L'EPOCA PREROMANA
La civiltà atestina prende nome da Ateste, oggi Este, comune in provincia di Padova, situato sul versante meridionale dei Colli Euganei, a 32 km da Padova e 24 da Rovigo, detta anche, in epoca preromana, "civiltà delle situle", dal nome degli oggetti tipici della sua produzione.
Detta anche civiltà paleoveneta, si sviluppò tra la prima età del ferro (IX secolo a.c.) e l'età romana (I secolo a.c.), derivata dalla precedente età protovillanoviana. Era fondata sull'agricoltura, l'allevamento delle pecore, e la pesca in acqua dolce.
La situla Benvenuti è uno dei migliori esempi di questa produzione, con ornamenti animali (reali o fantastici), vegetali e geometrici, che dimostrano un'influenza orientale.
Il nome della defunta lo apprendiamo dall'iscrizione sulla situla in bronzo. La tipologia tombale è unica ad Este. Essa è costituita da una grande cassa in lastre calcaree dei Colli (Scaglia Rossa) con copertura a doppio spiovente che richiama la tipologia di sarcofago e tomba etrusca e che vuole rappresentare la casa della defunta.
Il ricco corredo testimonia il ruolo e il rango della defunta: il corredo da mensa è costituito da ceramica locale (grigia) e di importazione; l'ambito del focolare e le attività svolte in vita sono rappresentate da oggetti in bronzo, alari con spiedi, pinze da fuoco, coltello e paletta, sedile e telaio verticale con attrezzi della filatura e della tessitura.
La testimonianza della presenza di Roma nel territorio di Ateste risale al 175 a.c., quando il console Marco Emilio Lepido traccia la via Emilia Altinate che da Bologna portava ad Aquileia, passando per Este e Padova.
Documentano l'uso di nomi locali ormai latinizzati alcune epigrafi e vasi con iscrizioni che testimoniano il passaggio da una scrittura venetica locale a una mista venetico-latina, fino a quella completamente latinizzata, a evidenziare il graduale processo di romanizzazione.
Oggi sappiamo con certezza che il centro urbano di epoca romana occupava la parte ovest dell'attuale città di Este: i suoi limiti settentrionale e meridionale sono indicati dalla presenza delle aree di necropoli, rispettivamente a nord, in corrispondenza della fascia ai piedi dei colli, e a sud, tra Casale e la ferrovia. Si pensa che l'abitato fosse attraversato da due corsi d'acqua, delimitati da argini in pietra e attraversati da ponti.
Il centro monumentale, con i suoi edifici pubblici, è stato individuato nell'area attorno all'attuale chiesa della Beata Vergine della Salute, e si conosce con esattezza la posizione di due santuari: il tempio dei Dioscuri, in zona Casale, e quello dedicato alla Dea paleoveneta Reitia, in via Deserto, entrambi nelle vicinanze dell'ipotizzato antico corso del fiume.
Il Tempio dei Dioscuri sorgeva probabilmente su un precedente luogo di culto Veneti antichi, come da coppetta votiva bronzea con iscrizione in venetico del VI secolo a.c. La scoperta di una "diga" in pietra e di una sostruzione a tre luci, confermerebbero la collocazione del santuario nelle vicinanze di un corso d'acqua (forse l'Adige).
Le divinità locali erano infatti i Dioscuri, figli di Zeus Castore e Polluce, protettori della navigazione e della pesca, della salute e la fertilità, per questo motivo nel tempio venne rinvenuta una stipe votiva con vari strumenti chirurgici e di laboratorio farmaceutico. L'attività del santuario è documentata almeno fino al II secolo d.c.
I primi contatti diretti tra Roma e i Veneti iniziano all’inizio del II secolo a.c. con rapporti di tipo politico-militari in cui Roma fungeva da arbitro nelle controversie sui i confini territoriali tra gli Atestini e le popolazioni limitrofe.
Poi a seguito della fondazione coloniale di Aquileia (181 a.c.) l’intervento Romano modifica il territorio realizzando delle strade con la la presenza costante di un esercito, vengono edificate strade consolari importanti come via Annia e via Aemilia-Altinate che conducevano ad Aquileia, e quartieri pubblici e privati.
Detta anche civiltà paleoveneta, si sviluppò tra la prima età del ferro (IX secolo a.c.) e l'età romana (I secolo a.c.), derivata dalla precedente età protovillanoviana. Era fondata sull'agricoltura, l'allevamento delle pecore, e la pesca in acqua dolce.
La situla Benvenuti è uno dei migliori esempi di questa produzione, con ornamenti animali (reali o fantastici), vegetali e geometrici, che dimostrano un'influenza orientale.
La tomba di Nerka, inizi III secolo a.c., con il suo prezioso corredo mostra come già all'epoca vi fossero traffici commerciali e contatti culturali con gli etruschi, sia con la mediazione di Adria che come contatti diretti con Spina e con l'area bolognese, ma anche contatti con gruppi celtici, provenienti dalla Gallia, insediati ad Este.
Il nome della defunta lo apprendiamo dall'iscrizione sulla situla in bronzo. La tipologia tombale è unica ad Este. Essa è costituita da una grande cassa in lastre calcaree dei Colli (Scaglia Rossa) con copertura a doppio spiovente che richiama la tipologia di sarcofago e tomba etrusca e che vuole rappresentare la casa della defunta.
Il ricco corredo testimonia il ruolo e il rango della defunta: il corredo da mensa è costituito da ceramica locale (grigia) e di importazione; l'ambito del focolare e le attività svolte in vita sono rappresentate da oggetti in bronzo, alari con spiedi, pinze da fuoco, coltello e paletta, sedile e telaio verticale con attrezzi della filatura e della tessitura.
MUSEO DI ATESTE |
LE STRADE
Il lento processo di romanizzazione di Este e di tutto l'agro atestino inizia tra III e II secolo a.c. e possiamo leggerne il lungo processo di trasformazione nel costume, nel gusto e nell'arte e nella lingua dei corredi funerari e delle epigrafi. La civiltà romana inizia a diffondersi in queste zone pacificamente.
Roma costruiva strade che le servivano per le sue armate ma pure per i commerci, strade di cui si avvantaggiavano i vari centri abitativi che toccava, con grande soddisfazione dei commercianti che potevano usufruirne per cui si creava benevolenza e rispetto verso questo potere romano che disponeva di grandi eserciti, grandi tecniche e una notevole capacità di portare benessere là dove arrivavano le sue strade.
La testimonianza della presenza di Roma nel territorio di Ateste risale al 175 a.c., quando il console Marco Emilio Lepido traccia la via Emilia Altinate che da Bologna portava ad Aquileia, passando per Este e Padova.
MEDUSA DI ATESTE |
LA ROMANIZZAZIONE
Attorno alla metà del II secolo a.c. (tra 141 e 135 a.c.) due proconsoli vengono incaricati dal senato romano di fissare i confini dei territori di Este, Padova e Vicenza, per mettere fine ad alcuni contrasti territoriali sorti tra queste città. E' di questa epoca l'alto cippo realizzato in un unico blocco di pietra proveniente da Galzignano, che segnava il confine tra Este e Padova.
Documentano l'uso di nomi locali ormai latinizzati alcune epigrafi e vasi con iscrizioni che testimoniano il passaggio da una scrittura venetica locale a una mista venetico-latina, fino a quella completamente latinizzata, a evidenziare il graduale processo di romanizzazione.
Oggi sappiamo con certezza che il centro urbano di epoca romana occupava la parte ovest dell'attuale città di Este: i suoi limiti settentrionale e meridionale sono indicati dalla presenza delle aree di necropoli, rispettivamente a nord, in corrispondenza della fascia ai piedi dei colli, e a sud, tra Casale e la ferrovia. Si pensa che l'abitato fosse attraversato da due corsi d'acqua, delimitati da argini in pietra e attraversati da ponti.
TOMBA DI NERKA |
Il centro monumentale, con i suoi edifici pubblici, è stato individuato nell'area attorno all'attuale chiesa della Beata Vergine della Salute, e si conosce con esattezza la posizione di due santuari: il tempio dei Dioscuri, in zona Casale, e quello dedicato alla Dea paleoveneta Reitia, in via Deserto, entrambi nelle vicinanze dell'ipotizzato antico corso del fiume.
Il Tempio dei Dioscuri sorgeva probabilmente su un precedente luogo di culto Veneti antichi, come da coppetta votiva bronzea con iscrizione in venetico del VI secolo a.c. La scoperta di una "diga" in pietra e di una sostruzione a tre luci, confermerebbero la collocazione del santuario nelle vicinanze di un corso d'acqua (forse l'Adige).
Le divinità locali erano infatti i Dioscuri, figli di Zeus Castore e Polluce, protettori della navigazione e della pesca, della salute e la fertilità, per questo motivo nel tempio venne rinvenuta una stipe votiva con vari strumenti chirurgici e di laboratorio farmaceutico. L'attività del santuario è documentata almeno fino al II secolo d.c.
MUSEO DI ATESTE |
ATESTE ROMANA
I primi contatti diretti tra Roma e i Veneti iniziano all’inizio del II secolo a.c. con rapporti di tipo politico-militari in cui Roma fungeva da arbitro nelle controversie sui i confini territoriali tra gli Atestini e le popolazioni limitrofe.
Poi a seguito della fondazione coloniale di Aquileia (181 a.c.) l’intervento Romano modifica il territorio realizzando delle strade con la la presenza costante di un esercito, vengono edificate strade consolari importanti come via Annia e via Aemilia-Altinate che conducevano ad Aquileia, e quartieri pubblici e privati.
Da qui inizia il processo di romanizzazione di Ateste e di tutta l’area circostante. Ricordiamo infatti due interventi, il primo nel 141 a.c. da parte del proconsole Lucio Cecilio Metello Calvo e il secondo nel 135 a.c. dal proconsole successivo Sesto Attilio Serrano, per dirimere dei contenziosi territoriali tra gli Atestini e le popolazioni patavine e vicentine.
L’integrazione tra Veneti e Romani prosegue grazie ad un fenomeno di emigrazione spontanea verso la pianura Padana di elementi romano-italici dell’Italia centro-meridionale e alla nascita di relazioni clientelari tra i membri della classe dirigente di Roma e le aristocrazie locali.
Nell’89 a.c. viene concesso il diritto latino (ius Latii) ad Ateste e agli altri centri veneti, con diritto di commercio, di matrimonio, di voto e di residenza a Roma oltre che il diritto di acquisizione della cittadinanza latina per coloro che avevano ricoperto le magistrature locali, come è ricordato da una lapide funeraria dedicata a Billienus Actiacus e da alcuni monumenti funerari scoperti a Este e nell'agro atestino.
Successivamente, nel 49 a.c. il proconsole della Gallia Cisalpina Caio Giulio Cesare, per ottenere l’appoggio della popolazione contro Gneo Pompeo Magno, concede la cittadinanza romana alle popolazioni venete, tra cui Ateste che diventa municipium all’interno della tribù Romilia. A questo periodo risale una lastra in bronzo con iscrizione giuridica sulle competenze dei magistrati locali, chiamata Fragmentum Atestinum.
Ateste viene poi sempre più asservita al municipium di Patavium, e perde un po' di importanza, ma decade completamente con la caduta dell'Impero Romano.
GLI SCAVI
Gli scavi archeologici condotti in modo scientifico fin dal 1876 ed esposte, come quelle di epoca romana, nella sede del prestigioso Museo Nazionale Atestino.
A poca distanza dal Museo Nazionale Atestino, l’area archeologica di via Santo Stefano, oggetto di indagini già dalla fine dell’Ottocento, conserva i resti di un’importante necropoli protostorica, nota anche come di Casa di Ricovero, che ha restituito centinaia di complessi tombali databili dall’VIII al III secolo a.c., tra i quali la straordinaria sepoltura di Nerka, ma anche di epoca romana.
L’area archeologica di via Tiro a Segno ha portato alla luce, nelle campagne di scavo del 1967, 1972 e 1974, i resti di un quartiere residenziale del I secolo d.c., con tre domus su strada che fungevano pure da attività commerciali.
In altri punti della città vi sono altri resti di monumenti dell'Este romana: lungo Piazza Maggiore sono esposti alcuni elementi architettonici della località “all’Olmo”, dove è stato individuato il centro monumentale, con il foro circondato da edifici pubblici. Dietro l’abside della Chiesa della Beata Vergine della Salute è stata collocata l’arcata di un ponte di epoca romana, che doveva passare sull’Adige, a sud della città.
BIBLIO
- Giulia Fogolari - Civiltà atestina - Enciclopedia dell'arte antica - Istit. dell'Enciclop. Italiana - 1958 -
Nell’89 a.c. viene concesso il diritto latino (ius Latii) ad Ateste e agli altri centri veneti, con diritto di commercio, di matrimonio, di voto e di residenza a Roma oltre che il diritto di acquisizione della cittadinanza latina per coloro che avevano ricoperto le magistrature locali, come è ricordato da una lapide funeraria dedicata a Billienus Actiacus e da alcuni monumenti funerari scoperti a Este e nell'agro atestino.
Successivamente, nel 49 a.c. il proconsole della Gallia Cisalpina Caio Giulio Cesare, per ottenere l’appoggio della popolazione contro Gneo Pompeo Magno, concede la cittadinanza romana alle popolazioni venete, tra cui Ateste che diventa municipium all’interno della tribù Romilia. A questo periodo risale una lastra in bronzo con iscrizione giuridica sulle competenze dei magistrati locali, chiamata Fragmentum Atestinum.
FRAGMENTUM ATESTINUM |
Pochi anni dopo, nel 31 a.c., a seguito della battaglia di Azio, già alleata dei Romani, Ateste si trasforma da municipium in colonia quando i veterani della V e della XI legione ottengono da Augusto i territori dell'agro di Este, formato dai territori di Galzignano, Teolo, Lonigo, Noventa Vicentina, Trecenta, Pernumia, Monselice, e Cinto Euganeo, come premio per la lunga e onorata carriera militare.
Ateste diventa così una colonia di ex soldati e il suo territorio viene diviso per l’assegnazione ai veterani che avevano combattuto quella battaglia, per favorire l'integrazione del popolo atestino e per la bonifica dei territori non ancora valorizzati, attraverso la presenza continua di importanti figure militari che controllassero la zona.
Ateste viene poi sempre più asservita al municipium di Patavium, e perde un po' di importanza, ma decade completamente con la caduta dell'Impero Romano.
GLI SCAVI
Gli scavi archeologici condotti in modo scientifico fin dal 1876 ed esposte, come quelle di epoca romana, nella sede del prestigioso Museo Nazionale Atestino.
A poca distanza dal Museo Nazionale Atestino, l’area archeologica di via Santo Stefano, oggetto di indagini già dalla fine dell’Ottocento, conserva i resti di un’importante necropoli protostorica, nota anche come di Casa di Ricovero, che ha restituito centinaia di complessi tombali databili dall’VIII al III secolo a.c., tra i quali la straordinaria sepoltura di Nerka, ma anche di epoca romana.
L’area archeologica di via Tiro a Segno ha portato alla luce, nelle campagne di scavo del 1967, 1972 e 1974, i resti di un quartiere residenziale del I secolo d.c., con tre domus su strada che fungevano pure da attività commerciali.
In altri punti della città vi sono altri resti di monumenti dell'Este romana: lungo Piazza Maggiore sono esposti alcuni elementi architettonici della località “all’Olmo”, dove è stato individuato il centro monumentale, con il foro circondato da edifici pubblici. Dietro l’abside della Chiesa della Beata Vergine della Salute è stata collocata l’arcata di un ponte di epoca romana, che doveva passare sull’Adige, a sud della città.
MUSEO DI ATESTE |
BIBLIO
- Giulia Fogolari - Civiltà atestina - Enciclopedia dell'arte antica - Istit. dell'Enciclop. Italiana - 1958 -
- Francesco Soranzo - Scavi e scoperte nel poderi Nazari di Este - Roma - 1885 -
- Raffaello Battaglia - Dal paleolitico alla civiltà atestina - Storia di Venezia, vol. 1 - Venezia - Centro internazionale delle arti e del costume - 1958 -
- Alessandro Prosdocimi - Le necropoli euganee di Este - 1882 -
- Sergio Bettini - Arte in Veneto - Milano - Electa - 1987 -
- Giacomo Devoto - Gli antichi Italici - Firenze - Vallecchi - 1951 -
- Alessandro Prosdocimi - Le necropoli euganee di Este - 1882 -
- Sergio Bettini - Arte in Veneto - Milano - Electa - 1987 -
- Giacomo Devoto - Gli antichi Italici - Firenze - Vallecchi - 1951 -
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