BATTAGLIA DI ANZIO - LONGULA (484 a.c.)

BATTAGLIA DI ANZIO


La battaglia di Anzio del 484 a.c. si svolse tra l'esercito romano, guidato dal console Lucio Emilio Mamercino e l'esercito dei Volsci. Vinsero i Volsci che costrinsero i romani a ritirarsi a Longula, che divenne il luogo di una sofferta e sanguinosa battaglia dove i romani riscattarono la loro sconfitta senza però che il risultato portasse a una conclusione definitiva.



LUCIO EMILIO MAMERCINO

Lucio Emilio apparteneva alla nobile gens Aemilia, una delle più antiche e conosciute gens patrizie dell'antica Roma ed è il più vecchio rappresentante della gens Aemilia di cui si abbia menzione, ma pure il primo membro della sua gens a conseguire il titolo di console.
Venne infatti eletto nel 484 a.c. insieme a Cesone Fabio Vibulano, la cui elezione aveva reso furente la plebe, in quanto colpevole ai loro occhi di non aver diviso il bottino di guerra con i soldati, determinando lo scoppio di disordini.

"lmperocché li Volsci sia che fidassero ne' moti interni di Roma, contendendo il popolo co' magistrati; sia che fremessero per la infamia della precedente disfatta, ricevuta senza combattere; sia che insuperbissero per le forze loro che eran grandissime, sia che seguissero tutte insieme queste ragioni; aveano deliberato far guerra ai Romani. E raccogliendo i giovani da tutte le città marciarono con parte dell'esercito contro le città de' Latini e degli Ernici, e coll'altra che era la più numerosa e più forte teneansi pronti a ribattere chiunque si avanzasse contro le loro."

Le rivolte interne passarono comunque in secondo piano a causa dello scoppio della guerra contro i Volsci che, incoraggiati dai dissidi interni di Roma e ansiosi di riabilitarsi dalle precedenti sconfitte, divisero in due le proprie forze, attaccando con un esercito i Latini e gli Ernici, e lasciando l'altro a difesa delle proprie terre. 

A Cesone Fabio toccò in sorte la campagna per la difesa degli alleati, mentre a Lucio Emilio quella nel territorio dei Volsci. Lo scontro ebbe luogo davanti la città di Anzio, dove i Volsci, che erano valorosi e addestrati quanto i Romani, e che ben conoscevano il loro modo di combattere, finsero di fuggire attirando i romani fin nel loro accampamento.

"Era in ambedue similissima la maniera di combattere: né maggiore tra' Romani la saviezza e la sperienza che gli aveva resi già più volte vincitori, né maggiore la costanza e la sofferenza per l'esercizio di tante battaglie. Adunque gli uni resistevano agli altri senza cedere il posto preso in principio. Ma con lo scorrere della battaglia, i Volsci a poco a poco si ritirarono, schierati, e con ordine, tenendo fronte ai Romani. Tendeva, quel movimento, a dividere le milizie di questi e combatterle da luogo elevato. 

Sul fronte opposto, i Romani, credendo che questi principiassero la fuga, tennero anch'essi, passo-passo, un buon ordine dietro coloro che si ritiravano. Ma poiché videro che a rilancio correvano agli alloggiamenti anch'essi rapidissimi, in disordine li inseguirono. Intanto, le centurie estreme e la retroguardia, ormai praticamente vittoriose sui nemici dirimpettai, spogliavano i morti, e davansi a predare la regione. Vedendo ciò, li Volsci che facevano credere d'essere in fuga, giunti appena alle trincee, voltarono faccia e si contrapposero ai romani così come quelli che erano negli alloggiamenti, spalancate le porte, accorsero numerosi da più parti. "

ANZIO - IL PARCO ARCHEOLOGICO


LA DEVASTANTE SCONFITTA

Ormai caduto nella trappola tesa dai Volsci l'esercito romano subì una pesantissima sconfitta, che lo costrinse a ritirare le forze superstiti nei pressi di Longula, mentre i Volsci tornarono ad Anzio. 

" Li Volsci rientrarono nella città di Anzio cantando inni e porgendo in ogni tempio sagrifizi per la vittoria, si diedero ne' giorni seguenti ai convitti e piaceri. Imperocché li Romani non aveano cuore di uscire dagli alloggiamenti per combattere. Udendo che i Romani salvi eran pochi, e per lo più feriti, ne concepirono disprezzo grandissimo, ed impugnate le armi marciaron su di loro. Ma quando giunti all'altura circondarono gli alloggiamenti, piombarono su di essi prima i cavalieri Romani, appiedati per la condizione del luogo, e poi i triarii, schieratisi strettissimi."

Perirono molti Romani incalzati giù pel declivio, e pure quelli che erano andati a spogliare e predare, impediti di retrocedere, che vennero trucidati o fatti prigionieri. Si salvarono solo quelli respinti giù pel monte che vennero soccorsi, benché tardi, dalla cavalleria, riuscendo a raggiungere infine propri alloggi nell'accampamento. 



LA FUGA NOTTURNA

La notte appresso il console di soppiatto e nel buio più assoluto e nel più assoluto silenzio ritirò pian piano la propria armata spostandola nella pianura fino a raggiungere un'altura posta presso la città di Longula, facendo poi curare i feriti, e rianimando gli afflitti dalla vergogna della disfatta impensata.

L'indomani i Volsci, trovato vuoto l'accampamento romano e più imbaldanziti che mai per la fuga dei nemici si diedero a cercarli finchè non li scorsero sull'altura di Longula. Certi della vittoria salirono sulla collina dove i romani li accolsero in armi.

I Volsci combatterono per molto tempo con valore, ma poi, sfavoriti dal terreno in salita, se ne dovettero tornare in pianura, avendo recato ai nemici pochissimo danno, ma avendo invece subito loro stessi grandi perdite. Preparato l'accampamento al di sotto della collina si schierarono nei giorni appresso sfidando l'armata romana, provocandola e deridendola perchè scendesse in pianura, ma senza successo.  

FABIO CESONE


FABIO CESONE IN SOCCORSO

Giunse invece il Soccorso Romano, poichè Fabio Cesone, l'altro console, sapendo come fosse stata decimata l'armata che aveva combattuto coi Volsci, deliberò di marciare velocemente in loro aiuto. Infine i Volsci, avendo ricevuto anch'essi dei soccorsi, e incoraggiati dall'atteggiamento intimorito dei Romani, decisero infine di salire di nuovo sulla collina in assetto molto serrato. 

I Romani, che non aspettavano altro, lasciarono che i Volsci salissero con calma, e poi l'aggredirono con tutto ciò che potevano: alcuni con la spada, altri dalle trincee li tempestavano con sassi, frecce e lance e non un colpo andò a vuoto.  La cosa venne molto facilitata dall'assembramento dei Volsci, in un luogo tanto serrato. Rispinti da quell'altura, e perduti molti dei loro, infine i Volsci volsero alla fuga, salvandosi a stento nei propri alloggiamenti. 

I Romani rassicurati dalle ritrovate capacità di combattimento si rinfrancarono totalmente e scesero nelle loro campagne, raccolsero frumento ed ogni altra cosa che era presente per sfamare i militari.



CONCLUSIONI

Con la battaglia di Longula, i Romani riuscirono a rifarsi della sconfitta patita ad Anzio e a riscattare così il loro onore, ma nonostante questo successo, a seguito delle perdite subite ad Anzio, il console Lucio Emilio, preferì non presentarsi in città per presidere ai comitia.

L'ubicazione dell'antica città di Longula è stata ipotizzata dal Nibby nell'odierna località di Buon Riposo, frazione del comune di Aprilia dove sono emersi alcuni resti romani, ma non esistono prove certe.


BIBLIO

- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - Libri VIII e IX -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - Libro II -
- Diodoro Siculo - Bibliotheca historica -
- Scavi turbogas Campo di Carne -

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