GENS VALERIA |
Nome: Publius Valerius Potitus Poplicola
Nascita: ?
Morte: ?
Professione: politico e militare romano. (Nominato 6 volte Tribuno Consolare.)
Nel 386 a.c. fu eletto tribuno consolare con Quinto Servilio Fidenate, Marco Furio Camillo, Lucio Orazio Pulvillo, Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino e Servio Cornelio Maluginense. Quando Anzio riprese le armi contro Roma, sostenuta anche dai giovani fuoriusciti Latini ed Ernici, il Senato decise di affidare il comando a Furio Camillo, che volle con sé il collega Publio Valerio, poiché ne conosceva la bravura, l'onestà e il valore.
- A Quinto Servilio fu affidato il compito di organizzare un esercito da porre a difesa di Roma da possibili attacchi degli Etruschi,
- a Lucio Quinzio fu affidato il compito di presidiare le mura cittadine,
- a Lucio Orazio di organizzare tutto l'approvvigionamento di guerra
- a Servio Cornelio l'amministrazione della città.
«Dopo che tutti ebbero garantito lealmente di fare del proprio meglio nei rispettivi incarichi assegnati, Valerio, che era stato associato al comando supremo, aggiunse che avrebbe considerato Marco Furio in qualità di dittatore e che per quest'ultimo egli stesso sarebbe stato alla stregua di un maestro di cavalleria. Di conseguenza le speranze di vincere la guerra avrebbero dovuto essere in proporzione alla fiducia nutrita nei confronti di quell'unico comandante.»
(Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 6.)
Nonostante le discordie interne tra patrizi e plebei, sul fronte militare i romani riconquistarono le posizioni perse l'anno precedente a Veio, razziarono il territorio dei veienti, condotti da Gneo Cornelio e Furio Camillo, mentre a Valerio Potito fu affidata la campagna contro i Volsci per riconquistare Anxur, che fu posta sotto assedio.
Publio affiancò Camillo anche nella conduzione della guerra contro gli Etruschi, che avevano posto sotto assedio le città alleate di Sutri e Nepi. Sutri fu conquistata definitivamente nel 383 a.c., dopo la caduta di Veio, già conquistata dai Romani dopo un lungo assedio tre anni prima, nel 396 a.c..
II TRIBUNATO CONSOLARE
Nel 384 a.c. Publio Publicola fu eletto nuovamente tribuno consolare con Marco Furio Camillo, Gaio Papirio Crasso, Servio Cornelio Maluginense, Servio Sulpicio Rufo e Tito Quinzio Cincinnato Capitolino.
Tutto l'anno fu segnato dalla vicenda del processo condotto contro Marco Manlio Capitolino, conclusosi con la sua condanna a venire precipitato dalla Rupe Tarpea, reo di aver complottato per assumere la carica di re di Roma.
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III TRIBUNO CONSOLARE
Potito Publicola nel 380 a.c. venne eletto nuovamente tribuno consolare della Repubblica Romana con Servio Cornelio Maluginense, Gneo Sergio Fidenate Cosso, Licinio Menenio Lanato e Lucio Valerio Publicola (anche lui della gens valeria, che era al suo V tribunato consolare).
Di nuovo vi furono aspre lotte tra patrizi e plebei sulla questione dei cittadini romani plebei tratti in schiavitù per debiti. Gli abitanti di Preneste, conosciute le difficoltà dei romani soprattutto per riorganizzare l'esercito, presero le armi e arrivarono fin sotto Porta Collina (la porta da cui uscivano la via Nomentana e la via Salaria).
Allora per scongiurare il pericolo esterno, ma anche per limitare il potere dei tribuni della plebe, il Senato nominò dittatore stavolta non Marco Furio Camillo ma Tito Quinzio Cincinnato Capitolino, il famoso Cincinnato, un patrizio molto abile e coraggioso ma anche molto ostile ai plebei, che condusse i romani alla vittoria contro i Prenestini.
IV TRIBUNATO CONSOLARE
Nel 377 a.c. Pubio Publicola venne ancora eletto tribuno consolare insieme a: Gaio Veturio Crasso Cicurino, Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino, Lucio Emilio Mamercino, Servio Sulpicio Pretestato e Gaio Quinzio Cincinnato.
Durante il tribunato Roma dovette far fronte alla solita minaccia dei Volsci, cui però questa volta si erano uniti i Latini. I tribuni organizzarono la leva e l'esercito fu diviso in tre parti, una a difesa della città, una a difesa della campagna romana dove c'erano le grandi aziende agricole che rifornivano l'Urbe, e il grosso fu inviato a combattere i nemici, agli ordini di Lucio Emilio e Publio Valerio.
Satricum
Lo scontro campale si svolse nei pressi di Satrico (una delle18 città latine fondate da Silvio, figlio di Enea) e fu favorevole ai romani, nonostante la forte resistenza dei Latini, che ormai dai romani avevano adottato le tecniche di battaglia.
Mentre i Volsci si ritirarono ad Anzio, dove trattarono la resa, consegnando la città e le sue campagne ai romani, i Latini, furiosi con gli alleati che si erano arresi, per rappresaglia attaccarono Satrico e la bruciarono, si salvò solo il tempio di Mater Matuta. La città verrà poi ricostruita dai romani.
Tusculum
Poi, sempre per ritorsione i Latini occuparono Tusculum, i Tuscolani si ritirarono nella rocca, ed inviarono una richiesta d'aiuto ai romani. Questi inviarono immediati rinforzi agli ordini di Lucio Quinzio e Servio Sulpicio, riuscendo a sconfiggere i Latini, ed a liberare la città.
Nel 381 a.c. i Romani inviano Marco Furio Camillo contro i tuscolani, di nuovo alleati contro Roma assieme ai Volsci: Tusculum si arrende senza opporre resistenza ed ottiene la cittadinanza romana e la qualifica di municipium.
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V TRIBUNATO CONSOLARE
Nel 370 a.c. Publio Publicola fu eletto ancora una volta tribuno consolare con: Servio Sulpicio Pretestato, Gaio Valerio Potito, Lucio Furio Medullino Fuso, Servio Cornelio Maluginense e Aulo Manlio Capitolino.
L'elezione interruppe un periodo di 5 anni, durante il quale a Roma non si erano eletti tribuni consolari, a causa del veto posto dai tribuni della plebe Gaio Licinio Calvo Stolone e Lucio Sestio Laterano, e fu dovuta all'attacco che Velletri portò a Tuscolo, città alleata dei romani. I Romani respinsero gli attaccanti nella loro città, che fu posta sotto assedio, senza però riuscire ad espugnarla.
VI TRIBUNATO CONSOLARE
Nel 367 a.c. Valerio fu di nuovo eletto tribuno consolare con: Marco Geganio Macerino, Lucio Veturio Crasso Cicurino, Marco Cornelio Maluginense, Publio Manlio Capitolino e Aulo Cornelio Cosso. Alla notizia poi dell'avvicinarsi dei Galli, Marco Furio Camillo fu nominato dittatore per la quinta volta e ancora una volta Roma fu vincitrice:
« E nonostante l'enorme spavento ingenerato dai Galli e dal ricordo della vecchia disfatta, i Romani conquistarono una vittoria che non fu né difficile né mai in bilico. Molte migliaia di barbari vennero uccise nel corso della battaglia e molte altre dopo la presa dell'accampamento. I sopravvissuti, dispersi, ripararono soprattutto in Puglia, riuscendo a evitare i Romani sia per la grande distanza della fuga, sia per il fatto di essersi sparpagliati in preda al panico »
(Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 4, 42.)
In quell'anno furono approvate le Leges Liciniae Sextiae, che permettevano l'accesso dei plebei al consolato.
BIBLIO
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - Libri IV, V e VI -
- Plutarco - Vite parallele - Publicola -
- Theodor Mommsen - Römische Forschungen - II - 1879 -
- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita - I -
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