AREA SACRA DI LA GIOSTRA |
Tellenae fu un centro che storicamente venne citato come castrum medio-repubblicano, conquistato da Anco Marzio durante le sue campagne contro i Latini Prisci (prischi latini) e compare nella lista di Plinio delle città laziali scomparse senza lasciare vestigia.
Sembra che Tellenae sia stata oggi identificata nella La Giostra, un sito archeologico posto su un costone lavico posizionato tra la Via Ardeatina e la Via Appia, ma gli studiosi non sono tutti d'accordo e qualche dubbio in merito permane.
1 - Dionigi di Alicarnasso la definisce "illustre" e ne cita la fondazione per opera degli aborigeni, parlandone come di una città ancora esistente alla sua epoca, pertanto coevo e testimone. Dionigi pone l'attacco contro di essa dopo la distruzione di Politorium. I Tellenesi vengono battuti prima in campo aperto, poi con un assalto alle mura. Da lì vennero trasferiti sull'Aventino con i loro beni e con uno spazio riservato per la costruzione delle proprie case. Non si fa menzione di una distruzione della città. Dionigi di Alicarnasso parla di Tellene in due altre occasioni: la formazione di una lega latina, avvenuta nel tardo VI sec. a.c. e la sua fondazione. Tellenae dev'essere sopravvissuta come città, o rioccupata in seguito dai Latini.
2 - Per Tito Livio invece la presa di Tellenae sarebbe avvenuta dopo la prima conquista di Politorium, ma lo storico non aggiunge ulteriori elementi sul centro. II racconto di Livio sembra non discostarsi troppo da quello di Dionigi: Politorium presa una prima volta, la popolazione trasferita sull'Aventino e riconquistata con la forza a causa di una rioccupazione latina. Anche Livio parla di una distruzione completa della città, per non offrire rifugio ai nemici.
3 - Diodoro siculo la inserisce in una lista di città Aborigene.
4 - Ma la città è presente anche nella geografia di Strabone.
5 - Sembra ormai certo che l'ubicazione di Tellenae fosse presso "La Giostra", con cui Antonio Nibby identificava l'antica città; (sulla base della geografia di Strabone, che la colloca non lontana da Roma, citandola insieme ad Anzio e Aricia).
LA GIOSTRA
"La Giostra è una località situata su un costone lavico che scende dai colli Albani fra due affluenti del Tevere, Fosso Fiorano e Fosso del Divino Amore, nella zona fra le vie Ardeatina e Appia. Sopra la collina c'è un insediamento circoscritto da un ampio recinto fortificato, che racchiude un'area di m 260 x 90.
Tutti i lati della collina sono stati regolarizzati attraverso la costruzione delle mura, il cui perimetro forma un rettangolo irregolare. Sui lati corti sono stati scavati fossati, interrotti da due stretti istmi risparmiati dal taglio per permettere il passaggio in corrispondenza delle porte. Le mura sono tuttora visibili in superficie anche se ridotte alle fondamenta.
Già dal secolo scorso il sito era stato identificato come l'antica Tellenae, una delle città latine ricordate dagli scrittori antichi per essere stata distrutta da Anco Marcio nel VII sec. a.c. e che era scomparsa ai tempi di Plinio il Vecchio (Dion. Hal., 1, 16 e III, 68; Liv., 1, 33; Plin., Nat. hist., III, 5,9). Indagini recenti hanno però messo in dubbio questa ipotesi.
Il muro di cinta era costituito da grossi blocchi di tufo locale, disposti di testa e di taglio, con un'altezza media di due piedi romani. Essendo il muro crollato, non è stato possibile stabilirne con esattezza le dimensioni; tuttavia nel secolo scorso esso presentava ancora un'altezza corrispondente a sette assise di blocchi.
Sul pianoro sono stati trovati resti di un edificio di grandi dimensioni (42 x 21 m) costruito sopra fondamenta di grossi blocchi di tufo, munito di canali di scolo e di una cisterna (diam. 7 m c.a) scavata nella roccia. Lungo il lato Est corre una strada lastricata con blocchi di selce che termina perpendicolarmente al muro di cinta.
Dall'altro lato della strada resti di muri di case rettangolari e strade dritte, esempio di urbanizzazione del periodo medio-repubblicano. Il cospicuo materiale ceramico rinvenuto soprattutto nel terrapieno dietro il muro di cinta presenta servizi da tavola, piuttosto fini, a vernice nera (piatti della classe di Genucilia) e di ceramica comune, pesi da telaio, tegole e alcuni frammenti di terrecotte architettoniche.
La varietà delle forme è scarsa e sembra corrispondere alla necessità di una funzione prevalentemente militare. La datazione del castrum di La Giostra, il cui antico nome non ci è noto, risale all'ultimo venticinquennio del IV sec. a.c. e perdura sino alla metà del III. Questa imponente opera di difesa, vista in relazione con l'ubicazione del sito, fra Roma e i Monti Albani visibili a occhio nudo, ne conferma la grande importanza strategica.
Si potrebbe ipotizzare che la cittadella di La Giostra sia ubicata proprio sul confine dell'agro romano e che abbia fatto parte di una serie di apprestamenti consimili allo scopo di proteggere Roma durante il periodo della sua prima espansione."
(M. Moltesen)
Tutti i lati della collina sono stati regolarizzati attraverso la costruzione delle mura, il cui perimetro forma un rettangolo irregolare. Sui lati corti sono stati scavati fossati, interrotti da due stretti istmi risparmiati dal taglio per permettere il passaggio in corrispondenza delle porte. Le mura sono tuttora visibili in superficie anche se ridotte alle fondamenta.
Già dal secolo scorso il sito era stato identificato come l'antica Tellenae, una delle città latine ricordate dagli scrittori antichi per essere stata distrutta da Anco Marcio nel VII sec. a.c. e che era scomparsa ai tempi di Plinio il Vecchio (Dion. Hal., 1, 16 e III, 68; Liv., 1, 33; Plin., Nat. hist., III, 5,9). Indagini recenti hanno però messo in dubbio questa ipotesi.
Il muro di cinta era costituito da grossi blocchi di tufo locale, disposti di testa e di taglio, con un'altezza media di due piedi romani. Essendo il muro crollato, non è stato possibile stabilirne con esattezza le dimensioni; tuttavia nel secolo scorso esso presentava ancora un'altezza corrispondente a sette assise di blocchi.
Sul pianoro sono stati trovati resti di un edificio di grandi dimensioni (42 x 21 m) costruito sopra fondamenta di grossi blocchi di tufo, munito di canali di scolo e di una cisterna (diam. 7 m c.a) scavata nella roccia. Lungo il lato Est corre una strada lastricata con blocchi di selce che termina perpendicolarmente al muro di cinta.
Dall'altro lato della strada resti di muri di case rettangolari e strade dritte, esempio di urbanizzazione del periodo medio-repubblicano. Il cospicuo materiale ceramico rinvenuto soprattutto nel terrapieno dietro il muro di cinta presenta servizi da tavola, piuttosto fini, a vernice nera (piatti della classe di Genucilia) e di ceramica comune, pesi da telaio, tegole e alcuni frammenti di terrecotte architettoniche.
La varietà delle forme è scarsa e sembra corrispondere alla necessità di una funzione prevalentemente militare. La datazione del castrum di La Giostra, il cui antico nome non ci è noto, risale all'ultimo venticinquennio del IV sec. a.c. e perdura sino alla metà del III. Questa imponente opera di difesa, vista in relazione con l'ubicazione del sito, fra Roma e i Monti Albani visibili a occhio nudo, ne conferma la grande importanza strategica.
Si potrebbe ipotizzare che la cittadella di La Giostra sia ubicata proprio sul confine dell'agro romano e che abbia fatto parte di una serie di apprestamenti consimili allo scopo di proteggere Roma durante il periodo della sua prima espansione."
(M. Moltesen)
IL RITROVAMENTO DELLE ANTICHE MURA |
Ne consegue che i centri indagati che non restituiscono materiali tardo repubblicani non potevano avere una corrispondenza con Tellenae, ad esempio come Decima che presenta ritrovamenti del periodo arcaico e medio repubblicano, ma non vanno oltre.
Oppure come il centro della Laurentina, con rinvenimenti di canalizzazioni e drenaggi del periodo medio repubblicano insieme a sporadici materiali imperiali, probabilmente riferibili a frequentazioni di passaggio del sito, come una moneta di epoca adrianea.
Qui non si può pensare a un insediamento vero e proprio, se si considera l'epoca in cui scrive Plinio come un "terminus ante quem" per la scomparsa della città, legati alla presenza della strada nel vallo.
Vero che Plinio inserisce Tellenae tra le città scomparse "sine vestigia", ma egli scrive circa un secolo dopo Dionigi. Tellenae dovette ridursi a un piccolo centro in via di scomparsa all'epoca di Dionigi e già dimenticato un secolo dopo, quando scrive Plinio.
Per le necropoli, non si pensi che la mancanza di corredo nelle tombe arcaiche corrisponda a una decadenza degli abitati. perchè nel VI sec. a.c. il costume funerario nel Latium Vetus
cambiò radicalmente.
Pertanto Tellenae sarebbe da ricercare nella zona situata tra i colli albani e il mare, più a sud di Castel di Decima, nella fascia compresa forse tra Ardea, Lanuvio, Ariccia e Satricum, più a sud rispetto a dove la colloca Nibby. I centri collocati sopra un pianoro, è un modello molto frequente nel Lazio.
BIBLIO
- R. Lanciani - Wanderings in the Roman Campagna - Londra - 1909 -- L. Quilici - Tellenae - in QuadTopAnt - I - 1964 -
- G. M. De Rossi - Tellenae (Forma Italiae, Regio I, IV) - Roma - 1967
L. Quilici, La Via Appia da Roma a Bovillae, Roma 1976
M. Moltesen, La Giostra-Tellenae?, in Archeologia Laziale (QuadAEI, I), Roma 1978 -
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