ROMANO I LECAPENO

ROMANO I LECAPENO


Nome: Romano I Lecapeno, Rōmanos I Lakapēnos
Nascita: Lacape 870
Regno: 920 - 944
Morte: 15 giugno 948
Padre: Teofilatto
Moglie: Teodora (†922) 
Figli:
- Cristoforo Lecapeno, co-imperatore dal 921 al 931;
- Stefano Lecapeno (†967), co-imperatore dal 924 al 945;
- Costantino Lecapeno (†946), co-imperatore dal 924 al 945;
- Teofilatto Lecapeno (†956), Patriarca di Costantinopoli dal 933 alla morte;
- Elena, che sposò l'imperatore Costantino VII.
- Agata Lecapena, che sposò Romano Argiro.
Figlio illegittimo:
- Basilio Lecapeno, eunuco, che ebbe influenza a corte specie nel periodo 976 - 985
Genero: per il matrimonio della figlia Elena, suo genero divenne Costantino VII
Regno - dal 920 al 944


LE ORIGINI

Romano nacque nella cittadina di Lacape, sita tra Melitene e Samosata intorno all'870, figlio di un modesto contadino di origine armena, di nome Teofilatto, il quale, dopo aver prestato servizio nell'esercito bizantino, si era fatto notare salvando la vita del Basileus Basilio I per cui era stato promosso a Guardia Imperiale.

Romano non era uomo di cultura ma sicuramente uomo d'armi, era forte, coraggioso, molto ardito e molto ambizioso. Amava rischiare molto pur di raggiungere i suoi risultati, per cui ottenne continui riconoscimenti e continue promozioni durante il regno di Leone VI il Filosofo e di Alessandro (886-913),, tanto che a trent'anni divenne strategos (generale) del Tema di Samo e, nel 912, Drungarios (comandante supremo della marina bizantina).

IMPERATRICE ZOE


L'IMPERATRICE ZOE

All'epoca governava l'imperatrice Zoe Karvounopsina (Zoe "dagli occhi ardenti come tizzoni"), quarta moglie di Leone VI, in qualità di reggente del figlio minorenne Costantino, impegnata in una lunga serie di guerre contro i Bulgari, decidendo infine di attaccare il regno bulgaro su due fronti: incaricò il generale Giovanni Bogas di reclutare i Peceneghi. popolazione nomade, di ceppo turco, delle steppe dell'Asia Centrale. per invadere la Bulgaria da nord mentre l'esercito bizantino, capeggiato dal Domestikos Leone Foca il vecchio (Kappadokia 870 – Costantinopoli 919), avrebbe attaccato il regno bulgaro da sud.

Romano aveva il compito di traghettare con la sua flotta i Peceneghi dall'altra parte del Danubio ma, dopo un assurdo e violento litigio con Bogas, non si sa se fu impossibilitato o i Peceneghi si rifiutarono di proseguire, o lui stesso si rifiutò di eseguire l'ordine. I Peceneghi tornarono indietro e l'esercito bizantino fu distrutto in un'imboscata. Romano riuscì a salvarsi ma l'imperatrice ordinò di accecarlo per punirlo e per togliergli ogni possibilità futura di adire al regno. Romano sfuggì all'accecamento ordinato dall'imperatrice solo grazie alle sue amicizie, e riuscì a mantenere il comando della flotta.



ROMANO IMPERATORE

Allora Zoe temendo per le critiche di corte decise di sposare Leone Foca, brillante generale e importante esponente dell'aristocrazia bizantina, ma i cortigiani, temendo che Leone Foca eliminasse il legittimo sovrano Costantino, chiesero aiuto a Romano Lecapeno. 

Così nel 919, Zoe fu deposta dai suoi ministri e chiusa in convento: il 25 marzo Romano Capeno entrò nella capitale con la flotta, diede in sposa a Costantino sua figlia Elena, assunse il titolo di Basileopatore e assunse il governo dell'impero in nome e per conto del giovane genero. Poi il 24 settembre 920 si fece nominare Cesare da Costantino VII ed il 17 dicembre divenne co-reggente con la dignità di imperatore,

Infine proclamò di avere assunto il governo dell'impero in nome e per conto del giovane genero poi, il 24 settembre 920 Costantino VII nominò il suocero come Kaisar (Cesare) ed il 17 dicembre gli conferì la co-reggenza, di fatto associandolo ufficialmente al trono. Nel 921 Romano fece poi incoronare la propria moglie, Teodora, e il figlio maggiore Cristoforo; nel 923, la moglie di questo; nel 924, i figli minori, Stefano e Costantino.

I RE BULGARI


LE INVASIONI BULGARE

Non avendo ottenuto un vero aiuto da parte dei Fatimidi, la dinastia sciita ismailita, Simeone, nel 924, si presentò davanti alle porte di Costantinopoli ma, privo di macchine ossidionali (le macchine balistiche dell'epoca) per attaccare le mura, dovette accettare un colloquio con Romano che cedette a Simeone i territori che aveva già conquistati, con la promessa di futuri legami matrimoniali tra la Bulgaria e Bisanzio e pertanto di compartecipazione al trono dell'Impero.

Ma presto Simeone, avendo capito di non potersi associare al potere imperiale, aveva ripreso le incursioni in Tracia ed aveva nuovamente conquistato Adrianopoli. Poi aveva cercato di negoziare un'alleanza con i Fatimidi d'Egitto, per assalire insieme la capitale bizantina, ma ciò venne superato dall'abile diplomazia bizantina sempre generosa nelle promesse future.

Stipulata la tregua, Simeone ritornò nei suoi territori per dedicarsi alla conquista della la Serbia, colpito però da ripetuti interventi bizantini in favore della fazione più ostile ai bulgari; dopo due anni di campagna Simeone, rimettendoci uomini e soldi, conquistò il territorio serbo ed invase il Regno di Croazia dove però venne sconfitto duramente e dovette ritirarsi.

Così le provincie bizantine situate al confine, ormai liberate, non ebbero più a soffrire delle incursioni arabe e i Bizantini si ripresero le importanti città di Melitena e di Edessa. I Bulgari non costituivano più un pericolo.


PIETRO I

Alla morte di Simeone, nel maggio del 927, sul trono bulgaro salì il figlio Pietro I il quale, privo di velleità espansionistiche, stipulò un trattato di pace con Romano I ottenendo il riconoscimento al titolo di Zar dei Bulgari, il riconoscimento del Patriarcato Bulgaro fondato da Simeone, ma a patto che esso entrasse nella comunione della chiesa ortodossa bizantina, e la mano della principessa Maria Lecapena. 

Ormai la Bulgaria, dissanguata dalle numerose guerre di Simeone, dovette riconoscere l'indipendenza dei serbi mentre al suo interno si svolsero lotte intestine dovute alla diffusione del latifondo nobiliare ed ecclesiastico nonché alle eresie religiose, che fiorivano ovunque.



LE INVASIONI ARABE 

Romano affidò la lotta contro gli arabi agli abili generali Giovanni Curcuas e Barda Foca. Curcuas, detto il "secondo Belisario" nel 931, riconquistò per la prima volta Mitilene, poi definitivamente acquisita nel 934. 

Già alto ufficiale della marina, Romano rafforzò la flotta, che nel 924 annientò presso l'isola di Lemno la squadra del pirata Leone di Tripoli, che aveva conquistato e saccheggiato Tessalonica sotto il regno di Leone VI e intanto si adoperava per legare a Bisanzio i principi dell'Armenia e delle regioni caucasiche.

Quindi proseguirono gli scontri tra Curcuas e l'emiro di Mosul Saif-Ad Dawla che nel 938 ottenne una vittoria sull'Eufrate contro le truppe bizantine, ma Curcuas, nel 943, conquistò Martiropoli, Amida, Dara e Nisbi ed Edessa, musulmana dal 641.

Nel 941 Costantinopoli fu attaccata da una flotta del principato russo di Kiev; i Russi furono duramente sconfitti, ma attaccarono di nuovo tre anni dopo e questa volta Romano preferì ricorrere alla diplomazia, stringendo con il principe Igor di Kiev un trattato di pace che durò oltre 25 anni.



LA POLITICA INTERNA

Romano capì che doveva assicurarsi l'appoggio incondizionato della Chiesa e per questo creò suo figlio Teofilatto Lecapeno (†956), Patriarca di Costantinopoli dal 933 alla morte. Inoltre nel luglio 920, promosse un Concilio il quale, in presenza di alcuni legati pontifici, proibì ufficialmente il quarto matrimonio e sancì la legittimità del terzo solo a specifiche condizioni, sancendo in tal modo la vittoria definitiva del Patriarca Nicola il Mistico e riducendo notevolmente il prestigio dinastico dello stesso Costantino VII.

Romano I, nel 921, consolidò il proprio potere assumendo il ruolo di imperatore titolare e promuovendo il proprio figlio, Cristoforo, al rango di co-imperatore, dopo aver relegato il legittimo imperatore Costantino VII Porfirogenito al rango di co-imperatore e con funzioni puramente cerimoniali; tre anni dopo garantì il titolo di co-imperatore anche ai figli minori Stefano e Costantino, fondando così una dinastia autonoma, da contrapporre alla dinastia legittima dei Macedoni.



LE RIFORME

Romano emanò una precisa legislazione che evitasse ai grandi proprietari di acquistare o prendere in affitto i poderi dei piccoli proprietari, relegandoli a dipendenti o coloni e determinando così sia una perdita di reclute che di entrate per lo stato.

Così, nell'aprile del 922, ristabilì il diritto di vendita già riconosciuto da Leone VI regolamentandolo con un preciso ordine di precedenza:
1) parenti co-proprietari;
2) altri co-proprietari;
3) proprietari di appezzamenti compresi nel terreno da alienare;
4) proprietari di terreni confinanti, che pagano le tasse in comune;
5) altri proprietari di terreni confinanti. 

In tal modo i potenti non avrebbero potuto acquisire o prendere in affitto il terreno a meno di non rientrare in una delle categorie indicate; chiunque violasse la norma, salvo il caso di usucapione decennale, avrebbe dovuto restituire il terreno acquistato, senza indennizzo, e versare una multa a favore dell'erario.

Poiché, tuttavia, la norma non fu in grado di arginare gli effetti negativi seguiti alla carestia del 927 e 928, il Basileus, scagliandosi contro l'egoismo dei potenti che si erano mostrati "più spietati della fame e dell'epidemia" fu costretto ad emanare una seconda legge con cui dichiarava invalide tutte le eredità ed i contratti ed imponeva al compratore di restituire il podere, senza indennizzo, nel caso in cui il prezzo di vendita fosse inferiore alla metà del valore effettivo ovvero di restituirlo, in caso di acquisto regolare, dietro restituzione del prezzo di vendita in tre rate annuali.

Si dette il caso però che gli stessi piccoli proprietari preferissero il ruolo subordinato di dipendenti che in qualche modo gli assicurava la sopravvivenza, piuttosto dei gravami fiscali e di servizio imposti dal governo stesso.



DEPOSIZIONE E MORTE

A fine anno i contrasti tra l'imperatore ed i suoi figli peggiorarono e nel 931 alla morte del primogenito Cristoforo, Romano, riconoscendo le scarse capacità degli altri figli, Stefano e Costantino, restituì il titolo di secondo imperatore al genero Costantino VII Porfirogenito.

Stefano e Costantino, nel timore che alla morte del padre il trono passasse al Porfirogenito, il 16 dicembre 944 deposero Romano Lecapeno e lo deportarono in un monastero dell'isola di Prote ove fu costretto a farsi monaco. In realtà vennero a ciò indotti dagl'interessati raggiri dei partigiani di Costantino VII che era il solo a trarre vantaggio della caduta del sovrano.

Stefano e Costantino assunsero il trono ma, privi di capacità e di carisma, il 27 gennaio 945 furono arrestati ed esiliati per ordine di Costantino VII, che in tal modo assumeva definitivamente il trono.
Romano I morì in esilio il 15 giugno 948 e fu seppellito insieme ai propri familiari nella chiesa di Myrelaion che aveva commissionato nel 922 appositamente a questo scopo.



BIBLIO


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- Giorgio Ravegnani, Imperatori di Bisanzio, Bologna, Il Mulino, 2008 -
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