ama»
LA POSIZIONE DI AMYCLAE IN UN ANTICA MAPPA |
LE RICERCHE
Fin dal XVI secolo gli studiosi hanno cercato di individuare il regno di Camerte nella pianura presso la città di Fondi (prov. di Latina nel Lazio), nei suoi laghi o sommerso sotto di essi, arguendo che se fosse stata vera l'invasione di serpenti ad Amyclae, la ritenevano l'ambientazione geografica più adatta.
Viene da osservare che se anche fosse stato vero il fatto, si può cercare nell'acqua o vicino all'acqua solo se si tratta di bisce, animali del tutto innocui che non avrebbero fatto fuggire nessuno. Ma c'è da premettere che non esistono le invasioni di serpenti nei luoghi abitati, per la semplice ragione che i serpenti rifuggono l'uomo.
L'unico pericolo, nel caso di serpenti velenosi è la primavera in quanto i rettili non ancora del tutto svegli dal letargo invernale, possono sentire troppo tardi il passo dell'uomo che può calpestarli involontariamente. Solo in questo caso il serpente calpestato si difende mordendo. Pertanto l'invasione di serpenti è pura invenzione.
Anche la storia della Scuola Pitagorica (chiamata spregiativamente "setta") votata al silenzio è pura invenzione perchè il silenzio richiesto non era nella vita ma solo durante le lezioni spirituali della scuola iniziatica.
Alcuni studiosi sostengono che Amyclae sorgesse in un luogo non meglio specificato tra Terracina e Fondi, passando per Sperlonga. Ma altri hanno cercato più vicino.
Nel 2006-2007, due docenti dell'Università di Bologna e della II Università di Napoli: Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli, famosi archeologi e studiosi di antichità, hanno condotto ricerche su una collina immediatamente sovrastante Fondi, il monte Pianara, un'altura di natura calcarea.
La vetta del Pianara dista dal centro storico di Fondi solo 2,5 km in linea d'aria e si trova a 320 m s.l.m., con fianchi piuttosto ripidi. Sulla sua sommità sono stati rinvenuti i resti di un'estesa città e le numerose coincidenze con le fonti antiche mostrano che il sito potrebbe essere identificato con Amyclae.
Sulla cima del monte sono stati rinvenuti tratti di mura poligonali (dette anche ciclopiche)per circa 2,7 km e in alcuni tratti alte ancora fino a 4,5 m. Qui sono stati ritrovati e repertati frammenti di tegole, anfore, doli, stoviglie, e questi frammenti di vasellame recuperato hanno permesso di datarne la fattura (V-IV secolo a.c.) grazie al riscontro con altri reperti dalla forma simile caratterizzati in altre zone d’Italia.
La città occupava circa 33 ettari e si sviluppò tra il VI e il IV secolo a.c., controllando dalla sua altezza la via che collegava il Lazio meridionale con la Campania, via decaduta poi a seguito della costruzione della via Appia nella sottostante pianura nel 312 a.c. e del conseguente sviluppo di Fundi (oggi Fondi).
Sembra poi che un violento terremoto si sia abbattuto sulla città si che un tratto della cinta muraria sarebbe sprofondato in una dolina carsica formatasi durante il sisma, mentre altri blocchi risulterebbero spostati rispetto all'origine dallo stesso evento.
La città si estendeva in vari terrazzamenti, sostenuti da muri di contenimento sempre in opera poligonale, formando vari piani paralleli, comunicanti con declivi sopra e sotto, sui quali si disponevano le case e le strade.
COLLE PIANARA |
CITTA' VOLSCA
Secondo altri studiosi però il centro sull'altura di Pianara sarebbe stato molto più piccolo, e dunque con più probabilità si trattava di una città dei Volsci, tanto più che le tradizioni storiche relative ad Amyclae sembrerebbero più mitiche che reali. Ricordiamo però che molti ritrovamenti sono stati fatti attraverso le leggende tramandate, a cominciare dalla città di Ilio (Troia). Dietro ogni leggenda o tradizione c'è qualcosa di vero.
A conclusione della propria ricerca, Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli hanno scritto:
“ Sul monte Pianara abbiamo riconosciuto una grande città, che si impone in quell'epoca, seppure ancora non in fase più antica, alta a dominio della grande pianura, sui passi e sui vastissimi laghi aperti sul mare. Forse la città sul monte Pianara potrebbe essere identificata proprio con Amyclae, divenuta leggendaria con il suo abbandono al tempo dello sviluppo della città romana di Fondi”.
BIBLIO
- Virgilio - Eneide - X -
- A. Nibby - Itinerario di Roma e delle sue vicinanze compilato secondo il metodo di M. Vasi - Tipografia Aurelj presso Luigi Nicoletti - 1830 - Roma -
- P. Giovanni Guzzo - Le città scomparse della Magna Grecia - Vicenza - Newton Compton - 1990 -
- AA.VV - Megale Hellas. Storia e civiltà della Magna Grecia, a cura di G. Pugliese Carratelli - con saggi di: G. Pugliese Carratelli, D. Adamesteanu, L. Forti, A. Frajese, M. Gigante, G. Gullini, P. Orlandini, C. Rolley, A. Stazio, A. Szabò, L. Vagnetti - Bologna-Milano - Garzanti-Scheiwiller - 1993 -
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