Dalla Porta a Lucca si accede Largo del Parlascio, dove si trovano i Bagni di Nerone, con l'antico rudere romano. Si tratta degli scavi di un edificio termale romano, detto a partire dal medioevo "di Nerone", ritenendolo parte di un suo immaginario palazzo, i cui resti si trovano al di sotto dell'odierno livello stradale.
PORTA A LUCCA |
Il complesso ha un paramento in opus vittatum mixtum, risalente pertanto alla fine del I secolo d.c. (sotto Domiziano 81-96), quando andava in voga questa tecnica, che alternava i filari in laterizio a blocchi di pietra, in genere tufo.
LA POSIZIONE |
Questi era il patrono della Colonia Pisana, nonchè console di Attidium (città romana nei pressi di Fabriano), che nel 92 d.c. costruì l'acquedotto di Caldaccoli, che portava l'acqua dalla sorgente termale di calidae aquae (Caldaccoli), nei pressi di San Giuliano Terme, alle terme di Pisa, conosciute nel medioevo come Bagni di Nerone.
Venuleio Aproniano avrebbe fatto edificare anche la conserva sotterranea di Corliano, della Villa di Corliano, con piscine limarie e fistula acquaria in terracotta ancora oggi funzionante; in seguito avrebbe rivestito numerose cariche al tempo degli Antonini.
Dal XVII secolo tutta l'area fu privatizzata, il terreno venne privatizzato e vennero costruiti alcuni divisori per gli orti, mentre le terme vennero restaurate per volere del granduca di toscana Cosimo III.
La parte meglio conservata delle terme è la sudatio laconicum (da cui alcuni paesi islamici hanno tratto l'Hammam o bagno turco) con vari bacini per i bagni in acqua calda e i bagni di vapore, un sistema di riscaldamento per mezzo di aria calda circolante sotto il pavimento e attraverso le pareti, l'ipocausto, mentre il pavimento era formato da uno strato di calcestruzzo, che poggiava su pilastri di mattoni (suspensura) in uno spazio cavo destinato alla circolazione dell'aria calda.
Si riconoscono, a seguire, ulteriori ambienti, come ad esempio il destrictarium, la sala per le frizioni dove ci si poteva far strofinare la pelle dagli schiavi con oli profumati, pavimentato con lastre di calcare ammonitico proveniente dai Monti Pisani.
L'acqua arrivava dal vicino Auser (oggi fiume Serchio) e dall'antico acquedotto romano di Caldaccoli che portava l'acqua dalla sorgente termale della località di Caldaccoli, conosciuta col nome di calidae aquae, nei pressi di San Giuliano Terme, alle terme di Pisa. L'edificio doveva essere rivestito di marmi di cui sono stati rinvenuti molti pezzi e ornato alcune sculture, in parte ritrovate.
Dal XVII secolo tutta l'area fu privatizzata, il terreno venne privatizzato e vennero costruiti alcuni divisori per gli orti, mentre le terme vennero restaurate per volere del granduca di toscana Cosimo III.
DESCRIZIONE
La parte meglio conservata delle terme è la sudatio laconicum (da cui alcuni paesi islamici hanno tratto l'Hammam o bagno turco) con vari bacini per i bagni in acqua calda e i bagni di vapore, un sistema di riscaldamento per mezzo di aria calda circolante sotto il pavimento e attraverso le pareti, l'ipocausto, mentre il pavimento era formato da uno strato di calcestruzzo, che poggiava su pilastri di mattoni (suspensura) in uno spazio cavo destinato alla circolazione dell'aria calda.
Il laconicum era composto da una sala ottagonale absidata, con una copertura a cupoletta traforata, in parte restaurata. Sono poi visibili i resti delle mura della palestra, uno spazio per gli esercizi ginnici circondati da ambienti di servizio per le attrezzature e da sale per conferenze e biblioteche.
Inoltre sono visibili i resti dell'apodyterium, il vestibolo principale per l'ingresso e l'uscita nei bagni pubblici, costituito da un ampio spogliatoio con cabine o scaffali di legno o in muratura, e talvolta da semplici nicchie nelle pareti, dove i cittadini riponevano i vestiti e altri oggetti personali durante la permanenza nell'impianto termale e solo due pareti del tepidarium destinato ai bagni in acqua
tiepida.
GLI SCAVI
Gli scavi archeologici in zona iniziarono nel 1881 a cura del paleografo ed archeologo Clemente Lupi. I lavori proseguirono solo nel 1938, vennero abbattute alcune case intorno, e l' area venne recintata per salvaguardarne i resti. Gli scavi ripresero dal 1943 al 1949, e il complesso venne restaurato.
Nel 2007 è stata sostituita la cupola di copertura a causa dei danni che gli agenti atmosferici avevano esercitato.
Gli scavi archeologici in zona iniziarono nel 1881 a cura del paleografo ed archeologo Clemente Lupi. I lavori proseguirono solo nel 1938, vennero abbattute alcune case intorno, e l' area venne recintata per salvaguardarne i resti. Gli scavi ripresero dal 1943 al 1949, e il complesso venne restaurato.
Nel 2007 è stata sostituita la cupola di copertura a causa dei danni che gli agenti atmosferici avevano esercitato.
Nell'estate del 2017 sono stati eseguiti nuovi scavi per comprendere meglio gli ambienti termali, investigando soprattutto il terreno tra le terme e le mura, scoprendo ulteriori murature romane e i resti della casa della Gabella addossata alle mura in corrispondenza della porta del Parlascio che introduceva sia al centro religioso (Piazza del Duomo), che al centro politico (Piazza delle Sette Vie) della città.
- Giovanni Nistri - San Giuliano, le sue acque termali e i suoi dintorni - Pisa - Fratelli Nistri - 1875 -
- M. Pasquinucci e S. Menchelli - Pisa: le Terme “di Nerone” - Pontedera - Bandecchi e Vivaldi - 1989 -
- Antonio Campus - Il complesso delle Terme ‘di Nerone’ a Pisa - Studi Classici e Orientali - LXII - Pisa University Press - 2016 -
Nessun commento:
Posta un commento